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EUROPEE/AMMINIST RATIVE:13-31/05/

5.3 La vittoria di Federico Pizzarotti a Parma

Se dopo il V-Day, come abbiamo visto, le reazioni della scena politica e dell’informazione italiana sono state diverse e varie, fra la sorpresa per i risultati ottenuti dalla manifestazione, la preoccupazione per possibili svolte qualunquiste e le perplessità riguardanti le reali velleità di Grillo a livello politico, certamente la vittoria di Federico Pizzarotti alle elezioni amministrative di Parma, nel 2012, non ha potuto non far prendere coscienza ai detrattori del Movimento5 Stelle ( nel frattempo fondato a Milano) del clamoroso peso politico che esso andava assumendo, e ai suoi sostenitori che stavano diventando parte di una realtà forte, che poteva davvero rappresentare quella “terza via” propugnata ai tempi della manifestazione dell’8 settembre.

In realtà le amministrative del maggio 2012 hanno sancito la vittoria dei candidati sindaci del M5S in altri tre comuni, con Marco Fabbri a Comacchio, Jacopo Maniero a Mira, in provincia di Venezia, e Roberto Castiglion a Sarego, Vicenza; ma è indubbio che il risultato di Parma sia apparso, sia a livello politico che mediatico, il risultato più eclatante, essendo stato, quello di Federico Pizzarotti, il primo trionfo per un candidato 5 Stelle in un capoluogo di provincia, una città storicamente ed economicamente importante per il paese, con problemi quindi altrettanto importanti da risolvere. Pizzarotti è riuscito a battere, ribaltando completamente i pronostici, il candidato del PD, Vincenzo Bernazzoli, al secondo turno.

<<primo cittadino grillino, anzi del Movimento 5 Stelle, di un capoluogo di provincia, passato dal 19,5% di

voti del primo turno al 60,2% di ieri.>>

80 Pizzarotti, rispetto al primo turno del 6 e 7 maggio, in sole due settimane è riuscito a triplicare la propria percentuale di voti, aggiudicandosi il posto da primo cittadino.

Un aspetto su cui i giornali, fin dai giorni immediatamente precedenti il ballottaggio, e quelli subito successivi alla vittoria di Pizzarotti, hanno puntato, è stata proprio la redistribuzione dei voti: come è stato possibile arrivare a triplicare le preferenze a favore del candidato 5 Stelle, fino a raggiungere uno schiacciante 60%? Ecco allora che si parla di voti spostati dal centrodestra al Movimento che, in concomitanza con il maggior livello di astensionismo registrato al ballottaggio, avrebbero favorito la vittoria di Pizzarotti. E' sicuramente un aspetto analizzato da "La Repubblica":

<<E sono tanti i militanti degli altri partiti che accolgono con interesse l’ascesa del Movimento. “Da

leghista convinta sono molto contenta dell’ascesa dei grillini.>>

[Carmine Saviano, “La Repubblica”, 7 maggio 2012]

<<Bernazzoli se ne fa una ragione, “questa è la democrazia, auguri a Pizzarotti, spero faccia le scelte giuste”, ma non rinuncia a dare la sua spiegazione del sorpassone: “C’ è stata una saldatura tra voti della destra e voti grillini, annunciata e puntualmente praticata”[…] Certo, Pizzarotti ha fatto il pieno dei voti di tutte le liste del centrodestra non arrivate al ballottaggio, soprattutto quella dell’ex sindaco civico, l’eterno kingmaker Elvio Ubaldi>>

[Michele Smargiassi, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

<<.[…] i sondaggi danno il M5Stelle ancora in crescita e molti elettori del centrodestra al ballottaggio

hanno votato per loro.>>

[Beppe Persichella, “La Repubblica”, 23 maggio 2012]

Anche "Il Corriere della Sera" si focalizza sui motivi che possono aver giocato un ruolo fondamentale nello spostamento degli equilibri di voto:

