L’EMERGENZA COVID-19
SEZIONE II - APPROFONDIMENTI
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L’Italia è stato il primo Paese europeo a dover fronteggiare l’ondata pan-demica e a mettere in atto misure di contenimento come il lockdown, che ha costretto all’interno della propria abitazione milioni di individui e famiglie.
Avere una casa confortevole, con ampi spazi interni o, magari, un giardino ha sicuramente introdotto una percezione - almeno in parte - differente del periodo di confinamento rispetto a quei nuclei familiari che si trovavano in situazioni abitative precarie, sovraffollate, malsane. Ciò ha avuto un impatto particolarmente evidente su alcune categorie a maggiore rischio di vulnera-bilità, come le famiglie numerose e con bambini, stranieri, anziani, nuclei con problematiche di tipo socio-sanitario.
Il lockdown ha fatto riscoprire la dimensione delle relazioni domestiche, ma ha anche evidenziato una accresciuta esposizione al rischio per categorie come, ad esempio, le donne e i minori vittime di violenza familiare2.
In questi mesi l’abitazione si è trasformata anche in ufficio di lavoro, sala riunioni, aula per la didattica degli studenti, evidenziando l’inadeguatezza della casa rispetto alle esigenze, vecchie e nuove, delle famiglie. Coloro che hanno vissuto il lockdown all’interno di abitazioni piccole, poco confortevoli, situate all’interno di contesti urbanistici degradati sono stati esposti maggiormente al rischio di soffrire forme di stress psicologico, o un peggioramento del ren-dimento lavorativo3.
Ciò che è apparsa come indispensabile durante il confinamento è stata la condizione di vivere in una casa adeguata, ossia non soffrire di disagio abita-tivo: come si - e ci - chiedono due sociologi: “Per stare bene in casa, più che possederla, è stato necessario che fosse abbastanza ampia e senza problemi strutturali. È preferibile rimanere chiusi in un’abitazione di proprietà piccola, umida e buia oppure in una casa in affitto ampia e luminosa, magari con un bel giardino o terrazzo? E al di là delle preferenze, che cosa è indubbiamente più salubre per la salute fisica e mentale?”4.
In questo breve approfondimento si porrà l’attenzione su molti di questi aspetti, analizzati e approfonditi attraverso una serie di interviste realizzate nel corso dei mesi di aprile, maggio e giugno 2020 dal gruppo tecnico per la costruzione e la redazione del rapporto sulla condizione abitativa dell’Osser-vatorio Sociale Regionale.
Le interviste semi-strutturate hanno coinvolto nove soggetti che si occupa-no, a vario titolo, dell’abitare in Toscana e a cui è stato chiesto di raccontare la
2 istat.it/it/archivio/242841.
3 valigiablu.it/coronavirus-salute-psicologica.
4 Filandri Marianna, Giovanni Semi. “Una casa basta. Considerazioni sull’abitare dopo l’emergen-za.” il Mulino 69.4 (2020): 647-654.
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loro percezione della situazione rispetto al periodo del lockdown e ai possibili riflessi di tale situazione rispetto al prossimo futuro:
• Comune di Pistoia
• Azienda per la Casa ERP Lucca Srl
• Azienda per la Casa Casalp Livorno
• Agenzia Sociale per la casa Casa Insieme
• Agenzia Sociale per la casa Il Casolare
• Agenzia Sociale per la casa Consorzio Fabrica
• fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora) Pisa
• Caritas Firenze
• Sindacato Inquilini SUNIA
7.1 I dati sanitari
In Toscana la pandemia di Covid-19 ha raggiunto un picco il 2 aprile 2020 (406 nuovi casi), con una decrescita seguita da un successivo incremento alla fine di agosto5. Il periodo intercorso tra gli ultimi dieci giorni di marzo e i primi venti di aprile è quello con una maggior diffusione del virus e che ha contato il maggior numero di decessi. I casi accertati sono stati 12.080, numero da cogliere con le dovute cautele legate alle modalità di rilevazione e al numero potenzialmente consistente di soggetti che non hanno né manifestato sinto-mi, né avuto la possibilità di essere testati. In tutto sono stati eseguiti 559.896 tamponi.
Sono 1.143 i deceduti dall’inizio dell’epidemia. Il tasso grezzo di mortalità toscano (numero di deceduti/popolazione residente) per Covid-19 è di 30,65 x100.000 residenti (contro il 59,17 x100.000 della media italiana)6. Per quan-to riguarda le province, il tasso di mortalità più alquan-to si riscontra a Massa Carra-ra (89,8 x100.000), Firenze (41,33 x100.000) e Lucca (37,9 x100.000), il più basso a Grosseto (11,28 x100.000). Confermando una tendenza generale, i soggetti maggiormente colpiti da contagio corrispondono alla categoria delle donne anziane (oltre i 75 anni) che rappresentano poco più di un sesto dei
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casi, seguite dagli uomini anziani (10,2% del totale). Questi ultimi appartengo-no alla categoria maggiormente colpita dai decessi.
La tabella 1 mostra il luogo nel quale si presume sia avvenuto il contagio.
