• Non ci sono risultati.

AMMINISTRAZIONE E POLITICHE LINGUISTICHE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

10. La traduzione di testi amministrativi bilingui

Il lavoro di normazione terminologica a cui contribuiscono il centro EURAC e la Commissione paritetica di Terminologia costruisce l’edificio linguistico di base su cui si basa l’attività traduttiva di testi normativi e amministrativi in Alto-Adige. Viene così messa a disposizione di traduttori e dipendenti amministrativi una fonte terminologica bonificata dall’abbondanza di sinonimi tedeschi, più univoca rispetto al passato e soprattutto in armonia con i termini giuridico-amministrativi in uso nelle aree tedescofone. La cornice giuridica che definisce l’attività traduttiva in Alto-Adige è definita principalmente dagli Art. 99 e Art. 100 del nuovo Statuto di Autonomia, che sanciscono la parificazione tra lingua italiana e tedesca, e dall’Art. 1 del DPR 752/1976, che pone come prerogativa per l’assunzione nell’amministrazione pubblica il superamento dell’esame di bilinguismo. Per quanto concerne le modalità di traduzione di testi giuridici e amministrativi, le norme di attuazione in materia di uso della lingua definiscono aspetti inderogabili del processo di traduzione: l’Art. 4 obbliga a dare la stessa evidenza e rilievo tipografico ai testi tradotti e a riportarli uno di fianco all’altro. L’Art. 6 invece impone l’uso della terminologia normata dalla Commissione Paritetica di Terminologia durante le attività di redazione e traduzione di testi giuridico-amministrativi. Le norme di attuazione del D.P.R. 574/88 non considerano però la predisposizione di un’istituzione ufficiale per il controllo e la validazione delle traduzioni fatte all’interno dell’amministrazione. L’unico ente predisposto alla traduzione e alla revisione dei testi amministrativi e normativi più importanti è oggi rappresentato dall’ Ufficio per le questioni Linguistiche in seno all’amministrazione Provinciale; se si esclude l’operato dell’Ufficio per le questioni linguistiche, non esiste nella provincia di Bolzano una sistematizzazione dei processi traduttivi istituzionali per l’intera amministrazione (De Camillis & all: 2017, p. 6). Al di fuori dei testi che rientrano nelle competenze della Ufficio per le questioni linguistiche (perlopiù testi di leggi o atti amministrativi provinciali), le altre tipologie di testi in seno all’amministrazione vengono tradotti all’interno delle singole ripartizioni dagli stessi dipendenti e raramente da traduttori professionisti.

Secondo il ‘Contratto collettivo di Comparto sull’ individuazione e ascrizione dei profili

professionali del personale Provinciale’ (8 marzo 2008), rientra tra i compiti generali dei

dipendenti provinciali quello di tradurre i testi in lingua italiana, tedesca e, se previsto, ladina (Art. 2). In virtù delle loro competenze linguistiche, certificate dall’esame di bilinguismo, i dipendenti provinciali vengono chiamati a tradurre i testi della quotidianità amministrativa in entrambe le direzioni (dalla madrelingua alla seconda lingua e viceversa), a rielaborare traduzioni fatte da terzi, senza avere una formazione specifica in ambito traduttivo. I ‘dipendenti-traduttori’ (De Camillis & al:2017, p. 7) devono così svolgere attività di traduzione senza una formazione adeguata e soprattutto senza che le loro abilità traduttive siano state verificate dall’esame per il bilinguismo che non prevede un esame di traduzione scritta.

L’impiego dei dipendenti nell’attività di traduzione di testi amministrativi comporta due risvolti negativi per quel che riguarda la produzione di testi amministrativi bilingui: la mancanza di uniformità dei processi traduttivi e la mancanza di tempo necessario per tradurre

