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Non Performing Loans nelle banche. Strumenti e strategie per la loro riduzione.

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Academic year: 2021

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(1)UNIVERSITÀ DI PISA. DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT. Corso di Laurea Magistrale in Banca Borsa Assicurazioni. Non performing loans l nelle banche. Strumenti e strategie per la loro riduzione.. Relatore: Prof. Fabiano Colombini. Laureando: Sergio La Rocca. Anno Accademico 2012 / 2013.

(2) INDICE. INTRODUZIONE. pag.. 1. CAPITOLO I: CRISI E NON PERFORMING LOANS. pag.. 4. 1.1. Il sistema bancario. pag.. 4. 1.2. Crisi economica ed analisi dei crediti deteriorati. pag.. 7. 1.3. L’inefficienza allocativa del credito ed i rischi relativi alla concessione di credito. pag. 14. 1.3.1 Classificazione e segnalazione in Centrale dei Rischi del credito anomalo. pag. 23. 1.4. Le cause dei crediti deteriorati. pag. 29. 1.5. Il peso dei crediti deteriorati per le banche e la scarsa qualità. 1.6. degli impieghi bancari. pag. 34. Relazioni banca impresa. pag. 42. CAPITOLO II: CESSIONE DEI PRESTITI 2.1. pag. 49. L’offerta del credito durante la crisi e la politica commerciale delle banche. pag. 49. 2.2. La ristrutturazione dei debiti. pag. 53. 2.3. La cessione dei crediti. pag. 58. CAPITOLO III: SECURITISATION. pag. 71. 3.1. pag. 71. La securitisation. 3.1.1 Il processo di cartolarizzazione. pag. 75. 3.2. La cartolarizzazione dei NPL. pag. 94. 3.3. Conseguenze della cartolarizzazione di NPL sulla gestione bancaria. pag. 103.

(3) CAPITOLO IV: BAD BANK. pag. 107. 4.1. La bad bank. pag. 107. 4.2. Le bad banks in Europa. pag. 126. 4.3. Le bad banks in Italia. pag. 129. CONCLUSIONI. pag. 132. BIBLIOGRAFIA. pag. 134.

(4)

(5) INTRODUZIONE. Il presente lavoro ha avuto come obiettivo quello di analizzare come le banche affrontino la presenza dei non performing loans in portafoglio e quali strumenti di gestione del portafoglio prestiti abbiano a disposizione per poterli ridurre. Nel Capitolo I si è analizzato il sistema nel suo complesso e la crisi che ha portato al presentarsi del problema dei non performing loans per le banche. Inoltre si è analizzato attentamente l’inizio della crisi che si è avuta a partire dal 2007 a causa dei mutui subprime, che le banche di tutto il mondo hanno concesso a soggetti senza adeguate garanzie, la subprime mortgages financial crisis, e la conseguente crisi dei debiti sovrani, la sovereign debt crisis; tale crisi, partita dagli Stati Uniti, si è ripercossa in tutto il contesto internazionale. I soggetti che hanno risentito di questa crisi sono stati in primis le stesse banche, nei cui bilanci erano e sono presenti crediti insoluti, i quali hanno danneggiato fortemente i patrimoni bancari. L’interconnessione del sistema bancario ha notevolmente incrementato la gravità della crisi, inoltre la sottocapitalizzazione delle banche più esposte ha contribuito al contagio. L’insieme di questi fattori ha portato ad un’inevitabile conseguenza: la perdita di fiducia nel settore bancario. Infine i salvataggi operati dagli stati nei confronti delle banche hanno causato un peggioramento delle finanze pubbliche, acuendo il rischio sovrano. Come effetto diretto le aziende hanno visto diminuire l’elargizione del credito da parte del sistema bancario. Nel tempo si è verificato un elevato deterioramento dei rapporti tra banca e impresa.. 1.

(6) Nel Capitolo II si è passati da un aspetto puramente teorico ad uno più pratico, in quanto si è analizzata attentamente la ripercussione della crisi nel sistema dell’economia reale. Negli ultimi anni il sistema bancario vive una forte riorganizzazione interna, soprattutto dal punto di vista delle politiche commerciali. Il primo passo ha previsto un diverso approccio nei confronti della clientela, mediante un processo di segmentazione e specializzazione dei servizi offerti ai differenti consumatori, suddividendoli in gruppi. La ristrutturazione del debito è un’operazione che si svolge con le banche che nel suo complesso può aiutare tutte quelle imprese che si trovano in difficoltà. Si è analizzato quindi lo strumento della cessione dei prestiti come primo strumento nelle mani delle banche per poter ridurre la presenza dei non performing loans. Nel Capitolo III si è analizzata l’attività di cartolarizzazione e l’impatto che questa ha avuto sul sistema bancario. In pratica gli effetti della cartolarizzazione dei NPL sulla gestione bancaria possono essere compresi se si analizzano i motivi per cui essa viene messa in atto, generalmente per la serie di vantaggi che se ne traggono. Le operazioni sui crediti deteriorati sono prevalentemente motivati dalla volontà della banca di una pulizia del bilancio. La cessione dei non performing loans è molto più complessa rispetto alla cessione di crediti in bonis, poiché quest’ultima viene effettuata per ragioni per lo più reddituali e finanziarie. I crediti non performing invece, sono ceduti per motivi che considerano aspetti economici, finanziari e gestionali; la banca cedente i crediti ottiene benefici quali il trasferimento del rischio di credito, l’aumento delle risorse finanziarie e la riduzione dei costi di gestione. 2.

(7) Si può concludere sostenendo che la cartolarizzazione offre numerosi vantaggi per il sistema economico nel suo complesso. La cartolarizzazione migliora l’efficienza allocativa, favorisce la diffusione di specializzazioni nelle varie fasi del processo di cartolarizzazione, completa il mercato, permette di abbassare il costo dei finanziamenti, consente una distribuzione del rischio di credito ad altri soggetti disposti a sostenerlo. Infine nel Capitolo IV si sono analizzati tutti gli strumenti che il sistema bancario ha posto in essere nel tempo per poter fronteggiare la crisi ed evitare fallimenti. Lo strumento maggiormente utilizzato è stato la creazione delle bad banks, contenitori creati ad hoc dove trasferire tutti quei crediti ritenuti sicuramente inesigibili. Si è illustrato come tale strumento sia risultato efficace in Europa e di come le banche italiane si stiano organizzando per alleggerirsi dalla forte crisi che stanno vivendo. C’è comunque da sottolineare che, trattandosi di uno strumento a lungo termine, la bad bank darebbe maggiori dilazioni di pagamento a quelle imprese che, se pur produttive, in questo momento stanno soffrendo la crisi.. 3.

(8) CAPITOLO I. CRISI E NON PERFORMING LOANS. Sommario: 1.1 Il sistema bancario – 1.2 Crisi economica ed analisi dei crediti deteriorati – 1.3 L’inefficienza allocativa del credito ed i rischi relativi alla concessione di credito – 1.3.1 Classificazione e segnalazione in Centrale dei Rischi del credito anomalo – 1.4 Le cause dei crediti deteriorati in Italia – 1.5 Il peso dei crediti deteriorati per le banche e la scarsa qualità degli impieghi bancari – 1.6 Relazioni banca impresa. 1.1. Il sistema bancario.. Il ruolo principale delle banche è quello di raccogliere fondi dai risparmiatori per trasferirli ai soggetti che intendono fare investimenti, quali imprese oppure privati. L’intersezione degli interessi di queste due categorie di soggetti mediante l’intermediazione svolta dalle banche è fondamentale per il sistema bancario e l’economia del nostro tempo. Quando si parla di sistema bancario ci si riferisce all’insieme di banche che operano in un determinato territorio. Con il processo di globalizzazione delle economie si differenziano diversi livelli di sistema bancario; partendo dalle banche localizzate a livello nazionale ci si ritrova poi nel contesto internazionale e questo quindi permette di differenziare il sistema bancario italiano dal sistema bancario europeo, fino al sistema bancario mondiale. Questo permette di notare quanto le banche siano tutte interconnesse tra loro e di come una crisi, scatenata in un determinato paese, nel lungo periodo si possa ripercuotere a livello globale. 4.

