ATTRAVERSO I CONFINI DIFFERENZE DI GENERE, TRA LAVORO REMUNERATO E RESTO DELLA VITA
4. Lavoro insicuro, benessere a rischio
Proprio il tema dell’insicurezza lavorativa tratteggia l’ultimo confine rispetto al quale le differenze di genere assumono una particolare visibilità, con variazioni che, come anticipato, si legano alle specificità dei contesti culturali di provenienza (Giunchi et al., 2016). L’espressione «insicurezza lavorativa» viene utilizzata sia per indicare la precarietà nella sua forma contrattuale, sia per indicare quel vissuto soggettivo che, legato o meno a un contratto precario, fa riferimento all’incertezza legata al futuro, alla preoccupazione per la propria continuità lavorativa (Hartley et al., 1991; Sverke e Hellgren, 2002), alla paura di perdere il lavoro o una parte significativa di esso, intesa come un’area di competenza o una dimensione del ruolo (De Witte, 1999).
Molte sono le variabili che influenzano i vissuti di insicurezza, dal mercato del lavoro alla percezione di supporto disponibile a livello macro e meso (Giunchi et al., 2016) così come molte son le conseguenze dell’insicurezza che sono state prese in considerazione nella letteratura scientifica: numerose sono le evidenze circa il legame tra questa variabile e il malessere professionale e personale. Sul confine tra il lavoro, la paura di perderlo e la sua effettiva perdita, le differenze di genere sono state studiate con risultati non sempre convergenti:
- sebbene in alcuni casi non emergano differenze tra donne e uomini (Berntson, Naswall e Sverke, 2010), altri studi hanno evidenziato livelli maggiori di insicurezza soggettiva nelle donne rispetto agli uomini (Emberland e Rundmo, 2010; Mauno e Kinnunen, 2002);
- per contro, alcune evidenze suggeriscono che l’insicurezza percepita sia meno stressante per le donne rispetto agli uomini (De Witte, 1999);
- sembra inoltre essere presente, negli uomini, una maggiore associazione tra insicurezza e malessere a causa delle maggiori pressioni sociali rispetto alla piena partecipazione al lavoro (De Witte, 1999).
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L’insicurezza soggettiva sembrerebbe determinata dall’interazione tra il genere e l’atteggiamento tradizionale (vs quello egualitario). Gaunt e Benjamin (2007) in uno studio che tiene in considerazione anche questa dimensione hanno messo in luce che gli uomini con un atteggiamento tradizionale presentano maggiori livelli di insicurezza delle donne con il medesimo atteggiamento, mentre quando l’atteggiamento è egualitario, sia negli uomini che nelle donne, i livelli di insicurezza sono simili. Inoltre, sempre in questo studio, emerge che nelle donne con ideologia tradizionale l’insicurezza non risulta essere una fonte diretta di stress poiché in queste donne il ruolo lavorativo è accessorio, non elemento saliente dell’identità e la «precarietà» non è un rischio per il benessere.
Un risultato coerente con questa impostazione è emerso da una ricerca condotta coinvolgendo lavoratori temporanei (209 uomini e 268 donne) in Portogallo, un paese in cui prevale ancora un modello tradizionale, dal quale emerge che nel gruppo delle donne non c’è alcun effetto diretto dell’insicurezza percepita sull’esaurimento, effetto che è invece presente nel sotto-campione degli uomini (Giunchi et al., 2016).
Sul fronte dell’insicurezza, a ulteriore conferma delle differenze tra contesti lavorativi, uno studio realizzato coinvolgendo 134 studenti e studentesse in Svezia e 171 studenti e studentesse in Italia (età media 24 anni) ha messo in luce che solo in Italia le ragazze prevedono un futuro di insicurezza lavorativa in misura significativamente maggiore dei compagni maschi, differenza che non emerge nel sotto-campione svedese. Questa preoccupazione anticipata potrebbe influire sulle scelte formative e di carriera delle ragazze italiane, portandole a prendere decisioni più prudenti e tradizionali e a limitare le proprie ambizioni.
5. Conclusioni
Altre ancora sono le piste di approfondimento e di ricerca che possono mettere in luce le differenze di genere sui confini tra lavoro remunerato e resto della vita, tra lavoro svolto nell’orario previsto e lavoro «a casa», tra il lavoro e la sua assenza (la paura della perdita del lavoro): un tema emergente è ad esempio quello della mobilità internazionale di breve durata, il pendolarismo, sempre più richiesto e legato ai percorsi di carriera:
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anche su questo fronte le differenze di genere sono un tema di riflessione importante (Desmarais et al., 2012).
In sintesi, queste poche pagine illustrano alcuni degli snodi rispetto ai quali le differenze di genere sono significative e hanno importanti implicazioni sul fronte della possibilità di raggiungere un soddisfacente equilibrio tra lavoro remunerato e resto della vita e di poter vivere una condizione di benessere.
Mettere a fuoco queste differenze attraverso lavori di ricerca che prendano in considerazione fattori personali e contestuali e che, soprattutto, sappiano tradursi in riflessioni applicative, è un importante compito per gli studi futuri.
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