32

e revisionare i testi. Queste criticità sono emerse nel corso di un’analisi esplorativa all’interno dei processi traduttivi dell’amministrazione di Bolzano condotta dalla Direzione generale della Provincia in collaborazione con il centro EURAC Research (De Camillis & al: 2017). I risultati dell’analisi riscontrano spesso una grande differenza rispetto alla mole di lavoro traduttivo che le diverse ripartizioni devono affrontare, registrando esperienze agli antipodi per cui in certe ripartizioni l’attività traduttiva è quasi un’attività quotidiana, mentre in altre l’attività traduttiva è piuttosto discontinua e sporadica. Anche la metodologia seguita nel tradurre i testi varia da ripartizione a ripartizione e dimostra come gli impiegati abbiano sviluppato nel tempo metodi diversi per poter imparare a tradurre. In questo senso la metodologia usata dagli impiegati spazia dalla semplice traduzione letterale del testo, a processi di traduzione organizzati in due fasi, una di traduzione svolta da un collaboratore esperto e una di revisione svolta da un collaboratore madrelingua. Solo raramente l’analisi ha registrato il ricorso da parte delle ripartizioni a professionisti esterni. A questi aspetti si aggiunge anche la formazione eterogenea dei dipendenti stessi, per cui la traduzione è affidata sia a dipendenti con un diploma di laurea, sia a personale con un diploma di maturità e che si differenziano anche per luogo di formazione37.

10.1 Le caratteristiche dei primi testi bilingui: l’interferenza dell’italiano

Per decenni durante i primi anni ‘70 critici della lingua e linguisti denunciarono un numero di inferenze italiane troppo alto nella lingua tedesca tirolese. Nonostante la promulgazione delle norme di attuazione sull’uso della lingua italiana e tedesca, era costante il timore che avvenisse la temuta assimilazione culturale tra il gruppo italofono e germanofono e che questo si sarebbe avverato proprio attraverso l’influenza della lingua italiana su quella tedesca. Timori di questo tipo vennero espressi da Hand Benedikter, esponente politico degli anni ‘70 che denunciò un progressivo impoverimento della lingua tirolese a causa del fenomeno dei prestiti dalla lingua italiana (Baur & al: 2008, p. 127). Benedikter denunciò la generale tendenza, soprattutto tra i tirolesi più giovani, non solo a ricorrere all’italiano nelle conversazioni informali, ma anche una generale assenza della lingua tedesca all’interno dell’amministrazione, per cui in molti comuni tirolesi i testi amministrativi rimanevano in italiano. In linea con quanto denunciato da Benedikter, anche l’assessore al Consiglio provinciale Anton Zelger, espresse in quegli anni il proprio timore che l’italiano potesse divenire l’unica lingua ufficiale e standard in Sudtirolo. Secondo l’assessore Zelger il pericolo non era rappresentato tanto dall’uso nelle comunicazioni orali di espressioni tipicamente italiane, quanto dalla presenza di italianismi nel linguaggio amministrativo in tedesco:

La cosa più grave, in prospettiva, è la presenza di italianismi nel nostro linguaggio amministrativo: il fatto che ormai, per pigrizia, non traduciamo più nemmeno quei termini tecnici che ci sono stati trasmessi in italiano; oppure li traduciamo in modo che non siano più comprensibili.’

(Baur & al: 2008, p. 131)

Quanto affermato dall’assessore Zelger riconfermato nel 1975 dal primo trattato sulla lingua tedesca in Sudtirolo il quale confermò l’altissimo numero di prestiti italiani nella lingua tedesca. Tali testi erano perlopiù traduzioni della versione italiana dei testi giuridico-amministrativi e altamente influenzati dal testo originario (Abel & al: 2010, p. 227). Il risveglio bilingue dell’Alto-Adige si rivelò, per lo meno dal punto di vista del linguaggio

37 Alcuni dei dipendenti si sono formati in paesi di madrelingua tedesca, altri invece riferiscono di aver maturato esperienza professionale in altre regioni italiane e solo in pochi si sono formati in Alto-Adige.

33

giuridico-amministrativo, dominato da una lingua sola: l’italiano (S.Coluccia, in Pasinato: 1999, p. 282). Prima della nascita dell’Ufficio per le questioni linguistiche nel 1975, i testi amministrativi tradotti in tedesco erano altamente influenzati dall’originale in italiano. Questo dato di fatto è documentato dall’utilizzo all’interno dei testi tradotti in tedesco di parole italiane quali ‘scheda’ al posto di Zettel, ‘vaglia’ al posto di Postanweisung fino alla creazione di una vera e propria lingua mista come nell’esempio ‘Diese pratica liegt beim Servizio Sanitario für

einen parere’ (Baur & al: 2008, p. 129).

