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La Spagna e la Società delle Nazioni (1930-36)

2.1 Verso la catastrofe (1930-1936)

2.1.2 La Spagna e la Società delle Nazioni (1930-36)

Gli anni Trenta segnarono il passaggio della Spagna dalla dittatura alla democrazia e dalla monarchia alla Repubblica. L’attività spagnola in ambito societario mutò così come l’idea della Società delle Nazioni. Mentre nel periodo monarchico l’istituzione ginevrina era considerata uno strumento utile per il raggiungimento degli interessi nazionali in una determinata circostanza, in quello repubblicano si trattava di un bisogno permanente che andava oltre le contingenze interne. Se la dittatura aveva !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

99 B. Mussolini, Opera omnia, vol. XXVII, op. cit., 1959, p. 115. 100 R. De Felice, Mussolini il duce. Gli anni … , op. cit., p. 745.

relegato gli affari europei in secondo piano, utilizzandoli come strumenti di pressione o moneta di scambio per soddisfare rivendicazioni extraeuropee (Marocco e Tangeri), la Repubblica considerò la Lega ginevrina come la spina dorsale della sua politica estera. Alle Cortes, a proposito della Società delle Nazioni, Azaña pronuncia queste parole:

En cuanto a nuestra acción en la Sociedad de Ginebra, seguimos la línea trazada por la República desde que se instauró, y colaboramos en los trabajos de la Sociedad de Naciones representando siempre el mismo espíritu de resolver, dentro de las reglas del Pacto y de los fines del Pacto todos los conflictos en que España es llamada a intervenir por su presencia en la Sociedad. No es otro nuestro espíritu ni es otra nuestra acción.101

Negli anni Trenta gli intellettuali volevano modernizzare la società spagnola partendo da principi democratici. Il pieno inserimento della Spagna in Europa e l’«europeizzazione» della Spagna costituivano le basi da cui partire. Il primo passo per raggiungere l’obiettivo era chiedersi quale ruolo avesse il paese nel mondo. L’obiettivo della pace divenne l’oggetto principale della politica estera spagnola. La Società delle Nazioni rappresentò il contesto multilaterale idoneo per l’inserimento della Spagna nel mondo e il foro ideale per aumentare il prestigio della “nuova” Spagna all’estero. I repubblicani pensavano che il contributo del paese alla pace internazionale permettesse di «conquistar un puesto de gran potencia moral».102 A svolgere questo ruolo

concorrevano particolari circostanze come un passato glorioso e di civiltà, la sua posizione geografica e una popolazione omogenea, l’assenza di minacce esterne, di antagonismo con altri Stati, la cooperazione con i paesi dell’America Latina che ne facevano un ponte per l’integrazione di questi Stati con le strutture internazionali. Manuel Azaña nel tracciare le line fondamentali dell’azione spagnola pose l’accento sulla neutralità e sul pacifismo, sull’avvicinamento al Portogallo e ai paesi dell’America Latina, sull’amicizia con gli stati vicini, Francia e Inghilterra, concentrando le energie anche sul Marocco e Gibilterra. In un suo discorso del 19 aprile 1933 affermava:

La República ha traído al espíritu español una nueva manera de contemplar la posición de España en el mundo. Vosotros bien sabéis que durante la Monarquía, desde hace más de un siglo, la política exterior de España ha consistido en no tenerla [...]; pero nosotros, los republicanos tenemos otra idea de lo que debe !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

101 Diario de Sesiones de las Cortes/del Congres de 18 diciembre 1932. 102 S. de Madariaga, Memorias, op. cit., p. 610.

ser el papel y el rango de España en el mundo. Y nos apartamos de la conducta de la España monárquica en el orden internacional, no tan sólo en aquel espíritu de achicamiento y de encogimiento que nos caracterizaba, sino en la contextura misma de la manera de proceder, aunque entonces se estimaba que España no podía tener un papel en el mundo si no era en son guerrero [...] Pero los tiempos han cambiado en el mundo y en España y nosotros hemos comprendido y elevado a realidad la idea de que España, país pacífico, precisamente por ser un país pacífico, tiene un papel que jugar en el concierto del mundo y en las negociaciones de los pueblos encaminados a la paz.103

