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5.7: La tortura in Turchia

Lo stato turco, all’articolo 13 della sua Costituzione proibisce la tortura affermando che “ciascuno ha diritto alla vita, alla protezione, e diritto di sviluppare la sua identità materiale e spirituale. L’integrità fisica della persona è inviolabile, eccetto i casi di necessità medica, e casi prescritti dalla legge, non sarà sottoposto ad alcun esperimento scientifico, o medico, senza il suo consenso. Nessuno sarà sottoposto alla tortura o maltrattamento, nessuno sarà sottoposto alle pene, o a trattamenti incompatibili con la dignità umana”. Tuttavia, secondo i dati di Amnesty International a fine anni ’80 i 250.000 arrestati politici

sono stati tutti torturati. La tortura non risparmia nessuno, ragazzi, ragazze, genitori di fronte ai propri figli, donne di fronte ai propri mariti; molti dei diritti sanciti nella “Convenzione per la prevenzione della tortura e dei trattamenti disumani o degradanti”,55 sono stati barbaramente violati, repressi e per fino calpestati, in particolar modo contro la popolazione curda, che rivendica libertà di pensiero, di espressione, di coscienza, di credo, di stampa... I metodi maggiormente usati sono stati la tortura fisica e la violenza sessuale, questo in presenza di familiari, per marcare fortemente il senso di umiliazione. Una giovane curda, Saadat Akkya di sedici anni ha raccontato ad Amnesty International:

“sono stata interrogata da 7 o 8 poliziotti che gridavano e dicevano parole oscene; mi hanno tolto la giacca, la blusa, il reggiseno, poi mi hanno fatto salire su una sedia, hanno messo degli straccia attorno alle mie braccia, e mi hanno legata ad una croce con delle corde; quando hanno tolto la sedia io penzolavo per le braccia, quindi mi hanno dato scosse elettriche alle punte delle dita e dei capezzoli. Dopo un po’ di tempo hanno smesso. Nonostante io opponessi resistenza e gridassi mi hanno tolto la gonna e le mutande, tutti i poliziotti hanno continuato a toccarmi, un poliziotto nudo mi ha violenta e poi mi hanno dato nuove scosse, due poliziotti mi tenevano con le gambe divaricate, io ero in preda al panico e urlavo. Sono stata percossa in vagina con il fondo di una bottiglia, poi sono svenuta. Non so cosa sia successo dopo. Quando ho ripreso conoscenza mi hanno riportata in cella, ero stata interrogata per sette ore. Tutte le mie mutandine erano coperte di sangue. Le perdite continuarono per cinque giorni. Sebbene chiedessi

55 Tra questi il diritto all’assistenza di un avvocato, il diritto di

informazione nei confronti dei proprio familiari, il diritto di informazione sui propri diritti, il diritto di essere visitati da un

costantemente di vedere un dottore, non mi concessero una visita medica. La tortura continuò per quindici giorni.”56

Sedat Karuduman, arrestato nel febbraio 1987 ha raccontato:

“fui sottoposto alla falaka e i poliziotti saltavano su e giù per il mio corpo. Fui bagnato con acqua fredda con idranti. Fui costretto a sedere su una bottiglia che mi penetrava il retto. A causa della tortura e della corrente elettrica avevo lividi sulle spalle e sul corpo. Alcune parti a sinistra mi diventarono violacee. LA tortura durò per circa undici giorni e per il resto del tempo provarono a cospargermi sul corpo di sale ed altre sostanze. Una delle tortura più terribili fu quando mi colpivano le estremità con un cavo elettrico. Era orribile perché non sapevo mai quando queste piccole scosse stessero per arrivare.”57

A Dyarbekir, capoluogo del Kurdistan turco, gli squadroni della morte hanno diffuso un terrore senza precedenti: rapimenti, stupri, morti, sparizioni, processi svolti a porte chiuse; addirittura gli avvocati dei prigionieri vengono arrestati e torturati. Negli anni ’90 la situazione non è assolutamente cambiata, anzi è andata ulteriormente peggiorando: i metodi di tortura sono divenuti più raffinati e progrediti e raramente lasciano segni fisici: tra questi si segnalo bastoni elettrici a pile, equipaggiamenti di elettroshock…molte vittime hanno raccontato di essere state bendate, bagnate con acqua fredda, colpite nelle parti intime e costrette a sopportare ripetute sedute di elettroshock. A questo si aggiunge l’essere stati costretti a rimanere nelle celle di isolamento al buio, per giorni e giorni. In Turchia la tortura è praticata in nome della protezione del “forte” stato turco, contro gli attacchi delle

