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La cattedrale di Volterra: storia, sicurezza e modellazione informativa HBIM

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Academic year: 2021

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(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

SCUOLA DI INGEGNERIA

Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale

Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile e delle Costruzioni Civili

TESI DI LAUREA

“La Cattedrale di Volterra:

storia, sicurezza e modellazione informativa HBIM”

Relatori:

Prof.ssa Ing. Anna De Falco

Prof. Arch. Massimiliano Martino

Ing. Gino Cenci

Arch. Federica Fernandez

Candidato:

Valentina Benevento

(2)
(3)

Grazie alla mia famiglia.

Che, sostenendomi ininterrottamente,ha atteso che finalmente questo giorno arrivasse. Grazie a chi non c’è più, ma resta e resterà sempre.

Grazie alle amiche di sempre, diventate sorelle. Grazie ai colleghi e alle colleghe dell’università.

Per il grande aiuto. Per aver condiviso con me ansie e nervosismi, e aver reso questo lungo percorso sicuramente più piacevole e senza dubbio indimenticabile. Grazie per essere diventati molto di più: per l’amicizia che ci lega e, mi auguro, ci legherà sempre. Grazie alle nuove amicizie, e a quelle riscoperte.

Che hanno reso gli ultimi mesi più leggeri e spensierati. Grazie all’ingegner Gino Cenci.

Che, con pazienza, mi ha insegnato molto, e per cui nutro molta stima.

Grazie all’architetto Federica Fernandez. Per la professionalità e la grande disponibilità. Per avermi trasmesso passione e nuove conoscenze.

Grazie all’architetto Giorgio Bascià e a tutte le professionalità coinvolte. Per l’aiuto che mi hanno fornito senza tirarsi mai indietro.

Grazie ai colleghi della Soprintendenza di Pisa.

Non dimenticherò mai il loro sostegno e la loro allegra compagnia durante il periodo del tirocinio.

Grazie a chi mi ha permesso, mi permette e mi permetterà di crescere e imparare. Grazie a me. Alla mia testardaggine e determinazione.

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INDICE

1. INTRODUZIONE ... 1

2. L’INDAGINE STORICA ... 4

2.1. Inquadramento storico di Volterra ... 4

2.2. Lo sviluppo della Cattedrale ... 6

2.2.1. Le origini ... 6

2.2.2. La cattedrale nel Medioevo ... 12

2.2.3. I restauri del Cinquecento ... 16

2.2.4. Gli ampliamenti del XVII Secolo ... 23

2.2.5. I restauri Ottocenteschi ... 26

2.2.6. I lavori del XX Secolo ... 30

2.3. L’evoluzione della Cattedrale nelle planimetrie storiche ... 37

3. L’INDAGINE ARCHITETTONICA ... 48

3.1. Gli esterni ... 50

3.1.1. Ovest: la facciata ... 50

3.1.2. Est: dal chiostro del Palazzo dei Priori ... 64

3.1.3. Nord: fianco sinistro della Cattedrale ... 66

3.1.4. Sud: fianco destro della Cattedrale ... 73

3.2. Gli interni ... 79

4. IL RILIEVO MATERICO ... 89

4.1. Premessa ... 89

4.2. La facciata ... 91

(5)

5.1. Fenomeni e cause del degrado ... 97

5.1.1. Alterazioni ... 98

5.1.2. Fenomeni di degrado con asporto di materiale ... 101

5.1.3. Fenomeni di degrado con apporto di materiale ... 104

5.1.4. Cause del degrado ... 107

5.2. La facciata ... 109

5.3. Il prospetto laterale Sud ... 115

6. GLI INTERVENTI DI RESTAURO MATERICO ... 119

6.1. Premessa ... 119 6.2. Gli interventi ... 124 6.3. Conclusioni ... 127 7. IL QUADRO FESSURATIVO ... 129 7.1. Premessa ... 129 7.2. Livello A... 130

7.2.1. Parete destra navata centrale ... 130

7.2.2. Transetto ... 134

7.2.3. Parete sinistra navata centrale ... 137

7.2.4. Controfacciata ... 145

7.3. Livello B ... 148

7.3.1. Parete destra navata centrale ... 148

7.3.2. Transetto ... 159

7.3.3. Parete sinistra navata centrale ... 162

7.3.4. Controfacciata ... 181

(6)

7.4.1. Parete destra navata centrale ... 183

7.4.2.Parete sinistra navata centrale ... 187

7.4.3. Controfacciata ... 195

7.5. Livello D ... 197

7.5.1. Parete destra navata centrale ... 197

7.6. Transetto ... 200

7.7. Osservazioni sul quadro fessurativo complessivo ... 201

8. IL QUADRO DEFORMATIVO ... 202

8.1. Premessa ... 202

8.2. Le sezioni trasversali ... 203

8.3. L’andamento planimetrico ... 215

8.4. Correlazioni tra quadro fessurativo e deformativo ... 217

9. LE INDAGINI GEOLOGICHE ... 221

9.1. Premessa ... 221

9.2. L’indagine georadar ... 223

9.3. L’indagine HVSR ... 225

9.4. L’ indagine archeologica stratigrafica ... 229

9.4.1. Saggio n.1 ... 230

9.4.2. Saggio n.2 ... 233

9.4.3. Saggio n.3 ... 237

9.5. La caratterizzazione del materiale lapideo ... 246

10. LA VULNERABILITA’ SISMICA ... 250

10.1. Premessa ... 250

10.2. La scheda chiese di II livello ... 252

(7)

10.3.2. Risultati ottenuti ... 291

11. I MECCANISMI DI COLLASSO ... 299

11.1. L’analisi limite ... 299

11.2. I meccanismi locali di collasso nella Cattedrale ... 306

11.3. Ribaltamento della facciata ... 308

11.3.1. Cinematismo n.1 ... 310

11.3.2. Cinematismo n.2 ... 314

11.4. Ribaltamento della parete destra della navata centrale ... 317

11.4.1. Cinematismo n.3 ... 318

11.4.2. Cinematismo n.4 ... 321

11.5. Osservazioni sui risultati ottenuti ... 326

12. GLI INTERVENTI DI CONSOLIDAMENTO ... 327

12.1. Il cassettonato ... 327

12.2. Le strutture ... 330

12.3. Valutazione della vulnerabilità sismica ... 337

12.3.1. Descrizione dettagliata delle varie sezioni della scheda ... 338

12.3.2. Risultati ottenuti ... 366

12.4. Confronto dei risultati prima e dopo gli interventi ... 370

13. LA MODELLAZIONE INFORMATIVA HBIM ... 371

13.1. Introduzione al BIM ... 371

13.2. Historic Building Information Modelling ... 373

13.2.1. Le fasi del processo ... 375

(8)

13.3. HBIM per la Cattedrale di Volterra ... 381

13.3.1. Modellazione ... 381

13.3.2. Data entry ... 388

13.3.3. Evoluzione del dissesto... 403

14. CONCLUSIONI ... 407

BIBLIOGRAFIA ... 411

SITOGRAFIA ... 422

ALLEGATI

TAV.1. FACCIATA: RILIEVO MATERICO

TAV.2. PROSPETTO SUD: RILIEVO MATERICO

TAV.3A. FACCIATA: RILIEVO DEGRADO CON APPORTO DI MATERIALE

TAV.3B. FACCIATA: RILIEVO DEGRADO CON ASPORTO DI MATERIALE

TAV.4A. PROSPETO SUD: RILIEVO DEGRADO CON APPORTO DI MATERIALE

TAV.4B. PROSPETTO SUD: RILIEVO DEGRADO CON ASPORTO DI MATERIALE

TAV.5. RILIEVO DEL QUADRO FESSURATIVO NAVATA CENTRALE: LATO SINISTRO

(9)
(10)

1. INTRODUZ IONE

1

1. INTRODUZ IONE

L ’approccio allo studio di un bene architettonico non è mai semplice.

Molti sono gli aspetti che entrano in gioco e si intrecciano tra loro: materiali, tecniche costruttive, evoluzione storica, ruolo sociale, espressione artistica di un popolo: struttura e arte si fondono in una architettura che è sempre unica.

