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CAPITOLO 5. LA NARRAZIONE COME SCAMBIO INTERCULTURALE ED

5.1. Miti e fiabe

Come Sharazad ci insegna, la giovane fanciulla de Le mille e una notte che grazie alla narrazione di storie affascinanti salva la propria vita e converte all’amore il sultano, fiabe, favole e miti, oltre alla letteratura in generale, posseggono un grande potere simbolico in grado di focalizzare l’attenzione dell’ascoltatore e di stimolare l’immaginazione e l’identificazione con personaggi o elementi della trama.

Le fiabe, i miti e altre storie reali o fantastiche costituiscono un genere di sfondo integratore, materiale evocativo di partenza con il quale introdurre la tematica che verrà analizzata congiuntamente al gruppo classe. Si costituiscono così come scintille finalizzate ad accendere il fuoco della narrazione personale.

La fiaba offre un terreno d’incontro che non ha barriere spaziali, temporali, etniche, d’età. […] la fiaba, scrive Calvino, riesce a “realizzare massimi risultati servendosi di pochissimi mezzi”. Da un lato scatena e mette in campo le dinamiche identificativo-proiettive, dall’altro permette una ripresa rapida dell’esercizio di razionalità. La fiaba è fonte di piacere, un’attività ludica per tutte le età.233

Il migrante, chiamato a raccontarsi su un determinato tema, attraverso l’ascolto di una fiaba, potrà identificarsi e proiettare se stesso in quel racconto, traendo spunti importanti nella riflessione antecedente alla scrittura di sé. Ciò varrà per tutti gli studenti, o meglio per tutti gli ascoltatori, poiché fiabe, favole e miti si prestano ad illimitati percorsi d’immaginazione. Immaginazione che riconnetterà personaggi o spezzoni della trama a figure o esperienze legate al proprio passato, incoraggiando nuove interpretazioni e rielaborazioni.

La nostra conoscenza si struttura spesso per narrazioni. Attraverso l’ascolto possiamo entrare in altri contesti. Pensiamo alle fiabe, ad esempio, a quanto esse aiutino i bambini a scoprire, forse per la prima volta, che non c’è solo la realtà nella quale sono immersi quotidianamente, che esistono altri mondi, mondi che vanno oltre l’immediato.234

Quegli altri mondi ci aiutano a disvelare i nostri, a riconsiderarci e ad osservare, noi e il nostro passato, da punti di vista e angolature differenti.

233 G. FAVARO (a cura di), Alfabeti interculturali, Milano, Guerini e Associati 2000, p. 136

234 C. BARTOLI, R. DE GAUDIO e E. FIORE (a cura di), Parole alate, Roma, collana “percorsi” di

Al fine di rimarcare il potere evocativo che questi racconti immaginari hanno e di mostrare come possano essere utilizzati in classe come incipit di un percorso di narrazione personale, presenterò brevemente qui di seguito una pratica utilizzata nel corso di formazione per volontari “L’insegnamento partecipato. L’apprendimento come cambiamento e riconoscimento del sé”.

Una delle giornate del corso era dedicata al tema del “mostro”, la parte di sé con la quale si è in conflitto, con cui non si riesce a convivere, oppure la persona o l’ambiente con il quale non si riesce proprio a relazionarsi, ci si blocca e si provano emozioni negative.

Le operatrici di Asinitas che proponevano e gestivano le varie attività svolte, introdussero la tematica attraverso il racconto del mito di Perseo e Medusa: Medusa era una bellissima fanciulla, di cui ben presto si accorse Poseidone, che si invaghì di lei. I due consumarono il loro amore nel tempio di Atena che, irritata dall’affronto subito trasformò la bella Medusa in un mostro orribile, i suoi capelli diventarono serpenti e il suo sguardo trasformava in pietra chiunque la guardasse negli occhi. Perseo, promessa al tiranno Polidette la testa di Medusa, riuscì a raggiungere la grotta delle Gorgoni e a ucciderla, vibrando il colpo decisivo guardandola riflessa in uno scudo lucente che gli era stato donato da Atena. In seguito, con la testa mozzata di Medusa, che continuava a pietrificare chiunque le rivolgesse lo sguardo, uccise un mostro marino liberando Andromeda, sua futura sposa, e liberò dalla schiavitù sua madre Danae, pietrificando il perfido tiranno Polidette.

L’ascolto del mito narrato, porta a riflettere su come Perseo non solo abbia trovato il coraggio di affrontare e sconfiggere il suo mostro, quanto piuttosto come quest’esperienza gli abbia permesso di superare con determinazione e brillantezza ostacoli che successivamente si sono posti sul suo cammino. Ritroviamo dunque una funzione educativa, pedagogica, nel mito stesso.

Successivamente ad una breve discussione in gruppo e rielaborazione di quanto raccontato, ad ognuno dei partecipanti al corso fu chiesto, in un primo momento, di costruire una miniatura tridimensionale rappresentativa del proprio mostro, utilizzando una grande varietà di materiali messi a disposizione, da conchiglie a stoffe, da spaghi a tappi e a gomitoli di lana; in un secondo tempo, dopo essersi disposti in cerchio e aver presentato il proprio mostro agli altri, venne richiesta la produzione scritta di un dialogo in prima persona tra il corsista e il proprio mostro.

Dialogare con ciò che spaventa, che si rimuove volutamente poiché provoca dolore, non è semplice. Ciò che le operatrici di Asinitas hanno richiesto consiste in un lavoro molto delicato e al tempo stesso molto profondo. Senza la lettura iniziale del mito, rassicurante, evocativo e generatore di un’atmosfera intima, probabilmente l’invito sarebbe stato rifiutato da parte dei partecipanti o comunque avrebbe provocato il venire a galla dell’ansia di confrontarsi con emozioni difficili da gestire, da rielaborare e da mettere per iscritto.

Il mito di Perseo e Medusa, ha rappresentato, nel caso considerato, l’incipit di un percorso profondo di rivisitazione di sé e di condivisione con il gruppo della propria paura più grande. Ha saputo certamente influenzare l’approccio dei corsisti alla tematica, oltre che offrire una spalla, un punto di ancoraggio, un riferimento immaginario nel quale identificarsi in parte e trovare connessioni con la propria storia personale, con il proprio mostro.

D’altra parte, i testi prodotti sono stati caratterizzati da una grande profondità, rilevando aspetti intimi e personali di non facile condivisione.

Ecco appunto come favole, fiabe e miti costituiscano il primo passo di un cammino votato all’esplorazione, alla ridefinizione e alla narrazione di sé. Come tutti i primi passi che vengono mossi su sentieri sconosciuti, che affascinano ma al tempo stesso spaventano poiché non si sa dove condurranno, dovranno essere mossi con cautela. Per questo miti e fiabe consentono la costruzione non solo di un contesto adatto a stimolare la nostra immaginazione, quanto di un clima rassicurante e protettivo, in cui lo studente possa sentirsi a proprio agio e convertirlo a campo base per i viaggi orientati alla libera esplorazione del proprio vissuto e della propria identità.