56 J. MUSTAFA, Turchia: tortura e trattamenti inumani e

degradanti, Pisa, 1994.

popolazioni minoritarie. 58Detto questo risulta essere chiaro come anche lo stato turco non si sia dimostrato essere all’altezza di rispettare gli obblighi internazionali di repressione di forme di tortura e trattamenti inumani o degradanti.

5.8: Conclusioni

Dopo aver analizzato le varie forme di tortura usate in alcuni degli stati maggiori del mondo ci possiamo rendere conto di quanto questa possa essere la cosa più umiliante ed odiosa che un uomo possa praticare o subire; essa lascia tracce indelebili nella mente della vittima e in quella del suo aguzzino. Il riferimento a qualsiasi fattore psicologico, culturale, sociale, non è sufficiente a permettere il suo utilizzo, tanto più che si sono ormai formate società multietniche, multiculturali. E’ chiaro che la tortura affondi le sue radici nella c.d. “questione di sicurezza dello stato”, la storia ce lo dimostra, le vicende dei popoli ce lo confermano. La tortura ha lo scopo di reprimere il dissenso, attraverso l’isolamento, l’umiliazione, il dolore fisico e mentale. Ma in un mondo dove vengono sanciti in numerose convenzioni i diritti umani, in un mondo fatto di mutamenti culturali, giuridici e sociali è forse il momento di iniziare a rispettare il divieto di tortura e non solo di limitarsi ad inserirlo nella propria Costituzione.

58 Si segnala come nei processi contro imputati curdi vengano

costantemente ripetute le parole “tu sei turco, devi dimenticare di essere curdo” . J.MUSTAFA, Turchia: tortura e trattamenti inumani

Capitolo 6: L’importanza dei diritti umani

Si è parlato molto spesso di diritti umani: nei parlamenti statali, sui giornali, nelle organizzazioni internazionali; di solito se ne parla per sottolinearne l’importanza, oppure per denunciare i governi che li calpestano. Alcuni paesi, fra cui l’Italia, si limitano ad annoverarli come pilastri della propria Costituzione.59 Per diritti umani intendiamo l’insieme delle libertà civili, dei diritti politici, e dei diritti economico/sociali che riguardano gli esseri viventi. Tuttavia, forse anche a causa della diversità delle varie culture, è estremamente difficile dare una visione che sia universale di questi diritti. Un esempio può essere doveroso per spiegare meglio il concetto. Si pensi alla pratica dell’infibulazione: per noi occidentali essa incarna una delle peggiori barbarie inflitte nei confronti della popolazione femminile di religione musulmana, tuttavia molti popoli continuano a praticarla e molte donne lo considerano parte integrante della loro cultura, nonostante i dolori subiti. Quindi forse sarebbe più opportuno spostare l’attenzione su un altro punto, ovvero non partire subito dal paradigma che essa sia per forza una tortura, quanto piuttosto insegnare che è possibile sottrarvisi, nel momento in cui una donna non è d’accordo col farlo, oppure magari istruire medici di ruolo nella pratica e farlo diventare un’operazione a tutti gli effetti. 60Sono molti i testi che vigilano il rispetto dei diritti umani, si pensi alla Carta dei diritti dell’uomo, alla Convezione europea per i diritti dell’uomo, alla 59 Recita l’articolo 2 della Costituzione Italiana: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità. 60 Di questa idea A.CASSESE, I diritti umani oggi, Bari, Laterza,

Carta europea contro la tortura e i trattamenti disumani e degradanti. Allo stesso modo sono molti anche gli organi che monitorano la tutela di questi diritti (fra cui la Corte europea dei diritti dell’uomo, varie organizzazioni internazionali…). Perciò è necessario spostare l’attenzione sull’analisi di questi diritti ed in particolar modo sul cercare di capire che cosa sia la tanto citata dignità umana protetta e decantata da tutte questi fonti internazionali.