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Prima del definitivo avvento dei sottomarini armati con missili balistici e dotati di propulsione nucleare, la Marina degli Stati Uniti realizzò diversi esemplari di unità per il lancio di missili da crociera ma solo uno per gli RGM-6 Regulus, l'USS Halibut. Finanziato nel 1956 come sottomarino a propulsione diesel-elettrica, poco dopo l'approvazione del budget, il progetto fu convertito alla propulsione nucleare con l'adozione di un reattore ad acqua pressurizzata. La costruzione cominciò nel 1957 presso i cantieri navali di Mare Island, il varo ebbe luogo il 9 gennaio1959 e fu preso in carico dalla Marina il 4 gennaio1960 sotto il comando dell’allora tenente Walter Dedrick. L'USS Halibut era il secondo sottomarino nucleare al mondo dotato di armamento missilistico, dopo lo USS George Washington, ad entrare in servizio.141

L'armamento prevedeva cinque missili Regulus I collocati in un hangar a prua e lanciati in emersione tramite un'apposita rampa. Oltre l'armamento missilistico, era dotato di 6 tubi lanciasiluri da 533 millimetri, quattro a prua e due a poppa. Dal punto di vista costruttivo presentava ancora le tipiche caratteristiche del design ereditato dai sommergibili tedeschi tipo “XXI”, i quali influenzarono sensibilmente tutti i battelli prodotti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. 142

Le prime prove in mare furono condotte nell'Oceano Pacifico tra l'11 marzo e il 18 giugno1960 ed è in questa occasione che divenne il primo sottomarino nucleare ad effettuare con successo il lancio di un missile da crociera. Dopo ulteriori lavori ai cantieri navali di Mare Island, fu assegnato alla Flotta del Pacifico e stanziato a Pearl Harbor, da dove partì tra il 1961 e il 1964 per sette missioni di deterrenza in occasione delle quali condusse diversi lanci di prova. Tuttavia, il programma Regulus fu cancellato già nel 1958 per impiegare tutte le risorse disponibili nello sviluppo del missile balistico Polaris. Ciò comportò, nella metà degli anni Sessanta, la fine dell’impiego delle unità di vecchia concezione per le missioni di deterrenza, come l'Halibut, in favore dei più moderni, di cui l'USS George Washington ne rappresentò il capostipite.

Venuta meno al suo principale utilizzo, venne riconvertito in sottomarino nucleare d'attacco con il nuovo codice SSN-587. Dopo un periodo di servizio in pattuglie antisom, manifestò però la sua inadeguatezza a rivestire un ruolo per cui non era stato concepito e in cui era abbondantemente superato da battelli di nuova concezione. Per evitare di radiare un unità con così pochi anni di servizio alle spalle e ancora in piena efficienza, la Marina decise di convertirlo in un sottomarino per operazioni intelligence sotto la copertura di operazioni di ingegneria sottomarina e sotto la direzione del noto John Craven.143

Buona parte di questi difetti dipendeva o era accentuata dal fatto che, nella parte anteriore dello scafo era stato posizionato un hangar di 8,5 metri di larghezza per 1,5 di lunghezza e 9 di altezza destinato ad alloggiare i missili da crociera che avrebbero dovuto costituire il suo armamento principale. Nessun sottomarino al mondo aveva mai avuto in precedenza, né avrebbe avuto in seguito, un ambiente di quelle dimensioni completamente libero e di facile utilizzo. Il portello

141 Per un’immagine dell’USS Halibut vedi in Appendice l’Allegato 16.

142 Sergio Valzania, Guerra sotto il mare, cit., pp. 127-128; John Pina Craven, The Silent War, cit., p. 211.

143 Sherry Sontag-Christopher Drew, Blind man’s bluff, New York, Harper Collins Publishers, 1998, pp. 35-38; Sherry

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dell'hangar aveva un'apertura di 6,7 metri in un'epoca nella quale il diametro degli accessi ai sottomarini statunitensi era standardizzato a 66 centimetri.144

Nel 1968 l'Halibut tornò ai cantieri navali di Mare Island per essere dotato di una serie di equipaggiamenti speciali necessari al nuovo ruolo che doveva ricoprire. Queste modifiche e aggiunte comprendevano:

- eliche laterali per manovre di precisione; - una camera stagna;

- una camera di decompressione per immersioni in saturazione; - sonar per lo studio del fondale;

- molteplici apparecchiature per la registrazione audio e video; - potenti computer mainframe;

- set di pattini per posarsi sul fondale;

- un drone filoguidato per l'esplorazione delle profondità marine; - moderne apparecchiature oceanografiche.

