Anche gli Stati Uniti sono soliti usare forme di tortura, ne sono conferma i report della CIA che hanno evidenziato casi effettuati nelle carceri, primo fra tutti gli episodi di Guantanamo, in cui i detenuti venivano legati, picchiati, costretti a non dormire, a rimanere chiusi in celle quasi frigorifere, o ad indossare abiti con cubetti di ghiaccio. 49 Evans nel suo testo “prevencting torture in Europe” parla di removal of nails with pincers”, e ancora di prigionieri costretti a stare in posizioni di stress privati di luce, cibo e sonno. 50 Si cita la tortura perpetrata nel carcere di Yekaterinburg, negli Urali, dove un detenuto è stato costretto dalle guardie a tuffare la testa dentro il water. Il caso ha fatto il giro del mondo. Il messaggero.it, del 22/02/2016.
Comunque sia è sufficiente dare uno sguardo d’insieme al sistema della carceri americano, che ospitano detenuti in attesa della morte, per comprendere come anche questa sia una forma di tortura psicologica: di solito fra la condanna e il giorno della morte intercorrono molti mesi, se non addirittura anni, destano poi molta perplessità i metodi usati: la morte per iniezione letale è attualmente realizzata con la combinazione di due sostanze, un sedativo, che dovrebbe far perdere di coscienza al condannato, il pavulon che immobilizza i polmoni e il cloruro di potassio, che arresta la funzionalità cardiaca. Esistono però dei rilievi grazie ai quali si è costatato che la prima sostanza non sempre è correttamente iniettata e che il condannato rimanga così vigile a subire gli effetti delle altre due sostanze. Per questa ragione il soggetto si ritrova a sentire la propria morte e a patire sofferenze lunghe ed atroci. Tutto ciò si pone in contrasto con l’ottavo emendamento della Costituzione Americana, che stabilisce il divieto di punizioni crudeli ed inusuali. Un altro esempio arriva dai vari reports della Commissione Internazionale della Croce Rossa (ICRC) che, monitorando il rispetto dell’articolo III delle Convenzioni di Ginevra51,
ha evidenziato come alla prigione di Abu Ghraib a Bagdad, all’indomani della guerra del Golfo, le persone arrestate abbiano subito numerosi maltrattamenti (“following the arrest the man were made to knell, face and hands against the ground, as if in prayer position”52). La ICRC riferisce poi di prigionieri con il naso rotto, con le costole spezzate, con varie lesioni sul volto, con ematomi sull’addome (broken nose, several bronken ribs, skin lesions on face…) ed inoltre rimarca di come i maggiori maltrattamenti vengano perpetrati durante gli interrogatori se si è sospettati di essere “security offences or deened to 51 L’articolo sancisce il divieto di trattamenti disumani e degradanti. 52 Il far inginocchiare gli arrestati denota fin da subito la posizione di sottomissione che questi devono tenere rispetto alle guardie. J. GREENBERG e J.DRATEL, The torture papers to Abu Ghraib, New
have an intelligence value”53, in questo caso si parla di vere e proprie umiliazioni fisiche e psicologiche subite dai prigionieri, al fine di arrivare a cooperare. Tra le varie torture le più diffuse sono:
- il premere la faccia contro il suolo;
- il rimanere in isolamento senza cibo, né acqua, senza poter dormire o accedere ai bagni (solo 2 volte a settimana) e senza poter vedere l’esterno;
- il rimanere incappucciati per lunghi periodi;
- il rimanere ammanettati fino a subire serie lesioni ai nervi dei polsi;
- l’essere percossi a calci o pugni in varie parti del corpo; - l’essere minacciati a morte;
- il subire atti di umiliazioni per lunghi periodi;
- l’essere costretto a stare sotto il sole nei mesi più caldi, o al ghiaccio in quelli freddi;
- lo stare nudo o in biancheria intima schernito dalle guardie carcerarie;
A questi metodi si aggiungono i maltrattamenti subiti dalle persone in isolamento, le quali dopo essere state visitate dai medici della Croce Rossa, hanno riportato difficoltà di concentrazione, problemi di memoria, difficoltà di linguaggio, eccessi di ansia, comportamenti disturbati, fino a vere e proprie intenzioni suicidarie. Alla luce di tutto ciò si evince di come gli USA abbiano violato ripetutamente le leggi umanitarie internazionali con gli strumenti usati contro i prigionieri in Iraq, in particolar modo usando metodi di coercizioni fisica e psicologica eccessiva, fino poi a cadere nelle tanto ripudiate torture. E’ interessante poi osservare come numerosi dei militari coinvolti negli scandali alla prigione di Abu Ghraib, abbiano continuato a ritenere i loro atti necessari, senza avere nessun genere di pentimento. A
53 Sono i sospettati di reati contro la sicurezza pubblica,
conferma di ciò vi sono le dichiarazioni rilasciate dalla ex-militare dello US Army Lyndeen Enlgland, la cui foto dove tiene un prigioniero al guinzaglio ha fatto il giro dei giornali del mondo, che ha affermato che rifarebbe quanto ha compiuto, poiché ciò non è stato niente in confronto a quanto avevano fatto gli iracheni agli americani. La ICRC ha perciò inviato una serie di raccomandazioni al Governo Statunitense nelle quali si chiede di rispettare la dignità umana, l’integrità e la sensibilità delle persone arrestate, di informare le famiglie dei sottoposti a custodia, di non infliggere maltrattamenti o usare la forza nei confronti di questi soggetti. Questo perché, da quando nel 1994 gli Stati Uniti hanno ratificato la CAT,54 è stato assunto il totale ripudio di qualsiasi forma di tortura e di trattamento inumano o degradante, e il cadere in queste forme di brutale violenza danneggia l’immagine dello Stato, senza contare di quanto risulti essere in antitesi con il ripudio di ogni forma di tortura, della quale gli Usa si fanno promotori.