Disegno del complesso del duomo di Volterra con il Battistero di San Giovanni.1

1 I mmagine tratta da “ Chiese di Volterra” , a cura di P.G. Bocci, G. D e Simone, F. A. L essi, U . Bavoni,

(11)

2 Nel caso della Cattedrale di Volterra lo studio è iniziato con la ricerca bibliografica delle fonti storiche che fornissero informazioni circa l’origine e l’evoluzione di questo manufatto. Nonostante la ricerca prolungata e lo studio attento, molti sono ancora i dubbi che riguardano le fasi costruttive dell’edificio.

D opo aver analizzato i testi d’archivio, si è passati all’osservazione diretta del monumento e, grazie ai saggi effettuati in alcuni punti significativi, alla possibilità di accedere ad alcuni ambienti dei sottotetti e alla fondamentale collaborazione di diversi professionisti (ingegneri, architetti, geologi, archeologi, ecc.), si è cercato di definire alcuni punti fermi dello sviluppo temporale del Duomo volterrano.

Nella navata centrale della Cattedrale, grazie alla presenza del ponteggio necessario al restauro del cassettonato ligneo, è stato effettuato uno studio dello stato fessurativo e deformativo che coinvolge la struttura. A varie quote sono stati realizzati dei saggi stratigrafici che hanno consentito di mettere alla luce aspetti nascosti, o solo supposti, circa l’evoluzione della fabbrica e, grazie all’ausilio di semplici strumenti come rotella metrica, metro a stecca e filo a piombo, è stato possibile valutare l’andamento planimetrico delle pareti della Cattedrale, e trarre alcune considerazioni circa i cinematismi che hanno coinvolto il monumento nel corso dei secoli.

Per gli esterni, il rilievo materico e del degrado della facciata e del fianco destro della Cattedrale, è stato condotto grazie alla collaborazione dell’Architetto Federica Fernandez, che ha guidato poi lo sviluppo di alcune ipotesi di restauro.

Lo studio della vulnerabilità sismica è stato condotto con l’ausilio dei metodi tabellari forniti nella Scheda Chiese di II Livello, elaborata nel 2006 a seguito dei numerosi terremoti che hanno interessato il patrimonio storico - architettonico italiano.

Dopodiché si è riportato un breve resoconto circa gli interventi che sono stati eseguiti in Cattedrale, ed è stata rivalutata la vulnerabilità sismica a seguito di tali lavori.

(12)

1. INTRODUZ IONE

3 Bisogna sottolineare come gli interventi realizzati, e quelli ancora da eseguire, prevedano solo il consolidamento dal punto di vista statico della struttura: data la particolare situazione in cui la Cattedrale si trova, infatti, è stato deciso di fissare l’equilibrio che il monumento ha raggiunto nel corso dei secoli.

U n altro aspetto fondamentale sviluppato in questa tesi è l’approccio informatico a questo tipo di strutture: è stata eseguita una modellazione tridimensionale in HBIM (Historic Building Information Modelling), che consente di avere a disposizione in un unico “ documento” tridimensionale, tutte le conoscenze note sul monumento.

La possibilità di visualizzare la struttura tridimensionalmente nella sua interezza, consente di apprezzare meglio la deformazione che essa ha subito, e la correlazione tra quadro fessurativo e deformativo, dando una visione d’insieme fondamentale al progettista che si occupa consolidamento strutturale.

(13)

4

2. L’INDAGINE STORICA

2.1. Inquadramento storico di Volterra

Volterra sorge su di un colle immerso nella campagna Toscana: di fondazione etrusca prima, e fortemente influenzata dal controllo romano poi, grazie ai resti delle quattro cerchia di mura difensive è facile leggere la grande espansione che il nucleo urbano ha avuto, seguito da una fase di regressione.

La prima cerchia di mura che circonda l’altopiano è certamente anteriore al V secolo a.C. e circoscrive un’area di circa cinque ettari.

Successivamente, durante il periodo aureo della Volterra etrusca databile intorno al IV secolo a.C., venne costruita una nuova cerchia di oltre sette chilometri.

La cerchia delle mura medioevali fu la proiezione dell’affermazione del potere comunale che rese forte la città nei confronti delle lotte tra guelfi e ghibellini, dominanti la scena toscana nel XIII e XIV secolo. La muraglia etrusca risultava infatti indifendibile a causa della sua estensione sproporzionata rispetto al numero della popolazione e si iniziò la costruzione, se pur lenta, di un nuovo tratto di mura che seguendo il percorso di quelle etrusche, tagliava fuori parte della città. Durante il periodo di costruzione della mura, Volterra fu invasa dai Fiorentini e questa fu un’ulteriore prova della debolezza del sistema difensivo.

Alcuni storici individuano un’altra cerchia di mura collocata tra quella che cinge il castello e quella medioevale. Tale cerchia, inizialmente costruita dagli etruschi, usata successivamente dai romani e ricostruita e rafforzata nel X secolo, comprendeva anche l’area in cui sorge la chiesa e il complesso episcopale.

(14)

2. L’INDAGINE STORICA

5

Evoluzione delle mura volterrane.1

Sebbene fosse dotata di numerose fortificazioni, Volterra fu fortemente penalizzata dalla morfologia del territorio su cui sorge, che la rese vulnerabile agli attacchi dei nemici; ciò nonostante, non fu mai del tutto distrutta o rovinata, ed è riuscita a mantenere inalterate nel tempo le proprie caratteristiche.

È importante sottolineare come le vicende storiche e politiche di Volterra siano state fin da sempre legate al potere religioso insediato, la cui rilevanza subì un freno, anche fisico, con la costruzione dall’imponente palazzo dei Priori, nato alle spalle del Duomo.

1 Elaborazione di Chiara Gallorini, immagine tratta dalla relazione sulla Cattedrale di Volterra del corso di

(15)

6

2.2. Lo sviluppo della Cattedrale

2.2.1. Le origini

Veduta aerea del complesso della Cattedrale e del Battistero.2

Dedicata a Santa Maria Vergine Assunta in Cielo, la Cattedrale di Volterra sorge nel cuore del nucleo urbano medievale: edificio simbolo della città, si affaccia su Piazza San Giovanni, dove si trova l’omonimo Battistero e l’antico ospedale cittadino, alle spalle della duecentesca Piazza dei Priori, che ospita il più antico palazzo comunale della Toscana.

Nel 1957, con bolla di papa Pio XII, che ne riconobbe la particolare importanza, la Cattedrale di Santa Maria Assunta venne elevata al titolo di “Basilica minore”.3

Benché le notizie circa lo sviluppo della diocesi volterrana siano incerte, è possibile identificare l’esistenza di una struttura ecclesiastica ben definita e organizzata già a partire dalla fine del V secolo.4

2 Foto tratta dal sito <http://www.aljanh.net>

3 Alessandro Furiesi, Toscanaoggi.it,

<http://www.toscanaoggi.it/Arte-Mostre/Volterra-restauri-allla-Cattedrale-nel-nono-centenario-dalla-dedicazione>

4 Franco Alessandro Lessi, La chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo Cattedrale di Volterra – Notizie

Storiche, in “Chiese di Volterra”, a cura di P.G. Bocci, G. De Simone, F. A. Lessi, U. Bavoni, Firenze, Nardini, 2000, pag. 23-32

(16)

2. L’INDAGINE STORICA

7 Dal punto di vista delle fonti storiche, le ipotesi circa l’originaria ubicazione della chiesa primitiva sono contrastanti: chi la individua nella Basilica di San Pietro in Camporise situata sull’acropoli, sul piano cosiddetto del Castello, nell’area dell’attuale Poggetto, e chi sulle fondamenta di quella odierna.

