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Capitolo quarto

4.4 La Russia e la cattiva coscienza anti-semita

La Russia, invece, attraverso i servizi segreti, era al corrente dello sterminio di massa degli ebrei, ma Stalin proibì ogni divulgazione degli orrori per motivi del tutto sconosciuti. Steiner ipotizza che le ragioni di questo silenzio possano essere principalmente due: la volontà di non riaccendere la coscienza identitaria ebraica, ormai sopita, oppure, il timore di Stalin che venisse portata sotto i riflettori la sua politica antisemita. Purtroppo molti ebrei furono catturati ed uccisi nei campi di sterminio, ignari di ciò che stava succedendo al loro popolo, mentre, se solo avessero saputo, avrebbero potuto fuggire in Oriente e salvarsi. Fatto ancora più sconcertante, in Ucraina alcune bande locali aiutarono i tedeschi ad catturare gli ebrei che si nascondevano nei boschi e nelle cantine120.

Anche il capitolo quarto del romanzo, riguardante la Russia, è privo di qualsiasi riferimento ai crimini imputati ad Hitler. Qui, Steiner si concentra principalmente sul totalitarismo russo e sulla questione riguardante la possibilità

118 Ibidem.

119 G. STEINER, Linguaggio e Silenzio, cit., p. 165. 120 Ibidem.

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che Hitler sia vivo e si sia rifugiato all’estero121

. Questa parte evidenzia la tensione fra un ufficiale dell’intelligence sovietica, il colonnello Shepilov, e un cittadino russo, il medico Nikolai Maximovitch Gruzdev, incoraggiato a ritrattare le dichiarazioni passate sulla scomparsa del leader tedesco. Alla notizia del possibile ritrovamento di Hitler, Shepilov decide di riaprire una questione chiusa molti anni prima, convincendo Maximovitch a confessare il motivo che l’ha portato a credere che il führer non sia deceduto:

There are a few details we should like to verify. In the testimony you gave. Particularly before the interrogations […] why you were so certain? We are historians, not psychologist. We are puzzled. Your certitude interests us greatly (SCS, p.32)

Il medico inizialmente sostiene che sono passati parecchi anni e che aveva già fatto una dichiarazione completa dei suoi errori. Ma Shepilov non si dà per vinto e gli mostra una trascrizione della conversazione tra Maximovitch ed Heinz Linge, il cameriere di Hitler. La firma posta sul fascicolo è proprio quella del medico russo, quindi non può negare di aver scritto che “Linge is in error. I continue to believe that the body shown me by Captain Fyodor Pavlovich Vassiliki on May 11th last is not that of Adolf Hitler” (SCS, pp. 32-33). Avendo imparato la lezione nei Gulag, Maximovitch attribuisce le proprie dichiarazioni alle infiltrazioni propagandistiche provenienti dai servizi segreti occidentali e così ritratta tutto. Shepilov insiste tanto che alla fine a Gruzdev non resta altro che dire la verità e cioè che, attraverso l’analisi della dentiera e del braccio che avrebbe dovuto essere di Hitler, aveva notato un’eccessiva integrità che lo convinse che il corpo analizzato non era di certo quello del dittatore:

The fitting shown to me were intact, with the exception of some crude scratches on the metal clip. It was these scratches that stuck in my mind. They were white at the edges, as if they had been very recently, by a nail file and in haste. Then there was the right arm. We know from Dr. Morrell’s files precisely where Hitler’s arm was injured in the July 21st explosion, and how the bones set. On the body submitted to my department for autopsy, the right

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arm was badly charred. The wrist and elbow joint were like powdered ash. So my reconstruction […] seemed to accord too perfectly with the pathology as recorded by Morrell. The cracks in the metacarpus, the sutures, the chipping of the bone immediately below the shoulder, were too perfectly apparent. Things that mend naturally, or that retain a partial dislocation, are more blurred. That we were meant to observe them and be deceived. Forensic medicine is well acquainted with such devices (SCS, p. 36)

Il colonnello chiede a Gruzdev se c’è dell’altro da confessare. Gruzdev non vorrebbe rivelare di aver sempre creduto all’esistenza di un sosia, ma quando il tono di Shepilov si fa più intimidatorio: “You will answer my question” (SCS, p. 38), egli ammette che probabilmente Hitler aveva lasciato morire un doppio al posto suo, il giorno dell’accerchiamento del bunker berlinese: “A double. The man’s bones had been broken just before they shot him in the mouth, and a set of dentures made and carefully preserved” (SCS, p. 38). Il medico, quindi, era stato torturato ed imprigionato in un campo siberiano per otto lunghi anni per aver dubitato dell’autenticità del corpo presentato come quello di Adolf Hitler. Spinto dai ricordi delle torture subite nei gelidi campi siberiani, capisce perché lo hanno richiamato dopo molto tempo:

Hitler was alive. They knew it now. And they wanted him, Nikolai Maximovitch Gruzdev, to tell them it was not so. Ergo est. Because he is. Because he is they ripped out my nails, and sent me to the ice forest. Because he is I carry in me memories of the living dead (SCS, p. 39)

Alla fine del colloquio, Shepilov raccomanda a Gruzdev di non farne parola con nessuno perché si tratta di un segreto di Stato, e tale deve rimanere.

Questo capitolo è da considerarsi un atto d’accusa nei confronti della manipolazione sovietica della storia dell’Olocausto compiuta per soddisfare gli obiettivi politici della Russia122. In effetti, Gruzdev afferma chiaramente che anche Stalin era al corrente che Hitler fosse sopravvissuto: “I must ask the Comrade Colonel to remember that Stalin himself believed that Hitler had survived. He stated at the Postdam conference that Hitler was being sheltered by Fascism in Spain or Latin America” (SCS, p. 35). Stalin, però, ritratta tutto e lo

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stesso fa il medico: “When Major Berkoff informed me that Stalin has changed his mind, my last doubts were resolved” (SCS, p. 35). Il colonnello russo non risponde a questa dichiarazione ed elude la domanda: “There is no need to extend this inquiry beyond our competence. It is your reasons, not Stalin’s, that concern us” (SCS, p. 35).

Steiner insiste nel ricordare che vi sono delle questioni politiche internazionali che non sono totalmente chiare e che restano tuttora senza risposta. Si riferisce, ad esempio, ad alcune testimonianze che attestano lo spaventoso entusiasmo mostrato dalla Polonia e dalla Russia quando si trattò di aiutare i tedeschi nell’uccisione degli ebrei. Risulta terribile, ad esempio, un dato che testimonia che la maggior parte degli ebrei che riuscirono a fuggire dal campo di sterminio di Treblinka venivano uccisi dai polacchi 123.