• Non ci sono risultati.

Lorenzago di Cadore, le torbiere di Valdepalù e Mezzarazzo

Molto vicini al Passo della Mauria, in prossi-mità del confine con la Carnia, più siti umidi formano un piccolo ma importante sistema, connesso fino agli anni Settanta dalla domi-nanza di ambienti prativi variamente alberati ai quali si è oggi sostituita una pecceta quasi continua con rade presenze di faggi e larici.

Questi sono rappresentati in primo luogo

dal-le torbiere di Valdepalù e di Mezzarazzo e dal laghetto Stizzinoi.

La torbiera di Valdepalù, a quota 1390 all’estremità degli estesi prati di Stabie oggi quasi totalmente rimboschiti, è sita sul crinale che separa il bacino del Piave da quello del Ta-gliamento (il breve torrente Stabie che da qui

parte afferisce all’area sorgentizia di quest’ul-timo). Estesa nel suo complesso per quasi trecento metri di lunghezza, con larghezza massima di circa sessanta, è attraversata da un cuneo boschivo che la divide in due settori, dominati da un fragmiteto caratterizzato ad est da piante particolarmente fitte e sviluppa-te (fig. 96), ad ovest da esemplari più radi di

Fig. 96, 97, 98 La torbiera di Valdepalù (presso Passo Mauria, Lorenzago di Cadore), e un particolare delle piccole pozze allun-gate che solcano il canneto sul lato est (fig. 97). In fig. 98 i solchi lasciati dal passaggio di un mezzo meccanico, effetto ricorrente anche in altre torbiere che evidenzia la facilità con cui possono essere ripristinate delle superfici allagate. (Foto L. Bonometto )

minori dimensioni frammisti a una pluralità di altre essenze tra cui Epipactis palustris, Gen-tiana pneumonanthe e, particolarmente diffusa, Primula farinosa. Un’importante emergenza floristica è data in una singola pozza da Ur-ticolaria australis, segnalata come discontinua nel sito (arGenti et al., 2006), ancora visibile nell’agosto 2018.

Il settore est era solcato, negli anni Settanta, da numerose pozze allungate in parte parallele, e presentava nell’angolo addossato al dosso bo-schivo un occhio di torbiera grande e profon-do che ospitava una notevole varietà di insetti acquatici. Tra gli Odonata erano abbondantis-sime Aeshna juncea e Libellula quadrimaculata, con presenze anche di Pyrrhosoma nymphula, Coenagrion puella, Somatochlora arctica oltre ad un singolo esemplare di Platycnemis pennipes, unico reperto in Cadore certamente autoctono;

tra i Sympetrum vi è stato rinvenuto nei primi anni Settanta uno degli ultimi esemplari ca-dorini di S. flaveolum, mentre era ricorrente S.

vulgatum e solo in tempi successivi S. sangui-neum. Tra gli altri insetti era abbondantissima Notonecta glauca e vi è stato raccolto Dytiscus marginalis. Oggi la fittezza del canneto è au-mentata, le pozze allungate si sono ridotte in numero e dimensioni (fig. 97) e si presentano intasate da foglie morte di cannuccia, mentre il grande occhio è interrato. Gli Odonati sono rappresentati da Aeshna juncea e da pochi esemplari di Aeshna cyanea, allora assente; so-prattutto sopravvive tuttora un popolamento esiguo, elusivo e vulnerabile di Somatochlora arctica (osservati nel corso dei numerosi re-centi sopralluoghi solo tre esemplari maschi), sufficiente a far mantenere al sito un’elevata importanza anche odonatologica.

Il settore ovest non presenta pozze ma è sol-cato da un rivolo di torbiera adibito a raccolta d’acqua per i vicini fienili oggi riconvertiti in piccoli chalet per brevi soggiorni estivi, e pre-senta un suolo muschioso intriso d’acqua so-pra il quale alcuni solchi allagati, causati dal passaggio di mezzi meccanici, evidenziano la facilità con cui possono essere ripristinate del-le superfici acquee (fig. 98).

La torbiera si presta ad interventi semplici a sostegno della biodiversità, consistenti, pre-vio accertamento floristico, nella riapertura del grande occhio di torbiera con rimozione

di alcuni abeti attorno (o nella realizzando-ne vicina di un nuovo occhio in posiziorealizzando-ne non soggetta a eccessivo ombreggiamento), nell’ampliamento di alcune pozze allungate nel settore est, nella creazione di pozze alla-gate in quello ovest. Oltre a ciò la torbiera an-drebbe riconnessa con i siti successivamente esaminati attraverso corridoi luminosi, riaper-ti ove possibile sfruttando le radure supersriaper-tiriaper-ti e le strade forestali.

Poco lontano, a circa un chilometro e mezzo sia dal laghetto di Stizzinoi che da Valdepalù, un secondo sito umido è rappresentato dalla torbiera di Mezzarazzo (o Medarazo), a m 1450 sotto l’omonimo colle. È soggetta ad al-lagamenti primaverili conseguenti al disgelo che le conferiscono un temporaneo aspetto la-custre, seguiti però da repentini svuotamenti quando si libera dalla neve un inghiottitoio all’estremità sud. Classificata ai sensi della Di-rettiva Habitat tra le “torbiere di transizione e instabili” (codice 7140) presenta un rilevante nucleo di Drosera; soprattutto è stata segnala-ta per un piccolo popolamento di Lycopodiella inundata, Licopodiacea rinvenuta nel Veneto solo qui e nella torbiera di Palù Longo a Dan-ta (fig. 99). Lo studio più volte ciDan-tato condotto per la Regione Veneto (vedi nota 11, scheda 44) ha da tempo previsto uno specifico monitorag-gio per controllarne lo stato di conservazione e intraprendere eventuali azioni di sostegno, mediante interventi sull’emissario in modo da

Fig. 99 La piccola torbiera di Mezzarazzo (Lorenzago di Ca-dore), soggetta col disgelo ad allagamenti e repentini svuo-tamenti, rappresenta assieme alla torbiera di Palù Longo a Danta la sola stazione veneta in cui è nota la piccola Licopo-diacea Lycopodiella inundata. (Foto M. Da Pozzo )

ridurre il drenaggio e mantenere un adeguato livello della falda, creando anche piccole de-pressioni per favorire l’espansione delle enti-tà più pregiate (uno dei proprietari del luogo aveva provato, senza successo, ad occludere l’inghiottitoio per ottenere una zona stabil-mente acquea; una soluzione potrebbe essere quella di arginare il punto di deflusso). Det-ti intervenDet-ti favorirebbero anche la fauna di Odonati, attualmente rappresentata da Aeshna juncea e cyanea in volo soprattutto al mattino e al tramonto (la mancata persistenza dell’acqua fa ritenere che queste provengano attualmente dai vicini siti riproduttivi di Stabie e Stizzinoi);

in prospettiva anche questa stazione potreb-be diventare riproduttiva, oltre che per dette specie, anche per il prezioso popolamento di Somatochlora arctica presente nella vicina Val-depalù, rafforzandone le possibilità di soprav-vivenza.