In questa configurazione l'Halibut ha prestato servizio presso la Flotta del Pacifico dal 1970 al 1976 conducendo diverse operazioni di spionaggio ai danni dell'Unione Sovietica.

Craven riuscì non solo a farsi assegnare il sottomarino, ma anche a ottenerne la disponibilità con l'approvazione di Rickover, che in quegli anni stava esibendo il potere politico di cui disponeva prolungando la sua carriera attiva ben oltre la normale età di pensionamento. Rickover dimostrava capacità infinite di lobbing nei confronti del Congresso e di navigazione all'interno dei bilanci pubblici, nei quali individuò i capitoli dove reperire in fretta i fondi necessari per finanziare il programma Deep Submergence Rescue Vehicle, comprensivo dei lavori di ristrutturazione dell'Halibut. Solo quando il sottomarino fu pronto l'ammiraglio ebbe la sgradita sorpresa di scoprire che la CIA era così gelosa del nuovo mezzo da impedire anche a lui di venire informato sulle missioni che gli erano affidate e sul loro svolgimento.

Nel frattempo un'altra persona si era interessata alle attività di Craven e del programma DSRV; il senatore democratico del Wisconsin, William Proxmire, che si dedicava con attenzione meticolosa a verificare in che modo venissero investiti i fondi dell'amministrazione e fino a quanto le spese risultassero coerenti con le previsioni sottoposte al Congresso per l'approvazione. Il senatore scoprì in seguito che il programma DSRV aveva sforato il budget concesso del duemila per cento, stigmatizzando così una delle peggiori gestioni finanziarie mai raggiunte. Da parte sua Craven non ebbe motivo di preoccuparsi per l'attacco subito poiché aveva da poco individuato e recuperato una bomba atomica perduta dall'aviazione al largo della costa della Spagna.145

Infatti, prima ancora che i lavori di trasformazione venissero completati, il 17 gennaio 1966 un bombardiere B-52, che faceva parte del deterrente aereo nucleare statunitense costantemente in volo, si era scontrato con un'aerocisterna durante un rifornimento da effettuare a 9.000 metri di quota ed era precipitato al largo di Palomares, un paesino sulla costa spagnola, disperdendo il suo carico di bombe atomiche. Tre dei quattro ordigni furono recuperati in brevissimo tempo, ma uno,

144 Sergio Valzania, Guerra sotto il mare, cit., p. 131.

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che si sapeva caduto in mare, mancava all'appello. Il presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson esigeva che venisse trovato e messo al sicuro quanto prima, dato l'imbarazzo internazionale che la situazione provocava. I vertici della Marina convocarono Craven e lo incaricarono della ricerca. Il responsabile del programma DSRV elaborò con il suo complicato modello matematico un piano di ricerca sulla base delle considerazioni enunciate nel capitolo precedente riguardante il metodo bayesiano. Il luogo individuato con questa tecnica poco ortodossa coincideva con quello indicato da Francisco Simó Orts, un pescatore di Palomares che sosteneva di aver visto inabissarsi lì un oggetto appeso a un paracadute poco dopo che il B-52 era precipitato. Si trattava di un canalone sottomarino, profondo quasi 800 metri. In quella direzione vennero convogliati gli sforzi dei due piccolissimi sommergibili sperimentali di cui si disponeva, uno dei quali, l'Alvin, individuò la bomba ancora legata al suo paracadute. Essa venne infine ripescata il 7 aprile 1966 da un veicolo di recupero della Marina controllato via cavo, quando ormai il presidente Johnson si preparava a far cadere le teste di parecchi ammiragli e generali.146

