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Sui pianori di Danta di Cadore si sono for-mate, grazie all’orografia dovuta al modella-mento glaciale su depositi morenici a bassa permeabilità, alcune torbiere tra loro parzial-mente connesse. La loro formazione è antica:

recenti indagini hanno evidenziato nella Val di Ciampo strati continui di torba, sovrastan-ti gli ambiensovrastan-ti lacustri formasovrastan-tisi dopo lo scio-glimento dei ghiacci, risalenti in profondità a oltre novemila anni fa, alla base dei quali resti di piccoli bivalvi tutt’ora presenti nelle acque (Pisidium) documentano l’antichità dei popo-lamenti (POtO et al., 2013). La tutela dell’intero sistema è stata oggetto del programma comu-nitario “Leader” riferito soprattutto agli aspet-ti vegetazionali (ARPAV, 2001; da Giau et al., 2007); le conoscenze sugli Odonati, data an-che la loro rilevanza quali indicatori biologici, rappresentano un importante valore aggiunto e possono contribuire all’orientamento delle azioni a supporto dell’impegno con cui l’ente locale custodisce questi preziosi e antichi siti.

In riferimento alle libellule l’importanza pri-maria è data da una popolazione molto con-sistente di Somatochlora arctica diffusa in tutto il sistema delle torbiere, la cui estensione offre importanti garanzie di conservazione. Nelle Alpi, fondamentali per la sopravvivenza della specie nell’Europa centro-meridionale, questa è presente con popolazioni usualmente rare, esigue e disgiunte; queste torbiere rappresenta-no dunque un sito di sopravvivenza strategico, a maggior ragione in previsione delle criticità che in un vicino futuro deriveranno dai cam-biamenti climatici. Altra peculiarità di queste torbiere è data dall’unica popolazione cadorina di Cordulegaster boltonii. Legata ai piccoli ruscel-li che attraversano le torbiere era presente con regolarità dagli anni Settanta, mentre oggi ap-pare più discontinua e rarefatta.

Il sistema delle torbiere è articolato in più cor-pi: la torbiera di Val di Ciampo, suddivisa in due aree separate da un dosso boschivo; la pa-lude della Mauria, con analoga suddivisione in due superfici; la torbiera di Cercenà; la tor-biera di Palù Longo. Oggetto di indagini odo-natologiche approfondite sono state le prime due, con un rapido riscontro nella terza.

La torbiera di Val di Ciampo, a m 1380, è una tipica torbiera soligena (dovuta a scorrimen-to dell’acqua) dominante una grande conca in leggero pendio a fianco della strada che da Danta porta a Padola (fig. 120). Il fondo è at-traversato da un rivolo a brevi sponde vertica-li, ai cui lati si sviluppa a tratti un fragmiteto rado e basso. Ad est di questa conca, separata da un dosso boscoso, si estende un’altra area della torbiera, oggi allagata (fig. 121). Negli anni Settanta vi avevo raccolto più esemplari di Pyrrhosoma nymphula, Aeshna juncea, Soma-tochlora arctica, una femmina di Cordulegaster boltonii e singoli esemplari di Sympetrum flave-olum e Ischnura pumilio. Nel corpo a est, allora asciutto con al centro gruppi di Pino mugo, avevo rinvenuto solamente un esemplare di Lestes barbarus.

La storia del sito è esemplare. Individuato ne-gli anni Novanta come luogo improduttivo in cui localizzare una discarica e infrastrutture turistiche è stato salvato grazie anche all’impe-gno di un naturalista veneziano, Bruno Berti,

che ne ha fatto conoscere i valori e l’importan-za, trovando nell’amministrazione comunale l’attenzione e la sensibilità che hanno portato a scongiurare quel destino, diversamente da quanto accaduto altrove (a fine anni Novanta il Comune ha pubblicato un’agile monografia, prodotta dal naturalista, che citava tra i fattori di rarità anche i popolamenti di libellule co-municatigli dallo scrivente. Berti, 1999).

