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I laghetti di Ceoliè, le torbiere di mezzacosta e il lago Rùdin

In comune di Vodo di Cadore, poco sopra Ca-sera Ciàuta sul versante che porta al Rifugio Venezia alla base del Pelmo, sono presenti i due laghetti di Ceoliè, tra loro molto diversi, protetti quali biotopi. Vicino a questi la stra-da forestale per il rifugio attraversa l’estesa radura di Pian de la Palù, che nonostante gli interventi di drenaggio presenta ancora con-che torbose di pregio odonatologico.

Il laghetto di Ceoliè inferiore (o Lago de Zi-goliè), servito da un comodo sentiero, è sito a 1646 m di quota all’interno di un bosco a dominanza di abete rosso (figg. 157 e 158); le sue dimensioni (circa 70x45 m), unitamente all’orientamento, sono comunque tali da evita-re in gran parte della superficie ad acque libeevita-re l’ombreggiamento persistente. Biologicamen-te ricchissimo presenta ampie e ben struttu-rate cinture di vegetazione a Potamogeton

na-Fig. 157, 158, 159 Accomunati dal nome i laghetti di Ceoliè sono in realtà molto diversi. L’inferiore (figg. 157 e 158), circondato dal bosco, presenta tipici caratteri di laghetto “distrofico” biologicamente ricchissimo, con estese superfici a Potamogeton gal-leggiante seguite da cinture a carici e con grande varietà e ricchezza di libellule; il Ceoliè superiore, dominato a monte da un dirupo franoso (fig. 159), è occluso da vegetazione a carici, equiseti ed eriofori entro la quale piccole raccolte d’acqua ospitano ancora elementi di pregio. (Foto M. Boccanegra)

tans, galleggiante, preceduto da Carici (Carex rostrata, con nuclei anche di Carex diandra e pa-niculata) e, nella sponda, da Equisetum palustre.

Localizzati sono inoltre alcuni nuclei a foglie galleggianti di Sparganium minimum. Questi margini ospitano una biodiversità entomolo-gica particolarmente elevata, rappresentata ad esempio da una quantità sorprendente di coleotteri Crisomelidi del gen. Donacia, tipici degli habitat palustri. Decet vi ha individuato tra il 2005 e il 2006 Aeshna cyanea, Aeshna jun-cea, Coenagrion hastulatum, Coenagrion puella, Enallagma cyathigerum, Erythromma viridulum, Libellula quadrimaculata, Cordulia aenea, Soma-tochlora alpestris (deCet, 2007; daL COrtivO et al., 2009). Confermata nelle osservazioni per-sonali la presenza nel lago, a inizio luglio, sia di Cordulia aenea che di Somatochlora alpestris:

questo sito è la sola stazione cadorina attual-mente accertata con due specie conviventi di Corduliidae (nei casi del Lago Federa e del Lago d’Antorno si ha contiguità tra due specie, ma queste sono legate ad habitat diversi anche se molto vicini). Non è stata riscontrata, in due recenti osservazioni, la presenza di Coenagrion hastulatum e di Erythromma viridulum.

Il laghetto di Ceoliè superiore, a m 1737, si trova in posizione isolata e di scomodo acces-so dominata a monte da un dirupo franoacces-so (fig. 159). È oggi privo di un invaso con acque libere, risultando totalmente occluso da vege-tazione a carici, equiseti ed eriofori entro la quale piccole e rade raccolte d’acqua ospita-no ancora elementi di pregio. In daL COrtivO et al. (2009) sono citate ninfe di Somatochlora arctica e di Aeshna juncea raccolte da Decet nel settembre 2006 in “pozze residuali”. A fine lu-glio 2018 erano presenti, nonostante una leg-gera pioggia, Aeshna juncea e una femmina di Somatochlora alpestris in ovideposizione (il re-perimento di un adulto, di identificazione più certa di quanto sia possibile per le ninfe, mette in dubbio la presenza di Somatochlora arctica).