Più avanti, negli anni ‘80, durante un convegno organizzato a Bressanone dall’università di germanistica di Innsbruck, i linguisti chiamati a partecipare confermarono il fenomeno dei prestiti linguistici dall’italiano al tedesco locale, senza però allarmare riguardo al decadimento della lingua sudtirolese in quanto la presenza di neologismi tedeschi dimostrava come la lingua fosse in grado di attutire la pressione esercitata dalla lingua Ufficiale dello Stato. La maggior parte dei testi amministrativi in tedesco continuavano però a basarsi su un modello testuale italiano e i motivi di questa dipendenza dall’originale è attribuibile sia alla trascurata formazione degli impiegati pubblici riguardo all’uso del tedesco in ambito amministrativo, sia a quanto espresso dall’Art. 99 del Nuovo Statuto di Autonomia, secondo cui ‘La lingua

italiana fa testo negli atti aventi carattere legislativo e nei casi nei quali dal presente Statuto è prevista la redazione bilingue.’ Questo significa che in caso di dubbi sull’interpretazione di

un testo bilingue, sia esso amministrativo o legislativo, è la versione italiana del testo a essere giuridicamente vincolante. Questi aspetti hanno inevitabilmente influenzato la qualità delle traduzioni di testi amministrativi in tedesco, inficiando per un primo periodo la credibilità o affidabilità dei testi tradotti in tedesco, per cui per un certo periodo si diffuse tra gli impiegati pubblici il motto: ‘Isch ja eh lei der deitsche Text’, “si tratta solamente del testo tedesco”, come a dire che nel testo italiano fosse detto già tutto e non ci fosse bisogno di sforzarsi troppo per limare la versione in tedesco. (W. Aufschneiter, in Veronesi: 2000, p. 223). La traduzione venne per un certo tempo vista più come un noioso obbligo da sbrigare, che come parte fondamentale del processo di produzione chiara e democratica di testi giuridico-amministrativi bilingui.

Il rilievo giuridico della versione italiana dei testi bilingui ha nel tempo scemato il suo impatto sulla qualità delle traduzioni in tedesco e questo grazie all’intensificazione dell’attività di normazione terminologica e al lavoro dell’Ufficio per le questioni linguistiche, che nel suo lavoro di revisione dei testi giuridico-amministrativi, verifica attentamente che il contenuto comunicativo tra i due testi sia identico e soprattutto che le due versioni del testo siano idiomatiche nelle due lingue. Rimane tuttavia l’obbligo di redigere i testi amministrativi bilingui uno a fianco all’altro e con la stessa evidenza e rilievo tipografico (Art. 6, D.P.R 574/88) a causa del quale spesso si perde molto il carattere idiomatico delle traduzioni in tedesco dei testi amministrativi. Secondo J. Woelk (Veronesi: 2000, p. 216) questa strutturazione dei testi bilingui crea uno ‘Spiegelbildeffekt’, un effetto di immagine riflessa, per cui il testo tedesco si riflette sul modello in italiano tanto da non rispettare più alcune peculiarità della lingua tedesca. Così nella versione tedesca del testo si trovano termini come

Abteilung für Kultur per tradurre il termine italiano ‘Ripartizione per la cultura’. Si ricorre a

una traduzione letterale del sintagma italiano, quando invece la creazione del composto

Kulturabteilung risulterebbe molto più idiomatico. In altri casi la redazione parallela di testi

in italiano e in tedesco porta a non rispettare quelli che sono i termini propri del linguaggio giuridico tedesco. Un esempio è rappresentato dalla traduzione del termine ‘Ministero degli affari esteri’ tradotto dal sintagma Ministerium für auswärtige Angelegenheiten, che risulterebbe di difficile comprensione per un giurista tedesco abituato a riferirsi allo stesso concetto attraverso il termine giuridico Auβerminister.

34

PARTE III:

ANALISI DEI TESTI BILINGUI DELL’AMMINISTRAZIONE DI