Visitata nuovamente nel 2017 e 2018 la torbie-ra ovest è apparsa in condizioni analoghe agli anni Settanta, senza però Sympetrum flaveolum;

anche Cordulegaster boltonii, personalmente non riscontrato, è stato successivamente confermato da Fava, con segnalazione nel 2020 di femmine in ovideposizione. È apparsa ancora consistente la presenza di Somatochlora arctica, con più fem-mine in ovideposizione sui margini del rivolo, mentre la novità più significativa è consistita nella comparsa di Sympetrum fonscolombii, spe-cie termofila frequente nell’area mediterranea e in aumento nella regione alpina, rinvenuto sia qui che nel laghetto Cestella, dallo scrivente nel 2017-18 e da Fava nel 2019, con esemplari maturi in luglio e con esemplari neosfarfallati in settem-bre; il che fa pensare ad un popolamento stabi-lizzato e riproduttivo con due generazioni an-nuali, cosa nota nei climi caldi ma sorprendente dove la stagione utile è breve. Nel 2020 Fava vi ha documentato anche un esemplare erratico di Somatochlora metallica e un maschio territoriale di Orthetrum coerulescens19.

Un’importante cambiamento ha riguarda-to invece il setriguarda-tore est, oggi prevalentemente allagato (in controtendenza rispetto ai pro-sciugamenti che minacciano altre torbiere cadorine), con vegetazione di pregio (tra cui Urticolaria minor) ma apparentemente privo di Somatochlora.

La Palude della Mauria, a quota di poco in-feriore (m 1340), è circondata da ambienti bo-schivi in un luogo appartato e naturalmente protetto (fig. 123). Presenta caratteri analoghi alle torbiere precedenti; si caratterizza però

19 Mentre l’opera era in fase di stampa Fava mi ha comunicato l’osservazione

per una minor presenza di Phragmites, mag-gior presenza di piccole depressioni allagate ribordate da più specie di Drosera (fig. 122) e, nel settore nord separato dal dosso boschivo, da estese coperture a sfagni maggiormente im-bevuti di acqua (nelle piccole raccolte d’acqua si osservano spesso femmine di Somatochlora arctica in ovideposizione, a differenza della torbiera di Ciampo dove ciò avviene solo nel rivolo centrale). Negli anni Settanta la torbiera è stata studiata sia dallo scrivente che da Buc-ciarelli (BuCCiareLLi, 1972). Entrambi vi aveva-mo trovato Pyrrhosoma nymphula, Aeshna jun-cea, Cordulegaster boltonii e Somatochlora arctica;

Bucciarelli aveva raccolto anche Aeshna cyanea.

Significativa in particolare la popolazione di Cordulegaster boltonii, legato al tratto inferio-re del rivolo di torbiera su cui erano pinferio-resenti anche delle esuvie. Nell’estate 2017 l’ambien-te conservava la sua inl’ambien-tegrità; sola modifi-ca consisteva in piccoli sbarramenti in legno lungo il rivolo (fig. 124), con raccolte d’acqua di maggior consistenza (questi accorgimenti favoriscono gli Odonata, tanto che vengono suggeriti in WiLdermuth et al. 2009 quali azio-ni da proporre). Erano confermate le stesse specie tranne Cordulegaster boltonii, non osser-vato nonostante i ripetuti sopralluoghi; la sua persistenza era stata però già documentata nel luglio 2015 da Ivan Chiandetti, che aveva fotografato un maschio in un rivolo vicino, e successivamente (ottobre 2018) personalmente confermata dal rinvenimento di alcune neani-di e ninfe nelle raccolte d’acqua favorite da-gli sbarramenti. (La discontinuità nel tempo delle presenze di adulti può essere interpre-tata come effetto congiunto dell’esiguità della popolazione, del lungo ciclo biologico e della quota. La brevità della stagione calda, dovu-ta alla quodovu-ta prossima a quella massima nodovu-ta in Italia per la specie, fa propendere per una durata dello sviluppo larvale particolarmente lunga, probabilmente cinque anni. È possibile che, date le condizioni, la popolazione risulti presente in taluni anni solo allo stadio larvale).

