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2. L’INDAGINE STORICA

2.2. Lo sviluppo della Cattedrale

2.2.6. I lavori del XX Secolo

Ulteriori lavori di ristrutturazione interessarono la Cattedrale nel XX secolo a seguito di un incendio sviluppatosi nella notte tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre 1934 in una (ex) cappella attigua a quella della Deposizione. Gli interventi furono seguiti dal Soprintendente di Siena Peleo Bacci e riguardarono in particolare il lato destro del transetto: furono abbattuti i cinquecenteschi organi ai lati del coro, ripresi gli archi gotici e le volte a vela delle cappelle, la muratura circostante fu riordinata in filari di tufo e vennero messe in luce le quattro monofore romaniche (chiuse con lastre di alabastro). Inoltre, fu rimosso l’altare marmoreo settecentesco nella cappella della Deposizione, nella quale per la collocazione della scultura si realizzò un altare in pietra più grande del preesistente.

Nella cappella di San Ottaviano i lavori riportarono alla luce nella sua interezza una bella monofora a cornice del XIII secolo: la finestra, a sesto acuto, venne ripresa a pietra all'esterno e a mattoni a sguancio interamente, e venne chiusa con una schermatura a cinque lastre di alabastro molto venato. La struttura muraria fu lasciata in vista e vennero puliti i pilastri.

Nella cappella di Sant' Ugo, dopo avere tolto la cantoria e ripristinato, come nelle altre tre, l'arco ad ogiva, fu data una tinta grigia e posta l'urna in marmo con le ossa del Santo, simile a quella di Sant’ Ottaviano. 64

L’operaio Maurizio Cavallini, uno dei maggiori protagonisti degli avvenimenti, mostrò di apprezzare gli interventi realizzati, definendo gli organi “ingombri” e “conveniente” la nuova collocazione della Deposizione.

È evidente che per questi primi lavori non si trattò di un risanamento dei danni provocati dall’incendio – peraltro abbastanza limitati – quanto quello della messa in opera di un progetto di completa ristrutturazione del transetto volto a cancellare stratificazioni secolari per riportare in luce tracce dell’architettura medievale. Questa considerazione sembra trovare conferma nelle affermazioni dell’operaio Paoletti secondo il quale l’incendio pose nuovamente questa Amministrazione di fronte al

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problema tante volte prospettatosi ma mai potuto risolvere, del ripristino cioè dell’insigne Cattedrale, deturpata attraverso secoli di decadenza artistica. Il nuovo clima spirituale creato dal Regime, costituiva l’indispensabile presupposto per il compimento di tale imponente mole di lavori.

La sistemazione della prima cappella del braccio sinistro del transetto, quella di Sant’ Ugo, ricalcò le vicende della cappella di San Ottaviano; un acceso dibattito invece suscitò il progetto per la realizzazione di una nuova cappella, voluta per ragioni di simmetria, dove oggi è collocata la Madonna dei Chierici.

In una lettera del 20 Febbraio 1937, Peleo Bacci comunicava alla curia volterrana l’intenzione di aprire una nuova finestra nella quarta cappella, e di spostare la porta sul lato destro della facciata esterna riutilizzando l’infisso della porta della sacrestia. Proponeva inoltre di aprire un nuovo accesso alla Cattedrale sul fianco destro. Immediata fu la risposta del vescovo e dei canonici assolutamente contrari all’intervento. Tuttavia, alla fine della disputa il clero volterrano dovette rinunciare ai propri progetti, ma anche le aspettative di Peleo Bacci si realizzarono solo a metà, dal momento che non fu aperto il nuovo ingresso sulla navata destra.

Con l’inizio dei lavori nella cappella dei Chierici, l’operaio Paoletti comunicò al Soprintendente che anche nella quarta cappella era venuto alla luce il bozzato in tufo, mentre i saggi sulla parete esterna confinante con il Palazzo dei Priori per ritrovare tracce di bicromia, avevano dato esito negativo.

In pronta risposta Peleo Bacci esprime quelli che sono i suoi criteri di ripristino […]

dettati dai precisi elementi costruttivi tornati in luce; si tratterà, cioè, di riprendere il paramento e di ricostruire l’arco di facciata e la volta, seguendo le tracce che le trasformazioni posteriori non sono riuscite a distruggere del tutto. Questo “criterio di

ripristino” ha portato a chiudere una porta ormai storicizzata, documentata fin dal 1443, antico ingresso alla Cattedrale dal lato della piazza dei Priori, e a creare un nuovo passaggio, formato da uno stretto disimpegno a gomito al lato della cappella, e dalla porta di accesso nell'angolo, all'estremità sinistra della facciata.

