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La teoria dei prospetti di Kahneman e Tversky

Nel documento ELEMENTI DI ECONOMIA E DIRITTO COGNITIVI (pagine 56-60)

4. Le nuove economie del secondo Novecento

4.2. L'economia comportamentale

4.2.2. La teoria dei prospetti di Kahneman e Tversky

Tale contributo, con ogni probabilità il più noto del duo di ricercatori israeliani, fonda quella che da allora viene definita «Prospect Theory»: una «teoria dei prospetti» che, nel vertere su come il singolo agente si rappresenti/prospetti una determinata situazione in concreto, segna un distacco profondo dalla previgente teoria delle aspettative razionali.

Da un punto di vista contenutistico, l'articolo verte sulla considerazione descrittiva dei risultati empirici ottenuti sottoponendo un gruppo di studenti universitari di diversi paesi a una serie di questionari ed esperimenti, esplicitamente in linea con la strategia sperimentale di Allais, al fine di accertare se il principio alla base della teoria dell'utilità attesa – ovvero che le utilità dei risultati delle decisioni sono considerate in base alle rispettive probabilità pre-ordinabili – sia rispettato o meno nella realtà [Kahneman, Tversky 1979, pp. 263 ss.]. Si riporta qui di seguito, a titolo d'esempio della strategia operativa adottata nell'articolo, il primo degli esperimenti presentati. In esso viene chiesto ai soggetti partecipanti di scegliere, in successione, tra le decisioni consentite rispetto a panieri diversi di

probabilità di guadagni economici (nel linguaggio del testo, «prospetti» o «scommesse»).

Problema (1). Scegli tra:

(a) 2,500 dollari con una probabilità di vincita del 33% 2,400 dollari con una probabilità di vincita del 66% 0 dollari con una probabilità di vincita del 1% (b) 2,400 dollari con certezza di vincita

Problema (2). Scegli tra:

(c) 2,500 dollari con una probabilità di vincita del 33% 0 dollari con una probabilità di vincita del 67% (d) 2,400 dollari con una probabilità di vincita del 34%

0 dollari con una probabilità di vincita del 66%

I dati riportati nell'articolo mostrano che praticamente la stessa percentuale dei soggetti sperimentali ha scelto l'opzione (b) nel primo problema (82%) e (c) nel secondo (83%). Ora, tali scelte risultano in grave contrasto con i principi della teoria delle aspettative razionali. Assunto infatti, in linea con quest'ultima, che u(0)=0, la prima preferenza implica che:

u(2,400) > .33u(2,500) + .66u(2,400) ovvero .34u(2,400) > .33u(2,500)

La seconda preferenza, dal canto suo, implica esattamente la disuguaglianza inversa: il confronto tra le stesse, così come emerse dall'esperimento, evidenzia pertanto una contraddizione interna nelle successive strategie di scelta adottate dai soggetti interpellati. Gli autori dell'esperimento annotano pure come il problema (2) sia ottenuto dal problema (1) tramite l'eliminazione di una percentuale del 66% di vincita di 2,400 dollari da entrambi i prospetti

offerti. Osservano, quindi, come questo cambiamento produca una riduzione nella desiderabilità del prospetto quando alteri il carattere dello stesso da un guadagno sicuro a un guadagno probabile, maggiore rispetto a quando sia il prospetto originale che quello ridotto risultino incerti [Kahneman, Tversky 1979, p. 266]. I soggetti sperimentali dimostrano, insomma, di preferire una vincita certa rispetto a una vincita incerta di valore superiore, ma preferiscono pure una vincita incerta con poche probabilità rispetto a una perdita certa dello stesso valore, con ciò dimostrando di dipendere fortemente nelle decisioni dal modo in cui vengono presentate loro le possibilità di scelta, fino al punto di adottare decisioni incoerenti tra loro.

A partire dalla mole raccolta di risultati del genere, Kahneman e Tversky elaborano dunque la loro teoria dei prospetti, rilevando come le persone sottostimino i risultati che sono soltanto probabili, in confronto a risultati che sono invece sicuri. «Questa tendenza, denominata effetto di certezza, contribuisce all'avversione al rischio nelle scelte che riguardino guadagni sicuri e alla propensione al rischio nelle scelte che riguardino perdite sicure. In aggiunta, le persone generalmente non danno importanza ai componenti condivisi da tutti i prospetti in esame. Questa tendenza, denominata effetto d'isolamento, porta a preferenze contraddittorie quando la stessa scelta sia presentata in forme diverse» [Kahneman, Tversky 1979, p. 263].

Per tale motivo, la teoria proposta in alternativa a quella delle aspettative razionali viene a prevedere che il valore sia assegnato alle variazioni di ricchezza o benessere piuttosto che agli assetti finali di guadagni o perdite, in linea con i principi di fondo della psicologia della percezione, secondo i quali un soggetto tende a valutare le variazioni più che le grandezze assolute. Al fine di realizzare compiutamente questo passaggio concettuale, l'articolo propone l'adozione di pesi decisionali («Decision Weights»). Più nello specifico, si tratta di pesi «inferiti dalle scelte tra

prospetti in un modo molto simile a quello in cui le probabilità soggettive sono inferite dalle preferenze nell'approccio di Ramsey-Savage. Tuttavia, i pesi decisionali non sono probabilità: non obbediscono agli assiomi della probabilità e non dovrebbero essere interpretati come misura o grado di credenza» [Kahneman, Tversky 1979, p. 280].

L'introduzione dei pesi decisionali sorregge la costruzione di una nuova funzione decisionale. In sostanza, a mezzo di una funzione di ponderazione delle decisioni (p) le probabilità assegnate dai soggetti agenti agli eventi possibili sono trasformate in pesi decisionali, mentre un'ulteriore funzione di valore (v) sostituisce la funzione di utilità tipica della teoria della scelta razionale. Combinate insieme, le nuove funzioni (p) e (v) permettono di rappresentare le anomalie decisionali riscontrate sperimentalmente nell'articolo [sul punto, per maggiori dettagli, v. Innocenti 2009, pp. 35 ss.].

La proposta così formulata si mostra, a una prima lettura, incentrata su di una pura descrizione dei processi psicologici che determinano le decisioni soggettive priva di aspirazioni di tipo prescrittivo o normativo. Pure, nel suo avanzare una nuova funzione decisionale, essa diverge profondamente dalla via aperta da von Neumann e proseguita da Savage nella direzione di una teoria quantitativa dell'utilità soggettiva, per puntare a un'impostazione incentrata sulla percezione direttamente soggettiva dell'utilità, secondo un'analisi qualitativa di tipo psicologico.

Si tratta di un passaggio fondamentale nel nuovo pensiero economico, e, anche se questo tarderà alcuni anni nel recepirlo appieno, segna un punto di svolta nella questione della razionalità dell'agente così come sin qui configurata. Ancora, secondo quanto si vedrà qui di seguito, è proprio sulla base della teoria dei prospetti che vengono edificati i successivi piani concettuali della nuova economia comportamentale.

Nel documento ELEMENTI DI ECONOMIA E DIRITTO COGNITIVI (pagine 56-60)