A sostegno dell’ipotesi secondo cui il primitivo Duomo fosse la basilica di San Pietro, e solo successivamente la chiesa di Santa Maria, Anton Filippo Giachi5 ricorda come le prime chiese erette nel cristianesimo fossero dedicate agli Apostoli e ai Martiri, mentre la dedicazione alla SS. Vergine è stata introdotta nel secolo VII: motivo per cui la Cattedrale attualmente esistente sarebbe posteriore alla Basilica di San Pietro, che potrebbe considerarsi quindi chiesa “matrice”. Inoltre, sarebbe stato conveniente ai primi cattolici, avere una chiesa “solitaria”, che non attirasse la rabbia dei pagani, nel tempo in cui il cristianesimo non si era ancora diffuso, lo che non sarebbe accaduto alla

Cattedrale presente situata in mezzo della città e nel luogo di maggiore popolazione e concorso.6

Un secolo dopo, anche Annibale Cinci7 sostiene che il primo tempio cristiano in

Volterra fu certamente quello dei Santi Pietro e Paolo, eretto in Castilla […]. Quando nel 1472 il tempio fu distrutto la cattedra episcopale era già stata da tempo trasferita nella chiesa di Santa Maria, che, a partire dall’anno 820 accoglieva anche il corpo di San Ottaviano.8

Negli stessi anni, Gaetano Leoncini9 ritiene che la chiesa di santa Maria in origine fosse una fabbrica angusta troppo per rappresentare la chiesa matrice di una città popolosa

e quasi interamente cristiana, motivo per cui subì quelle riforme che dalla sua originaria semplicità tolsero ad avanzarlo nell’attuale decoro.

Infatti, la prima volta che rovistando le patrie memorie vien fatto di riconoscere con

qualche fondamento un periodo in cui i volterrani dettero opera forse la più valutabile

5 Prete, cappellano dell'ospedale di Volterra, cultore di storia locale. Informazione tratta dal sito

<http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=24414>

6 Anton Filippo Giachi, Saggio di ricerche sopra lo stato antico e moderno di Volterra, Firenze, Tipografia

Sborgi, 1786

7 Storico volterrano, vissuto tra il 1824 e il 1889.

Informazione tratta dal sito <https://it.wikisource.org/wiki/Autore:Annibale_Cinci>

8 Annibale Cinci, Guida di Volterra, Volterra, Tipografia Volterrana, 1885 9 Autore della seconda metà del XIX secolo.

(17)

8

fino allora che qualunque altra mai, ad accrescere la divota maestà della loro Cattedrale, è al principio del secolo X, epoca in cui venne compresa nel corpo di quest’ultimo tempio l’antica residenza dei canonici di Santa Maria, per cui essi passarono a convivere in quella tutt’oggi esistente, edificata per il Capitolo di San Ottaviano. Egli sostiene inoltre che il Duomo possa essere stato notabilmente

ampliato ed abbellito circa l’801, perché l’imperatore Carlo Magno che vi ricevé in persona il giuramento di fedeltà dei Canonici, dette in tale occorrenza delle speciali disposizioni a questo riguardo. E prima ancora che regnasse Carlo Magno (tra il VII e l’VIII secolo) la chiesa di Santa Maria, che aveva aggiunto a questo suo titolo anche l’altro di San Giusto, era succeduta all’antica basilica di San Pietro in Castello, nella qualifica di Cattedrale.10

Tra il VII e l’VIII secolo perciò la Basilica di San Pietro perse il suo ruolo di chiesa matrice, e la cattedra episcopale fu trasferita, essendo più opportuno destinare a

Cattedrale una chiesa di più comodo accesso alla pubblica divozione11.

Successivamente, nel 1472 quando Volterra cadde nel dominio dei fiorentini, la chiesa di San Pietro, derubata di ogni ricchezza, fu demolita e al suo posto fu realizzata la fortezza della prigione, nota come il “Mastio”.

Quanto detto finora, quindi, attesta la presenza di una chiesa intitolata a Santa Maria nel centro urbano medievale, che però non fu fin dalla sua origine la Cattedrale della città, essendo questa localizzata all’esterno del perimetro urbano di Volterra.

Contrariamente a ciò, in una relazione del Capitolo dei Canonici del 1726, si afferma che la Cattedrale di Volterra nell’anno 390, salendo papa Siricio e regnando Teodosio il

Grande, fosse fabbricata nella più comoda situazione della città, dove è presenta, ma di grandezza minore, ed in forma quadrata secondo l’uso di quei tempi.12

10 Gaetano Leoncini, Illustrazione sulla Cattedrale di Volterra, Siena, Tipografia sordo-muti Luigi Lazzeri,

1869

11 Ibidem

(18)

2. L’INDAGINE STORICA

9 Anche il canonico Terzo Callai, ricorda che esiste nel nostro archivio un libretto quale

contiene la storia della Cattedrale, secondo il quale l’origine della medesima rimonta al 390 dell’Era Cristiana.13

Altre pergamene riferiscono il fatto che la primitiva Cattedrale sorgesse “fra muros

civitate voloterrense”, ossia dentro la cerchia delle mura cittadine, presso la casa vescovile di Santa Maria […] presso la canonica e la chiesa di San Ottaviano, vicino o di fronte alla chiesa battesimale di San Giovanni.14

Ipotesi circa l’originaria conformazione delle chiese di S. Maria e San Giusto, e San Ottaviano, ricavate dalle fonti storiche.

13 Terzo Callai, Indice Generale delle Materie relative ai diversi diritti del Reverendissimo Capitolo, ai

rapporti colla S. Sede, col Vescovo e col Governo. Storia dei Possessi, Censi e Livelli conforme apparisce dai Libri, dalle Deliberazioni dei Contratti, dai Depositi, dai Campioni, dalle Filze. Fino al presente Anno 1843, Archivio Capitolare di Volterra

14 Umberto Bavoni, La Cattedrale di Santa Maria Assunta e il Museo diocesano di arte sacra di Volterra,

(19)

10 In alcuni documenti del X secolo sono state ritrovate, poi, delle registrazioni circa le scadenze di contratti di affitto nel giorno della festa di Santa Maria di mezzo Agosto: si trattava di un’usanza comune a molti castelli della zona nel giorno del loro Santo patrono, motivo per cui si può ritenere che Santa Maria Assunta in Cielo fosse la patrona della città, e di conseguenza avesse una chiesa a lei dedicata.15

Dalla metà del secolo XII la toponomastica del luogo subisce però un cambiamento: non viene più nominata la chiesa di San Ottaviano e appare la nuova dizione “ecclesia

maiore Sancte Marie”16, il che induce a pensare ad una fusione tra le due chiese. A questo proposito il Callai scrive: rilevasi […] da alcune cartapecore del nostro archivio

tra il 900 ed il 1000, che l’attual crociata era una chiesa separata col titolo di San Ottaviano. Questa ultima opinione non dispiace ai periti o architetti, quali convengono che la costruzione dell’attual Cattedrale non è un lavoro simultaneo, ed ecco per quali ragioni:

- perché l’ordine architettonico della crociata è ben diverso da quello del corpo

della chiesa;

- perché il livello, o piano della crociata, è superiore al restante della chiesa in

modo straordinario;

- perché detta crociata ed il coro non sono in squadra relativamente al corpo

della chiesa.

Non è adunque improbabile che in tal epoca la crociata attuale, allora probabilmente chiesa di San Ottaviano, venisse ad esser riunita al restante della chiesa.17

Secondo gli studi più recenti di Enrico Fiumi18 nella zona occupata oggi dalla Cattedrale e dagli edifici circostanti, si trovava anticamente uno dei nuclei abitati della città longobarda, presumibilmente una residenza fortificata, all’interno della quale, fin dai primi anni del IX secolo è ricordata la presenza di due chiese, una dedicata alla Vergine Maria e a San Giusto e l’altra a San Ottaviano. Tutta l’area doveva inoltre essere circondata da terreni liberi: “pratum episcopati” a ovest, “pratum regis” o platea a est

15 F. A. Lessi, La chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo Cattedrale di Volterra, Op. cit. 16 Enrico Fiumi, Volterra e san Gimignano nel Medioevo, Reggello (FI), Firenze Libri, 1983 17 T. Callai, Indice Generale delle Materie, Op. cit.

18 Economo dell'ospedale psichiatrico di Volterra, appassionato di archeologia e di storia locale, è stato

direttore del museo Guarnacci e nel dopoguerra fu nominato ispettore onorario delle Antichità e Belle Arti. Informazioni tratte da

(20)

2. L’INDAGINE STORICA

11 e un cimitero a sud.19 In particolare, nel diploma dell’imperatore Enrico II del 1014 si parla di “cimiteri”, delle chiese di Santa Maria, di San Ottaviano e di San Giovanni Battista.20

Stessa tesi viene confermata dall’autore, in “Volterra e San Gimignano nel Medioevo”, dove ricorda che la chiesa di Santa Maria innalzata nello stesso luogo dove ancora oggi

ha sede la Cattedrale, fu la chiesa matrice, intitolata in origine a Santa Maria e a San Giusto21 e che ad essa fu annessa, dopo l'anno 821, la cappella di San Ottaviano che

accolse le spoglie del venerato eremita: a conferma di questo è possibile tutt’oggi individuare intorno alla porta principale alcuni bassorilievi che ricordano la traslazione del corpo del Santo avvenuta in quell’anno.