Se il recupero della bomba atomica di Palomares accrebbe la reputazione di Craven, la prima missione compiuta dall'Halibut per conto della CIA fu un totale insuccesso. Il sottomarino fu inviato a ricercare i resti di un'ogiva nucleare sovietica della quale si credeva di conoscere con notevole precisione il punto di caduta in mare, ma non ne venne trovata traccia. Inoltre si scoprirono numerosi difetti nelle apparecchiature di cui l’unità era stata equipaggiata e uno dei pesci, come erano stati soprannominati i robot rimorchiati per le osservazioni in profondità, andò perduto. Per Craven e per i suoi collaboratori si prospettarono altre missioni, di natura diversa, che permisero loro di dimostrare la qualità dei mezzi sviluppati dal programma DSRV e la professionalità con la quale essi venivano impiegati.147

Successivamente fu chiesto all’Halibut di osservare clandestinamente e di effettuare l’eventuale recupero di oggetti che rientravano in seguito ai test missilistici sovietici. Per motivi legati alla sicurezza della navigazione sia gli USA che gli URSS erano tenuti a comunicare la posizione e la data dei test stessi. Navi di superficie di entrambi i Paesi convergevano nella zona mentre l’Halibut avrebbe svolto le sue ricerche nella massima segretezza. Nessuno sapeva se fosse stato in grado di operare sotto il naso dei sovietici senza essere scoperto o inibito in qualche maniera e c’era grande apprensione per la sua prima missione che doveva avvenire nel febbraio del 1968. Il tempo stringeva, solo uno dei pesci era stato completato in tempo e durante i test qualcuno non assicurò il maniglione del cavo causandone la perdita. L’Halibut si avviò verso il sito per la missione di osservazione e ricerca mentre un nuovo pesce prodotto a tempo di record fu inviato a Pearl Harbor con destinazione finale la zona di guerra in Vietnam, come pezzo di ricambio insignificante per coprire il segreto della missione.

La cassa non fu scaricata a Pearl Harbor e arrivò in Vietnam dove non poté essere rintracciata e dove nessuno avrebbe immaginato che esistesse una missione più importante delle operazioni di guerra. Questa non fu l’unica occasione in cui l’eccessiva segretezza rischiò di causare il fallimento di una missione, a volte con tragiche conseguenze. All’inizio della guerra dei 6 giorni nel 1967, gli israeliani lanciarono un offensiva aerea e colpirono duramente la USS Liberty causando numerose

146 Sherry Sontag-Christopher Drew, Blind man’s bluff, cit., pp. 40-43.

147 John Pina Craven, The Silent War, cit., pp. 216-218; John L. Harper, La guerra fredda. Storia di un mondo in bilico,

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vittime statunitensi. Tutte le unità erano state avvisate di liberare la zona ma la Liberty aveva istruzioni di rispondere solo agli ordini ricevuti da un canale speciale di massima sicurezza; l’ordine arrivò in ritardo e la nave fu attaccata. Per evitare il ripetersi di eventi simili un ufficiale del Pentagono fu autorizzato a contattare direttamente le alte sfere quando richiesto. Nell’episodio della cassa persa in Vietnam fu utilizzata questa scorciatoia e alla fine si ottenne il risultato sperato. Il pesce fu recuperato e inviato in tempo per la missione dell’Halibut.

Questa non fu il successo sperato ma nessuno si accorse del sottomarino e delle sue ricerche effettuate sotto il naso delle navi statunitensi e nemiche. Inoltre servì come test per il cavo lungo più di 6.000 metri che a causa delle varie saldature tra i singoli cavetti aveva ceduto e non poteva essere recuperato dal tubo di traino. Per motivi di segretezza non si poteva chiedere ai produttori di costruirne uno così lungo senza punti di unione, anche se alla fine fu contattata una società che produceva cavi per gli ascensori dei grattaceli e ne fu commissionato uno privo di giunzioni.

Qualcuno poteva obiettare che tutte queste misure di segretezza fossero esagerate e non erano giustificate per la sicurezza nazionale. Ma nel maggio del 1968 l’Halibut era pienamente operativo e tecnicamente qualificato per svolgere le sue missioni. Tutto ciò risultò provvidenziale quando in aprile si sparse la voce che i sovietici avevano perso un sottomarino e non avevano idea di dove fosse finito, l’unità era pronta per la missione di intelligence più significativa del secolo. Si trattò della ricerca e della localizzazione del K-129 nella quale, come spiegato nel capitolo precedente, l’Halibut si dimostrò di primaria importanza per la prima localizzazione mediante uno dei suoi pesci e per la raccolta video-fotografica.