Come si può evincere, lo spazio domestico è stato uno dei principali luoghi di diffusione del virus
TABELLA 7.1 - LUOGO DI PRESUNTO CONTAGIO PER SETTIMANA, PERCENTUALI
SETTIMANA ALTRO FAMIGLIA LAVORO OSPEDALE OPERATORESANITARIO RSA ESTERO 02-24
Fonte: Agenzia Regionale di Sanità Toscana
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7.2 Vecchie e nuove fragilità: gli effetti della pandemia sulle diverse categorie sociali
Per quel che riguarda le disuguaglianze e le forme di fragilità esistenti nel-la nostra società, possiamo notare come nel-la pandemia abbia influito in molti modi, basti pensare - ad esempio - a tutte quelle persone che hanno avuto la necessità di proseguire in presenza il proprio lavoro anche nei mesi di lock-down, magari usufruendo dei mezzi pubblici oppure a quanti hanno dovuto frequentare ambienti ospedalieri nel corso del periodo più grave della crisi per patologie pregresse o, ancora, a chi in quel periodo risiedeva in una Resi-denza Sanitaria Assistenziale (RSA).
In linea generale, la condizione lavorativa si è deteriorata nel corso degli ultimi mesi. Con riferimento specifico alla condizione abitativa, rileveremo conseguenze significative nel corso dei prossimi mesi con riferimento non solo alla morosità in senso stretto, ma anche alle ripercussioni sul bollettato.
I problemi lavorativi andranno oltretutto a colpire quelle categorie che già in precedenza risultavano relativamente svantaggiate, dai giovani precari, alle donne, agli stranieri.
Allo stesso modo, situazioni abitative già caratterizzate dalla precarietà si sono acuite in maniera non sempre prevedibile. Un esempio fra tutti, la con-dizione dei senza dimora costretti a rimanere H24 all’interno di strutture. Se questo appare come un fattore di rischio e forte stress, allo stesso tempo sottolinea la presenza di soggetti che non sono più riusciti ad avere accesso a tali spazi a causa di una riduzione della capienza, con conseguenze molto pesanti sui profili di disagio e deprivazione. Una considerazione analoga può essere fatta per le persone che hanno vissuto il lockdown all’interno dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) o di altre strutture collettive.
Nel dibattito pubblico vi sono due narrazioni relative all’impatto della pan-demia sulle disuguaglianze. Da una parte chi ritiene che questa abbia ap-profondito dei divari già esistenti, dall’altra chi ritiene piuttosto che si sia ca-ratterizzata per aver fatto emergere dei profili di rischio che hanno colpito popolazioni relativamente diverse da quelle precedentemente considerate come fragili. Probabilmente, entrambe le letture fotografano correttamente - ponendo maggiore attenzione sull’uno o l’altro aspetto - quanto avvenuto nel corso di questi mesi.
Gli stessi intervistati non esprimono un giudizio unanime nell’individuare
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diminuzioni di reddito: piccoli commercianti costretti alla cessazione delle at-tività per un periodo prolungato, famiglie monoreddito con cassa integrazione che non hanno ricevuto il sostegno previsto in tempi rapidi, lavoratori autono-mi, e così via. Esula dalle possibilità di questo approfondimento stabilire quale di queste letture sia maggiormente aderente alla realtà, ma si può sicuramen-te rilevare come vi siano stati casi di impoverimento sostanziale per ampi gruppi sociali, cui dovranno essere offerte delle misure di sostegno - anche abitativo - nel prossimo futuro7. Basti pensare che Caritas stima di aver visto sostanzialmente raddoppiare i contatti ai propri sportelli a partire da marzo 20208 su base nazionale. In particolare emerge, tra i fattori di disuguaglianza, la precarietà lavorativa precedente alla pandemia. Soggetti che riuscivano ad assicurarsi un’entrata grazie ad occupazioni intermittenti e non regolarizzate, si trovano in una situazione di profonda disparità: esigere coperture sanitarie nel caso in cui si ammalino, accedere ai fondi per il sostegno al lavoro non potendone spesso documentare la perdita, spostare le proprie attività su un home-working in qualche modo garantito, sono tutti profili di fragilità che la pandemia ha acuito.
Anche la malattia (sia mentale che fisica), la solitudine e l’isolamento so-ciale sono dimensioni che si intrecciano con l’esistenza di un radicato digital divide: non solo le competenze informatiche non sono equamente distribuite nella popolazione, ma neanche gli strumenti tecnici necessari a una smateria-lizzazione delle prestazioni di assistenza o a quelle lavorative lo sono.
7.3 Gli interventi delle Istituzioni: gli apprendimenti dalle risposte date in emergenza
Le misure di contenimento adottate dallo Stato nel corso dei mesi di marzo, aprile e maggio si sono rivelate efficaci per il rallentamento della curva epide-mica e hanno certamente impattato in maniera importante dal punto di vista sociale ed economico: sono state interrotte tutte quelle attività economiche non legate a filiere indispensabili e anche i servizi di natura socio-sanitaria ed educativa, come i centri di socializzazione per persone con disabilità e le scuole. In questa sezione esploreremo gli specifici interventi attuati riguardo al settore abitativo.
La prima notazione interessante è la mancanza di un intervento nazionale unitario rispetto all’abitare, ad eccezione del temporaneo blocco degli sfratti
7 eticaeconomia.it/il-lockdown-e-la-disuguaglianza-in-italia, internazionale.it/notizie/laura-to-non/2020/05/12/disuguaglianze-salute-lockdown.
8 caritas.it/materiali/dalle_Caritas_diocesane/firenze1_20200609.pdf.