<<…Federico Pizzarotti, l’informatico di 39 anni che al primo turno ha fatto mangiare la polvere a un big della politica locale come il centrista Elvio Ubaldi[…]. Attorno a lui, però, si gioca un’altra partita. Ubaldi è stato il primo a farci un pensierino, subito dopo la sconfitta al primo turno: “ Al ballottaggio potremmo votare Pizzarotti, è lui la novità” disse. Poi è partita la giostra del Pdl. Che ufficialmente lascia libertà di scelta, ma dietro le quinte raccontano di sms che invitano a votare per i grillini “per non dare la città in pasto alla sinistra”. Rumors che hanno messo in allarme quelli di Sel, subito partiti in quarta:” Tra i sostenitori di M5S si stanno accalcando i personaggi più compromessi del centrodestra che ha messo in ginocchio la città”.>>

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<<C’ è una singolare sintonia di toni fra il Pdl e il comico populista Beppe Grillo.>>

[Massimo Franco, “Il Corriere della Sera”, 23 maggio 2012]

"Il Corriere" tuttavia non avalla solamente l'ipotesi di una "migrazione" di voti dal centrodestra al candidato 5 Stelle, sottolinea anche l'importante percentuale di astensionismo che, rispetto al primo turno, è stata molto più alta e perciò probabilmente non può essere esclusa dall'insieme delle concause:

<<Il primo dato significativo dei ballottaggi è il crollo dell’affluenza. Nelle regioni a statuto ordinario ha votato il 51,38% contro il 65.36% del primo turno. Il decremento, quindi, è stato del 13,98%. […] All’incirca un cittadino su due ha preferito disertare le urne.>>

[Lorenzo Fuccaro, “Il Corriere della Sera”, 22 maggio 2012]

Anche “La Repubblica” sottolinea il forte tasso di astensione:

<<Lo dice il pericoloso aumento dell'astensionismo, che ai ballottaggi è cresciuto di 13 punti rispetto al primo turno di due settimane fa e di 11 punti rispetto al secondo turno del 2007.>>

[Massimo Giannini, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

Come abbiamo avuto modo di intuire attraverso il profilo socio-demografico dell'elettorato Cinque Stelle tracciato nel capitolo terzo, il Movimento 5 Stelle ha rappresentato soprattutto un "cuscinetto di assorbimento" per persone sfiduciate dal contesto politico attuale, perciò, probabilmente, molto più vicine all’astensionismo elettorale, o con un passato politico più vicino alle idee del centrosinistra; volendo individuare gli unici partiti che riscuotono un debole successo, ma sarebbe più corretto dire "meno insofferenza" all'interno degli aderenti al M5S, troviamo Sel, soprattutto per ciò che concerne le politiche energetiche e ambientali, e l'Idv, come peraltro era già intuibile dalle parole di stima rivolte da Grillo a Di Pietro dopo il V-Day [ Biorcio e Natale, 2013, 59]. Dunque ci devono essere ragioni più profonde e più radicate che spieghino il risultato clamoroso delle amministrative del 2012, e sarebbe troppo semplicistico ricondurre il tutto solamente ad uno spostamento dei voti dell’elettorato di centrodestra, come ben evidenziato da Michele Smargiassi su "La Repubblica":

<<Masse di voti così non si muovono a comando. E’ successo qualcosa di più profondo, a Parma, di un machiavellismo politico. […] non ci sono solo ragazzi con lo smartphone, ci sono settantenni come

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Magnani e Zivieri, che hanno votato Bernazzoli ma che scoprono con stupore che “non ci dispiace poi tanto com’è andata, vediamo come se la caveranno questi ragazzi qui, speriamo che a Roma qualcuno si svegli”. [ …] Questa è una città stufa marcia dei suoi poteri storici, e anche dei vecchi contropoteri, ma nessuno dei partiti tradizionali l’ha capito.>>

[Michele Smargiassi, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

La volontà popolare corrisponderebbe quindi a qualcosa di totalmente nuovo e diverso, rispetto ai partiti tradizionali, a prescindere da destra o sinistra; questo sembra essere almeno il concetto ben riassunto da Massimo Gianni sullo stesso quotidiano:

<<Sfiancati da un ventennio di Forza Italia, gli elettori ora chiedono con forza un’ “altra Italia”.>>

[Massimo Giannini, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

Ed è proprio questo che intende dire Grillo quando, subito dopo i voti conquistati da Pizzarotti al primo turno, afferma dal blog di “aver preso Stalingrado, e di voler puntare a Berlino” [www.beppegrillo.it, 21 maggio 2012]: come fosse una lunga, estenuante battaglia in cui il Movimento era riuscito per la prima volta ad assestare un duro colpo ai saldi poteri tradizionali, prima di puntare ad obiettivi ben più ampi, ovvero le elezioni nazionali che si sarebbero tenute l’anno successivo.

