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8.4: Riflessioni conclusive

Dalla stesura di questo capitolo abbiamo visto come le tecniche di manipolazione psicologica della tortura siano quanto mai selvagge e sofisticate. Il soggetto sottoposto a tortura reagisce con manifestazioni gravi di angoscia, con sentimenti d’insicurezza, odio e colpa, inoltre vive in una situazione di stress continuo, di diffidenza verso gli altri; alcune forme di tortura incidono maggiormente nella mente del prigioniero, fra questi l’isolamento, il sentimento di dipendenza, i traumi sessuali. Questo martirio del corpo, oltre che fisico, comporta poi manifestazioni psicologiche irreversibili che rendono l’uomo sminuito fisicamente e intellettualmente.

Per rendere meglio l’idea si riporta un brano tratto da una lettera di una prigioniera politica tedesca nella Repubblica Federale Tedesca durante il periodo della divisione della Germania, preso integralmente dal testo “La fabbrica della tortura” di Stefano Mistura:

82 Senza contare l’esistenza di organi, ong, che vigilano sul rispetto

“la sensazione che la testa esploda, la sensazione che di fatto il cranio sta per rompersi, esplodere. La sensazione che ti fanno rientrare il midollo spinale nel cervello. La sensazione che il cervello si raggrinzi come una prugna secca. La sensazione che sei incessantemente sotto tensione, senza che ciò si veda, che sei teleguidato. La sensazione che le tue associazioni di idee vengano demolite, la sensazione di pisciare la tua anima quando non ci si può trattenere. La sensazione che la cella si muova, ti svegli apri gli occhi, la cella si muove, il pomeriggio quando il sole brilla, si ferma tutto d’un colpo. Non puoi disfarti della sensazione che ti stai muovendo, non puoi sapere perché tremi: per la febbre o per il freddo. Non puoi spiegarti perché tremi, ti stai gelando, per parlare con un tono normale, occorrono degli sforzi come per parlare con un tono molto forte, bisogna quasi urlare. La sensazione di diventare muto, non puoi capire il senso delle parole, non puoi che tirare ad indovinare, l'uso delle sibilanti s. z, è assolutamente insopportabile, i guardiani , la visita, il cortile, sembrano celluloide, mal di testa. Flash. Non è possibile stare dietro alla sintassi e alla grammatica, quando scrivi due righe e alla fine della seconda riga non puoi ricordare la prima. Una aggressività folle alla quale non esiste sfogo. La cosa più grave è la chiara coscienza che non si ha alcuna possibilità di sopravvivere, il fallimento è totale, bisogna dirlo questo, farlo capire agli altri. Dopo la visita c’è il vuoto. Passata mezz’ora puoi ricostruire meccanicamente se la visita c’è stata lo stesso giorno o la settimana precedente. Bagnarsi una volta a settimana significa potersi rilassare un momento, riposarsi, ma non dura che pochi istanti, la sensazione che il tempo e lo spazio siano imbrigliati l’uno nell’altro. La sensazione di trovarsi in mezzo tra specchi deformati, di essere titubanti, poi di una spaventosa euforia, perché senti qualche cosa a causa della differente acustica che c’è di giorno e di notte. La

sensazione che il tempo scorre, che il cervello si dilata di nuovo, che il midollo spinale ridiscende, e tutto ciò durante parecchie settimane, la sensazione che ti abbiano strappato la pelle……”

Capitolo 9: Guarire dalla tortura

E’ giunto adesso il momento di affrontare l’ultimo tema di questo elaborato, ossia se sia possibile guarire dalla tortura. Che la tortura sia diffusa in molti paesi è ormai cosa detta, basti pensare che dai dati forniti dalla Rivista di medici contro la tortura del 200083, l’87% delle persone visitate dopo aver subito tortura era di sesso maschile, il 35% ha dichiarato di essere oppositore ai regimi del paese di origine, il 17% di essere un amico o un parente di un oppositore, il rimanente 47,5% che non ha interessi politici, il 60% che ha ricevuto due o più tipi di tortura durante il periodo di detenzione.84 Sappiamo poi che la tortura è la principale forma di annientamento della dignità umana; resta da capire se ci possa essere un margine di miglioramento per i soggetti che l’hanno subita; rispondere ad un tale interrogativo non è semplice, poiché la tortura lascia delle tracce profonde, talvolta indelebili in colui che l’ha vissuta. La tortura infatti non è solo brutalità, la tortura è anche tecnica, e come tale ha i suoi metodi, i suoi generi, i suoi diversi modi, come è possibile quindi vivere dopo aver subito la falaka85, dopo essere stati sospesi in aria86, dopo aver subito scosse elettriche? 83 Amnesty International, guarire dalla tortura, da vittime a testimoni, A.TAVIANI (A cura di), Roma, il pensiero scientifico, 2002, dati presi da Rivista medica 2000; vol.6,3-4:87-56. 84 Le vittime provengono per lo più dai paesi africani, mediorientali, e sudamericani. 85 Metodo che presuppone l’applicazione di forze contundenti ai piedi, fino a provocare invalidità permanenti alla deambulazione. 86 Tra i metodi di sospensione maggiormente praticati si segnalano quello a croce, quello detto del macellaio (fissando in aria le mani, oppure i piedi), quella detta a pappagallo (le ginocchia sono

Per tutte queste ragioni esistono numerosi enti, associazioni, comitati, che controllano per la prevenzione di tortura e per il recupero della persona torturata, fra questi anche l’associazione “Medici contro la tortura”, nata a Roma nel 1999, il cui compito è quello di fornire assistenza medica, psicologica e sociale alle vittime di tortura, provenienti da qualsiasi paese del mondo. Questi professionisti si prendono cura delle vittime, tentando di aiutarli a superare il male subito, documentano e denunciano i vari trattamenti messi in pratica dai torturatori, sensibilizzano l’opinione pubblica, le forze sociali e politiche sul problema delle vittime, affinché possano mettere in atto modalità di accoglienza, assistenza, cura ed inserimento adeguati alle varie realtà, propongono la costruzione di centri di riabilitazione delle vittime.