La politica estera del Governo fu affidata ad Alejandro Lerroux (14 aprile-16 dicembre 1931), leader del partito radicale. Come ministro de Estado Lerroux decise di non inviare alla Società delle Nazioni un diplomatico di carriera ma di essere lui il rappresentante ufficiale a Ginevra. Nel suo primo intervento Lerroux sottolineò la decisione del popolo spagnolo di rafforzare i rapporti cordiali con gli altri paesi e di aiutare e sostenere la Lega. Responsabile della delegazione spagnola a Ginevra fu nominato Salvador de Madariaga, che scelse come collaboratori, Julio López Oliván, un diplomatico di carriera, Pablo de Azcárate e José Plá, due funzionari della Società delle Nazioni. Madariaga e Oliván fissarono le direttrici dell’azione societaria spagnola. La Oficina de la Sociedad des Naciones fu posta alle dipendenze del Ministerio de Estado e si creò una una Comisión de Asuntos de la Sociedad de Naciones.

I temi che la Spagna repubblicana affrontò a Ginevra furono tre: la soluzione pacifica delle controversie internazionali, i rapporti tra le piccole e le grandi potenze, fondati su criteri di imparzialità e non di allineamento, il rafforzamento della Lega evitando accordi bilaterali o multilaterali fuori dal contesto ginevrino e potenziando l’ingresso di nuovi Stati.

Salvador de Madariaga era un diplomatico che conosceva bene l’istituzione ginevrina per essere stato tra il 1921 e il 1927, membro del Segretariato generale e dal 1922 direttore del settore disarmo. Lasciata la diplomazia, divenne professore di letteratura spagnola all’Università di Oxford. Nel 1931 fu nominato ambasciatore a Washington. Nella capitale statunitense vi rimase poche settimane perché si trasferì all’Ambasciata a Parigi da dove diresse la politica societaria spagnola. Pacifista, fu estensore degli articoli della Costituzione spagnola del 1931 come l’art. 6: «España renuncia a la guerra como instrumento de política nacional».

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Affiancando il ministro degli Affari Esteri, Alejandro Lerroux, «uno de los españoles menos competentes para ejercerlo», divenne il suo “ghost writer”, data l’ignoranza del leader radicale riguardo gli affari internazionali e la sua pessima conoscenza della lingua francese, idioma assai usato a Ginevra («no sabía ni entendía ni jota de nada que estuviera al norte de la Concha y el Paralelo, y apenas si hablaba o entendía francés»).104 Lo stesso Lerroux, nelle sue memorie, affermava che gli diedero la cartera

de Estado: «para alejarme todo lo posible de la política nacional, en que yo tenía

preponderancia, encargándome de la internacional, para la que no estuve nunca preparado».105

Tra i limiti della politica estera spagnola a Madariaga si imputò la riduzione della politica internazionale alla sola politica societaria:

no todo cuanto afecta a la paz y estabilidad del Mundo pasa por el tamiz de Ginebra, sino -y aquí está la gravedad del sínomia- que el margen de Ginebra y a veces con la asistencia pasiva e irremediable de la Sociedad de Naciones, van por un lado las dispsiciones no respeladas del Pacto y por otro in acción de las grandes potencias, cuyos intereses en ocasiones les impiden alzar su voz en lo que debiera ser sede del mundo internacional y permanecer inactivas ante la consagración de realidades que implican una violación terminante de los postulados basicos del Pacto. Es éste uno de los pocos defectos que apreciamos en nuestro embajador: ser demasiado ginevrino y considerar sólo a través de la Sociedad de Naciones puede España realizar aquella política internacional, constructiva y pacífica que tan bien se adapta a su estructura actual.106

Il primo intervento repubblicano a Ginevra si ebbe il 20 maggio 1931. Alejandro Lerroux, ministro de Estado, col suo discorso focalizzò l’attenzione sull’adesione della Spagna al Covenant, considerato lo strumento valido per la soluzione delle controversie internazionali, e sulla collaborazione attiva nella costruzione della pace. Nel suo saluto al Consiglio il rappresentante spagnolo affermava che tra il settembre 1931 e il gennaio 1932, durante la crisi mancese, Madariaga era stato uno dei protagonisti. L’ambasciatore spagnolo «desempeñó funciones que se asemejaban más a las de un

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104 S. de Madariaga, Memorias, op. cit., p. 261 e 273.