(9) Le banche si offrono da intermediari per le aziende ed i privati che intendono trovare dei finanziatori per le proprie attività risolvendo le asimmetrie informative, incrociando le risorse tra prestatori e prenditori di fondi. Le banche permettono a tali soggetti di accedere al risparmio di altri soggetti, quindi senza le banche i risparmiatori dovrebbero valutare da soli gli investimenti e verificarne il pagamento degli interessi e la restituzione del capitale. Nelle banche il processo di selezione degli affidamenti e l’assunzione dei rischi porta alla costituzione del portafoglio prestiti, il quale condiziona la creazione di valore, l’equilibrio dei flussi finanziari, l’economicità, la dimensione e la qualità del patrimonio1. Il processo di globalizzazione e l’avanzare della forte integrazione del sistema monetario hanno comportato che il settore bancario italiano si è trovato a competere con importanti colossi internazionali nel contesto dell’Unione Europea; da qui sono emerse significative debolezze in termini di inefficienza dimensionale, con una forte presenza del settore pubblico e bassissimi livelli di redditività2. A causa di questa debolezza, la fase di ristrutturazione è ancora in atto e si cerca di combattere questo processo mediante lo strumento dell’adeguamento fiscale e della produttività del lavoro, rispondendo così alla possibilità di un riassetto del settore bancario sia a livello normativo che organizzativo. Gli interventi comunitari emanati dal Comitato di Basilea3 e dal SEBC4 puntano al raggiungimento di una giusta concorrenza di mercato tra le banche con l’obiettivo di omogeneizzare la normativa a livello comunitario per evitarne distorsioni. 1. COLOMBINI F., CALABRÒ’ A., “Crisi finanziare. Banche e stati”, Utet, 2011. PANETTA F., "Il sistema bancario Italiano negli anni Novanta: gli effetti di una trasformazione”, Il Mulino, 2004. 3 Il Comitato di Basilea è un’organizzazione internazionale istituita dalle banche centrali dei dieci paesi più industrializzati alla fine del 1974, che opera sotto il patrocinio della Banca dei Regolamenti Internazionali. 4 Il SEBC è il Sistema Europeo delle Banche Centrali creato dal trattato di Maastricht, è costituito dalla Banca Centrale Europea e dalle banche centrali nazionali dei 28 stati membri dell’Unione Europea. 2. 5.

(10) La fase di privatizzazione in Italia è stata lenta e graduale, infatti si è assistito ad una forma di privatizzazione formale per poi raggiungerne una sostanziale. Il processo di privatizzazione del sistema bancario trova uno dei suoi fondamenti nella necessità di agevolare la finanza pubblica con la trasformazione di enti pubblici in società per azioni. A poco alla volta si è passati dal processo di integrazione comunitaria ad un mercato unico Europeo, in cui l’Italia è arrivata con non poche difficoltà sia dimensionali, che economiche e tecnologiche. Per appianare questo problema si è adottata una tecnica di concentrazione, facendo in modo che gli istituti bancari di grandi dimensioni andassero ad inglobale quelli piccoli e fortemente in crisi. Una forte spinta competitiva arriva quando, grazie al processo di globalizzazione, entrano sul mercato nazionale banche internazionali, capaci di offrire prodotti e servizi più efficienti a costi maggiormente contenuti, i quali hanno attuato importanti operazioni di fusione con istituti nazionali. La più importante riforma la si riscontra il primo gennaio 1999 con l’entrata in vigore dell’Unione Economica Monetaria e con l’entrata in vigore della moneta unica: l’Euro. Con l’uso della moneta unica la prima funzione che cambia è quella delle banche centrali nazionali, nasce un soggetto sovranazionale, la Banca Centrale Europea, la quale persegue l’obiettivo principale di mantenere la stabilità dei prezzi. Si assiste all’unificazione del mercato monetario e finanziario con l’abbattimento di tutte le barriere alla movimentazione dei capitali e soprattutto l’eliminazione dei tassi di cambio tra le diverse valute5. La creazione della BCE viene fatta seguendo il filone della banca centrale tedesca e quindi gode di autonomia decisionale rispetto a tutti i diversi governi nazionali ed agli organi comunitari; inoltre tra i suoi maggiori azionisti ci sono:. 5. 6. MASCIANDARO D., “Dalle banche all’eurobank: Nuovi mercati e nuove regole”, Edibank, 2001..

(11) • Banca d’Italia; • Banca centrale tedesca, Deutsche Bundesbank; • Banca centrale francese, Banque de France.. Sono cambiate le politiche monetarie, le quali non vengono più attuate dalle singole banche, bensì dalla BCE.. 1.2. Crisi economica ed analisi dei crediti deteriorati.. La recessione dovuta alla crisi, iniziata nel 2007, ha provocato una contrazione che ha avuto ripercussioni in tutte le principali economie evidenziando il crollo nel commercio internazionale ed il peggioramento dei portafogli crediti delle banche che hanno continuato a deteriorarsi negli anni successivi6. Le cause della crisi sono analizzabili in tre ambiti:. • economico; • finanziario; • bancario.. Il crollo dei prezzi degli immobili negli Stati Uniti fa registrare il primo squilibrio mondiale, dovuto sostanzialmente alla forte dipendenza dei più grandi centri economici ai consumi delle famiglie americane. 6. BECK R., JAKUBIK P., PILOIU A., “Non-performing loans: What matters in addition to the economic cycle?”, Working Paper Series, n. 1515, Febbraio 2013.. 7.

(12) Negli ultimi venticinque anni gli USA fanno registrare un risparmio privato decrescente fino ad assumere talvolta valori negativi e questo ha fatto sì che le famiglie consumassero più di quanto guadagnassero a causa o grazie al credito al consumo. La crisi è andata acutizzandosi nel 2008 con il fallimento della banca d’investimento Lehman Brothers7. La crisi bancaria affonda le proprie radici nell’elargizione sconsiderata di mutui subprime8, prestiti immobiliari a soggetti ad alto rischio di insolvenza, sul mercato americano, inoltre successivamente alla subprime mortgage financial crisis si è manifestata la sovereign debt crisis come conseguenza degli interventi pubblici che miravano alla soluzione della prima crisi9. Un altro fattore che ha portato alla grande crisi è stato il crollo dei prezzi delle case che si è registrato negli USA. Tale crollo ha avuto ripercussioni importanti in tutto l’ambito macroeconomico e si è riflesso in molti paesi della zona euro. In breve tempo la crisi colpisce quella che è l’economia reale abbattendosi principalmente. sulla. produttività. la. quale. si. contrae. notevolmente,. contemporaneamente alla caduta del commercio mondiale10. La grande conseguenza di questa crisi si ripercuote gravemente sull’occupazione. La BCE fa registrare nel maggio del 2009 i tassi d’interesse più bassi dall’introduzione dell’Euro con l’obiettivo di non arrestare i flussi di credito verso l’economia, frenando il pericolo di credit crunch. Nell’area valutaria dell’Euro la BCE continua le politiche economiche definite non convenzionali, mediante operazioni di mercato aperto continua ad 7. Lehman Brothers: era una società per i servizi finanziari di fama mondiale. La sua attività si concretizzava nell’investment banking, nell’equity e fixed-income sales, nelle ricerche di mercato e nel trading, nell’investment management, nel private equity e nel private banking. Era uno dei primari operatori del mercato dei titoli di stato statunitense. 8 TABELLINO G., “Il mondo dopo la prima crisi globale”, Il Sole 24 Ore, Maggio 2009. 9 COLOMBINI F., CALABRÒ A., “Crisi finanziare. Banche e stati”, Utet, 2011. 10 CAIVANO M., RODANO L., SIVIERO S., “La trasmissione della crisi finanziaria globale all’economia italiana. Un’indagine contro fattuale, 2008 - 2010”, Aprile 2010, n. 64.. 8.

(13) immettere liquidità sul mercato. Si restringe il divario delle oscillazioni del tasso d’interesse nei rapporti con gli altri paesi, per le operazioni di credito dell’Eurosistema e per le operazioni di rifinanziamento11. La principale conseguenza negativa che ha portato la crisi economica è stata la sfiducia di qualsiasi soggetto verso i mercati. L’Italia a fine 2007 già aveva un debito pubblico molto elevato, ma la vera crisi è stata scatenata da diversi fattori:. • aumento eccessivo del debito pubblico in rapporto al PIL; • lenta crescita economica; • scarsa fiducia nel sistema politico italiano.. Questi fattori, insieme al forte apprezzamento dell’Euro ed al deficit della bilancia commerciale, causa della drastica diminuzione delle esportazioni, hanno arrestato l’attrattività degli investitori stranieri verso i mercati nazionali rispetto ad altri mercati o ad economie emergenti. Gli investitori stranieri hanno cominciato a nutrire una forte sfiducia nel grado di solvibilità dell’Italia. Il problema reale il paese lo ha riscontrato nelle inadeguate politiche monetarie che si è trovato di fronte, le quali, non potendosi adeguare al solo governo italiano in quanto si dovevano considerare tutti i paesi facenti parte della Comunità Europea, hanno cercato politiche di compromesso e non mirate al singolo problema. Sono state quindi le politiche fiscali a doversi adeguare a quelle monetarie adattate dalla BCE.. 11. BANCA D’ITALIA, “Bollettino economico n. 59”, Gennaio 2010.. 9.