Un non partito, che per sua volontà continua ad essere tale, ma che necessariamente non può più essere ignorato dalla scena politica italiana; se già il V-Day aveva mostrato i primi sintomi di una insoddisfazione generale e diffusa verso “la casta”, le amministrative del 2012 non fanno altro che confermare le impressioni.

<<”Non siamo antipolitica. Siamo una nuova forza politica”. Così parlò Beppe Grillo. Il comico genovese affida a Twitter il primo commento sul boom del Movimento alle elezioni amministrative. Una nuova forza politica che fa il pieno[…] . Tutto in nome di una democrazia senza intermediazioni, per ricucire la frattura tra cittadini e politica[…] “Il Terzo Polo siamo noi”, “Adesso vogliamo più attenzione da parte di tutti, partiti e mass media”[…]. In tanti cercano di spiegare a caldo le ragioni del successo della forza politica ispirata da Beppe Grillo. Mediocrazia, marketing politico, il richiamo al senso comune e i continui attacchi alla casta.>>

[Carmine Saviano, “La Repubblica”,7 maggio 2012]

<< Quel che è stato seminato in cinque anni, dal giorno del “V-day” di Bologna, il giorno del primo Vaffa, ora questo wikimovimento a due facce, fatto di migliaia di ragazzi entusiasti che ascoltano gli oracoli di un

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solo vecchio comico, raccoglie a piene mani, come sperava, come gli altri temevano, come nessuno forse credeva, trattenendo nell'agorà della politica voti che forse sarebbero fuggiti nell'astensione.>>

[Michele Smargiassi, “La Repubblica”, 8 maggio 2012]

Dalle vittorie di Pizzarotti e degli altri tre candidati inizia a delinearsi l'importanza sempre maggiore che il M5S sta assumendo nello scenario politico italiano, e a rafforzarsi quel ruolo di “terza via”, di alternativa tra destra e sinistra ma anche rispetto all'altra unica scelta possibile, l'astensionismo; il quale, pur rimanendo su percentuali piuttosto alte, trova però una valvola di sfogo che gli dia un peso specifico maggiore e, soprattutto, più opportunità partecipative, proprio nel Movimento. La svolta verso un ritorno alla democrazia “popolare” intrapresa dal Movimento, peraltro, si evince anche dall'osservazione delle caratteristiche personali dei candidati che, come accennato nei capitoli precedenti, a proposito della composizione socio-demografica, incarnano una tipologia nuova rispetto ai candidati “tradizionali”, sia per professione che per questioni anagrafiche:

<<”E intanto, fate attenzione: l'età media dei quattro sindaci è di 31 anni e mezzo”.>>

[Massimo Calandri, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

<<Intanto i neo consiglieri prendono lezioni di diritto amministrativo. Il più giovane di loro, Andrea de

Lorenzi, compirà 21 anni a giugno ed entrerà in Consiglio con in tasca un diploma del liceo scientifico […]. Con lui ci saranno altri quattro under 30>>

[Benedetta Pintus, “La Repubblica”, 23 maggio 2012]

<<Solo 20 giorni fa sarebbe stato impensabile ipotizzare un pomeriggio così; con quel bancario sconosciuto

del grillino Federico Pizzarotti portato in trionfo sotto i Portici del Grano>>

[Francesco Alberti, “Il Corriere della Sera”, 22 maggio 2012]

<<Ore 18:15: “I nuovi sindaci a 5 stelle: Pizzarotti (39 anni), Maniero (26) Fabbri (29) Castiglion (32): età

media, 31 anni e 6 mesi”.>>

[Fabrizio Roncone, “Il Corriere della Sera”, 22 maggio 2012]

