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Mussolini e la Repubblica spagnola

I rapporti tra Roma e Madrid

2.2 Mussolini e la Repubblica spagnola

Gli anni Trenta scrive lo storico spagnolo Javier Tusell sono per la Spagna «un período de nuestro pasado en el que da la sensación de que los acontecimientos revisten una especial importancia».176

La rinascita dei sindacati e dei partiti politici nel 1930 aveva favorito la formazione di una corrente antimonarchica, composta da repubblicani, autonomisti catalani e baschi, democratici di provenienza monarchica. Il 17 settembre l’alleanza dei partiti repubblicani firmava un accordo -il Patto di San Sebastián- col quale si impegnava a cambiare la forma di governo e risolvere gli storici problemi della società spagnola: la questione agraria, il ritardo industriale e tecnologico, la perdita dell’impero coloniale, il ruolo della Chiesa, dell’esercito e degli anarchici.

Il 12 aprile 1931 alle elezioni municipali i partiti repubblicani uscirono vincitori dalle urne provocando la caduta della monarchia e la nascita della Repubblica (14 aprile). Il 13 aprile, il Capo del Governo, l’ammiraglio Aznar, ai giornalisti che gli chiedevano sulla possibiltà di una crisi di governo visto i risultati delle elezioni rispondeva: «¿Qué si habrá crisis? ¿Qué más crisis desean ustedes que la de un país que se acuesta monárquico y se despierta republicano?», mentre il sovrano era invitato con un messaggio, a lasciare la Spagna :«Su majestad debe salir del país antes de que se ponga

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176 J. Tusell, La historia de España en el siglo XX. La crisis de los años Treinta: República y Guerra, vol.

el sol (del día 14) […] Si antes del anochecer no se ha proclamado la República, la violencia del pueblo puede provocar la catástrofe».177

Il 14 aprile il paese cambiava regime e da un sistema monarchico si passava a uno repubblicano.

Cosa è stata la Repubblica? Ancora oggi si discute e la storiografia ci fornisce due visioni contrapposte. Per alcuni storici rappresenta l’epilogo di un processo di modernizzazione, iniziato dopo la grande crisi del 1898, in netta opposizione col sistema politico precedente, una monarchia dottrinaria che negli anni Venti aveva appoggiato la dittatura militare di Primo de Rivera; «la República de los intelectuales» come la definì nel quotidiano madrileno, El Crisol, Azorín (pseudonimo di José Martínez Ruiz) nel giugno del 1931; 178 la sincronizzazione storica della Spagna

all’Europa democratica; o la «Niña Bonita», come la battezzò Salvador de Madariaga179; la giovane Repubblica con molte possibilità di futuro e senza debiti col passato secondo i suoi sostenitori più speranzosi. Altri, gli storici franchisti, la considerarono come «último disfraz de la Restauración» intendendo con questa espressione che il regime repubblicano aveva condotto la deriva democratica del sistema parlamentare liberale alle sue estreme conseguenze senza liberarsi delle abitudini clientelari e cacichili, chiavi di volta del regime monarchico.180

Contro questa opinione si batteva Azaña che sosteneva che la Repubblica non era un prolungamento della Restauración senza i Borbone e che la politica repubblicana era

política españolista, de restauración de España, de recostrucción los valores históricos y espirituales de España que valen la pena de ser mantenidos en nuestra edad; no es una política de arqueólogos, sino de hombres modernos que buscan los valores abandonados por la Monarquía y que son capaces de resuscitar».181

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177 E. Suárez, Tres días de abril que revolucionaron España, in «La Aventura de la Historia», n° 90,

2006, pp. 54-60.

178 Azorín, La República de los intelectuales, in «El Crisol», 4 de junio de 1931, p. 3. 179 S. de Madariaga, España. Ensayo de Hisória contemporánea, Buenos Aires, 1944, p. 453.

180 E. Aguado Hernández, La república, último disfraz de la Restauración, Madrid, Editora Nacional,

1972.