(14) Il settore reale maggiormente colpito è stato quello automobilistico e tessile, i settori meno in crisi sono stati quelli dei beni di lusso. La situazione è parsa inizialmente meno tragica per il sistema bancario in quanto non risultava molto esposto ai rischi del mercato, non avendo nel tempo elargito mutui subprime e non avendo un elevato grado di indebitamento. Nel settembre 2011 l’agenzia americana di rating Standard & Poor’s ha reso nota la decisione di declassare l’Italia, ossia dichiarare la diminuzione della fiducia nel rimborso del debito pubblico italiano, facendo sprofondare ulteriormente la fiducia dei creditori, in quanto ha reso ancora più deboli le prospettive di crescita del paese12. Nel gennaio dell’anno successivo un’ulteriore posizione della Standard & Poor’s declassa ulteriormente il rating italiano, collocandolo in una posizione medio-bassa in merito al giudizio di solvibilità del paese; ma l’Italia non è stato l’unico paese ad essere declassato: anche Francia ed Austria sono state declassate13. Nonostante il giudizio negativo dall’agenzia internazionale di rating, dopo la manovra di 20 mld di Euro attuata da Mario Monti14 con l’obiettivo di consolidare le finanze dello stato, si è verificata un’inversione di rotta sulle opinioni del mercato; questo giudizio non pessimo ha portato un abbassamento dei costi dell’indebitamento italiano ed una serie di vendite di titoli di stato con buone adesioni.. 12. LIGAMMARI P., “Debito, S&P boccia (a sorpresa) l’Italia”, Corriere della Sera, 20 Settembre 2011. FRANCESCHI A., “Declassati nove rating sovrani Ue. Francia ed Austria addio tripla A. L’Italia retrocede a BBB+” Il Sole 24 Ore, 13 Gennaio 2011. 14 Mario Monti è un economista e politico italiano. Eletto senatore a vita il 9 Novembre 2011. Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana dal 16 Novembre fino al 28 Aprile 2013, conserva l’incarico di ministro dell’economia e delle finanze dello stesso governo fino all’11 Luglio 2012, lasciando successivamente l’incarico al dicastero economico a Vittorio Grilli. Il 21 Dicembre dello stesso anno rassegna le sue dimissioni da premier, rimanendo in carica per la gestione degli affari correnti fino al 26 Marzo 2013. 13. 10.

(15) Verso marzo 2012 lo spread ha smesso di aumentare, stabilizzandosi. L’operazione di liquidità effettuata dalla BCE ha ridotto i rendimenti. Per ciò che riguarda l’economia reale la situazione continua ad essere negativa e, se possibile, continua a peggiorare con un ulteriore calo dei consumi che causa una riduzione degli investimenti, della produttività e con conseguenze drastiche sulla disoccupazione giovanile. Per effettuare una giusta valutazione sia nazionale che internazionale dell’avanzamento del deterioramento dei crediti bisogna considerare una serie di elementi:. • i non performing loans hanno caratteristiche diverse a seconda che siano considerati nel sistema italiano piuttosto che in quello europeo. In Italia le banche hanno richiesto negli ultimi anni maggiori garanzie riducendo notevolmente il rapporto tra credito concesso e valore della garanzia, noto come loan to value ratio, LTV. La differenza con le banche europee sta nel fatto che queste non escludono posizioni interamente garantite, quindi se le banche italiane si comportassero allo stesso modo, il tasso di copertura risulterebbe essere più ampio e l’andamento sarebbe crescente; • l’Italia presenta procedure di ricupero credito molto lunghe e complesse. Questo porta le banche ad accantonare gradualmente risorse, determinando un elevato valore del rapporto tra NPL e totale credito15.. 15. BANCA D’ITALIA, “Rapporto sulla stabilità finanziaria”, n°5, pp.28-29.. 11.

(16) La Banca d’Italia si concentra particolarmente sul controllo della qualità del credito. In questo caso i controlli sono condotti mediante un sistema di analisi aziendale sviluppato dalla banca stessa, la quale valuta i diversi profili di rischio. Tali controlli si basano sull’analisi di un grande numero di dati e di indicatori. In genere la periodicità con cui avvengono tali controlli è annuale, ma se si tratta di particolari portafogli di credito con elevati rischi i controlli avvengono più frequentemente. Le verifiche possono essere fatte anche al di fuori di quelle previste normalmente, ad esempio quando emergono delle situazioni urgenti e di potenziale rischiosità, mediante l’attività ispettiva di Banca d’Italia. Materialmente il controllo consta nella verifica sulla qualità di posizioni creditizie individuali. Quando si parla dei crediti deteriorati ci si riferisce ai non performing loans, i quali rappresentano una categoria di crediti di difficile riscossione. Rientrano tra le attività finanziarie deteriorate i crediti che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. In Italia tali crediti sono disciplinati dalla circolare n. 272 del 30 luglio 2008 la quale si riferisce alla normativa di vigilanza bancaria e finanziaria. Tale documento classifica i non performing loans nel seguente modo: • sofferenze: esposizione verso una controparte in stato di insolvenza, anche se non accertato giudizialmente, o in situazione equiparabile, indipendentemente dalla previsione di perdita formulata dalla banca e dalla presenza di garanzie16.. 16. BANCA D’ITALIA ,“La recente analisi dei prestiti deteriorati condotta dalla Banca d’Italia”, Luglio 2013, p. 8.. 12.

(17) • partite incagliate: esposizione verso una controparte in temporanea difficoltà, definita sulla base di fattori oggettivi, che si ritiene possa essere superata in un congruo periodo di tempo. • esposizioni ristrutturate: esposizione nella quale una banca o un pool di banche, a causa del deterioramento della situazione economicofinanziaria del debitore, ha/hanno modificato le condizioni originarie del prestito17, riscadenzamento dei termini, riduzione del tasso di interesse, determinando l’emersione di una perdita. • esposizioni scadute: esposizioni che alla data di riferimento del bilancio sono scadute o sconfinanti, in via continuativa, da oltre 90 giorni per un ammontare pari almeno al 5% e non classificate come sofferenza, incaglio o ristrutturata. Indicate anche con il termine past due. • esposizioni deteriorate: corrispondono alla somma dei crediti problematici sin qui descritti: esposizioni scadute, esposizioni ristrutturate, incagli e sofferenze. Indicate anche con il termine non performing loans o con l’acronimo NPL.. I dati relativi ai NPL non sono di facile interpretazione ed anche il confronto tra i dati non è agevole, questo perché non vi è una prassi accettata a livello internazionale circa la loro valutazione: le autorità di vigilanza degli stati europei seguono diverse definizioni di NPL e questo crea problemi di confrontabilità delle posizioni. In molti paesi, inoltre, si sottostima il livello di NPL perché le banche non rispettano gli adempimenti di segnalazione sanciti dalle autorità di vigilanza18.. 17. Ci si riferisce ad una rinegoziazione delle scadenze dei termini e del tasso di interesse. “Working Group on NPLs in Central, Eastern and Southeastern Europe”, European Banking Coordination Vienna Initiative, Marzo 2012, p. 14. 18. 13.

(18) Nel paragrafo successivo verrà successivamente approfondito il discorso riguardo ai NPL.. 1.3 L’inefficienza allocativa del credito ed i rischi relativi alla concessione di credito.. Il problema delle insolvenze è diventato preponderante in questi ultimi anni a partire dal 2007, alla luce della nota crisi finanziaria prima ed economica poi, che hanno riportato nel settore bancario la paura di ritrovarsi nuovamente di fronte le difficoltà degli anni novanta. Il settore bancario deve attualmente fare i conti con bilanci bancari piuttosto pessimi, le cosiddette esposizioni deteriorate o non performing loans. Nell’attività bancaria i prestiti rappresentano storicamente l’attività principale della banca e sono il veicolo mediante il quale si può realizzare il contributo dell’intermediazione bancaria, all’allocazione efficiente delle risorse. In Italia, in particolare, questi costituiscono la più importante e principale fonte di copertura del fabbisogno finanziario esterno delle imprese. Il problema fondamentale all’attività di prestito è duplice: da un lato valutare la capacità di rimborso del debitore, dall’altro realizzare la migliore combinazione. possibile. di. operazioni. tenendo. conto. della. relazione. rischio/rendimento di ognuna di esse. Questi due momenti rappresentano gli aspetti fondamentali dell’attività di prestito di una banca:. 14.