105 A. Lerroux, Mis memorias, Madrid, Afrodisio Aguado, 1963, p. 547.

106 C. Barcia Trelles, Fijando posiciones. España ante la realidad europea, in «La Libertad», 2 de

canciller que a las de un delegado» guadagnandosi il soprannome di Don Quijote de la

Manchuria.107

Le prime battute d’arresto dell’organismo societario spinsero Madrid a una politica più prudente (marzo 1932). In dicembre Luís Zulueta sostituì Lerroux al ministero de Estado (16 dicembre 1931-12 giugno 1933).108 L’incapacità a risolvere il caso Manciuria e il fallimento della Conferenza sul Disarmo spinsero la Spagna e altre sette piccole potenze a costituire il Gruppo degli Otto (Belgio, Cecoslovacchia, Danimarca, Norvegia, Olanda, Svezia, e Svizzera) che coordinò la loro azione a Ginevra. La politica estera spagnola cambiò così al mutare della situazione internazionale: la fermezza dei principi si alternò con un atteggiamento prudente. I rapporti bilaterali con la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia affiancarono la politica societaria spagnola.

Le influenze esercitate sulla Spagna dalle prime due potenze erano di ordine ideologico (identificazione della Repubblica con le due democrazie), di carattere politico-strategico (Spagna debole per evitare che mettesse in discussione la loro supremazia nel Mediterraneo occidentale e nel Nord Africa), di ordine economico (aumento delle tariffe sulle importazioni di prodotti agricoli e zootecnici, alla base delle esportazioni nazionali spagnole).

Per quanto riguarda l’Italia, la necessità di non ampliare la divergenza esistente tra i due regimi poggiava su due preoccupazioni principali: le Baleari (isole strategiche in caso di conflitto italo-francese) e la minaccia fascista di interferire negli affari interni spagnoli mettendo in pericolo la Repubblica. I rapporti italo-spagnoli rappresentarono uno degli assi della politica estera spagnola durante il biennio repubblicano-socialista soprattutto per la minaccia di una guerra tra Francia e Italia nel Mediterraneo e un accantonamento del principio di preferenza ideologica nelle relazioni estere della Repubblica spagnola. Nel 1933 la Spagna riprese l’idea di un Patto mediterraneo di sicurezza regionale, che assicurasse lo statu quo e il rinnovo del Trattato di Amicizia e di Arbitraggio italo- spagnolo del 1926, entrambi iniziati da Ferdinando de los Rios (12 giugno-12 settembre 1933); mentre sul piano ginevrino si allontanò dalla politica filofrancese fino a quel momento praticata.

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107 F. Quintana Navarro, Salvador de Madariaga, diplomático en Ginevra (1931-1936). La película de la

política exterior de la II República, in «Historia Contemporánea» 15, 1996, p. 112.

108 I giudizi espressi da Azaña o Madariaga su Zulueta come su Lerroux pongono in rilievo l’indecisione

del primo di fronte all’ignoranza del secondo. Per i contemporanei il miglior ministro de Estado fu Fernando de los Rios (12 giugno-12 settembre 1933).

Le politiche del 1933 e la sconfitta della coalizione repubblicano-socialista, presentatasi divisa alle elezioni, portarono al governo i partiti di destra spagnoli. Il Governo Lerroux, sostenuto dalla Confederación Española de Derechas Autónomas (CEDA), cercò di “rettificare” l’azione governativa dei suoi predecessori per cui il biennio 1933- 1935 si caratterizzò per una politica neutralista e di avvicinamento alla Gran Bretagna. La Spagna fece parte del Gruppo dei Sei, che raggruppava gli stessi paesi del Gruppo degli Otto eccetto la Cecoslovacchia e il Belgio. Il paese partecipò agli sforzi per salvare la Conferenza sul disarmo e ai tentativi degli Stati neutrali di indurre la Germania a ritornare a Ginevra.

Una delle maggiori preoccupazioni spagnole, in questi anni, era di evitare un suo qualsiasi coinvolgimento nelle rivalità tra le grandi potenze.

L’entrata nel governo di quattro ministri della CEDA, nel 1934, non modificò la politica estera di questo biennio anche se i principi societari repubblicani furono interpretati a livello più basso possibile. Se Lerroux guardava a Londra, le simpatie di Gil Robles109 andavano alle due Roma (quella fascista e quella vaticana).

Sul riarmo tedesco e le conseguenti sanzioni la Spagna assunse un atteggiamento contrario alla loro applicazione e sopportò a denti stretti l’affronto di dover rispettare i criteri imposti dal Fronte di Stresa (Gran Bretagna, Francia e Italia) al di fuori delle deliberazioni del Consiglio. Nel 1935 il ripiego verso la neutralità si rafforzò. L’esercizio di una stretta neutralità, un paradosso in un sistema di sicurezza collettiva, tuttavia veniva meno quando le circostanze richiedevano che fossero rispettati gli obblighi contratti se ciò era richiesto dalle grandi potenze.