La Repubblica fu vista dai settori sociali e politici più conservatori come una «rivoluzione» fin dalla sua nascita, una democrazia in crisi, incompleta e carente. Javier Moreno Luzón afferma che durante la dittatura franchista

la República no era más que la culminación de una historia desgraciada, la del liberalismo español, que había traicionado las esencias nacionales y se había entregado a revolucionarios y separatistas, lo cual justificaba el levamiento militar de 1936.182

Per Eduardo Gonzáles Calleja,

Las derechas antiliberales contemplaron la revolución democrática de 1931 como una patología, una secuela demagógica de la crisis del parlamentarismo que Primo de Rivera había tratado de resolver con métodos autoritarios. De ahí que acabasen por condenar indistintamente república, revolución y democracia, ya que la denuncia de la radicalidad del proyecto reformista republicano condujo de modo inevitable a cuestionar su carácter democrático e incluso su adecuación a la identidad nacional, convirtiéndolo en epítome de todos los males generados por la “anti-España”.183

La Seconda Repubblica significò cambiamento, modernità, estensione dei diritti. L’interpretazione che di essa diedero i partiti fu però differente: per alcuni rappresentava una riforma democratica, per altri un’autentica rivoluzione. I partiti republicani borghesi -tuttavia non sempre- considerarono la democrazia parlamentare come un valore assoluto, mentre per gli operai era uno stadio verso la vera rivoluzione sociale.

Cosa significò e quale fu l’atteggiamento di Mussolini verso la Repubblica spagnola? Gli avvenimenti spagnoli del 1930 e del 1931 lo impressionarono molto tanto da indurlo a scrivere sull’argomento. Qual’è il suo pensiero? Vediamo cosa scriveva nei suoi

Aforismi:

Quando un re abdica, si dimette e quindi dev’essere sostituito o da un altro re o da un presidente. Nel qual caso bisogna per forza proclamare una repubblica. L’impero non nasce mai dalle dimissioni di un sovrano. La sua apparizione è più complicata, più nobile, è più grande: nasce da una designazione muta o palese del popolo o da una vittoria (secondo aforisma).

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182 J. Moreno Luzón, Usos políticos de la Segunda República. Los años convulsos que van desde 1931

hasta 1936 se han convertido en una lucha partidista de interpretaciones, in «El País», 16 julio 2017.

183 E. González Calleja, El doloroso aprendizaje de la democracia, in «El País», 3 maggio 2015 e in E.

González Calleja, F. Cobo Romero, A. Martínez Rus y F. Sánchez Pérez, La Segunda República Española, Barcelona, Pasado & Presente, 2015, p. 13.

La Repubblica di Spagna non ha avuto -in generale- una buona stampa: nessuno ne sentiva, in Europa, l’urgente necessità. Ai fini europei è avvenimento infinitamento più importante, l’accordo navale o la mossa austrotedesca (terzo aforisma).

La Repubblica spagnola non è una rivoluzione: è un plagio. Un plagio in ritardo di ben 150 anni. Fare una repubblica parlamentare, oggi, significa impegnare il petrolio al tempo della luce elettrica (quinto aforisma)

Rivoluzione? Ma la rivoluzione è prima di tutto un movimento d’idee che si sviluppa e si universalizza: dov’è tutto ciò in Spagna? La Repubblica annuncia una serie di processi retrospettivi: i capi sono -infatti- dei grandi avvocati. (sesto aforisma)

Oggi non è più questione di repubblica o di monarchia, ma di comunismo o fascismo (nono aforisma)

La stupidità della democrazia che vive su di una enorme menzogna abbinata ad una portensosa vendita di fumo per il popolo cosiddetto sovrano, si appalesa ancora una volta nei riferimenti che taluni avanzano fra Italia e Spagna. Bisogna per far ciò, essere stupidi sino alla sublimazione. (undicesimo aforisma)

Il paradossale in tutto ciò è che i democratici non hanno rispettato la volontà della maggioranza: Zamora ha calpestato, quindi, uno dei dogmi della democrazia: il responso delle urne è stato annientato e le città hanno sopraffatto le campagne. Per instaurare il regime degli immortali pricipi, bisognava cominciare col rinnegarli.

Bisogna essere inintelligenti per prendere tutto ciò sul serio! (dodicesimo aforisma)184

Secondo lo storico danese, Morten Heiberg, gli Aforismi sono documenti tra i più importanti per capire la politica estera fascista, le questioni ideologiche e politiche degli anni Trenta e il nuovo regime spagnolo.

Se dal punto di vista diplomatico il regime fascista intrattenne rapporti col nuovo regime spagnolo, durante gli anni Trenta continuò ad estendere quella rete italo- spagnola, sorta già nel decennio precedente, il cui compito era di creare contatti a diversi livelli tra il regime mussoliniano e gli spagnoli creando le condizioni per una diffusione dell’ideologia fascista in Spagna e della quale parleremo nel prossimo capitolo.