(19) • valutazione del rischio di una singola operazione, ossia la selezione dei prestiti; • la costruzione di un portafoglio prestiti nel suo complesso, politica dei prestiti.. L’attività di prestito è composta a sua volta dalla decisione sulla dimensione del portafoglio e della distribuzione al suo interno delle singole operazioni, ossia degli aspetti che riguardano diversificazione, ripartizione e frazionamento dei prestiti. La valutazione del rischio è sostanzialmente un problema di trattamento delle informazioni disponibili e va a costituire il nucleo centrale del criterio di valutazione dei fidi adottato da ciascuna banca, il quale si compone delle due seguenti fasi:. • prima della concessione del prestito nella selezione della domanda da soddisfare: screening; • durante la vita del prestito, nell’azione di sorveglianza, che accompagna il prestito stesso: monitoring. Tale sorveglianza è rivolta alla gestione complessiva dell’impresa finanziata e ha lo scopo di verificare il permanere delle condizioni di merito e credito ed eventualmente anche il miglioramento atteso nel suo assetto finanziario.. Il rischio del singolo prestito, una volta valutato ed assunto, può essere gestito. Si può decidere se mantenerlo perché si integra efficacemente con il portafoglio prestiti posseduto, oppure trasferirlo tramite un’operazione di securitisation o con credit derivatives, qualora le sue caratteristiche non 15.

(20) coincidano più con le combinazioni rischio/rendimento desiderate. Il rischio di credito, infine, viene gestito a livello di portafoglio mediante la diversificazione settoriale e geografica delle operazioni e le tecniche di frazionamento e ripartizione dei rischi. I rischi associati ai prestiti derivano essenzialmente dal divario temporale fra l’erogazione del prestito ed il pagamento del capitale e degli interessi. I rischi collegati alla concessione di credito sono sostanzialmente: rischio di liquidità, rischio di insolvenza della controparte e/o di credito ed il rischio di mercato. Il rischio di liquidità è identificabile con il rischio che il debitore non sia in grado di far fronte ai suoi impegni di debito puntualmente, ma riesca a rimborsare il prestito in tempi successivi. In genere si ha una traslazione temporale dei flussi in entrata rispetto ai termini contrattualmente previsti19 e poiché si modifica la durata media dell’attivo rispetto alle passività, si può a sua volta provocare rischio di tasso d’interesse ed un rischio di funding, reperimento fondi; il problema è che queste due implicazioni hanno un impatto economico non facilmente quantificabile, per cui non è noto il termine ultimo in cui si produrranno i flussi in entrata relativi al rimborso del credito. Inoltre, la quantificazione del rischio di liquidità, cioè del valore complessivo dei crediti non rimborsati, assume rilevanza ai fini della valutazione del successivo rischio d’insolvenza. L’immobilizzo del credito cosi come considerato in precedenza, può rappresentare la prima manifestazione delle difficoltà del rimborso e può protrarsi fino alla definitiva insolvenza della controparte. Da un altro aspetto, il rischio di liquidità collegato al portafoglio. 19. I termini contrattualmente previsti corrispondono alla data di scadenza del prestito, per quelli a scadenza predeterminata e alla dilazione temporale massima rispetto alla data in cui avviene la richiesta di rientro, per i prestiti a vista o a scadenza.. 16.

(21) prestiti, può derivare dall’effetto congiunto delle caratteristiche dei prestiti concessi e della dimensione del fido rispetto le necessità dell’impresa. Il rischio di insolvenza e/o di credito si verifica se il mancato rimborso del credito è da considerarsi definitivo, si ha in questo caso la perdita totale o parziale del credito per capitali prestati e per interessi maturati. Esso include anche i crediti di firma, poiché possono dar luogo a flussi finanziari in uscita. La valutazione del rischio di insolvenza avviene secondo due profili: da una parte l’analisi del profilo di rischio oggettivo, relativo cioè alla qualità attuale e potenziale del portafoglio crediti, dall’altro lato l’analisi del profilo soggettivo, ossia dipendente dalle caratteristiche del portafoglio crediti nel suo complesso grado di concentrazione e delle compatibilità dello stesso con le caratteristiche delle altre poste dell’attivo e del passivo e dagli obiettivi del soggetto economico. L’analisi del rischio oggettivo impone di valutare la qualità presente e potenziale dei crediti. A tal proposito è utile approfondire la classificazione utilizzata dalla Banca d’Italia20 nell’apprezzamento della qualità delle posizioni di credito, già introdotta nel paragrafo precedente. Sofferenze: esposizioni per cassa e fuori bilancio, finanziamenti, titoli e derivati, nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dall’azienda. Si prescinde, pertanto, dall’esistenza di eventuali garanzie, reali o personali, poste a presidio delle esposizioni. Sono escluse le esposizioni la cui situazione di anomalia sia riconducibile a profili attinenti al rischio paese. Sono incluse anche le esposizioni nei confronti degli enti locali in stato di dissesto finanziario per la quota parte assoggettata. alla. pertinente. procedura. di. liquidazione.. Le. sofferenze. costituiscono un indicatore di particolare importanza per apprezzare le politiche di credito della banca e per conoscere:. 20. BANCA D’ITALIA “Matrice dei conti” circolare n. 272 del 30 Luglio 2008.. 17.

(22) • la propensione al rischio del finanziatore, atteso che si tenga conto delle sofferenze in dati gruppi omogenei di crediti, corredate con altre informazioni qualitative come ad esempio grado di diversificazione del portafoglio, andamento settore produttivo, area geografica, classe dimensionale dei clienti in stato di insolvenza e possono informare sulle politiche di prestito e sui criteri di scelta della banca; • la capacità di valutare efficacemente il merito creditizio dei prenditori di fondi. Anche in questo caso il corredo di informazioni qualitative può consentire di apprezzare la capacità valutativa dei soggetti addetti alla concessione dei fidi.. Partite incagliate: esposizioni per cassa e fuori bilancio, finanziamenti, titoli e derivati, nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. Si prescinde dall’esistenza di eventuali garanzie, personali o reali, poste a presidio delle esposizioni. Sono escluse le esposizioni la cui situazione di anomalia sia riconducibile a profili attinenti al rischio paese. Tra le partite incagliate troviamo, salvo che non ricorrano i presupposti per una loro classificazione fra le sofferenze, le esposizioni verso gli emittenti che non abbiano onorato puntualmente gli obblighi di pagamento relativamente ai titoli di debito quotati. A tal fine è necessario riconoscere il periodo di grazia previsto dal contratto o, in assenza di esso, riconosciuto dal mercato di quotazione del titolo. Tra le partite incagliate vanno in ogni caso incluse le esposizioni non classificate in sofferenza di cui facciano parte:. 18.

(23) • finanziamenti verso persone fisiche integralmente assistiti da garanzia ipotecaria concessi per l’acquisto di immobili di tipo residenziale abitati, destinati ad essere abitati o dati in locazione dal debitore, quando sia stata effettuata la notifica del pignoramento al debitore; per l’individuazione di tale tipologia di finanziamenti si fa riferimento alla medesima categoria presa in considerazione nella disciplina prudenziale relativa al rischio di credito. e. preferenziale. di. controparte del. 35%,. per. l’applicazione. metodologia. della. standardizzata,. ponderazione ovvero. per. l’inclusione nella specifica sottoclasse del portafoglio al dettaglio, metodologia IRB; • finanziamenti diversi da quelli di cui al punto precedente per i quali risultino soddisfatte entrambe le seguenti condizioni: o siano scadute e non pagate, anche solo parzialmente, almeno 3 rate semestrali per i finanziamenti di durata originaria superiore a 36 mesi, ovvero almeno 2 rate semestrali per quelli di durata pari o inferiore a 36 mesi; se il piano di ammortamento del prestito prevede rate trimestrali, il numero delle rate scadute e non pagate deve essere pari a 5 per i finanziamenti di durata superiore a 36 mesi, ovvero a 3 per quelli di durata pari o inferiore a 36 mesi; se il piano di ammortamento del prestito prevede rate mensili, il numero delle rate scadute e non pagate deve essere pari a 7 per i finanziamenti di durata superiore a 36 mesi, ovvero a 5 per quelli di durata pari o inferiore a 36 mesi; quando infine le rate siano annuali, occorre che siano trascorsi almeno 6 mesi dal termine di scadenza delle stesse; o i finanziamenti insoluti, esclusi quelli per interessi di mora ma inclusi gli insoluti eventualmente registrati su rapporti diversi da quelli indicati appartenenti all’esposizione verso il medesimo. 19.