<<E' Federico Pizzarotti, 39 anni, bancario judoka informatico appassionato di teatro che tre mesi fa nessuno conosceva, il nuovo sindaco di Parma>>

[Michele Smargiassi, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

84 tornati ad appassionarsi alla politica o, meglio, hanno trovato un nuovo mezzo di espressione, un modo per sentirsi rappresentati ma, soprattutto, veramente e pienamente partecipi a livello politico. Emblematiche le parole rilasciate al “Corriere” da alcuni neo consiglieri eletti a Parma:

<<Solo 7 anni fa, erano cinque amici al bar: “Non di più, glielo assicuro. Eravamo furiosi per la storia dell'inceneritore, avevamo sentito Grillo, abbiamo deciso di fare un po' di casino...”.>>

[Francesco Alberti, “Il Corriere della Sera”, 23 maggio 2012]

La volontà del Movimento di essere un “tramite” per riavvicinare i cittadini alla politica e tornare ad un modello ispirato alla democrazia diretta e partecipativa è stata ribadita più volte dallo stesso Grillo:

<< Grillo insiste sul concetto. Che è poi la chiave di tutto, ripete: “Il Movimento Cinque Stelle è solo uno strumento che serve ai cittadini per amministrare loro stessi”[...]. E niente denari. “Cittadini che senza soldi si eleggono tra di loro e vanno a gestire la città: è un fatto di democrazia che non è mai successo”. Perché sono i cittadini del Comune a fare la politica del Comune, ecco.>>

[Massimo Calandri, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

<<Bisogna capirlo questo concetto: il Movimento a 5 stelle è lo strumento che serve ai cittadini per amministrare se stessi. Cittadini che si eleggono tra loro...Quindi è una vittoria della democrazia sul capitalismo.>>

[Fabrizio Roncone, “Il Corriere della Sera, 22 maggio 2012]

<<Il loro movimento è riuscito a scardinare le logiche di cooptazione e il verticismo dei partiti che tendono a

umiliare la partecipazione. La struttura orizzontale ha consentito a chiunque volesse partecipare o ne avesse la capacità, di affacciarsi sul palcoscenico della politica per la gran voglia dell’opinione pubblica di sparigliare i giochi.>>

[Massimo Franco, “Il Corriere della Sera”, 23 maggio 2012]

Impossibile ignorare ancora il Movimento ideato da Grillo dopo i risultati elettorali; ma, se fra i cittadini esso riscuote un successo quotidianamente più ampio, d’altro canto continua a suscitare perplessità e timori nelle controparti politiche, che naturalmente intuiscono la minaccia potenziale legata alla perdita di voti, già notevole alle amministrative, ed un dirottamento degli stessi verso i 5 Stelle. D’Alema, intervistato da Francesco Alberti per "Il Corriere della Sera", sostiene:

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<<Ora sono diventati un fenomeno politico, ma se dovessero esplodere a livello nazionale, per l’Italia

sarebbe il crac […]. Che cosa potrebbe succedere se nel 2013, nel compiacimento generale, un fenomeno di questo tipo dovesse esplodere con parole d’ordine come l’uscita dall’euro o il non pagare il debito pubblico?>>

[Francesco Alberti, “Il Corriere della Sera”, 24 maggio 2012]

Come già successo dopo il V-Day, c’è chi minimizza il 5 Stelle liquidandolo come populista.

<<I centristi, per bocca di Lorenzo Cesa, liquidano il Movimento 5 stelle con un “Grillo è un populista e raccoglie i frutti di troppi anni di promesse non mantenute da parte di una politica che è stata fatta solo con gli slogan”.>>

[Lorenzo Fuccaro, “Il Corriere della Sera”, 22 maggio 2012]

Però c'è anche chi si dimostra aperto ad un possibile dialogo; Giuliano Amato, con un atteggiamento evidentemente mutato rispetto a cinque anni prima, ai tempi del V-Day, intervistato dal “Corriere” dice:

<< “Quando sento uno come Marco Pannella che si è stravagante, ma poi è una persona perbene, dire che lui, a titolo personale, quello lì, non mi ricordo come si chiama, Pizzirotto, Pizzi…”. Pizzarotti. “Quando Pannella dice che “io lo voterei”, fa capire che Pizzarotti può essere un buon amministratore anche se sta lì”.>>

[Giuseppe Sarcina, “Il Corriere della Sera”, 22 maggio 2012]

Naturalmente i media hanno messo nuovamente in risalto l’aggressività verbale di Grillo, questa volta rivolta al segretario PD Bersani:

<<Bersani è uno “zombie”, “un vampiro”, “una mummia”, uno che non lavora, un vecchio da

panchina[…]. Il segretario del Pd replica al leader Cinque stelle masticando il sigaro e sorridendo: “Quasi morto? Ma dai, Grillo, stai sereno. Ormai sei un capo partito e devi dire cosa vuoi fare. Non ti basterà più bestemmiare gli altri”.>>

[ Alessandro Trocino, “Il Corriere della Sera, 23 maggio 2012]

Anche Bersani sembra quindi prendere coscienza del terreno conquistato dai 5 stelle a livello politico ed invitarli al confronto e al dialogo. Ancora una volta il Movimento sembra quindi essere in grado di “spaccare” lo scenario politico italiano non solo dal punto di vista elettorale vero e

86 proprio, ma anche all’interno dei partiti stessi, fra chi lo vede come l’inevitabile e tragica fine della politica italiana e quanti, invece, non disdegnano l’idea di dargli un’opportunità. Anche in questo senso Grillo sembra essere riuscito nell’intento che stava alla base della sua idea iniziale, ovvero scardinare le certezze inconfutabili cui i partiti tradizionali stavano ancorati, legati alla convinzione che il loro potere fosse intoccabile, anche grazie all’aura di sfiducia e disaffezione sempre maggiore che aveva creato il solco fra essi e i cittadini.

Per quanto riguarda la stampa, proprio dalle amministrative del 2012 si comincia a delineare sempre più una caratterizzazione in negativo di Grillo e del Movimento; i giornali parlano molto spesso del rapporto conflittuale con i media di Grillo stesso:

<<I talk show con una sedia vuota, la nostra, telefonano a casa mia chiedendo di parlare con il segretario generale del mio partito. Gli ho passato mio figlio Ciro che ha 12 anni.>>

]Marco Marozzi, “La Repubblica”, 19 maggio 2012]

<<E’ sempre più estraniante guardare cicciobombi e labbra turgide, megafoni dei partiti nelle televisioni nazionali, nei telegiornali, nei talk show[…]. Beppe Grillo sul suo blog […] si scaglia contro i giornalisti tv, accusati di essere al servizio dei partiti. “I conduttori sono animali domestici” (pappagalli?)-si legge nel post- dimenticati dal padrone dopo il trasloco.”[…] Riferendosi ai talk show, il comico scrive sul suo blog: “I loro studi, dove hanno manipolato per decenni l’opinione pubblica, sono spogli, tristi. I partiti vi inviano figure di secondo piano, per fare presenza. I conduttori sono costretti a intervistarsi tra di loro, a scambiarsi opinioni di cui non frega niente a nessuno. […] Hanno inventato- conclude- l’informazione a ciclo chiuso”. Grillo, poi , ricorda le proposte del Movimento 5 Stelle, che prevedono tra l’altro di vietare ai privati di possedere più del 10% di una tv nazionale e per vendere due canali Rai.>>

[Non firmato, “La Repubblica”, 22 maggio 2012]

<<Per molti, invece, è più comodo dare la colpa al complotto dei giornalisti, “manipolano per dividerci”[…]. Ed è l’artiglieria pesante sui giornalisti, in effetti, che Grillo scatena dalla tribuna del suo blog, nel mirino i conduttori televisivi, “cicciobombi e labbra turgide”, “megafoni dei partiti”, “ portavoci e anfitrioni”>>

[Michele Smargiassi, “La Repubblica”, 24 maggio 2012]