Alla fine del Novecento, Franco Lessi, effettuando una ricostruzione topografica della piazza di San Giovanni, ha supposto che la chiesa di San Ottaviano potesse essere la cappella che oggi si intitola alla Vergine Maria, la quale però non era aderente alla Cattedrale che sorgeva isolata più a est.22

Ad oggi però non si hanno elementi sufficienti a confermare o smentire questa ipotesi.

In definitiva, l’ipotesi più accreditata risulta essere quella secondo cui la piccola Chiesa di Santa Maria - e San Giusto - situata nel centro urbano medievale, sia stata unita con quella di San Ottaviano, che si trovava ad un altro livello, a formare l’attuale Cattedrale.

Benché risulti difficile individuare l’epoca esatta in cui sia stato “rotto” il muro perimetrale del transetto per dare alla Cattedrale un avancorpo, sicuramente si può ritenere che questo sia avvenuto nella prima metà del 1300.

19 Enrico Fiumi, Topografia volterrana e sviluppo urbanistico al sorgere del comune, in “Rassegna

Volterrana”, a. XIX (1951), pag. 1-28; A. Furiesi, Storia urbanistica e architettonica, in “Volterra d’oro e di pietra”, a cura di M. Buriesi e A Caleca, Pacini, Pisa, 2006, pag. 25-28

20 Simona Bianchi, Urbanistica Medioevale di Volterra, Tesi di laurea, Università di Pisa, relatore Piero

Pierotti, a. a. 1995-1996

21 Enrico Fiumi, Volterra e san Gimignano nel Medioevo, Op. cit.

(21)

12

2.2.2. La Cattedrale nel Medioevo

La pianta dell'edificio romanico era originariamente basilicale a croce latina, con le absidi minori in spessore di muro e la maggiore semicircolare. Sul finire del Duecento il capocroce venne modificato in una struttura a T con transetto dotato di cappelle terminali parallele al coro e similmente quadrangolari.23

Numerosi fonti sostengono che la conformazione dell’attuale Duomo derivi dalla ristrutturazione avvenuta dopo il violento terremoto del 3 Gennaio 1117, che danneggiò la chiesa preesistente, e dagli ampliamenti della seconda metà del Duecento. Il terremoto in questione ebbe epicentro sui Monti Pisani e si scatenò con una magnitudo di 5.3 gradi.24

Come punto di riferimento per circoscrivere l’epoca della costruzione del Duomo – in accordo alle tesi di Giachi e Leoncini – si può assumere la data della consacrazione, che avvenne il 20 Maggio 1120, come indicato nella bolla papale di Callisto II del 7 Giugno dello stesso anno, benché sia probabile che in quell’anno l’opera non fosse ancora terminata. Leoncini infatti ricorda come all’epoca della consacrazione eseguita dal

pontefice Callisto, il nostro Duomo era sempre alquanto angusto ed irregolare e non presentava la forma che ha oggi. Fu nel 1254 che i volterrani chiamarono ad abbellirlo il famoso architetto Nicola Pisano che lo ridusse alle dimensioni attuali e lo spartì in tre navate terminate a croce latina.25

Lo stesso viene confermato anche dal Vasari, come riporta Terzo Callai infatti: queste

opinioni sono avvalorate dalla testimonianza del Vasari, quale asserisce che Niccolò Pisano fu chiamato dai volterrani per ridurre ed ingrandire la Chiesa di Santa Maria di Volterra, quale era di forma quadra e storta26,affinché accrescesse il Duomo loro, che

era piccolo; egli lo ridusse ancorché storto molto, a miglior forma, e lo fece più magnifico che non era prima. 27

23 Informazioni tratte dal sito

<http://www.treccani.it/enciclopedia/volterra_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/>

24 Informazioni tratte dai siti <http://terremoti.ingv.it/it/>;

<http://www.moveaboutitaly.com/volterra/cattedrale_it.html>; <https://www.visittuscany.com/it/attrazioni/il-duomo-di-volterra/>; <https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Volterra>

25 G. Leoncini, Illustrazione sulla Cattedrale di Volterra, Op. cit. 26 T. Callai, Storia sull’istituzione dei Canonici, Op. cit.

(22)

2. L’INDAGINE STORICA

13

Ipotesi secondo cui le due chiese preesistenti si sarebbero unite nel formare la Cattedrale, inaugurata nel 1120, con la presenza di un grande atrio in facciata.

Enrico Fiumi, tuttavia, ritiene che l'ingrandimento del tempio e la spartizione in tre navate terminate a croce latina ad opera di Nicola Pisano non possa essere certa: alcuni aspetti della decorazione fanno infatti pensare ad un’epoca anteriore. È plausibile che la facciata sia stata terminata e abbellita al tempo di Nicola Pisano, ma l'impostazione della fabbrica è da ritenersi precedente.

Egli infatti sostiene che se durante il secolo XIII si fosse intrapreso e compiuto un lavoro

così importante, la sua eco sarebbe certamente giunta fino a noi attraverso la serie delle scritture di quell'epoca, delle quali particolarmente abbondano gli archivi comunali e vescovile. Inoltre il calendario liturgico della stessa Cattedrale, compilato dall’arciprete Ugo nel 1161, ci offre una visione della chiesa come è quella odierna […].

(23)

14

Ipotesi secondo cui l’ampliamento della Cattedrale sarebbe proseguito fino alle dimensioni odierne, con la realizzazione del campanile in facciata.

Tradizione e storia confermano che il cimitero cittadino occupava anticamente l’area su cui sorsero poi l’oratorio della Misericordia, la cappella di San Carlo e la via Giusto Turazza, mentre la porta è rintracciabile, all’interno della Cattedrale, nella navata destra, presso il secondo confessionale, detto del penitenziere. […]

Per lo stesso calendario si costata, infine, che la chiesa di Santa Maria aveva un “atrium” dove il clero e i fedeli si dirigevano processionalmente, nella domenica delle palme, dopo la benedizione degli ulivi, e dove venivano gettati fiori e fronde sul celebrante proteso a terra che successivamente si rialzava per predicare e poi rientrava in chiesa con il popolo. Pertanto nel 1161 si ha il sicuro rilievo storico che la Cattedrale

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2. L’INDAGINE STORICA

15

aveva assunto sostanzialmente l’aspetto odierno, anche se, in facciata, conservava l’atrium o quadriportico.28

I lavori di ingrandimento e abbellimento proseguirono anche nei decenni successivi: i numerosi documenti relativi alle visite pastorali ci confermano che, alla fine del XIV secolo, erano già state realizzate le cappelle gotiche ai lati e il coro nella cappella maggiore, mentre il corpo della chiesa risultava interamente affrescato. Forse in quest’occasione fu rimaneggiato anche l’ultimo tratto di muratura del braccio sinistro del corpo trasverso, la cui decorazione è caratterizzata da un sistema di archetti ciechi poco sporgenti, coronati da una cornice superiore in pietra, e reimpiego di materiale più antico; non si può però escludere l’ipotesi secondo cui questa muratura possa essere stata ricostruita agli inizi del Seicento, in occasione dei lavori per l’edificazione della cappella San Paolo.

Ampliamento della Cattedrale tramite la realizzazione del coro quadrangolare e della cappelle ai lati del coro.

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2.2.3. I restauri del Cinquecento

Alcuni documenti del XV secolo segnalano come il tetto della Cattedrale lasciasse filtrare l’acqua in alcune parti, minacciando gli affreschi e i polittici degli altari: dalle visite pastorali del 1441 e del 1452 sappiamo, infatti, che a causa dei problemi di umidità le pitture si trovavano in cattivo stato di conservazione.29

Per questi motivi, nel 1508 fu promosso un programma di interventi che prevedeva l’ammodernamento di tutti gli altari e delle cappelle allora esistenti in Cattedrale; inoltre, per testamentaria disposizione di Monsignor Mario Maffei, fu restaurato anche

l’angolo esterno che guarda oggi la piazzetta della Misericordia.30

Nel 1517 constatate le condizioni di fatiscenza della chiesa fu aperta, da parte del Comune, una pubblica sottoscrizione per far fronte alle spese per il restauro del Duomo e fu incaricato il maestro Chimenti “architettone fiorentino” di disegnare in che

forma si debba rassettare o rifare il Duomo et egli stesso ne fece il modello di legname con tutte le misure et ornamenti opportune.31

L’incarico di eseguire i lavori relativi alle colonne fu dato a Raffaello di Andrea Cioli da Settignano: in particolare egli lavorò su colonne quattordici con basa, dado e capitello.

