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CAPITOLO 6. LABORATORI ESPRESSIVI E MANUALI

6.3. Laboratori manuali

“Creare è una forma di maturità: educa, rende felici e adulti in senso buono. Non creare è morire, e prima, irrimediabilmente invecchiare”

Anna Maria Ortiense

Da Maria Montessori a Danilo Dolci, dai CEMEA fino alle tecniche utilizzate in classe da Asinitas, i laboratori manuali costituiscono l’espressione della “dimensione del fare,

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nell’idea che l’apprendimento sia primariamente esperienziale: è nell’azione che ci si confronta e si elabora.”273

In una classe di italiano L2, composta da migranti limitati nelle possibilità espressive dalle scarse conoscenze linguistiche, le possibilità di espressione verbale possono essere integrate e sostenute dall’espressività manuale. “Occorre lasciar fare alle mani nella ricerca dell'espressione di sé, le mani utilizzano un linguaggio che genererà nuove parole a seguire, nuove possibilità espressive e linguistiche.”274

I laboratori manuali sono un’altra forma di espressione del sé, di narrazione del proprio passato e della propria identità. Ciò che si crea racconta qualcosa dell’autore dell’opera: la sua creatività nel dar forma a un qualcosa di astratto, gli oggetti e i materiali con cui sceglie di rappresentarlo, le modalità con cui l’elaborato verrà presentato al gruppo. Non è un creare privo di senso, poiché l’elaborato è sempre espressione, meditata prima e realizzata poi, della volontà di dar forma a pensieri, situazioni vissute o ambienti lontani. Ognuno lavora singolarmente, ma è anche “la dimensione del fare concreto insieme agli altri, che costruisce quello che l'antropologo Ernesto De Martino definiva come il sentimento della presenza, ovvero il sentirsi persone dotate di senso in un contesto dotato di senso.”275

L'elaborato racconta il proprio autore, sintetizza il suo desiderio espressivo nel qui e ora della situazione creativa. L'elaborato viene mostrato e condiviso con il gruppo e dunque consente ai partecipanti uno svelamento degli uni agli altri. La dimensione del fare facilita relazioni immediate e dirette veicolate dall'utilizzo condiviso dei materiali e degli strumenti stessi. La dimensione del fare insieme è fortemente conviviale per la circolarità gioiosa dell'esperienza creativa. Suggerisce il mutuo aiuto, il confronto.276

La stessa Maria Montessori “definiva le mani l’organo dell’intelligenza”277, giungendo a elaborare gran parte dei suoi sistemi d’insegnamento/apprendimento basandosi sull’utilizzo di materiali vari. Dai giochi per i verbi alle scatole grammaticali, dalla simbologia utilizzata per l’analisi logica agli alfabetari mobili, ha costruito una serie di strumenti finalizzati ad agevolare la comprensione delle “strutture linguistiche e il loro combinarsi e trasformarsi, agendo i processi esperienzialmente, coinvolgendo anche il

273

Finestre di metodo, testo contenuto nella sezione “La formazione” dal sito di Asinitas Onlus

http://www.asinitas.org/finestre.html

274 C. BARTOLI, R. DE GAUDIO e E. FIORE (a cura di), Parole alate, Roma, collana “percorsi” di

Asinitas, 2012, p. 24

275 Ibid.

276 Ivi, pp. 24-25

277 Finestre di metodo, testo contenuto nella sezione “La formazione” dal sito di Asinitas Onlus

tatto oltre la vista, e conseguentemente rielaborandoli e memorizzandoli a livello cognitivo”.278

I laboratori espressivo/manuali possono costituire una tappa del processo di narrazione del sé. L’insegnante, in seguito all’introduzione di un oggetto, un racconto, uno sfondo evocativo invita e sostiene gli studenti nella produzione di un elaborato che si riferisca al tema in questione, che può essere, ad esempio, legato al viaggio, alla società di partenza o a quella di arrivo. Lo studente crea un qualcosa di personale e originale, e successivamente viene incoraggiato nel presentare al gruppo l’oggetto della propria creazione e nello svelare il significato sotteso all’opera prodotta.

Per mezzo dell’elaborato l’autore dà forma, materializza l’astratto. Cerca, tra i materiali messi a disposizione, quelli che più si prestano alla concretizzazione dell’idea da realizzare. Al fine di permettere la libera e incondizionata espressione del sé, è utile mettere a disposizione una grande varietà di materiali. Materiali che non per forza dovranno conformarsi a quelli normalmente utilizzati per il disegno o la realizzazione di piccole miniature, dove alcuni studenti, nel corso del loro processo educativo, avranno sviluppato buone capacità nel maneggiarli, ma saranno tanto più potenzialmente creativi, quanto più saranno inusuali: carte e cartoni, scatole, nastri, fili, spaghi, bottoni, conchiglie, sassi, stoffe, ecc. costituiscono materiali bizzarri e originali con i quali tentare di rappresentare.

Devono saper esercitare un’attrattiva, per questo devono essere tanti, belli e diversi:

La loro varietà è quella che suggerisce un discorso. Spesso bisogna toccare, lasciare che sia il materiale a sceglierci e ispirarci. Molte volte il risultato arriva in maniera improvvisa e inaspettata; molte volte ci sorprendiamo di come le mani riescano a dominare un materiale che, probabilmente, non abbiamo mai usato nella nostra vita. O ancora, la soddisfazione e il piacere di ritrovare un materiale con il quale avevamo familiarità e che, proprio per questo motivo, ci fa sentire a nostro agio e ci conduce nei luoghi e nei tempi a cui esso appartiene.279

A volte, adoperare materiali inusuali, difficili da modellare e da assemblare tra loro, può portare lo studente a spazientirsi, a innervosirsi e ad abbandonare il lavoro. L’insegnante deve essere abile nel sostenere e nell’incoraggiare l’operato di ognuno, anche quando si vergogna di ciò che ha prodotto e si rifiuta inizialmente di condividerlo con gli altri. “La cosa importante è che tutti, nessuno escluso, arrivino a produrre un

278 Ivi

279 C. BARTOLI, R. DE GAUDIO e E. FIORE (a cura di), Parole alate, Roma, collana “percorsi” di

risultato: nessuno deve lasciare la stanza con un sentimento di fallimento.”280 L’insegnante sarà il primo a sperimentare insieme agli studenti il fare manuale con materiali non convenzionali. Non sarà giudice esterno, ma il primo artista, vivendo le stesse difficoltà degli alunni nel costruire un oggetto rappresentativo e condividendo successivamente in gruppo il significato della propria opera. È il primo a rivelarsi, ad aprirsi, a svelarsi all’altro, perché il processo di costruzione di un ambiente familiare, votato all’ascolto, che sa contenere e offrirsi come spalla d’appoggio per le sofferenze di cui i migranti sono portatori, presuppone una piena reciprocità, un’uguaglianza nei ruoli e, quindi, nelle attività.

I laboratori manuali consentono, quindi, la costruzione di un’esperienza comune attraverso il fare. Nuova forma di narrazione autobiografica non scritta ma simbolica, creano comunicazione, scambio e reciproca conoscenza intorno a oggetti concreti.281 Si ricollegano ed entrano stabilmente a far parte degli strumenti attraverso cui la scuola di italiano stimola e incoraggia la rielaborazione e la condivisione del vissuto e dell’identità migrante, spesso messe a tacere dalle insufficienze linguistiche e dall’esclusione sociale.

280 Ibid.

281 Cfr. Finestre di metodo, testo contenuto nella sezione “La formazione” dal sito di Asinitas Onlus