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Capitolo I L’evoluzione storica delle assicurazioni

4. Le assicurazioni private e le assicurazioni sociali (dal XIX al XX secolo)

4.1. Le assicurazioni private

L’evoluzione economica e industriale dell’Europa che si verificava tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo spingeva i mercati assicurativi verso una struttura e organizzazione più moderna. A livello europeo, Inghilterra, Francia e Germania erano i mercati assicurativi più sviluppati e profittevoli. Ciò dipendeva dalla propensione delle imprese di assicurazione locali a investire in tre fattori principali che con il tempo si rilevarono vincenti: l’internazionalizzazione dell’impresa, la riassicurazione dell’attività assicurativa e la concentrazione del

mercato51. Infatti, il processo di internazionalizzazione portava le imprese di

assicurazione a raggiungere ampie dimensioni di business che consentivano di coprire i rischi più ingenti. Con la riassicurazione, in aggiunta, le imprese riuscivano a penetrare in nuovi mercati, spesso stranieri, offrendo un servizio diverso rispetto a quello dell’assicuratore. Infatti, il riassicuratore era un’impresa di assicurazione che assicurava i rischi ceduti da un’altra impresa di assicurazione.

49 Per un approfondimento sul settore assicurativo d’oltre oceano, si veda Pearson R., The development of international insurance, Routledge, London e New York, 2015.

50 Come ricorda Giampaolino C.F., Le assicurazioni: l’impresa e i contratti, G. Giappichelli

Editore, Torino, 2013, p. 448; con riferimento all’Italia, l’assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti è stata introdotta dalla Legge n. 990 del 24 dicembre 1969 (oggi completamente sostituita dal Codice delle Assicurazioni Private), in attuazione della Convenzione europea firmata a Strasburgo il 20 aprile 1959. Come commenta l’autore, l’introduzione di questa legge ha segnato l’inizio, nell’ordinamento giuridico italiano, di un processo volto alla realizzazione di un sistema nel quale il danno subito dalla vittima di incidenti provocati da automobili ha carattere sociale in quanto concernente l’intera collettività data l’impossibilità di considerarlo una questione individuale tra danneggiante e danneggiato. Per maggiori dettagli, si veda anche Gallone A., Le assicurazioni private, Vol. II, Utet, Torino, 2006, p. 1684.

51 Per il dettaglio dell’analisi, si veda De Simone E., Breve storia delle assicurazioni,

In sostanza, le imprese di assicurazione, per garantire all’assicurato una maggiore tutela di indennizzo, si assicuravano a loro volta presso un’altra impresa (di riassicurazione) la quale rispondeva con le proprie riserve in caso di sinistro, per la parte dei rischi presi in carico dall’impresa di assicurazione cedente. Questa forma di assicurazione si sviluppava principalmente in Germania, poi in Inghilterra e nel resto dell’Europa.

Inoltre, con la diffusione del capitalismo industriale, il settore finanziario e industriale venivano investiti da un importante processo di integrazione, in cui le imprese si accorpavano per espandere l’attività su nuovi orizzonti e non, come sovente avveniva, per superare condizioni finanziarie sfavorevoli.

In Italia, il mercato assicurativo, dapprima molto conservatore e limitato a imprese nazionali, dagli anni dell’Unità del Paese (1861) iniziavano a operare un

numero maggiore di imprese di assicurazione straniere52. L’aspetto più importante

era rappresentato dall’evoluzione della regolamentazione nell’ambito del diritto commerciale e privato, che conseguentemente interessava anche il settore assicurativo. In particolare, nel 1865 veniva promulgato il codice del commercio. Tale codice, in materia assicurativa, regolamentava l’attività dei sensali e la disciplina dei contratti assicurativi, specialmente quelli marittimi. Inoltre, qualificava come atti di commercio sia l’assicurazione marittima sia quella per i corpi terrestri. Invece, erano tralasciate norme sull’impresa di assicurazione che, tuttavia, doveva versare un deposito cauzionale allo Stato ai fini

dell’autorizzazione all’esercizio53.