[…] Le quali colonne, pilastri, archi, dadi, basi e capitelli di sopra decti li habbi a fare il decto Raffaello di pietra forte della sorte che sono le due colonne che al presente mettano in mezzo al Pergamo di detta chiesa.

Si poteva, inoltre, decto Raffaello per tale opera valere et comodarsi di tucte le pietre

delle colonne vecchie.32

Poiché invece delle attuali diciotto si citano solo quattordici colonne, si deduce che le navate della chiesa erano interrotte all’altezza delle due ultime campate - per la presenza in quel luogo dei recinti presbiteriali, del pergolium e della posizione dell’organo e del pulpito.

29 Laura Marcucci, Francesco da Volterra: un protagonista dell’architettura post-tridentina, Roma,

Multigrafica Editrice, 1991

30 A. Cinci, Guida di Volterra, Op. cit.

31 F. A. Lessi, La chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo Cattedrale di Volterra, Op. cit.

32 Franco Alessandro Lessi, Il nuovo volto della ecclesia maior, in “La Cattedrale di Volterra tra maniera e

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2. L’INDAGINE STORICA

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I due pilastri in testa corrispondenti alle colonne dovevano avere analoghi caratteri

stilistici e l’arcone che tende dall’uno pilastro all’altro doveva essere architravato di

fuora et di drento e sotto sieno conformi alli pilastri di grossezza. Inoltre gli archi tra le

colonne della navata erano solo sedici – rispetto agli attuali venti – ed erano con mensole e architravati et conformi secondo il modello. Altri sedici archi che vanno dalle

colonne al muro delle cappelle includendovi e capitelli delle volte lavorate a guisa delle colonne scandivano le campate laterali.33 A questi interventi è da riportare anche il

progetto di riordino delle cappelle laterali il cui numero fu ridotto da sei a tre per lato, come sono attualmente.

Dagli interventi eseguiti dal Cioli fra il 1518 e il 1521 si deduce, quindi, che la Cattedrale mantenesse l’aspetto originario della basilica consacrata nel 1120 e che i lavori, pur interessando la statica dell’edificio, si siano limitati alla sostituzione delle colonne e dei pilastri e di altre strutture in pietra come da contratto. 34

Il 21 Dicembre 1574 venne eletto vescovo della diocesi di Volterra Guido Serguidi. Dopo la sua elezione, egli iniziò a programmare ingenti interventi di ristrutturazione all’interno dell’antica Cattedrale. L’operazione, tanto onerosa e superiore alle possibilità economiche sia del potere civile che di quello religioso, si deve essenzialmente a due motivi.

Innanzi tutto, la volontà del vescovo di dotare Volterra di una Cattedrale più bella: lavori di restauro erano necessari a causa delle non buone condizioni dell’edificio; a tal proposito Battistini ricorda che la maggiore chiesa volterrana presenta, dal lato della

Misericordia, una inclinazione tale che impressiona; inclinazione che si scorge anche dall’interno e che preannunzia, se non sarà provveduto in tempo, una rovina che porrà in sicuro pericolo tutto il tempio.35

In secondo luogo, per renderla più funzionale allo svolgimento della nuova liturgia scaturita dal Concilio di Trento e permettere, quindi, un maggiore coinvolgimento dei fedeli nel rito religioso.

33 L. Marcucci, Francesco da Volterra, Op. cit.

34 F. A. Lessi, Il nuovo volto della ecclesia maior, Op. cit.

35 M. Battistini, Raffaello Cioli da Settignano lavora a Volterra ai primi del '500, in: “Rassegna

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18 Come atto di esplicito sostegno al vescovo nella realizzazione dei suoi programmi di rinnovamento non va sottovalutata la visita apostolica fatta nel 1576 dal vescovo Giovan Battista Castelli nella diocesi di Volterra e la conseguente relazione sullo stato di fatiscenza sia della fabbrica che dell’arredo interno della Cattedrale. Dalla relazione del Castelli si deduce che l’edificio non si trovasse in buone condizioni: gli altari non sempre avevano la mensa consacrata, più volte ricorrono le espressioni “decrustata

est”, “tota incrustatione indiget”, “anni spatio incrustatur ac dealbautur” riferite a

quasi tutte le cappelle.36

Benché gli storici volterrani siano incerti nel determinare l’anno di inizio dei lavori voluti dal Serguidi, ci si può riferire alle affermazioni di Annibale Cinci secondo cui sul

principio del 1580 il vescovo Guido Serguidi si dette ad abbellire quel tempio con ricche decorazioni, fra le quali le maestose soffitte della crociera, della navata di mezzo e delle laterali, fabbricate in legno sul disegno del volterrano Francesco Capriani. Ricciarelli adornò le colonne con capitelli d’ordine corinto fatti di stucco […]. Il coro che aveva occupato fino allora un apposito recinto nella navata maggiore, fu costruito a tergo del massimo altare.37 I lavori comportarono quindi la demolizione del recinto corale che occupava la navata di mezzo e la creazione di un nuovo presbiterio – in cui dominava l’altare maggiore in posizione centrale – rialzato rispetto alle navate, a cui si accedeva salendo tre scalinate in marmo di sette gradini ciascuno (fatte realizzare per volontà del vescovo Incontri nel 1842).

Il rialzamento del piano del corpo della chiesa risale, probabilmente, al tempo in cui fu

riunita colla chiesa di San Ottaviano, ad oggetto di rendere meno vistoso il diversivo del piano dell’una coll’altra.38Tale ipotesi può essere confermata dal fatto che, seguendo il calendario liturgico del 1161 compilato da Sant’ Ugo – già precedentemente menzionato – si legge che, ritornata la processione in chiesa, si cantava la messa e ad un certo punto due chierici si muovevano dal loro posto e andavano “sursum” dietro l’altare di Santa Maria, dove è la cattedra del Vescovo e lì intonavano il graduale. Il fatto che andassero “sursum” indica proprio che tra il piano del presbiterio e il piano da cui muovevano, fosse già all’epoca presente un dislivello.39

36 A. Cinci, Guida di Volterra, Op. cit.; L. Marcucci, Francesco da Volterra, Op. cit. 37 A. Cinci, Guida di Volterra, Op. cit.

38 T. Callai, Indice Generale delle Materie, Op. cit.

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2. L’INDAGINE STORICA

19 Il clero fu rilegato nel coro dietro l’altare, il pulpito fu ricomposto, utilizzando pezzi antichi e materiale nuovo, e posizionato nella navata sinistra e furono create di due grandiose tribune ai lati dell’altare che inquadravano, a destra, l’urna di San Ottaviano, e a sinistra, l’altare di San Vittore - poi di Sant’ Ugo, per esservi state trasferite le reliquie del Santo nel 1648 - questa conteneva anche l’organo che, fra terrazza, colonne e fregio, occupava verticalmente quasi tutta l’apertura della cappella e si slanciava alto fino al soffitto, nascondendo le finestre romaniche e alcuni affreschi. Le quattro attuali finestre romaniche sulla parete frontale furono ingrandite e i vetri furono lavorati dai frati con disegno o stemma dei committenti.

Tra i vari interventi architettonici eseguiti da Francesco Capriani nella Cattedrale, vi è la costruzione dei soffitti lignei, compiuti in tre tempi successivi e distinti: il transetto nel primo semestre del 1580, la navata centrale da Luglio a Ottobre dello stesso anno, le navate laterali, compresi tutti i lavori accessori o rimasti, da Maggio 1584 al Settembre 1585.40

Infine, con uno stucco misto di polvere di marmo e di mattoni nel 1580 Ricciarelli iniziò a intonacare le quattro colonne del presbiterio, che Giovan Paolo Rossetti “svenò” di azzurro ad imitazione del marmo, e a ridecorare i capitelli, che furono scalpellati e ornati con stemmi tra foglie d’acanto e messi in oro, e poi modificati durante i lavori del 1584 per adeguarli agli altri delle navate, a testimoniare la variazione di un progetto iniziale o, anche, l’ampliamento di un primo intervento parziale.41 Furono, inoltre, imbiancati gli affreschi sulle pareti: la nuova decorazione coprì, però, solo le pareti in vista lasciando importanti testimonianze, tra cui alcuni affreschi tutt'ora visibili dalle soffitte.

