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Solo di recente è divenuto possibile combinare le informazioni ufficiali di fonte sovietica e statunitense e ricostruire la storia dell’affondamento del sottomarino K-129 e del suo parziale recupero dalle profondità del Pacifico. Gli ultimi documenti declassificati permettono di comporre il puzzle di una storia che dal 1975 in poi ha attirato l’attenzione e la curiosità di molti appassionati, che si sono poi sublimate in libri, documentari e film ispirati alle vicenda in questione. La storia cominciò nel 1968, quando un esemplare della classe “Golf II”, armato con tre testate nucleari, intraprese una missione di deterrenza nel Pacifico per poi rientrare alla base. I sottomarini sovietici, costituendo il nucleo centrale del sistema di deterrenza, su quella rotta fissa andavano e venivano mantenendosi come efficace minaccia nei confronti degli Stati Uniti.99

Il K-129 era un sottomarino lanciamissili sovietico a propulsione diesel-elettrica, risalente al “Project 629” e appartenente alla classe “Golf I”. Diciottesimo esemplare della stessa, venne

costruito presso il cantiere fluviale di Komsomol'sk-na-Amure tra il 1959 e il 1962. Inquadrato nella 15ª squadra sottomarini della 29ª Divisione della Flotta del Pacifico di stanza a Rybachiy , in Kamčatka, venne poi aggiornato alla classe “Golf II” con il “Project 629A”tra il 1964 e il 1966. Dopo aver completato con successo due missioni di deterrenza nucleare nel Pacifico nel corso del 1967, il K-129 fu rimandato in mare il 25 febbraio 1968 per la sua terza pattuglia, fuori programma, che si sarebbe dovuta concludere nel maggio dello stesso anno.

Nonostante fosse rientrato da meno di tre mesi dall'ultima missione, venne imposto ugualmente al comandante di partire per sostituire all'ultimo momento un sottomarino lancia missili da crociera della classe “Echo II” non in grado di prendere il mare a causa di problemi tecnici. La decisione della sostituzione tra due unità di diverso armamento fu presa in quanto gli altri “Echo II” erano impegnati a seguire i gruppi da battaglia delle portaerei americane dispiegati nel Mar del Giappone a seguito dell'incidente della USS Pueblo. L'area di pattugliamento prevista era al largo di Oahu, nelle Hawaii. Questa partenza imprevista lasciò solo 11 giorni di preavviso all'equipaggio, la maggior parte del quale si trovava in licenza, per preparare il battello all'uscita in mare. Inoltre, la richiesta del comandante di divisione di non far partire il K-129 a così poco tempo dall'ultima missione, quando parte della manutenzione ordinaria prevista tra due pattuglie non era stata completata, venne respinta.

Il K-129 lasciò Rybachiy pochi minuti dopo la mezzanotte del 25 febbraio al comando del trentasettenne Vladimir Ivanovich Kobzar, con a bordo un totale di novantotto uomini. Solitamente, l'equipaggio di un “Golf II” non superava gli ottantotto membri, ma in questo caso, secondo una procedura comune, era stato imbarcato del personale tecnico in più che necessitava di addestramento in mare. Non appena il K-129 entrò nelle acque del Pacifico settentrionale, Kobzar diede ordine di immergersi e di condurre le solite manovre per eludere la sorveglianza dei sottomarini statunitensi al largo della Kamčatka.100

In quei giorni, il sottomarino di pattuglia era l’USS Barb che, per motivi sconosciuti, il 25 febbraio era fuori posizione e perse il passaggio dell’unità sovietica. Una volta in mare, la procedura

99 Per un’immagine del K-129 vedi in Appendice l’Allegato 29. 100 Sergio Valzania, Guerra sotto il mare, cit., pp. 190-191.

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comune era quella di procedere costantemente in immersione per tutta la durata della missione, cioè non meno di 70 giorni. La velocità di crociera prevista era di 4-5 nodi, per minimizzare la possibilità di essere individuati dalle unità nemiche di pattuglia, utilizzando la propulsione diesel per circa 20 ore su 24 ed emergendo secondo uno schema predefinito solo per le comunicazioni radio di routine. Alla mezzanotte del 26 febbraio, il K-129 inviò il primo dei suoi messaggi radio prestabiliti per confermare la partenza verso la zona di pattugliamento assegnatagli. Questo fu intercettato anche dalle stazioni di ascolto statunitensi, che come spiegato nei precedenti paragrafi, non erano in grado di decodificare le trasmissioni radio ma potevano identificare i battelli sulla base dell'impronta dell'operatore radio e sulla periodicità dei messaggi che venivano inviati in punti prestabiliti. Il secondo contatto radio sarebbe dovuto avvenire una volta che il sottomarino avesse raggiunto il 40º parallelo, ma non avvenne mai.