(24) debitore, almeno pari al 20% dell’esposizione stessa, esclusi gli interessi di mora.. Per le partite incagliate, nonostante la situazione di crisi sia reversibile e superabile, è plausibile pensare che una parte dei crediti degeneri in sofferenze. I crediti incagliati sono quindi idealmente scomponibili in due quote: una caratterizzata da un rischio di liquidità più basso, la seconda, quella che statisticamente si trasforma in sofferenze, da un rischio liquidità più alto. É utile quindi, conoscere il tasso di trasformazione delle partite incagliate in sofferenze, dato dal rapporto tra sofferenze e crediti incagliati riferiti ai prestiti erogati nel medesimo anno. Crediti ristrutturati: sono quelli per cui la banca concede una moratoria al pagamento del debito rinegoziando nel contempo tassi inferiori a quelli di mercato; i crediti in corso di ristrutturazione sono quelli per cui il debitore abbia presentato istanza di consolidamento da non più di dodici mesi ad una pluralità di banche, in entrambi i casi non rientra il credito complessivo verso la controparte ma solo la quota parte del credito oggetto di consolidamento o di istanza di ristrutturazione. I crediti in sofferenza inoltre costituiscono un indicatore per verificare i parametri economico-patrimoniali delle politiche creditizie della banca, infatti permettono di analizzare: da un lato la stabilità patrimoniale e la possibilità di sviluppo della banca poiché le sofferenze devono trovare adeguate coperture nei fondi patrimoniali e determinano una successiva svalutazione degli utili e del patrimonio, una volta ascritti come perdita in conto economico; dall’altro lato la capacità della banca di operare svalutazioni, rettifiche di valore ed accantonamenti sui crediti in sofferenza. Ovviamente non tutte le sofferenze si trasformano in perdite, alcune possono rientrare e tradursi in ricupero parziale o totale del credito. Il tasso di trasformazione delle sofferenze in perdite dipende da vari fattori tra cui la 20.

(25) presenza di garanzie, la presenza ex ante di un programma di ricupero del credito infine l’efficacia delle stesse. Il rischio di perdita del singolo credito può assumere infine livelli differenti in rapporto ad una serie di variabili inerenti al paese di residenza della controparte o alla forma tecnica del prestito. Nel trattare il profilo di rischio oggettivo si deve ricorrere alla stima della qualità potenziale del portafoglio ossia al rischio di insolvenza che si cela nel gruppo dei crediti vivi. Il controllo del rischio di insolvenza rispetto al singolo credito è operato automaticamente, tramite rigide istruttorie di fido basate su analisi quali-quantitative di tipo consuntivo e previsionale. Una volta che il fido è concesso, non è possibile procedere ad una valutazione precisa del rischio di insolvenza per ogni credito vivo in quanto, per tutti gli affidamenti a scadenza indeterminata, il valore di realizzazione è indeterminato, finché la banca non eserciti il diritto di recesso e non si manifesti il conseguente inadempimento. I rischi di insolvenza insiti nei gruppi omogenei di crediti sono così indistinti e possono essere definiti solo in termini di rischio complessivo. Per essere valutati devono essere note alcune informazioni, come la distribuzione statistica delle insolvenze inerenti gruppi omogenei di crediti in rapporto alla dimensione dell’affidato, al settore di appartenenza ed alle caratteristiche tecniche del prestito. Solo con la presenza di questi dati si costruiscono modelli statistici che permettono di studiare la dinamica futura delle insolvenze. I crediti in osservazione sono invece quei crediti per i quali sussiste qualche difficoltà iniziale in ordine alla tempestiva capacità di rimborso dell’affidato. I crediti vivi, per i quali è prevedibile un normale rimborso, sia tenendo conto della validità delle garanzie, sia in base all’andamento dei clienti ed alla movimentazione del rapporto, in pratica sono i crediti che non presentano nessuna anomalia. 21.

(26) L’analisi del rischio soggettivo, dipendente dalle politiche di gestione del portafoglio crediti decisa dalla banca, incorpora la valutazione del rischio di portafoglio, il quale è condizionato dal grado di diversificazione settoriale e geografica dei prestiti, oltre che dal livello di frazionamento dei fidi. Per questo motivo è importante conoscere la distribuzione settoriale e geografica dei crediti e l’incidenza dei fidi più rilevanti al fine di valutare l’esposizione della banca a sfavorevoli situazioni congiunturali. I rischi di mercato assimilabili all’attività creditizia sono maggiormente la manifestazione di perdite dovute a sfavorevoli variazioni dei tassi d’interesse, rischio di tasso d’interesse, e dei tassi di cambio, rischio di cambio. A dispetto dei rischi di credito, i rischi di mercato sono contraddistinti da natura speculativa, nel senso che posso generare variazioni di valore sia in positivo che negativo. Esso genera perdite per la banca se le attività sono smobilizzate ai nuovi prezzi correnti. Al contrario, se tali attività sono liquidate, le minusvalenze potenziali non si trasformano in perdite. Di qui si può affermare che il rischio di interesse colpisce le attività suscettibili di smobilizzo. In generale sono poche le eccezioni per cui un credito può essere smobilizzato ed assoggettato a rischio di interesse tra cui si trovano quei crediti che possono essere ceduti tramite operazioni di factoring, ad altre banche o a società di factoring, operazioni di risconto ed mediante processi di securitisation. Spesso tale andamento dei tassi di interesse e rischio sopra citato si riscontra nei periodi di congiuntura negativa, caratterizzati dalla proliferazione delle crisi aziendali e dalle conseguenti rinegoziazioni di molti prestiti; il rischio d’interesse, nell’accezione indicata, assume molta rilevanza ed è strettamente collegato con il rischio di perdita su crediti.. 22.

(27) 1.3.1 Classificazione e segnalazione in Centrale dei Rischi del credito anomalo.. Gli intermediari finanziari devono segnalare alla Banca d’Italia alcune categorie di rischio che vanno oltre le normali segnalazioni che si possono vedere in Centrale dei Rischi. Per la banca la qualità del portafoglio è fondamentale perché influenza molti aspetti della sua normale gestione, in particolare influenza il patrimonio di vigilanza, tema molto caldo in periodo di crisi. La Centrale dei Rischi è un sistema informativo sull’indebitamento della clientela delle banche e degli intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia. Mediante il servizio centralizzato dei rischi la Banca d’Italia fornisce agli intermediari partecipanti un’informativa utile, anche se non esaustiva, per la valutazione del merito di credito della clientela ed in generale per l’analisi e la gestione del rischio di credito. L’obiettivo perseguito è di contribuire a migliorare la qualità degli impieghi degli intermediari partecipanti ed, in ultima analisi, ad accrescere la stabilità del sistema creditizio. Gli intermediari partecipanti comunicano alla Banca d’Italia informazioni sulla loro clientela e ricevono, con la medesima periodicità con cui sono raccolte, informazioni sulla posizione debitoria verso il sistema creditizio dei nominativi segnalati e dei soggetti a questi collegati. Ricevono inoltre informazioni aggregate riferite a categorie di clienti. Gli intermediari possono interrogare la Centrale dei Rischi per chiedere informazioni su soggetti che essi non segnalano, a condizione che le richieste siano avanzate per finalità connesse con l’assunzione e la gestione del rischio di credito. La Banca d’Italia utilizza le informazioni registrate negli archivi della Centrale dei Rischi per le attività connesse con il perseguimento delle proprie finalità istituzionali.. 23.

(28) I dati della Centrale dei Rischi hanno ovviamente carattere riservato, tuttavia i singoli soggetti possono chiedere di conoscere le informazioni registrate a loro nome. In particolare gli intermediari segnalanti, in base alle disposizioni attuative emanate dalla Banca d’Italia, sono tenuti a comunicare all’interessato i dati che lo riguardano contenuti nei flussi di ritorno della Centrale dei Rischi; la Banca d’Italia, da parte sua, sempre su richiesta dell’interessato fornisce il dettaglio delle segnalazioni di rischio prodotte dai singoli intermediari segnalanti. La Centrale dei Rischi censisce informazioni di carattere individuale concernenti i rapporti di credito e di garanzia che il sistema creditizio intrattiene con la propria clientela. In particolare sono oggetto di segnalazione i rapporti di affidamento per cassa e di firma, le garanzie reali e personali rilasciate agli intermediari in favore di soggetti dagli stessi affidati, i derivati finanziari e altre informazioni che forniscono elementi utili per la gestione del rischio di credito. L’obbligo di segnalare alla Banca d’Italia le suddette informazioni sussiste indipendentemente dalle caratteristiche del soggetto affidato, ma è fatta eccezione per le filiali estere di intermediari italiani, le quali segnalano solo i rapporti in essere nei confronti della clientela residente. L’ente tenuto alla segnalazione alla Centrale dei Rischi è l’intermediario titolare del credito, anche nell’ipotesi in cui lo stesso si avvalga, nella gestione del rapporto creditizio, di altro intermediario quale mandatario. L’intermediario deve intestare le posizioni di rischio a nome del cliente verso cui risulta esposto alla data di riferimento della segnalazione. Le posizioni individuali di rischio sono comunicate alla Centrale dei Rischi sulla base di un modello di rilevazione articolato in cinque sezioni: crediti per cassa, crediti di firma, garanzie ricevute, derivati finanziari, sezione informativa. Nell’ambito delle rispettive sezioni i crediti per cassa e di firma devono essere ricondotti alle pertinenti categorie di censimento.. 24.