40 Ibidem

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20

L’emblema dell’Opera del Duomo visibile nel sottotetto della navata laterale sinistra.42

Decorazione delle antiche travi lignee precedenti alle volte in muratura delle navate laterali. 43

Travi lignee decorate tutt’ora presenti nel sottotetto della navata laterale sinistra.44

42 Immagine tratta da “Chiese di Volterra”, a cura di P.G. Bocci, G. De Simone, F. A. Lessi, U. Bavoni,

Firenze, Nardini, 2000

43 Ibidem

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2. L’INDAGINE STORICA

21 La realizzazione del nuovo soffitto a cassettoni e la sopraelevazione del tetto della navata laterale sinistra (dovuta forse anche alla necessità di un accesso alla soffitta del transetto e della navata centrale) determinò la chiusura delle finestre esistenti, impedendo la realizzazione di nuove aperture da questo lato.

Anche il riordino degli altari costrinse a chiudere quelle che si aprivano nel muro delle navate minori. Rimaneva quasi unica fonte di illuminazione il grande oculo presente al centro della facciata, che taglia la cornice del soffitto, perché i due oculi più piccoli sul prospetto delle navate laterali furono aperti nel 1584.45 Sorse quindi la necessità di un nuovo sistema di illuminazione, per cui vennero aperte le attuali finestre rettangolari in mattoni (che in alcuni casi tagliano le monofore già obliterate).

Di notevole importanza, anche perché forse condizionò in qualche modo il progetto di ristrutturazione della Cattedrale, fu l'inserimento della cappella Serguidi in fondo al braccio destro del transetto: fatta costruire dal vescovo Guido Serguidi e da suo fratello Antonio, i lavori iniziarono nel 1576 e si conclusero nel 1592. La cappella fu detta anche del Crocefisso, dei Miracoli del Signore e del Sacramento perché, dopo il 1768, vi si cominciò a conservare l'Eucaristia.

La cappella fu restaurata ed in parte trasformata, nel 1746; il pavimento, a lastre di marmo bianche e grigie, risale al 1825. Essa è illuminata da una finestra rettangolare, simile alle altre del transetto aperte nel XVI secolo, ed ha un grande ovale in alabastro posto al centro della parete dietro l'altare; sul terzo lato, per simmetria, è stata riprodotta la finestra di fronte, con riportato il disegno che doveva avere originariamente.46

45 F. A. Lessi, Il nuovo volto della ecclesia maior, Op. cit.

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22

(32)

2. L’INDAGINE STORICA

23

2.2.4. Gli ampliamenti del XVII Secolo

Pur non rientrando nel progetto di ristrutturazione voluto dal Capriani, la costruzione della cappella della famiglia Inghirami, dedicata a San Paolo, sul lato sinistro del transetto in posizione simmetrica rispetto all’asse della chiesa, sembra una logica conseguenza dell’erezione della cappella Serguidi. La sua costruzione si protrasse per 15 anni, dal 1607 al 162247.

Per l’edificazione di questa cappella fu necessario demolirne un'altra assai antica, detta del Santissimo Crocifisso, in linea con quella di San Ottaviano e della Deposizione, in quanto occupava una porzione dell’area destinata al nuovo lavoro. Un avanzo della cappella demolita può tutt’oggi vedersi in una piccola stanza a cui si accede dal sinistro lato dell’altare della Madonna dei Chierici.48 Fu spostato l’ingresso alla sagrestia e si delimitò lo spazio del transetto innalzando il grande arco che poggia sopra due paraste e, in basso, erigendo la balaustra. La realizzazione speculare della cappella esprime il concetto di uniformità e di ordine proprio dell'architettura religiosa post-tridentina.

I lavori eseguiti tra il 1580 e il 1584 determinarono quindi la trasformazione dell’interno della Cattedrale da chiesa romanica, di caratteristiche tipiche dell’architettura fiorentina della seconda metà del Quattrocento, in un edificio tardo-rinascimentale. L’imbiancatura degli affreschi sulle pareti, l’aumento e la modifica delle finestre, resero gli interni chiari, uniformi e ordinati. I capitelli dorati, scalpellinati e ornati con stemmi tra foglie di acanto e le colonne dipinte a finto marmo in azzurro su fondo rosato, le dorature e le coloriture dei soffitti delle tribune e delle vetrate, risaltavano sulle pareti bianche dell’interno facendo assumere alla Cattedrale un aspetto sfarzoso e scenografico.49

47 F. A. Lessi, Il nuovo volto della ecclesia maior, Op. cit. 48 G. Leoncini, Illustrazione sulla Cattedrale di Volterra, Op. cit. 49 F. A. Lessi, Il nuovo volto della ecclesia maior, Op. cit.

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24

Tribune lignee poste a fianco della cappella maggiore, distrutte nel XX secolo.50

Stessa posizione oggi.51

50 Immagini tratte da: F. A. Lessi, Il nuovo volto della ecclesia maior in “La Cattedrale di Volterra tra

maniera e riforma”, Venezia, Marsilio, 1994

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2. L’INDAGINE STORICA

25 Tra il 1614 e il 1615 si iniziò la realizzazione della cappella in onore di San Carlo Borromeo, per la sua costruzione fu scelto parte dell'antico cimitero in via Turazza, a contatto con l'angolo del transetto destro - nel quale fu aperta la porta di comunicazione con il Duomo - e la navata laterale; la cappella fu benedetta nel 1618. Restaurata ed abbellita nel 1751, nel 1774 il Nobile Signor Guido dei Conti Guidi vi fece costruire il pavimento di ambrogette. Essa è ampiamente illuminata da una grande finestra rettangolare, superiormente arcuata, illusoriamente riproposta per simmetria sulla parete di fronte confinante con la Cattedrale.52

Realizazione della cappella Inghirami sulfianco sinistro della Cattedrale e della cappella intitolata a San Carlo Borromeo. Prospicente Via Turazza.

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26

2.2.5. I restauri Ottocenteschi

Nel secolo XIX, più precisamente negli anni 1842-1843, la Cattedrale subì altri interventi e lavori di restauro sia in relazione alla statica dell’edificio, che alla ripresa degli apparati decorativi: i lavori furono affidati al giovane architetto Francesco Mazzei, designato Ingegnere Comunitativo di Volterra, coadiuvato dall’architetto volterrano Aristodemo Solaini53.

Il vescovo, Monsignor Gaetano Incontri, sul disegno del Solaini fece costruire a proprie spese il presbiterio in marmo e la gradinata attraverso cui accedervi (come già detto in precedenza); fu, inoltre, messo in opera il monumento al vescovo Francesco Gaetano Incontri, sulla controfacciata destra della Cattedrale.

I cassettoni delle navate minori, ormai intarlati e pericolanti –guaste e cadenti soffitte laterali54 - furono abbattuti e sostituiti con le attuali volte in muratura, e gli stemmi che vi erano rappresentati furono riprodotti dal fiorentino Gaetano Gori sopra gli intercolumni della navata centrale, dove si osservano ancora oggi. Il Gori dipinse, inoltre, in un mese, a finte bozze bianche e grigie imitanti il marmo tutte le pareti della chiesa, secondo la tipica bicromia del gotico toscano, tranne il coro, la cui volta per mezzo di piccole contro volte fu ridotta a cupola.

Fu rifatto il pavimento del transetto e delle navate, sostituendo all’antico in cotto che, ormai indecente e corroso, non permetteva il passeggiarvi con piè sicuro55, ambrogette di marmo bianche e grigie.

Si rinnovarono le basi delle colonne, le quali per esser composte con moli di pietra

commesse con poca regolarità e proporzione, furono alquanto corrette e coperte, dal

tirolese Martinetti, di una scagliola che finge il granito rosso orientale56 e furono risarciti i capitelli in stucco che dovevano aver perduto la doratura, lasciandoli bianchi a gesso.