Alcuni giorni dopo la nascita della Repubblica, da Madrid Durini di Monza suggeriva «che per avvenire nostre relazioni politiche commerciali con Spagna, sarebbe nostro !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

184 Archivio Centrale dello Stato (ACS), Segreteria particolare del Duce (1929-1943), Autografi del Duce

interesse riconoscere questo nuovo regime di fatto non appena possibile». Nel suo telegramma l’ambasciatore italiano riportava le dichiarazioni del nuovo ministro degli Affari Esteri spagnolo sulla politica internazionale del Governo e sui rapporti con l’Italia fascista:

Nostra politica internazionale sta in armonia col credo dei partiti di sinistra. È quindi naturale che aspiriamo sinceramente alla pace con tutti i Paesi. Si comprenderà tuttavia che desideriamo mantenere relazioni particolarmente amichevoli e strette con quei Paesi il cui regime politico e sociale si avvicina maggiormente a quello stabilito in Spagna. Si comprenderà egualmente che vogliamo, stringere sempre più rapporti che ci uniscono alle Repubbliche Sudamericane sorelle di razza e cultura. […] Ci astememo rigorosamente di immischiarci nel regime e nelle questioni interne di detti Paesi come non ammetteremo un intervento straniero nelle nostre, ed eviteremo persino di dare sensazione agli elementi affini che appoggiamo loro rivendicazioni anche se le riteniamo giuste. […]

A base di rispetto mutuo manterremo relazioni corrette persino con Paesi il cui regime è opposto a quello della Repubblica spagnuola.185

A contraddire queste dichiarazioni le parole di due esponenti repubblicani di spicco come Ortega y Gasset e Indalecio Prieto che dal quotidiano parigino La Liberté offrono asilo in Spagna agli antifascisti italiani e auspicano la caduta delle dittature presenti in Europa.

Il 24 aprile 1931 il regime fascista riconosceva il Governo provvisorio spagnolo. Alcuni giorni prima era giunto il riconoscimento delle altre grandi potenze: il 17 aprile quella della Francia; il 22 quello della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.

L’interesse italiano per la Spagna non si limitava solo agli aspetti diplomatici bilaterali ma si estendeva anche alla sua politica interna. Uno strumento di controllo e di monitoraggio degli affari interni spagnoli era rappresentato dalla creazione di una rete (network) transnazionale fascista che operò a partire dagli anni Venti e si sviluppò maggiormente negli anni Trenta. Della sua creazione, come dicevamo, ci occuperemo nel capitolo successivo, per adesso è necessario ricordare che la rete costituì un veicolo importante per la diffisusione delle idee fasciste in Spagna e rappresentò un mezzo di collegamento con le destre spagnole.

Ritornando agli aspetti di politica estera nel novembre 1931 Durini poneva l’accento sulla situazione italiana in Spagna e suggeriva una serie di provvedimenti da prendere se !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

185 DDI, Settima Serie, vol. X, Madrid 17-4-1931, Durini a Grandi, Roma, Istituto Poligrafico dello

non si voleva disperdere completamente la nostra influenza sul paese iberico. Il diplomatico individuava nella propaganda politica sulla stampa, nella propaganda culturale (fondazione di un Istituto di cultura italiano, di due biblioteche e invio di conferenzieri di valore e prestigio nei principali centri spagnoli, propaganda cinematrografica), nell’istituzione di linee aeree, nella cura degli interessi commerciali e industriali, le misure da adottare per competere con l’influenza esercitata dalla Francia.186

Tra la fine del 1931 e l’inizio del 1932 i rapporti con Madrid furono dominati dall’atteggiamento critico della stampa spagnola e di qualche componente del Governo verso l’Italia (si ricordi le prese di posizione assunte da alcuni quotidiani: El Socialista, da El Crisol e da Giral, ministro della Marina, sul giuramento di fedeltà al regime imposto ai professori universitari) e dalla situazione politica interna spagnola (gli scioperi dei lavoratori del gennaio 1932). A febbraio Durini inviava un telegramma in cui parlava di un suo incontro col generale Barrera e della preparazione di un golpe militare:

Egli e parecchi suoi amici, sono a capo di una organizzazione che recluta i suoi membri principalmente fra la gran massa degli ex-ufficiali, la quale si propone di opporre una salda barriera alla marea rossa che monta, per poi portare al Governo chi l’ordine e la disciplina sappia imporre e mantenere. Detta organizzazione ha già molti aderenti. […] Ora pur volendo considerale con qualche riserva l’importanza reale dell’organizzazione militare di cui parla il generale Barrera, non vi ha dubbio che essa esista e che progredisca. Il prossimo avvenire può riservarci delle sorprese.