(29) In particolare i crediti per cassa sono suddivisi in cinque categorie di censimento: rischi autoliquidanti, rischi a scadenza, rischi a revoca, finanziamenti a procedura concorsuale e altri finanziamenti particolari, sofferenze. Di seguito viene proposta la classificazione dei crediti segnalati in Centrale dei Rischi, rielaborata dal documento pubblicato da Banca d’Italia, “Centrale dei rischi Istruzioni per gli intermediari creditizi”. Esposizione scaduta e sconfinata: vere implicazioni sul patrimonio di vigilanza e sulle riserve della banca scattano solo in caso di inadempimenti continuati maggiori di 90 giorni, anche se su una sola linea di credito. Sotto questo livello, pur registrandosi uno sconfino/scaduto non si rientra in questa classificazione penalizzante in Centrale dei Rischi, infatti non scattano segnalazioni particolari. Se si analizzano alcuni casi pratici, si osserva che:. • minore di 30 giorni, periodo di grazia, non si ha nessuna implicazione in quanto non scatta neanche la segnalazione di sconfino insoluto; • fra i 30 e 90 giorni, verrà trasmesso solo l’insoluto e/o sconfino in Centrale dei Rischi, ma lo stato del rapporto non cambierà; • oltre i 90 ma minore di 180 giorni, lo stato del rapporto cambia e la posizione sarà classificata come esposizione scaduta/sconfinata ma ciò non accade sempre; • superiore di 180 giorni, si devono verificare i requisiti temporali degli incagli e/o credito deteriorato.. 25.

(30) Il ritardo superiore a 90 giorni non basta, per far sì che questa segnalazione penalizzi realmente l’affidato nei rapporti con la banca ed in Centrale dei Rischi, bisogna infatti che si verifichi almeno uno dei due eventi:. • media giornaliera ultimo trimestre precedente del rapporto fra totale scaduti, anche minori di 90 giorni e totale esposizione sia maggiore o uguale del 5%; • nel giorno della segnalazione il rapporto fra totale scaduti, anche minori di 90 giorni e totale esposizione sia maggiore o uguale del 5%.. Si noti come, a differenza di quello che avviene per gli incagli, i rapporti vengono calcolati al netto di eventuali sottoutilizzi su altre linee di credito. Questo significa che è possibile non rientrare in questa categoria se, pur sconfinando su alcune linee di credito, si riesce a compensare gli sconfini di alcune linee con i sottoutilizzi su altre. Passaggio ad incaglio: è un indice di perdurante situazione di difficoltà. La segnalazione non appartiene a quelle classificazioni che vengono riportate nella Centrale dei Rischi. L’incaglio interviene nei seguenti casi:. • in presenza di notifica del pignoramento nei mutui ipotecari per acquisto civile di un’abitazione; • in tutti gli altri casi in cui si verificano contemporaneamente due condizioni:. 26.

(31) o inadempimenti continuati maggiori di 150 giorni per crediti al consumo con durata originaria inferiore a tre anni, minori di 180 giorni per crediti al consumo con durata originaria maggiore di tre anni, maggiori di 270 giorni in tutti gli altri casi; o il rapporto fra la somma di tutte le linee scadute e la somma di tutti gli affidamenti è minore del 10%. Non vanno considerati mai nelle sommatorie i mutui ipotecari scaduti, e non, destinati all’acquisto di un’abitazione.. Il cliente si trova in obiettive difficoltà temporanee che causano ripetuti ritardi. E’ importante che non si verifichi un’eccesiva continuità, infatti deve essere avvalorato il concetto di probabile risanamento della posizione. L’incaglio riguarda tutte le linee, deteriorate o in bonis, e quindi verrà appostato su tutte. Passaggio a credito ristrutturato: la banca acconsente a modifiche contrattuali tali da poter agevolare il cliente nel rientro. Se una volta ristrutturata la posizione dovesse risultare insolvente per più di 30 giorni, periodo di grazia, la banca può automaticamente ascrivere il credito come sofferenza. I requisiti per la segnalazione, oltre alle modifiche contrattuali, sono:. • precedente. status. di. incaglio. o. di. credito. deteriorato,. inadempimento maggiore di 180 giorni; • se si interviene con un pool di banche, nonostante la situazione in bonis su uno o più istituti; • se la ristrutturazione causa una perdita alla banca nei casi di status in. bonis. o. di. inadempimento. minore. di. 180. giorni, 27.

(32) l’inadempimento deve comunque derivare da un deterioramento della situazione economico-finanziaria del cliente.. Si nota quindi come questo status non sia da confondere con la posizione di quel cliente che rinegozia un debito, i presupposti sono molto diversi. Anche in questo caso può intervenire un giudizio, una valutazione soggettiva della banca. Stato di insolvenza: è una situazione in cui un credito è inverosimilmente ricuperabile, una situazione ancora teoricamente sanabile. In questi casi le banche intervengono e, mediante una ristrutturazione del debito, cercano di agevolare una transazione con il cliente anche a costo di subire loro stesse una perdita. Lo stato di insolvenza non corrisponde ad una vera e propria classificazione in Centrale dei Rischi o nella Matrice dei Conti, è più una definizione generica utile a definire lo status del cliente ed a qualificare la posizione complessiva. Infine fra le peggiori posizioni dei crediti vantati da una banca nei confronti della clientela, si trova la sofferenza bancaria. Passaggio a sofferenza: la banca ha ragione di credere che il credito sia irrecuperabile. La classificazione a sofferenza, non scaturisce automaticamente da un mero ritardo nei pagamenti, né importa se esiste una garanzia o meno; la segnalazione è frutto invece di un’attenta valutazione della posizione complessiva del cliente. Per sofferenza si intende comunemente uno status di persistente instabilità patrimoniale e finanziaria idonea ad intralciare il ricupero del credito da parte dell’intermediario. Questa. potrebbe. non. intervenire. se. la. banca. si. adoperasse. proporzionalmente al debito, rendendosi disponibile al risanamento del debito, anche mediante un ripianamento/ristrutturazione. Formalmente poi, prima di passare una posizione in sofferenza, l’intermediario deve procedere con la 28.

(33) formale revoca degli affidamenti che comporta una comunicazione ufficiale e preventiva al cliente. L’iscrizione a sofferenza poi è qualificata anche in funzione dell’eventuale. opposizione. e/o. contestazione,. fatta. giudizialmente. o. stragiudizialmente.. 1.4 Le cause dei crediti deteriorati in Italia.. Le imprese, coinvolte in un ciclo congiunturale negativo, hanno avuto la necessità di una ristrutturazione finanziaria sempre più stringente da una parte e si sono trovate impossibilitate a far fronte agli impegni assunti con il sistema creditizio dall’altra. In un contesto simile concernente una situazione congiunturale negativa, a seguito della forte concorrenza nel sistema bancario ed al ricorso al mercato dei capitali da parte delle imprese di maggiore dimensione, si è evidenziato il sensibile peggioramento delle attività detenute dalle banche. Il fenomeno dei non performing loans e l’intensificarsi delle insolvenze hanno innescato un ampio dibattito sulle motivazioni che hanno determinato la rapida crescita degli impieghi rischiosi. In prima analisi, si può affermare che vi siano:. • fattori strutturali, in tal caso, si pensa che il peggioramento della qualità dei crediti sia riconducibile all’ampliamento repentino delle quote di mercato delle banche, in assenza di un’accurata analisi della solvibilità della clientela affidata. In aggiunta le banche hanno effettuato politiche di impieghi orientate a soddisfare esigenze. 29.

(34) soggettive operando al limite dei criteri tipici di prudenza e vigilanza; • fattori congiunturali, relativamente a questo aspetto si è ricollegata la crescita dei crediti deteriorati all’agire della congiuntura negativa che ha interessato l’Italia. Una congiuntura negativa comporta una diminuzione dei profitti delle imprese, che si riversano su i bilanci delle banche, in particolare in squilibri nella gestione della tesoreria, influenzando la qualità dei crediti.. A prescindere da quale dei due fattori sia più o meno influente nella crescita dei crediti deteriorati, si può affermare che nella dimensione di questo fenomeno ha avuto un ruolo fondamentale la particolare struttura finanziaria delle imprese italiane ed in particolare:. • l’alta leva finanziaria; • la bassa mobilità del capitale, il basso sfruttamento dei meccanismi di monitoraggio da parte del mercato dei capitali sulla redditività degli investimenti aziendali; • la bassa propensione alla quotazione del capitale di rischio e la concentrazione del debito sul breve termine; • la forte diffusione del pluriaffidamento.. In particolare per l’ultima condizione elencata è bene sapere che vi sono una serie di motivazioni per cui il pluriaffidamento in passato, ma anche oggi, sia molto diffuso. 30.