53 T. Callai, Indice Generale delle materie, Op. cit. 54 A. Cinci, Guida di Volterra, Op. cit.

55 T. Callai, Indice Generale delle materie, Op. cit.

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2. L’INDAGINE STORICA

27 Si eliminò una antica balza in pietra che correva lungo le pareti della chiesa, come ricorda Callai, infatti: lungo le muraglie eravi un marciapiede e serviva ancora di scalino

agli altari, ma rendeva più anguste all’occhio le navate laterali. Questo fu giudiziosamente demolito. 57

Una curiosità riguarda il fatto che, al di sotto della quota del pavimento, furono rinvenute delle preesistenze: in particolare Repetti riferisce che dovendo ricostruire i

fondamenti del presbiterio si trovarono le tracce di un semicerchio smaltato in mosaico a colori molto simile a quello delle tre navate ch’era stato trovato un braccio sotto al pavimento attuale e si pensò che potesse essere la traccia dell’antico recinto corale.58

È interessante, inoltre, sottolineare come, durante i lavori del restauro ottocentesco, si poterono apprezzare le caratteristiche dei materiali e le tecniche costruttive del corpo basilicale. A tal proposito infatti il Callai racconta che nel 1842, epoca in cui fu messo

mano al restauro della Cattedrale, vi fu luogo di osservare minutamente il tutto e fu riscontrato che tutto il corpo della chiesa fu costruito con bozze esattamente levigate e scarpellate - destinate a rimanere quindi in vista - gli archi soprapposti alle colonne sono anche essi pure di pietre dello stesso genere. Mole di pietra soprapposte l’une all’altre forman le colonne, ed il piedistallo non consiste che in collare di pietra di Fiesole sovrapposto ad un piedistallo di simil materia, e ciò per sostituzione all’antico, divenuto oltremodo mostruoso; lo zoccolo è interrato di un braccio sotto l’attual pavimento avendo riscontrato nella suddetta epoca che alla surriferita profondità ve n’era un altro a mosaico, ed è opinione che fosse alzato il piano del corpo della chiesa, al tempo in cui fu riunita colla chiesa di San Ottaviano, ad oggetto di rendere meno vistoso il diversivo del piano dell’una coll’altra.59

Nello stesso periodo si notò la particolare tendenza delle colonne del lato sinistro della chiesa a pendere verso est e si vide che esse non posavano direttamente sullo zoccolo, mentre dal lato opposto mostravano una ampia fessura. Terzo Callai attribuisce questa situazione ad un movimento della chiesa primitiva, infatti scrive: è da notarsi che la

57 T. Callai, Indice Generale delle Materie, Op. cit.

58 Emanuele Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, Coi tipi di A. Tonfani,

1833

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28

chiesa primitiva fece una mossa (forse nel primo tempo della costruzione) ed è questo il motivo per cui molte colonne pendono verso Levante-Scirocco, e ciò confermasi dall’essersi osservato nel 1842 che dette colonne, specialmente quelle dalla parte del pulpito, non posavano totalmente sul piedistallo o zoccolo sottoposto al pavimento più moderno, ma da parte di Tramontana-Maestro lasciavano un’ ampia fessura, quale fu creduto bene doversi riempire più che altro con zeppe di ferro.60

Grazie alle indagini svolte recentemente è stato possibile notare che il rivestimento in stucco è più spesso (fino a 8-9 cm) nel lato dove l’inclinazione è meno pronunciata, e più sottile dalla parte opposta: un evidente tentativo di correzione ottica condotto durante i restauri.

Sempre durante questi lavori fu riscontrato, cosa veramente singolare, che tra la terza

e quinta colonna della navata a contatto colla canonica, vi era un arco solo assai magnifico, esso pure costruito alla foggia romana, e ridotto quindi a due archi malfatti di pietre informi61, il che porterebbe a pensare alla presenza in questa area del

pergamo o anche di un organo, poi soppresso. L'arco in questione è quello che si vede tutt’oggi nel sottotetto della navata laterale sinistra; qui si possono vedere anche le tracce delle monofore che nelle impianto romanico si aprivano sulla navata maggiore e, sul lato opposto, verso l'esterno della stessa navata, si notano parti di affresco che evidentemente facevano parte della decorazione delle pareti nella stessa epoca, in quanto sono all'altezza delle mensole dove poggiavano le travi di copertura.62

È probabile che i lavori eseguiti in Cattedrale in questi anni siano stati interessati dagli effetti degli eventi sismici di quell’epoca: in particolare, è interessante ricordare come nel 1846 si scatenò un violento terremoto, di magnitudo 6.1 con epicentro Orciano Pisano (circa 50 km a Nord-Ovest di Volterra), che determinò notevoli danni anche negli altri edifici della città.

In vari documenti dell’epoca viene descritto che in città, dove vivevano più di undicimila abitanti, furono danneggiate le carceri (cadde la volta di una camerata di detenuti causando otto feriti), l’episcopio, il Duomo, il collegio dei padri Scolopi, anche il seminario Vescovile subì gravi lesioni, mentre la chiesa di Sant’ Alessandro e la chiesa

60 T. Callai, Indice Generale delle Materie, Op. cit. 61 Ibidem

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2. L’INDAGINE STORICA

29 e il convento dei Monaci degli Angioli furono ridotti in rovina. Le torri annesse al Palazzo dei Priori e del Pretorio furono gravemente danneggiate: la caduta di una pietra dal Palazzo dei Priori provocò anche un morto. Danni gravi vi furono anche nelle campagne adiacenti. 63

Allo stesso periodo va attribuita l’edificazione della cappella della Misericordia, costruita in appoggio al fianco meridionale della chiesa, sul luogo dell’antico cimitero.

Costruzione della cappella Della Misericordia sul fianco destro della Cattedrale lungo Via Turazza: questa configurazione corrisponde a quella attuale.

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30

2.2.6. I lavori del XX Secolo

Ulteriori lavori di ristrutturazione interessarono la Cattedrale nel XX secolo a seguito di un incendio sviluppatosi nella notte tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre 1934 in una (ex) cappella attigua a quella della Deposizione. Gli interventi furono seguiti dal Soprintendente di Siena Peleo Bacci e riguardarono in particolare il lato destro del transetto: furono abbattuti i cinquecenteschi organi ai lati del coro, ripresi gli archi gotici e le volte a vela delle cappelle, la muratura circostante fu riordinata in filari di tufo e vennero messe in luce le quattro monofore romaniche (chiuse con lastre di alabastro). Inoltre, fu rimosso l’altare marmoreo settecentesco nella cappella della Deposizione, nella quale per la collocazione della scultura si realizzò un altare in pietra più grande del preesistente.

Nella cappella di San Ottaviano i lavori riportarono alla luce nella sua interezza una bella monofora a cornice del XIII secolo: la finestra, a sesto acuto, venne ripresa a pietra all'esterno e a mattoni a sguancio interamente, e venne chiusa con una schermatura a cinque lastre di alabastro molto venato. La struttura muraria fu lasciata in vista e vennero puliti i pilastri.

Nella cappella di Sant' Ugo, dopo avere tolto la cantoria e ripristinato, come nelle altre tre, l'arco ad ogiva, fu data una tinta grigia e posta l'urna in marmo con le ossa del Santo, simile a quella di Sant’ Ottaviano. 64

L’operaio Maurizio Cavallini, uno dei maggiori protagonisti degli avvenimenti, mostrò di apprezzare gli interventi realizzati, definendo gli organi “ingombri” e “conveniente” la nuova collocazione della Deposizione.

È evidente che per questi primi lavori non si trattò di un risanamento dei danni provocati dall’incendio – peraltro abbastanza limitati – quanto quello della messa in opera di un progetto di completa ristrutturazione del transetto volto a cancellare stratificazioni secolari per riportare in luce tracce dell’architettura medievale. Questa considerazione sembra trovare conferma nelle affermazioni dell’operaio Paoletti secondo il quale l’incendio pose nuovamente questa Amministrazione di fronte al

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2. L’INDAGINE STORICA

31

problema tante volte prospettatosi ma mai potuto risolvere, del ripristino cioè dell’insigne Cattedrale, deturpata attraverso secoli di decadenza artistica. Il nuovo clima spirituale creato dal Regime, costituiva l’indispensabile presupposto per il compimento di tale imponente mole di lavori.