A breve distanza dai due laghetti, lungo il percorso che da Malga Ciàuta porta al Rifu-gio Venezia, il Pian de la Palù, vasta radura a circa 1700 m di quota, conserva due picco-le superfici allagate, mantenutesi nonostante i profondi solchi di drenaggio finalizzati al pascolo. La superficie più a valle si presenta come una conca a rada vegetazione palustre;

l’altra, a quota superiore, occupa una piccola sella a eriofori attraversata da un rivolo. In en-trambe era presente con più esemplari, a inizio luglio 2018, Somatochlora alpestris, a conferma della diffusione della specie nell’alto versante destro del Boite.

Tra questa radura e il laghetto di Ceoliè su-periore una superficie boschiva, oltrepassato a monte un pendio franoso, presenta alcune terrazzette luminose con pozze allagate, che verosimilmente connettono i popolamenti dei due siti. Anche la presenza di Somatochlora nel laghetto di Ceoliè inferiore è verosimilmente dovuta a preesistenti connessioni; ma l’attuale segregazione del sito in ambiente boschivo fa ritenere probabile che gli esemplari si ripro-ducano nell’habitat lacustre, come noto anche altrove per le quote inferiori a quelle delle pra-terie alpine.

Un ulteriore prato torboso, non indagato in questa ricerca, è presente a quota inferiore (m 1474) vicino a Malga Ciàuta, nei Piani di San Simon.

Ai fini delle azioni a sostegno della biodiver-sità tutti questi siti vanno considerati unitaria-mente, pur se con finalizzazioni differenziate.

Il Ceoliè inferiore si avvantaggerebbe crean-dovi attorno, mediante rimozione finalizzata di alcuni alberi soprattutto nei lati sud e est, maggiori estensioni a radura luminosa; il Ceo-liè superiore e il Pian de la Palù richiederebbe-ro una rigenerazione delle superfici acquee, il primo mediante localizzati scavi, il secondo ri-ducendo gli effetti dei solchi di drenaggio. Per tutti sarebbe inoltre da verificare la possibilità di accentuare le connessioni luminose esisten-ti e crearne di nuove, in paresisten-ticolare tra i due laghetti attualmente separati da un bosco che a tratti evidenzia ancora penetrazioni di luce.

Sempre in comune di Vodo di Cadore, a m 1627 oltre il rifugio Talamini presso la strada che porta a Zoppè, sui piccoli pianori ondu-lati nel crinale tra i bacini idrografici del Boite e del Maè è riportata in cartografia un’estesa zona umida, la Palù de Sèrla, individuata e studiata quale biotopo nel programma comu-nitario Leader II (arPav, 2001). Si tratta di una torbiera, per un lungo tratto in leggera pendenza con ampia presenza di pino mugo nella superficie piana più a valle, nella quale le

superfici acquee sono oggi ridotte a una pozza di pochi decimetri quadrati mantenutasi nei pressi del mugheto. Visitata a fine giugno 2018 non evidenziava alcuna presenza di libellule;

è da ritenere che tale assenza persista da tem-po visto che nemmeno Decet, che ha studiato tra il 2005 e il 2006 i siti umidi alle pendici del Pelmo, cita la torbiera tra le aree di interesse odonatologico.

Appena a nord di questa il laghetto di Sèrla (fig. 160), poco profondo a forma ovale frasta-gliata, è alimentato da un lento ruscello con emissario che spiega il carattere oligotrofico delle acque. Modesta la vegetazione a idrofite, limitata a pochi nuclei; in corrispondenza di questi, a fine giugno, si concentravano i popo-lamenti di girini, mentre erano quasi assenti le libellule rappresentate da rari esemplari di Enallagma cyathigerum. Contigua al laghetto, oltre una sottile fascia boschiva, una superficie a Eriophorum vaginatum, centralmente conves-sa con caratteri di “torbiera alta”, appare priva di ambienti acquei, analogamente alla quasi totalità delle Palù di Sèrla.