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Stato del transetto sinistro prima dei lavori, oltre alla tribuna Cinqucentesca, è ben visibile la porta di accesso alla Cattedrale dalla piazza dei Priori.65

Stato del transetto durante i lavori: è stata rimossa la tribuna e ripristinato l’arco gotico.66

65 Foto fornita dall’architetto Giorgio Bascià. 66 Foto fornita dall’architetto Giorgio Bascià.

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33 L’ultimo intervento interessò il finestrone del coro: con una lettera del 5 Agosto 1937 l’opera della Cattedrale sollecitava la fine dei lavori chiedendo il disegno per la finestra

a strombo e per la totale fasciatura in bianco e nero. La risposta dell’architetto Egisto

Bellini arrivò solo il 18 dicembre 1938, con il progetto in cui erano indicati i punti dove occorreva fare il rilievo delle sagome originali, per avere la certezza della perfetta

identità di quelle che si riproducono. Osservando la fotografia del finestrone prima del

restauro, sembra difficile credere che sia stato possibile rilevarne la sagoma in più di un punto dal momento che restava solo una piccola porzione dell’arco.

Per quanto riguarda la parte anteriore del Duomo, che si affaccia sulla principale piazza della città, questa è sempre stata ricordata frettolosamente dalla critica, che piuttosto ha focalizzato l’attenzione sull’identificazione degli stemmi presenti sulle pareti del coro e del transetto tra la decorazione bicroma del marmo chiaro e gabbro.

Attraverso le vecchie fotografie che precedono i ripristini è possibile dedurre che parte della bicromia, gli archetti a tutto sesto impostati su mensoline decorate da una piccola soglia, e la monofora sinistra siano originali e riferibili al 1370 (come documentato da uno stemma posto nella lesena angolare, con probabile riferimento alla parete superiore del coro e della cappella di Sant’Ugo) Il resto della parete era in pietra e mattoni ed aveva un aspetto più di abitazione civile che di costruzione sacra, con indecorose finestrelle ed una porta sormontata da una tettoia. I tratti di bicromia completamente ricostruiti si collocano quindi nella parte bassa della parete del coro e nel tratto che va dalla fine della cappella di Sant’ Ugo al vescovado. In quest’ultima parte è murata quasi ad altezza d’uomo un rettangolo di marmo che presenta i resti di una decorazione ancora leggibile e data l’identità del disegno e anche delle dimensioni della pietra si può supporre che facesse parte del gradone del XII secolo proveniente dalla Cattedrale ed ora conservato nel museo diocesano.67 In definitiva la presenza delle fasce bianche e nere su questo lato del Duomo, nasconde e confonde i diversi tempi di costruzione, dando l'impressione di trovarsi di fronte ad un autentico romanico pisano.

In seguito al bombardamento del 2 Luglio 1944 crollò il tetto e una parte della cappella di San Paolo. Il restauro fu eseguito negli anni successivi e, oltre alla ricostruzione delle

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Braccio sinistro del transetto prima dei ripristini. 68

Braccio sinistro del transetto prima del ripristino. 69

68 Dalla relazione fornita dal professor Caciagli. 69 Dalla relazione fornita dal professor Caciagli.

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Stato attuale del braccio sinistro del transetto. 70

strutture danneggiate, comprese ulteriori integrazioni del paramento murario e lapidario sulla facciata del braccio orientale del transetto.71

Tra i lavori più recenti eseguiti in Cattedrale si ricorda la realizzazione del rosone istoriato con la gloria dell’Incoronazione della Vergine, eseguito nel 1988 da Mino Rosi su commissione del Rotary Club di Volterra.72

La vetrata del rosone raffigurante

L’incoronazione della Vergine. 73

70 Immagine tratta dal sito <

http://www.medioevo.org/artemedievale/Images/Toscana/Volterra/DuomodiVolterra/IMG_2952.JPG>

71 Paolo Bertoncini Sabatini, Ewa Karwacka Codini, La vicenda architettonica e storica del complesso

monumentale del Duomo di Volterra: tempi, forme, strutture, in “Quaderno del laboratorio universitario volterrano XIV, 2009-2010”, Pisa, Tipografia di Agnano, 2011

72 Alessandro Furiesi, Cecilia Guelfi, La città e il territorio: strade, piazze, palazzi, chiese, ville e opere

d’arte del Volterrano, in “Dizionario di Volterra Vol.2”, Ospedaletto (PI), Pacini, 1997

73 Immagine tratta da “Chiese di Volterra”, a cura di P.G. Bocci, G. De Simone, F. A. Lessi, U. Bavoni,

36 Nel 1987 sono stati eseguiti dei lavori di restauro del tetto, che hanno previsto l’inserimento delle capriate metalliche nella navata centrale.

Schizzo rappresentativo dell’inserimento delle nuove capriate in acciaio in luogo delle capriate lignee, con sommarie verifiche di calcolo e indicazione delle somme. 74

Nel 2001 i restauri hanno interessato il portale marmoreo in facciata, che presentava mancanze, problemi di distacco e esfoliazione, frattura dell’architrave e fessurazione degli stipiti.

74 Foto dell’architetto Giorgio Bascià. Presso l’archivio della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e

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