Le altre torbiere di Danta non sono state ogget-to di pari indagini; comunque nel 2019 Fava ha documentato anche nella vicina torbiera di Cercenà la presenza consistente di Somato-chlora arctica. Non è stata invece esaminata la

fauna di Odonati nella torbiera di Palù Longo, parzialmente interrata, importante se non al-tro per la presenza del piccolo licopodio

Lyco-podiella inundata (la sola altra stazione veneta nota è la torbiera di Mezzarazzo a Lorenzago).

Non lontano dalla torbiera della Mauria, oltre

Fig. 122, 123, 124 La Palude della Mauria, naturalmente protetta dalla collocazione appartata, si distingue dalla altre torbiere di Danta per la maggior presenza di piccole pozze, ospitanti più specie di Drosera (in fig. 122 la rara Drosera anglica). In fig. 124 un piccolo sbarramento in legno lungo il rivolo, elemento che avvantaggia i popolamenti di libellule. (Foto M. Boccanegra)

il colle boschivo di Pra Becchei, il Lago Vizze-lio, non indagato negli anni Settanta, oggi si presenta totalmente occluso dalla vegetazione igrofila, senza presenza di Odonata; una sua parziale rigenerazione potrebbe essere presa in esame data la possibile complementarietà col sistema delle torbiere.

Attualmente le torbiere di Danta sono protette, con accesso limitato a camminamenti attrez-zati; alcune attenzioni aggiuntive potrebbero opportunamente riguardare gli sfalci attuati lungo i camminamenti e quelli estesi di fine estate. Questi sfalci sono finalizzati a contenere l’espansione del fragmiteto, ritenuta eccessiva nell’habitat e tale da minacciare una delle en-tità più significative, la piccola ciperacea Scho-enus ferrugineus (ARPAV, 2001); sono effettuati però anche dove il problema non sussiste. In ogni caso i tagli a ridosso dei rivoli e delle poz-ze intasano le piccole raccolte d’acqua col de-trito vegetale che vi si accumula, persistendo a lungo con alterazione del carico organico e accelerazione dei processi di interrimento. Sa-rebbe importante una gestione che eviti questa rilevante interferenza. Da richiedere anche il rispetto selettivo dei cuscinetti emergenti di sfagni (i “bulten”), oggi molto danneggiati.

sui quali vivono entità vegetali di particolare pregio peculiari delle torbiere montane.

La grande vicinanza al lago Cestella, con cui queste torbiere sono connesse tramite aree aperte o appena alberate, accresce il valore e le potenzialità di tutela per la fauna odona-tologica complessiva dell’area. Un’attenzione gestionale proiettata nel tempo dovrebbe per questo garantire la permanenza di connes-sioni tra le diverse torbiere e tra queste e il laghetto, rimuovendo già nel presente alcu-ni alberi che ostruiscono i corridoi luminosi di collegamento. Dovrebbe essere garantita ove possibile anche la luminosità nel sistema di rivoli che connette le torbiere e confluisce nel rio Mauria (piccolo affluente del Piave), a sostegno non solo di Somatochlora arctica ma anche dell’esclusivo popolamento di Cordule-gaster boltonii. Utile ricordare che il manuale informativo edito dal Comune di Danta indica nell’avanzata del bosco una minaccia per l’ha-bitat, richiedendo azioni attive di limitazione (da Giau et al., 2007); l’asporto selettivo di

al-beri finalizzato al mantenimento delle connes-sioni luminose, a sostegno del sistema com-plessivo delle torbiere, rientrerebbe in questa finalità.