La sistemazione della prima cappella del braccio sinistro del transetto, quella di Sant’ Ugo, ricalcò le vicende della cappella di San Ottaviano; un acceso dibattito invece suscitò il progetto per la realizzazione di una nuova cappella, voluta per ragioni di simmetria, dove oggi è collocata la Madonna dei Chierici.

In una lettera del 20 Febbraio 1937, Peleo Bacci comunicava alla curia volterrana l’intenzione di aprire una nuova finestra nella quarta cappella, e di spostare la porta sul lato destro della facciata esterna riutilizzando l’infisso della porta della sacrestia. Proponeva inoltre di aprire un nuovo accesso alla Cattedrale sul fianco destro. Immediata fu la risposta del vescovo e dei canonici assolutamente contrari all’intervento. Tuttavia, alla fine della disputa il clero volterrano dovette rinunciare ai propri progetti, ma anche le aspettative di Peleo Bacci si realizzarono solo a metà, dal momento che non fu aperto il nuovo ingresso sulla navata destra.

Con l’inizio dei lavori nella cappella dei Chierici, l’operaio Paoletti comunicò al Soprintendente che anche nella quarta cappella era venuto alla luce il bozzato in tufo, mentre i saggi sulla parete esterna confinante con il Palazzo dei Priori per ritrovare tracce di bicromia, avevano dato esito negativo.

In pronta risposta Peleo Bacci esprime quelli che sono i suoi criteri di ripristino […]

dettati dai precisi elementi costruttivi tornati in luce; si tratterà, cioè, di riprendere il paramento e di ricostruire l’arco di facciata e la volta, seguendo le tracce che le trasformazioni posteriori non sono riuscite a distruggere del tutto. Questo “criterio di

ripristino” ha portato a chiudere una porta ormai storicizzata, documentata fin dal 1443, antico ingresso alla Cattedrale dal lato della piazza dei Priori, e a creare un nuovo passaggio, formato da uno stretto disimpegno a gomito al lato della cappella, e dalla porta di accesso nell'angolo, all'estremità sinistra della facciata.

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32

Stato del transetto sinistro prima dei lavori, oltre alla tribuna Cinqucentesca, è ben visibile la porta di accesso alla Cattedrale dalla piazza dei Priori.65

Stato del transetto durante i lavori: è stata rimossa la tribuna e ripristinato l’arco gotico.66

65 Foto fornita dall’architetto Giorgio Bascià. 66 Foto fornita dall’architetto Giorgio Bascià.

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2. L’INDAGINE STORICA

33 L’ultimo intervento interessò il finestrone del coro: con una lettera del 5 Agosto 1937 l’opera della Cattedrale sollecitava la fine dei lavori chiedendo il disegno per la finestra

a strombo e per la totale fasciatura in bianco e nero. La risposta dell’architetto Egisto

Bellini arrivò solo il 18 dicembre 1938, con il progetto in cui erano indicati i punti dove occorreva fare il rilievo delle sagome originali, per avere la certezza della perfetta

identità di quelle che si riproducono. Osservando la fotografia del finestrone prima del

restauro, sembra difficile credere che sia stato possibile rilevarne la sagoma in più di un punto dal momento che restava solo una piccola porzione dell’arco.

Per quanto riguarda la parte anteriore del Duomo, che si affaccia sulla principale piazza della città, questa è sempre stata ricordata frettolosamente dalla critica, che piuttosto ha focalizzato l’attenzione sull’identificazione degli stemmi presenti sulle pareti del coro e del transetto tra la decorazione bicroma del marmo chiaro e gabbro.

Attraverso le vecchie fotografie che precedono i ripristini è possibile dedurre che parte della bicromia, gli archetti a tutto sesto impostati su mensoline decorate da una piccola soglia, e la monofora sinistra siano originali e riferibili al 1370 (come documentato da uno stemma posto nella lesena angolare, con probabile riferimento alla parete superiore del coro e della cappella di Sant’Ugo) Il resto della parete era in pietra e mattoni ed aveva un aspetto più di abitazione civile che di costruzione sacra, con indecorose finestrelle ed una porta sormontata da una tettoia. I tratti di bicromia completamente ricostruiti si collocano quindi nella parte bassa della parete del coro e nel tratto che va dalla fine della cappella di Sant’ Ugo al vescovado. In quest’ultima parte è murata quasi ad altezza d’uomo un rettangolo di marmo che presenta i resti di una decorazione ancora leggibile e data l’identità del disegno e anche delle dimensioni della pietra si può supporre che facesse parte del gradone del XII secolo proveniente dalla Cattedrale ed ora conservato nel museo diocesano.67 In definitiva la presenza delle fasce bianche e nere su questo lato del Duomo, nasconde e confonde i diversi tempi di costruzione, dando l'impressione di trovarsi di fronte ad un autentico romanico pisano.

In seguito al bombardamento del 2 Luglio 1944 crollò il tetto e una parte della cappella di San Paolo. Il restauro fu eseguito negli anni successivi e, oltre alla ricostruzione delle

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Braccio sinistro del transetto prima dei ripristini. 68

Braccio sinistro del transetto prima del ripristino. 69

68 Dalla relazione fornita dal professor Caciagli. 69 Dalla relazione fornita dal professor Caciagli.

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2. L’INDAGINE STORICA

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Stato attuale del braccio sinistro del transetto. 70

strutture danneggiate, comprese ulteriori integrazioni del paramento murario e lapidario sulla facciata del braccio orientale del transetto.71

Tra i lavori più recenti eseguiti in Cattedrale si ricorda la realizzazione del rosone istoriato con la gloria dell’Incoronazione della Vergine, eseguito nel 1988 da Mino Rosi su commissione del Rotary Club di Volterra.72

La vetrata del rosone raffigurante

L’incoronazione della Vergine. 73

70 Immagine tratta dal sito <

http://www.medioevo.org/artemedievale/Images/Toscana/Volterra/DuomodiVolterra/IMG_2952.JPG>

71 Paolo Bertoncini Sabatini, Ewa Karwacka Codini, La vicenda architettonica e storica del complesso

monumentale del Duomo di Volterra: tempi, forme, strutture, in “Quaderno del laboratorio universitario volterrano XIV, 2009-2010”, Pisa, Tipografia di Agnano, 2011

72 Alessandro Furiesi, Cecilia Guelfi, La città e il territorio: strade, piazze, palazzi, chiese, ville e opere

d’arte del Volterrano, in “Dizionario di Volterra Vol.2”, Ospedaletto (PI), Pacini, 1997

73 Immagine tratta da “Chiese di Volterra”, a cura di P.G. Bocci, G. De Simone, F. A. Lessi, U. Bavoni,

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36 Nel 1987 sono stati eseguiti dei lavori di restauro del tetto, che hanno previsto l’inserimento delle capriate metalliche nella navata centrale.

Schizzo rappresentativo dell’inserimento delle nuove capriate in acciaio in luogo delle capriate lignee, con sommarie verifiche di calcolo e indicazione delle somme. 74

Nel 2001 i restauri hanno interessato il portale marmoreo in facciata, che presentava mancanze, problemi di distacco e esfoliazione, frattura dell’architrave e fessurazione degli stipiti.

74 Foto dell’architetto Giorgio Bascià. Presso l’archivio della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e

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2. L’INDAGINE STORICA

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2.3. L’evoluzione della Cattedrale nelle planimetrie storiche

Si può tentare di capire qualcosa in più circa lo sviluppo storico della Cattedrale, osservando le rappresentazioni delle planimetrie della cittadina di Volterra nel corso dei secoli. Si tratta di rappresentazioni spesso contraddittorie e talvolta soggettive, inoltre, si deve anche tenere contro delle capacità rappresentative dell’epoca, non sempre fedeli alle esatte posizioni e dimensioni delle strutture.

Veduta a volo d'uccello di Volterra di Domenicus Vadorinius (in italiano Domenico Vadorini) edita per la prima volta nel 1560, e poi ristampata nel 1637 come una delle tre mappe dell'opera di Curzio Inghirami "Ethruscarum antiquitatum fragmenta" edita probabilmente a

Firenze. La città è raffigurata così come doveva apparire in epoca etrusca. La mappa è orientata con il Nord a destra, in basso una legenda di 155 voci.75

75 Immagine tratta dal sito

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