Nell’estate del 1932 la diplomazia italiana cambiava i suoi vertici sia al Ministero degli Affari Esteri, col ritorno di Mussolini a Palazzo Chigi al posto di Grandi, sia all’ambasciata italiana in Spagna, dove a Durini di Monza succedeva Raffaele Guariglia fino a quel momento direttore generale per gli Affari politici, commerciali e privati d’Europa, del Levante e d’Africa. A proposito della sua nomina il nuovo ambasciatore a Madrid, nei suoi Ricordi, scrive:

Appena saputo delle proprie dimissioni e della sua destinazione a Londra, Grandi chiamò i suoi più vicini collaboratori, cioè Rosso e me, e ci disse che prima di lasciare il Ministero poteva ancora suggerire a !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

186 DDI, Settima Serie, vol. XI, Madrid, 30-11-1931, Durini a Grandi, R. 1987/1117, Roma, Istituto

Mussolini qualche nomina di funzionari all’estero con la certezza che le sue proposte sarebbero state accolte.

A me, Grandi offrì di scegliere fra Bruxelles e Madrid, ed io senza esitare scelsi Madrid. La Spagna mi attirava non solo per ragioni politiche, essendo quel momento assai interessante a causa della caduta della Monarchia e delle difficoltà in cui si trovava la giovane repubblica, ma anche per motivi artistici e letterari. [Interesse] a visitare un Paese ancora pieno di colore, ancora assorto in una vita tutta particolare che lo separava alquanto dal resto d’Europa e che lo rendeva difficile a studiare ed a comprendere.187

Il 31 agosto Mussolini impartiva a Guariglia le istruzioni per la sua missione in terra spagnola:

continuare […] i buoni rapporti col Governo repubblicano […, per] evitare che questo, sentendosi isolato (dato anche l’assenteismo inglese), non si adagi ancor più fra le braccia della Francia.

Che si faccia continuamente comprendere come la differenza di regime fra l’Italia e la Spagna non implica affatto una vertenza d’interessi, specie in politica estera.

Che l’Italia ha interesse a veder pacificata, rafforzata, prospera la nazione spagnola, non mancipia di nessun altro Stato estero.

Sviluppare al massimo i contatti fra la Spagna e l’Italia allo scopo di determinare quell’atmosfera di comprensione del fascismo, delle sue basi politiche ed economiche e delle sue finalità, che ora quasi non esiste.

[Bisognerà] creare il centro culturale italiano, riprendere gli studi spagnoli, avviare un intenso scambio intellettuale fra i due Paesi.

Bisognerà far comprendere che il fascismo è basato su tutta una sua propria e nuova costruzione politica ed economica, mentre l’ultima dittatura spagnola non fu altro che il risultato d’uno dei tanti pronunciamentos militari di cui è piena la storia spagnola.

Sfruttare e potenziare alcuni grandi interessi economici italiani esistenti in quel Paese (le industrie Pirelli, la partecipazione dell’Adriatica nel campo elettrico, gli sforzi della Fiat nel campo automobilistico). Combattere energicamente la piaga del fuoriscitismo italiano in Spagna.

Per quanto concerne infine le questioni coloniali, oltre all’insistere su quella generica solidarietà africana italo-spagnola, realmente esistente sia di fronte al mondo islamico, sia di fronte ad altre Potenze coloniali più forti, come la Francia, converrà:

1) - per il Marocco a) Sorvegliare strettamente le velleità di abbandono che, del resto, sembrano esistere in realtà soltanto in alcuni ambienti politici spagnoli, ed avere base di propaganda demagogica ed elettorale. Cercare di rafforzare la coscienza coloniale spagnola, ma principalmente quella dell’indipendenza e della sicurezza dello stesso Stato spagnolo,

b) Cercare di far comprendere opportunamente che in ogni caso la questione di un’eventuale cessione del Marocco spagnolo non è possibile sia trattata bilateralmente tra la Spagna e la Francia, poiché una tale !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

deprecabile eventualità verrebbe a far sorgere un problema di equilibrio mediterraneo da risolversi mediante un accordo fra tutte le Grandi Potenze mediterranee e quindi con la partecipazione « in primis » dell’Italia.