(35) Il sistema industriale duale, ossia rappresentato da molte imprese mediopiccole e da un numero esiguo di imprese di grandi dimensioni, è condizione che limita non poco la quotazione del capitale finanziario. Inoltre anche la forte tassazione fiscale gioca un ruolo importante a sfavore delle imprese e le induce ad utilizzare alti livelli di leverage. Infine. una. motivazione. molto. importante. riguarda. l’asimmetria. dimensionale inversa fra prenditore di fondi e prestatore degli stessi. Solitamente il prestatore dovrebbe essere una figura molto più grande rispetto al prenditore di fondi per riuscire a diversificare i rischi. In Italia invece la banca risultava essere troppo spesso di dimensioni inferiori alle imprese affidate, così quest’ultime ricorrevano ad affidamenti multipli per soddisfare il proprio fabbisogno finanziario. In questa situazione le banche si sono trovate in una condizione di basso potere negoziale, sono state costrette quindi a concedere prestiti a tassi agevolati. Alla luce di tale situazione i finanziatori, ovvero le banche, hanno avuto difficoltà a segnalare via pricing i rischi di un’eccessiva crescita del leverage delle imprese. Così la presenza di livelli di pluriaffidamento molto elevati ha portato ad una forte esposizione delle banche al ciclo economico. Nell’ultimo quindicennio quindi le banche hanno pagato per la loro forte esposizione alle fasi economiche il prezzo di una spropositata crescita dei propri crediti deteriorati ed i connessi oneri. In particolare:. • gli oneri connessi al sistema impositivo vigente in passato, ma anche attualmente molto rilevante; • gli oneri derivanti dal ritardo con cui all’epoca e tuttora si concludono in Italia le procedure esecutive immobiliari, i quali oneri sono valutabili come perdite su crediti ricuperati tramite queste procedure. 31.

(36) In quest’ottica la forte domanda di capitale di debito ha alimentato in Italia una struttura del mercato in totale squilibrio, gli aspetti più evidenti sono risultati essere la dispersione degli affidamenti e l’underpricing sui prestiti. Tale analisi mette in realtà in evidenza che la condizione che limita il mercato italiano è dovuta alla bassa efficienza allocativa del credito. Le banche infatti sono responsabili della non capacità di segnalare con prezzi efficienti, ossia tassi d’interesse, la qualità dei prenditori e dunque di allocare il risparmio. Sicuramente il tessuto imprenditoriale italiano, composto da un numero maggiore di imprese piccole rispetto agli altri paesi, è una tesi condivisa da molti, lo stesso dicasi per il persistente squilibrio dell’allocazione del credito tra Nord e Sud dell’Italia. Sebbene queste variabili contribuiscano in maniera non trascurabile a spiegare le ragioni strutturali dell’elevato rapporto fra impieghi ed insolvenze, è utile analizzare un’ulteriore aspetto, ossia di come incidano sulla qualità degli attivi i comportamenti delle banche. Due condizioni che favoriscono l’insorgenza di comportamenti non ottimali sono l’assenza di condizioni concorrenziali nel mercato del lavoro ed in quello dei capitali. Con riferimento al primo si evidenzia come un mercato del lavoro efficiente disincentiverebbe comportamenti non ottimizzanti in quanto i manager avrebbero interesse a difendere la propria reputazione per evitare di essere discriminati in futuro; quanto al mercato dei capitali è evidente come un suo buon funzionamento garantisca condizioni di efficienza gestionale ottimali. Sulla base di queste considerazioni si può affermare che una proprietà non eccessivamente frazionata assieme ad un efficiente mercato dei capitali può costituire un importante fattore di disciplina sul comportamento dei manager. Al contrario una proprietà a capitale prevalentemente pubblico associata a mercati dei capitali non operosi favorisce l’insorgenza di comportamenti non ottimali. 32.

(37) Una volta chiarite le condizioni che rendono possibile l’insorgenza di comportamenti anomali da parte dei manager si può spiegare come tali comportamenti si traducano in un deterioramento della qualità dell’attivo dell’impresa bancaria mediante due ipotesi:. • il perseguimento di dimensioni più ampie di quelle coerenti con la massimizzazione dei profitti implica una politica del credito accomodante e quindi l’accettazione di livelli di rischio superiori a quelli ottimali; • il prevalere di comportamenti sub-ottimali, del tutto plausibili nel mercato italiano, comportano una minore efficienza complessiva delle banche e quindi anche una minore capacità delle stesse a discriminare i crediti di buona qualità da quelli di cattiva qualità.. Pertanto se si guarda alla realtà italiana, caratterizzata da un mercato dei capitali ancora in fase di consolidamento e da un mercato del lavoro particolarmente condizionato dalla trascorsa proprietà pubblica delle principali banche, si vede con tutta evidenza come il problema delle inefficienze gestionali dei manager sia del tutto attuale e dunque, in linea teorica, la cattiva qualità dei prestiti può essere l’esito di più che plausibili inefficienze manageriali oltre che di avverse condizioni ambientali21.. 21. Si tralascia la questione della concorrenza nel mercato dell’output sia perché i mercati bancari sono tutti caratterizzati da un certo grado di monopolio, sia perché se tutte le banche presenti in un certo mercato si caratterizzano per comportamenti di expense preference, la concorrenza non rappresenta più un fattore di prevenzione di tali comportamenti.. 33.

(38) 1.5 Il peso dei crediti deteriorati per le banche e la scarsa qualità degli impieghi bancari.. I crediti deteriorati detenuti dalle banche europee sono aumentati dal valore di 514 mld di Euro registrato nel 2008 a 1187 mld di Euro registrato nel 201222. Nel 2012 i crediti deteriorati detenuti dalle banche italiane risultano essere pari a 287 mld di Euro, di cui 153 sono sofferenze, 90 incagli e 21 esposizioni ristrutturate23. La qualità del credito si è deteriorata in questo periodo per tutte le classi di asset, soprattutto per il Consumer Credit Business, il cui gross NPL ratio ha superato l’8%24. Dal 2007 al 2013 l’Italia ha perso 7 punti percentuali di PIL e la produzione industriale è calata del 25%25. Di pari passo i crediti deteriorati hanno aumentato la loro incidenza sul totale degli impieghi del sistema bancario dal 4.5% al 12.3%. Tutti i crediti deteriorati nelle casse delle banche pesano sui loro bilanci e rappresentano ostacoli per quelle imprese che necessitano di crediti. Le banche italiane hanno un valore di crediti verso la clientela piuttosto elevato, circa il 70% degli impieghi bancari, valore di molto superiore al valore medio delle banche europee, il 44% degli impieghi26. Il segmento dei prestiti alle aziende, corporate, è quello per il quale le aspettative di crescita di NPL sono più elevate, anche perché le imprese occupano il 65% del portafoglio crediti delle banche, le famiglie il restante 35%.. 22. PwC, “Europe’s non-performing loans now total more than €1,2 trillion”, Press Release PwC, 29 Ottobre 2013. 23 “Restaurare il credito deteriorato”, Il Sole 24 Ore, Novembre 2013. 24 PwC, “The Italian NPL market – A new beginning?”, Marzo 2013. 25 BANCA D’ITALIA, “La recente analisi dei prestiti deteriorati: principali caratteristiche e risultati”, 2013. 26 PwC, “The Italian NPL market – A new beginning?”, Marzo 2013.. 34.

(39) È appurato che i prestiti alle imprese sono i più inclini ad entrare a far parte dei NPL considerando che negli ultimi anni i NPL del corporate sono cresciuti molto più di quelli del credito al consumo. Inoltre nel terzo trimestre del 2012 il net NPL ratio dei maggiori gruppi bancari si attesta sul 3.4% e il NPL coverage ratio sul 50.8%27. Uno degli strumenti che le banche devono attuare per poter mitigare tale fenomeno è dato dalla ristrutturazione volontaria dei debiti di quelle aziende che sono in crisi di liquidità, anche se alla base risultano essere sane. L’andamento dell’economia italiana rimane ancora incerto, le difficoltà che il sistema economico italiano si trova ad affrontare sono principalmente:. • contrazione della produzione industriale come evidenziato dalla riduzione delle vendite e del volume di ordini; • incremento del tasso di disoccupazione che sta raggiungendo il valore massimo degli ultimi 12 anni; • calo dei consumi privati e degli investimenti.. La congiuntura macroeconomica ha avuto come conseguenza l’incremento dei crediti non performing. L’incremento di NPL nel settore suggerirebbe un aumento dei disinvestimenti di questi asset. Il consumatore italiano è storicamente meno incline ad indebitarsi in rapporto ad altri paesi, soprattutto UK e USA, e ha continuato a risparmiare durante la crisi.. 27. Survey Deloitte “Non-Performing Loans Italiani, Outlook 2012-2013”.. 35.