Le contraddizioni della politica societaria spagnola furono evidenziate dall’aggressione italiana all’Etiopia, quando la Gran Bretagna decise di utilizzare la Società delle Nazioni per contenere le aspirazioni espansioniste di Mussolini in Africa.

L’atteggiamento spagnolo nella fase iniziale potè assestarsi su una posizione neutrale fino a quando il tentativo di trovare una soluzione alla questione italo-etiopica sembrò poter avere successo ma nel momento in cui scoppiò il conflitto tra l’Italia e la Società delle Nazioni, la Spagna assecondò la politica britannica favorevole alle sanzioni, nonostante nel Governo spagnolo vi fossero esponenti filoitaliani. La politica della mano tesa verso il nostro paese fu apprezzata da Mussolini.

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La vittoria del Frente popular nel febbraio1936 non portò a un cambiamento della politica estera neutralista spagnola, limitandosi a una maggiore disposizione verso le tesi franco-inglesi. La “stretta” neutralità si tramutò, infatti, in una neutralità “benevola”. La politica estera spagnola fino allo scoppio della guerra civile «se caracterizó por vivir día a día, sin hacer previsiones ni tomar iniciativas, y cuando no quedaba más remedio que adoptar posturas definidas, se procuró que éstas no se notaran, ni en España ni en el extranjero».110

Ritornato al potere, Azaña riaffermò la volontà di cooperare lealmente con la Società delle Nazioni ma di non assumere obblighi che «no nos incumba aceptar».111

La mancanza elementi minimi di pianificazione e di programmazione della politica internazionale della Spagna fu -sostiene Ismael Saz- nascosta da Augusto Barcia Trelles, ministro de Estado del Frente (19 febbraio-19 luglio 1933). Tuttavia tale politica si distinse da quella del biennio precedente -sostiene lo storico spagnolo- per tre motivi fondamentali: «porque la diplomacia republicana recuperó la voz», per il suo impegno attivo sulla scena internazionale e per la prospettiva di collaborazione e di compromesso con gli altri membri della Lega. 112

Nel caso della rimilitarizzazione della Renania la Spagna, preoccupata della diversità di opinioni tra Francia e Gran Bretagna, mediò tra le due potenze, sostenendo con Barcia che compito della Società delle Nazioni era di stabilire se la Germania avesse o meno violato il Covenant, mentre l’applicazione di eventuali sanzioni erano un problema delle potenze locarniste, dato che nel trattato di Locarno la rimilitarizzazione era considerata un’aggressione.

Il Frente si preoccupò poi di evitare le tensioni nel Mediterraneo e lo scoppio di un conflitto nell’area. Ciò spingeva la Spagna ad opporsi a un aggravamento delle sanzioni contro l’Italia. Per Azaña un rafforzamento italiano nel Mediterraneo non era visto come qualcosa di negativo per il suo paese, anzi l’amicizia italo-spagnola costituiva uno strumento che poteva scardinare la vecchia ostilità di Mussolini contro la Repubblica. Nel maggio del 1936 la diplomazia spagnola dovette affrontare il tema di una riforma della Società delle Nazioni. Il progetto di Madariaga fu considerato come una riforma !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

110 F. Quintana Navarro, Salvador de Madariaga, op. cit., p. 121. 111 M. Azaña, Obras …, op. cit., vol. III, p. 316.

112 I. Saz, La Segunda República en la arena internacional, in S. Balfour - P. Preston (eds.), Spain and

the Great Power in the Twentieth Century, London, Routledge, 1999, traduzione spagnola Id., La España y las grandes potencias en el siglo XX, Barcelona, Crítica, 2002, pp. 64-65.

restrittiva dell’istituzione ginevrina perché prevedeva che l’art. 16 del Covenant sulle sanzioni fosse sottoposto a una «reserva general» che liberasse gli Stati di zone geografiche e politiche lontano dal conflitto dall’applicazione dell’articolo. La sconfessione del suo delegato a Ginevra condusse alle dimissioni di Madariaga che si era spinto oltre rispetto alle intenzioni del suo governo.

Il 14 luglio, quattro giorni prima dell’alzamiento, la Spagna pose fine alle sanzioni verso quell’Italia che alcune settimane dopo sarebbe intervenuta nel conflitto spagnolo a fianco dei militari ribelli.