2) - Per Tangeri. Ribadire sempre il concetto della funzione di Tangeri come sbocco del Mediterraneo, e quindi dell’assoluta necessità che tale sbocco non cada sotto il dominio di una sola Potenza. Insistere sulla convenienza per la Spagna di contribuire efficacemente ad assicurare l’effettivo carattere internazionale dato alla Zona di Tangeri ed il buon funzionamento di una amministrazione veramente internazionale.188

L’attività di Guariglia in Spagna fu -come egli stesso ricorda- «un continuo barcamenar[si] fra repubblicani, sovversivi, monarchici, democratici, vecchia aristocrazia e intellettualità. Non si trattò di un doppio ma di un decuplo giuoco ».189 Nella minuta conservata nell’Archivio del Ministero degli Affari Esteri, Spagna 1 del 1932 tra i compiti del r. ambasciatore a Madrid era previsto il mantenimento di

prudenti e indiretti contatti cogli elementi di opposizione. Non tanto con gli ambienti puramente monarchici che forse sono sorpassati, ma cogli elementi cattolici e con quelli di destra, nonché con le giovani per quanto sparute avanguardie del gruppo che trae qualche ispirazione dall’esempio del fascismo italiano.

Questo invito non è presente, invece, nelle istruzioni riportate dal diplomatico nei suoi

Ricordi. È probabile che -come afferma Ruggero Moscati- esse siano state stilate dallo

stesso Guariglia.190

Nel suo primo incontro col ministro degli Affari Esteri Zulueta, il 10 ottobre 1932, Guariglia rassicurava il capo della diplomazia spagnola sull’atteggiamento del regime fascista nei confronti della giovane Repubblica:

sono venuto a Madrid colle migliori intenzioni di lavorare ad un riavvicinamento spirituale fra i nostri due paesi, cercando di neutralizzare prima e trasformare poi quelle artificiose correnti contrarie che si sono determinate negli ultimi tempi.191

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188 Ibidem, p. 193-199. 189 Ibidem, p. 206.

190 R. Guariglia, Primi passi in diplomazia e rapporti dall’Ambasciata di Madrid 1932-1934, (a cura di R.

Moscati), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1972, p. 187.

Le preoccupazioni italiane verso la Spagna repubblicana sono speculari ai timori spagnoli verso l’Italia fascista. Nel settembre 1932, l’ambasciatore a Roma, Alomar, in un colloquio con il Sottosegretario agli Affari Esteri Suvich, discuteva dell’eventualità della nascita di un centro di cospirazione contro la Repubblica nella città capitolina,

favorito dal mondo vaticano. L’Ambasciatore pensa che il centro di tale movimento si potrebbe formare intorno al Conte Rodriguez di S. Pietro, al Cardinale Segura e ai Gesuiti che si sono rifugiati. Avrebbe anche qualche informazione che intenderebbe formare a Roma una nuova Casa de España, destinata ad essere il centro di queste cospirazioni». 192

A pochi giorni dal suo insediamento a Madrid, il diplomatico italiano doveva affrontare l’affaire Herriot, ossia la visita del Presidente del Consiglio francese in Spagna, che agitava i sonni del regime. Da Parigi, infatti, Pignatti, regio ambasciatore nella capitale francese, avvertiva che il viaggio a Madrid avrebbe avuto lo scopo di «indurre il Governo spagnolo a impegnarsi a consentire un eventuale passaggio nel suo territorio truppe di colore francese».193 Mentre Grandi da Londra chiedeva a Vansittart se Governo inglese avesse particolari informazioni sulla portata di tale viaggio.194

Guariglia dal canto suo aveva informato il Governo con resoconti sulla genesi del viaggio e sull’eco del viaggio stesso sulla stampa spagnola parlando di

una manifestazione di simpatia volontariamente marcata verso la giovane Repubblica Spagnuola in piena coerenza con la politica francese tendente a legarne sempre più a sé gli atteggiamenti di politica estera profittando dei rapporti creatisi con gli attuali governanti e coi principi sociali e politici ora alla moda in Ispagna.

Il diplomatico italiano escludeva che fossero stati firmati accordi segreti tra Francia e Spagna sul passaggio delle truppe francesi stanziate in Marocco sul suolo spagnolo

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192 Appunto di una conversazione fra Suvich e l’Ambasciatore di Spagna in Italia, 3 settembre 1932, in R.

Guarigilia, Primi passi…, op. cit., Appendice B, p. 773-774. Il riferimento al conte Rodriguez di S. Pietro potrebbe riguardare Carlos Rodríguez San Pedro y Alvargonzáles Diaz de Argüellas y Menéndez del Pino (1875-1968), I conde de Rodríguez San Pedro e Presidente dell’Acción Católica de España.

193 DDI, Settima Serie, vol. XII, Parigi, 27-10-1932, Pignatti a Mussolini, T. 3711/537 R., Roma, Istituto

Poligrafico dello Stato, 1987, p. 465.

194 DDI, Settima Serie, vol. XII, Londra, 28-10-1932, Grandi a Mussolini, T. 3760 R., Roma, Istituto