(40) L’aumento della disoccupazione e/o dei tassi di interesse applicati ai mutui potrebbero tuttavia gravare sui consumatori privati, portando ad un aumento di default dei crediti. L’andamento negativo della domanda aggregata incide in misura rilevante sulla struttura produttiva del nostro paese e in particolare sulle PMI, asse portante dell’economia italiana. In tale contesto, si creano forti tensioni nella gestione finanziaria delle imprese e si generano difficoltà per il rispetto delle scadenze di rimborso dei prestiti bancari e nell’accesso a nuove forme di finanziamento. Gli accordi di ristrutturazione danno la possibilità alle imprese di superare le difficoltà e soprattutto di onorare il debito, ponendo in essere nuove condizioni. Tale strumento è vantaggioso sia per le banche, le quali non registrano nuove perdite, che per le imprese le quali non risultano insolventi. Una delle difficoltà principali nella gestione dei crediti deteriorati mediante la ristrutturazione sta nel fatto che spesso questi sono frammentati presso più banche. Per ovviare a tale problema risulta necessario il coordinamento tra queste banche, ovviamente maggiori sono le banche coinvolte, più complicata sarà la fase di coordinamento. Negli accordi di ristrutturazione sono previste le vendite di asset, rinvio di rimborso, dilazionamento di crediti e modifiche di tassi d’interesse: tali accordi escludono la copertura di comportamenti fraudolenti e potrebbero invece includere clausole di cambiamenti della direzione finanziaria. Il principale ostacolo al perfezionamento di transazioni relative a portafogli di NPL è costituito dalla differenza nelle aspettative di prezzo tra venditori ed acquirenti: per questa stessa ragione la cessione di tale tipologia di asset non è percepita come priorità dal management delle banche.. 36.

(41) Spesso capita che le banche costituiscano apposite società alle quali poi trasferiscono la gestione di tutti quei crediti deteriorati. La finalità sta nel fatto che tali società gestiscono quei portafogli conferiti dalle banche le quali poi ne divengono socie nella stessa misura in cui hanno apportato quei crediti, capitalizzando parzialmente i crediti. La costituzione di tale società permette il raggiungimento di tre obiettivi:. • concentrazione della gestione dell’insieme di banche coinvolte in una singola posizione, gestendo quindi la fase di coordinamento tra gli istituti finanziari coinvolti. • semplificazione dei processi deliberativi, in pratica vengono assegnate. alle. società. coinvolte. poteri. di. straordinaria. amministrazione. • collocazione. frazionata. di. pacchetti. di. credito. a. terzi. e. cartolarizzazione.. Grazie a queste operazioni si rallenta la generazione di nuovi crediti deteriorati e soprattutto si alleggeriscono i bilanci delle banche liberando in questo modo nuove risorse per la ripresa del credito alle imprese, rendendo più semplici le relazioni tra banca ed impresa. I soggetti principali interessati ad investire nel mercato dei NPL sono società di private equity statunitensi e sovereign wealth funds, oltre ad altre piccole società di private equity. Il loro interesse è focalizzato molto sul mercato europeo di NPL garantiti da immobili commerciali, concentrandosi sui mercati tedesco, italiano, inglese, irlandese e spagnolo28.. 28. ERNST & YOUNG, “Non performing loan Workshop”, EMEA Real Estate Conference, Gennaio 2013.. 37.

(42) La progressiva affermazione presso gli operatori specializzati di pratiche gestionali più efficaci, maggiormente specialistiche e proattive, consente alle banche di ricorrere a competenze ed operatività specializzate anche per la propria gestione interna grazie a meccanismi di partnership. Per una gestione ottimale dei NPL servono interventi organizzativi per ricuperare efficienza e massimizzare i risultati: gestire i non performing loans per gruppi omogenei, ossia adattare gli schemi divisionali e gli impianti organizzativi in modo tale da differenziare strategie e processi per aggregati omogenei di posizioni. Ad esempio la differenziazione tradizionale corporate/retail può essere ulteriormente raffinata sulla base di attributi quali il rischio di fallimento della controparte e ancora per procedure giudiziali, per fasce dimensionali, ovvero per forme tecniche. Incentivare le risorse umane nel migliorare le perfomance nella gestione dei non performing loans è un’attività centrata su elevate competenze e comportamenti professionali e, al tempo stesso, con risultati facilmente misurabili. Miglioramenti possono essere raggiunti indirizzando i comportamenti dei gestori: ad esempio, l’accelerazione dei tempi di ricupero può essere ricercata mediante una pesatura in funzione del tempo dei ricuperi riconosciuti ai gestori ai fini dell’MBO, Management By Objectives. Sono però necessari strumenti adeguati per misurare le performance e la parametrizzazione della scala degli obiettivi e dei correlati incentivi. Migliorare l’efficacia mediante l’adozione di schemi operativi e contrattuali più vicini alle logiche di servicing operativo che al tradizionale mandato, con l’assegnazione agli studi professionali maggiormente articolati e dotati organizzativamente di responsabilità anche di gestione amministrativa della pratica e mediante il riconoscimento di remunerazioni legate alle performance, success fee, si possono raggiungere importanti benefici. Implementare basi informative adeguate, il settore dei non performing loans richiede la gestione di una moltitudine di informazioni differenziate e non 38.

(43) lineari. Si pensi, ad esempio, alla mappatura delle garanzie ricevute, al trattamento degli incassi, alla difforme e discontinua modalità di avanzamento delle procedure esecutive, nonché alla gestione di una pluralità di interlocutori esterni ed interni eterogenei da mettere a fattor comune. Il ricorso a piattaforme applicative best in class diventa quindi un fattore abilitante per l’area dei non performing loans dove si premiano la qualità e la completezza delle basi informative. Disporre tempestivamente di una valorizzazione attendibile della posizione, il gestore muove le sue iniziative partendo dalle informazioni contabili. Una migliore accountability permette di gestire dinamicamente una valorizzazione attendibile delle posizioni. Disporre di un valore attendibile non significa soltanto conoscere il valore contabile, quello aderente alle accounting policy, ma anche il valore gestionale, quello formulato dal gestore, e/o da modellistiche di sistema, che esprime il potenziale di ricupero della posizione, e quello di mercato, cioè il ragionevole prezzo riconosciuto da un eventuale compratore. Disporre. di un. adeguato. set. informativo. permette. la. corretta. identificazione del valore soglia di transazione e pertanto il gestore è in grado di ottimizzare le sue scelte e di massimizzare il valore ricuperabile. Si deve intervenire con forza ed unitarietà di intenti nelle diverse strutture delle banche non sempre coordinate fra loro, ma anzi spesso caratterizzate da differenti vocazioni e priorità. In sintesi gli ambiti di intervento sono sostanzialmente tre:. • costruire unità organizzative specificatamente dedicate alla rinegoziazione, tipicamente all’interno delle funzioni di business; • impostare processi industriali di tipo push, ossia individuazione delle posizioni, contatto, istruttoria e proposta proattiva al cliente; 39.

(44) • impostare griglie e strategie decisionali di prodotto predefinite sugli assi di rafforzamento della forma tecnica/acquisizione garanzia ed allungamento scadenze/riduzioni rate.. La gestione dei non performing loans come corporate academy, il comparto dei NPL può fornire un contributo all’organizzazione del sistema facendo leva sul combinato di competenze creditizie, finanziarie, legali e commerciali, che la sua gestione richiede. Va perseguito un maggiore investimento in know how e capitale professionale, per abilitare la gestione dei NPL come scuola o laboratorio di competenze bancarie da mettere a disposizione delle funzioni di business, ad esempio mediante specifici percorsi di formazione professionale e job rotation. In questo modo si è in grado di dare impulso e qualità alla rinnovata vocazione delle banche all’attività di banca tradizionale ed alla missione del fare buon credito al sistema. Implementare i modelli di rating delle esposizioni irregolari, intervenire più efficacemente nel momento più delicato della malattia, la fase in cui si manifestano i primi segnali di irregolarità nell’andamento del rapporto creditizio, rappresenta lo sforzo maggiore da richiedere alle banche. Per svolgere al meglio questo compito le banche devono affinare gli attuali modelli di rating. Vi sono quattro fondamentali ipotesi interpretative circa la natura dei non performing loans ed il comportamento del management:. • bad management assume che siano le inefficienze gestionali della banca a determinare un deterioramento nel tempo della qualità dell’attivo e ciò si. 40.

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