La seconda missione di notevole rilevanza fu l’operazione “Ivy Bells”, ossia il tocco subacqueo di una linea di comunicazione sovietica che collegava la penisola della Kamchatka a ovest fino alla terraferma sovietica nel Mare di Okhotsk. L’obiettivo era cercare di ascoltare le comunicazioni sottomarine tra il territorio continentale dell’URSS e le basi nella Kamchatka. L’operazione, gestita dalla CIA aveva lo scopo di intercettare appunto i cavi posti nel mare di Okhotsk, in particolare nella baia di Shelekhov. A tal fine la società Bell sviluppò un sistema di ascolto non invasivo collegato al rivestimento esterno, in modo che i sovietici non scoprissero il dispositivo posto sul fondo del mare. A sua volta, tale sistema inviava le informazioni a un sofisticato contenitore subacqueo chiamato Cocoon che registrava le comunicazioni sovietiche su di un nastro magnetico. Questo secondo apparecchio di 5,5 metri di lunghezza e 1,2 di diametro pesava 7 tonnellate ed ospitava diverse avanzate apparecchiature elettroniche. Era dotato di un alimentatore al plutonio in grado di funzionare per dieci anni, teoricamente. Trentadue registratori operavano contemporaneamente e ciascuno poteva registrare per centocinquanta ore, per un totale di tremila. Una volta al mese il sottomarino statunitense dispiegava i subacquei avvicinandoli al contenitore Cocoon per recuperare le registrazioni. Tutto andò per il verso giusto finché al momento del recupero il sistema non venne trovato al suo posto, chiaramente i sovietici l’avevano scoperto.148

Nell’agosto del 1981 il quartier generale della Marina sovietica in Kamchatka subì problemi alla linea di comunicazione Petropavlovsk-Magadan, dopo alcuni accertamenti si concluse che vi era un guasto al cavo sottomarino nel Golfo di Shelekhov, nel Mare di Okhotsk; si pensò forse che un peschereccio lo avesse danneggiato. Durante il lavoro di rilevazione del guasto, uno dei

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sommozzatori scoprì l’oggetto attaccato alla linea, si pensò che fosse un manufatto militare e fu lasciato al suo posto in attesa di ordini da Mosca. Infine si decise di studiarlo nella capitale, dopo l’attuazione del protocollo di smantellamento sicuro.

In realtà non ci fu nessun guasto, ma uno stratagemma per coprire un’operazione di controspionaggio sovietico. L’URSS scoprì il contenitore Cocoon e il sistema di ascolto nel Mare di Okhotsk non per caso, ma tramite un infiltrato nella National Security Agency negli Stati Uniti. Nel gennaio 1980 l’agente della NSA Ronald Pelton contattò l’Ambasciata sovietica per offrirgli informazioni in cambio di denaro e tra gli altri dati classificati, raccontò dell’ascolto statunitense dei colloqui tra il territorio russo e la Kamchatka.

Nell’agosto 1981, dopo che i satelliti da ricognizione degli Stati Uniti rilevarono un’insolita attività navale sovietica nella baia di Shelekhov, si constatò la scomparsa del Cocoon. La CIA non tardò a concludere che vi era stata una falla di informazioni che permise ai sovietici di distruggere una delle sue operazioni d’intelligence più audaci. Pelton disse tutto il necessario sull’operazione “Ivy Bells” oltre che le coordinate precise in cui il cavo sottomarino sovietico era stato intercettato. In cambio di questo ed altri servizi ricevette ben 600.000 dollari, prima di venir arrestato e condannato a tre ergastoli.149

L’Halibut fu ritirato dal servizio il 30 giugno 1976. Fu distrutto al Keyport-Bangor Trident Base a Washington nel 1976, cancellato dal registro navale il 30 aprile 1986 e smaltito attraverso il programma di riciclaggio dei sottomarini presso il cantiere navale Puget Sound a Washington il 9 settembre 1994.150

149 Sherry Sontag-Christopher Drew, Immersione rapida. La storia segreta dello spionaggio sottomarino, p. 50. 150 John Pina Craven, The Silent War, cit., pp. 220-221; Sherry Sontag-Christopher Drew, Blind man’s bluff, cit., pp. 55-

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