Come esaminato per alcuni siti del Comeli-co appare opportuno valutare la possibilità e l’opportunità di intervenire, quantomeno nella superficie piana della Palù de Sèrla, con semplici azioni di rigenerazione di pozze, con-siderando anche che il complesso di torbiere, come richiamato negli studi del citato

pro-gramma comunitario (arPav, 2001), sostiene un notevole popolamento di anfibi.

L’ultimo sito di questa sequenza, oltrepassati a sud i versanti del Pelmo, è il piccolo Lago Rùdin (fig. 161), a m 1290, nascosto e protetto sul fondo di una conca circolare nella valle del torrente Rite in comune di Cibiana, a breve di-stanza dalla strada che porta all’omonima for-cella. Gestito con passione da un privato era pregiato in passato, a quanto riferito da per-sona affidabile e confermato dal proprietario, per la presenza di gamberi di fiume, fortemen-te ridotti dopo l’immissione di trofortemen-te attuata dal gestore e attualmente regolamentata dal servizio provinciale (visibili nel giugno 2018 molti avannotti ma, nonostante la limpidezza delle acque e l’esigua dimensione del laghetto, nessun adulto). Si presenta quasi oligotrofico e privo di vegetazione igrofila sia di sponda che galleggiante; la vegetazione di radura bo-schiva confina con l’acqua separata solo da un piccolo salto, mentre ammassi algali a caracee, discontinui e poco consistenti, sono dispersi sul fondo. L’oligotrofia e la mancanza di cin-ture di vegetazione igrofila sono dovute pro-babilmente, come in altri casi esaminati, ad un

“troppo pieno” sul margine a valle del laghet-to, che mantiene costante la quota e determina rapido ricambio. A inizio estate appariva po-verissimo in Odonata, rappresentati solo da pochi esemplari in volo di Libellula quadrima-culata e Aeshna juncea; parimenti era priva di libellule, pochi metri più in alto, una piccola depressione allagata ricca in idrofite.

La valle del Boite è oggi caratterizzata lungo il torrente da perdita quasi generalizzata delle aree umide perialveali e dei relativi effetti di corridoio ecologico di fondovalle, mentre i siti di mezzacosta, come altrove, sono andati in-contro a progressivo isolamento per la diffusa espansione del bosco con occlusione di molte aree prative. A fronte di questo quadro è evi-dente la necessità di elaborare delle strategie su scala territoriale; il che significa, in primo luogo, collegare ovunque possibile tramite connessioni luminose i sistemi di aree umide con le radure ancora presenti, studiando al tempo stesso le possibilità di ripristinare le re-lazioni col fondovalle attraverso la viabilità

fo-Fig. 160 Il versante del Boite sovrastato dal Pelmo è costel-lato a mezzacosta e sui crinali da una rilevante sequenza di laghetti e torbiere. Tra questi la Palù di Sèrla e l’omonimo laghetto (nella foto), siti sul crinale tra Vodo e Zoppè che se-para i bacini idrografici del Boite e del Maè, pur se poveri in libellule presentano un valore naturalistico elevato. (Foto M.

Boccanegra)

restale e le vallette esistenti. Può essere il caso, ad esempio, della sequenza di radure che dal rifugio Venezia scende a Casera Ciàuta e oltre avvicinandosi ai laghetti di Ceoliè, a breve di-stanza dalle quali la valletta del Rio de Assola connette il versante col corso del Boite.

Fig. 161 Il laghetto Rùdin, nel fondo di una conca in comune di Cibiana, chiude la sequenza di zone umide che caratterizza i versanti sulla destra del Boite. (Foto M. Boccanegra)

Il lago delle Baste nel pianoro di Mondeval, sovrastato dai Lastoi de Formin. (Foto . M. Boccanegra)

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