Venivano istituite le principali imprese di assicurazione italiane, tra le quali la Fondiaria a Firenze (1879), l’Alleanza a Genova (1898), la Società Cattolica di Assicurazioni a Verona (1899). Le Assicurazioni Generali e la Riunione Adriatica di Sicurtà avevano sede a Trieste e rientravano tra le imprese estere in quanto appartenenti alla città giuliana dell’Impero austro-ungarico. Il mercato assicurativo italiano operava su tutti i rami e l’assicurazione marittima e quella contro gli incendi erano le più diffuse. Con riferimento all’assicurazione sulla vita, il mercato veniva sospinto anche dall’evoluzione delle assicurazioni sociali. In tale ambito, vi erano imprese di assicurazione che continuavano a operare secondo schemi tontinari, quale ad esempio la Cassa Nazionale Mutua Cooperativa per le Pensioni che assicurava una pensione vitalizia dopo vent’anni di contributi versati che però ridistribuiva fra gli altri associati in caso di premorienza del contribuente. In ragione della funzione sociale che veniva

52 Guccione A.V., Le Assicurazioni, in Storia della legislazione bancaria, finanziaria e assicurativa, Banca d’Italia, Marsilio Editori, Venezia, 2012, p. 497.

53 Guccione A.V., Le Assicurazioni, in Storia della legislazione bancaria, finanziaria e assicurativa, Banca d’Italia, Marsilio Editori, Venezia, 2012, p. 514. Si veda l’opera citata anche per dettagli sull’evoluzione storica del settore assicurativo nazionale dall’Unità d’Italia alle privatizzazioni e alla riforma del sistema previdenziale degli inizi degli anni Duemila.

attribuita all’assicurazione sulla vita, nel 1912 una legge affidava il monopolio di

tale forma assicurativa all’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA) 54. Le

imprese di assicurazione dell’epoca, attive nel ramo vita, avevano dieci anni di tempo per trasferire gli impegni assunti dei propri assicurati all’INA, riconoscendo all’Istituto medesimo una quota dei premi sottoscritti durante il periodo transitorio. L’INA doveva concentrare l’attività di investimento, specialmente quella a copertura delle riserve tecniche, in titoli di Stato e gli impegni assunti nei confronti degli assicurati erano garantiti dallo Stato medesimo. Da questo momento venivano abolite definitivamente le associazioni tontine.

Durante la prima guerra mondiale, vi erano forti difficoltà, soprattutto nel settore della navigazione, in quanto i contratti assicurativi non prevedevano risarcimenti del danno derivanti da rischi di guerra. Lo Stato doveva quindi intervenire facendosi garante dei necessari risarcimenti tramite l’INA. In particolare, l’Istituto provvedeva alla copertura assicurativa, per conto dello Stato, di danni derivanti da rischi bellici per merci e navi, e operava come riassicuratore delle imprese di assicurazione italiane. Oltre ai rischi da guerra, lo Stato doveva anche assicurare quei rischi, inizialmente assunti da imprese di assicurazione estere che, per la guerra, diventarono nemiche e dalle quali lo Stato stesso decise di rescindere per evitare qualsiasi tipo di vantaggio economico, a favore del Paese avversario. Alla fine della prima guerra mondiale, Trieste veniva annessa all’Italia e l’ingresso delle due importanti imprese di assicurazione triestine portava il Paese ad essere un forte attore del mercato assicurativo, anche straniero. Anche a seguito di tale circostanza, veniva a cessare nel 1923 il monopolio statale dell’assicurazione vita, prevedendo nel periodo transitorio il trasferimento di una parte di raccolta premi, decrescente con il tempo, all’INA. Le attività dedicate al ramo danni dell’INA venivano trasferite alla costituenda impresa Le Assicurazioni d’Italia (Assitalia) e l’Istituto diveniva l’ente preposto al mercato delle assicurazioni vita. La stabilità monetaria del dopo guerra, gli accenni a una ripresa economica e la presenza di una concorrenza equilibrata sul mercato favorivano lo sviluppo del mercato assicurativo55.