<<Altri leader politici corrono da uno studio televisivo all’altro […]. S’arrabbiano, minacciano, implorano un minuto di collegamento in più. Lui, invece, sta lì: le dita che picchiano frenetiche sulla tastiera. […] Solo nel web. Facebook. Twitter. www.beppegrillo.it. O avete un computer, oppure Beppe Grillo ve lo perdete. Ma se non avete un computer, siete vecchi, dice lui[…]. Straordinario uso della rete. Fisicamente, assente. Mediaticamente, straripante.>>

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[Fabrizio Roncone, “Il Corriere della Sera”, 22 maggio 2012]

<< Una cosa però sembra accomunare il neosindaco a Grillo: una vaga allergia per i mass media. All’assemblea di ieri sera di M5S, in zona fiera, erano invitati “tutti i cittadini, ma non i giornalisti”. Motivo? “Una parte della stampa sta facendo male il suo lavoro” ha tagliato corto Pizzarotti, in versione maestrino.>>

[Francesco Alberti, “Il Corriere della Sera”, 24 maggio 2012]

<<Pizzarotti? Profilo basso. “Il rapporto con Grillo è buonissimo, i media ci hanno messo in bocca parole non nostre.>>

[Francesco Alberti, “Il Corriere della Sera”, 25 maggio 2012]

Nonostante, come abbiamo appena letto, anche Pizzarotti abbia escluso la stampa da un’assemblea del 5 Stelle subito dopo l’elezione, i giornali evidenziano una diversità nel modo di rapportarsi con i media del neosindaco rispetto a Grillo, cogliendo in questo l’occasione per evidenziare sia i primi contrasti tra gli eletti e il fondatore, soprattutto per quanto riguarda le presunte ingerenze del secondo, aspetto che sarà ripetuto molto spesso nel corso del tempo dai media:

<<Probabilmente violando i desiderata del guru Grillo il neo sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, accetta il rito di iniziazione e si lascia intervistare da “Chi”, house organ della famiglia Berlusconi[…]. Al padre padrone del Movimento Cinque Stelle è dedicato solo un algido accenno: “Ho incontrato Beppe Grillo nel 2008. Dava spazio alla gente per parlare dei problemi delle città. Argomenti interessanti”.>>

[Alessandra Longo, “La Repubblica”, 1 giugno 2012]

<<Una giornata in tv nonostante il diktat del leader>>

<<Altro che diktat di Beppe Grillo. Non si può non raccontare in tv l’impresa epocale.>>

[Luca Nino, “Il Corriere della Sera”, 22 maggio 2012]

Tuttavia, non è tanto sulla diversità (vera o presunta) di vedute e di atteggiamento rispetto ai media che gli stessi si sono focalizzati nei giorni immediatamente seguenti all’elezione di Pizzarotti e degli altri candidati sindaci 5 stelle, che ha sancito il primo vero trionfo a livello “istituzionale” del Movimento; se infatti i risultati del V-Day, per quanto al di sopra delle aspettative, rimanevano pur sempre nell’ambito di un’organizzazione extra-istituzionale, e potevano essere spiegati attraverso

88 vari fattori, dalla protesta alla curiosità, con la vittoria nei quattro comuni, in primis Parma, adesso il Movimento acquisiva un’ufficialità a livello politico decretata dal voto dei cittadini; sarebbe uscito dall'arena virtuale e dalle manifestazioni di piazza per acquisire un ruolo istituzionale, e naturalmente i media, nel trattare l'argomento Cinque Stelle, non avrebbero potuto ignorare questo cambiamento di ruolo.

Una delle critiche che sono sempre state mosse a Grillo e, di riflesso, al Movimento, è quella di esserne non solo il fondatore, ma anche il “padrone"; pur se Grillo ha sempre rifiutato l’etichetta di leader, inevitabilmente la stampa ne ha sottolineato la presenza costante e “ingombrante”, giudicando scarsamente indipendenti i candidati e gli eletti 5 Stelle, e cogliendo varie occasioni per sottolineare l’ingerenza dell’ex comico a livello decisionale. La prima occasione è stata rappresentata appunto dall’elezione di Pizzarotti, o meglio dalla scelta della giunta da formare, dove