Quando il K-129 rimase silenzioso anche dopo il terzo contatto radio previsto, ossia nel momento in cui avrebbe dovuto trovarsi a metà strada dalla zona di pattuglia tra il 7 e l'8 marzo, la Flotta del Pacifico sovietica entrò in allarme. Già il 9 marzo, il contrammiraglio Viktor Digalo, riunì i suoi ufficiali per discutere la possibile sorte dell’unità. Durante la riunione si discusse prevalentemente delle possibili cause dell'affondamento invece che della possibilità che potesse essere semplicemente soggetto ad un'avaria dei sistemi di comunicazione. Inoltre, i ripetuti messaggi radio che invitavano il battello a rompere il silenzio radio per mettersi in contatto con il comando rimasero senza risposta. Il 10 marzo, da Mosca giunse l’autorizzazione ad intraprendere una campagna di ricerca e soccorso; parteciparono trentasei unità di superficie, cinque sottomarini e più aerei da pattugliamento marittimo. Le ricerche furono condotte ponendo le navi a distanze fisse per pattugliare con il radar e il sonar attivo le acque avanti e indietro lungo la rotta prevista del K-129. Inizialmente, le ricerche si concentrarono in un raggio di 350 miglia da Petropavlovsk. In seguito, i sottomarini furono inviati più a sud. L'intensa attività di ricerca non passò inosservata, sia per la quantità di imbarcazioni coinvolte che per l'intenso traffico radio, sia cifrato che in chiaro. Aerei da pattugliamento marittimo Lockheed P-3 Orion individuarono più volte i sottomarini coinvolti nella ricerca, mentre l'USS Barb seguì da vicino gli spostamenti della flotta sovietica. Le stazioni di ascolto del sistema “SOSUS” intercettarono messaggi che seguivano i protocolli di ricerca e soccorso sovietici. In totale, le ricerche durarono 72 giorni mentre due navi da ricerca oceanografica rimasero in mare più a lungo. Vista la natura delle comunicazioni radio e la durata delle ricerche, gli analisti statunitensi conclusero immediatamente che le ricerche erano state infruttuose e che i sovietici non avevano idea della sorte toccata al K-129. L'unica conclusione a cui giunsero fu che questo fosse affondato con tutto l'equipaggio in qualche punto imprecisato del Pacifico e per cause sconosciute.101

Tuttavia, in tempi recenti, alcuni analisti navali statunitensi hanno messo in dubbio il fatto che le operazioni di ricerca fossero effettivamente partite per individuare il K-129. Questo perché il sottomarino B-62, della classe “Zulu” e proprio quello che sarebbe dovuto essere rilevato dal K-129 al largo delle Hawaii, soffrì ripetute avarie ai propulsori diesel. L'8 marzo fu autorizzato a tornare

101 Sergio Valzania, Guerra sotto il mare, cit., pp. 193-194; Per un’immagine della triangolazione e localizzazione del

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alla base ma subito dopo tutti e tre i motori diesel a bordo si fermarono lasciandolo inerte a galleggiare in superficie prima che una nave ausiliaria della flotta sovietica lo raggiungesse per le riparazioni. Quindi, le operazioni di ricerca condotte tra il 10 e il 14 marzo potrebbero essere state volte ad individuare il B-62, mentre solo dopo il 14 dello stesso mese, quando il numero di navi coinvolte aumentò progressivamente, il K-129 sarebbe diventato l'obiettivo principale della ricerca.102

Contemporaneamente, a Bradley ed ai suoi collaboratori, fu sufficiente analizzare le registrazioni delle comunicazioni recenti provenienti da sottomarini sovietici salpati dalla base di Petropavlovsk per rendersi conto che uno di loro, salpato il 24 febbraio 1968, aveva inviato i consueti messaggi lungo il percorso, ma non aveva mai segnalato l'attraversamento del 180° di longitudine, mentre avrebbe ormai dovuto averlo fatto da parecchi giorni. L’ammiraglio decise allora di convocare Craven e di comunicargli che la sua prossima missione sarebbe stata trovare il “Golf II” scomparso, o almeno il suo relitto, prima che ci riuscissero i sovietici.

L'unico suono anomalo che si riconosceva nei grafici dei tracciati audio di cui Craven disponeva era costituito da un picco appena accennato, che non sarebbe stato notato se la sua provenienza non fosse risultata molto prossima all'area e al momento presunti dell'affondamento del K-129. Si trattava di un'ipotesi, ma troppo poco per giustificare l'invio sul posto dell'Halibut a effettuare una ricerca sistematica con la sua strumentazione appena aggiornata. Craven si rivolse a Bradley per ottenere la prova definitiva, sperimentale, della possibilità dell'affondamento di un sottomarino in maniera quasi silenziosa. La Marina designò un vecchio sommergibile diesel-elettrico, sacrificabile in quanto già in disarmo e destinato alla demolizione, con il quale venne effettuata una prova di affondamento guidato. Furono aperti i portelli e le valvole d'allagamento, mentre le porte stagne rimanevano spalancate, cosi che mentre il battello si immergeva l'acqua lo riempì completamente. Non ci furono dunque sbalzi di pressione fra il dentro e il fuori, nessuna compressione dello scafo, nessuno schiacciamento improvviso per cedimento delle strutture che provocasse uno schianto. L'inabissamento del vecchio sommergibile avvenne quasi in silenzio, le apparecchiature d'ascolto rilevarono solo dei gorgoglii e qualche piccolo scoppio dovuto a sacche d'aria rimaste intrappolate in spazi ristretti. Era dimostrato in modo sicuro che un sottomarino poteva affondare producendo rumori minimi, nel caso il disastro si verificasse con qualche boccaporto aperto, prima che venissero chiusi i portelli stagni dei compartimenti, come poteva essere accaduto al K-129 a seguito di un'errata manovra.103

L'Halibut venne subito inviato verso la posizione dalla quale era giunto il debole segnale captato dalle centrali d'ascolto “SOSUS”, che si riteneva rappresentasse il rantolo d'agonia del sottomarino sovietico scomparso. La zona nella quale il suono era stato emesso si trovava a 2.700 chilometri a nordovest delle Hawaii, dove la profondità dell'Oceano è di circa 5.000 metri. Questa volta le apparecchiature subacquee di Craven colsero un pieno successo. Dopo alcune settimane di ricerche sistematiche, uno dei “pesci” calati dall'Halibut scattò una foto nella quale risultava riconoscibile con chiarezza il profilo della vela di un sottomarino. Nel corso di una campagna fotografica

102 Tom Clancy-John Gresham, Submarine: A Guided Tour Inside a Nuclear Warship, cit., pp. 158-160.

103 Lawrence D. Stone-Johannes O. Royset-Alan R. Washburn, Optimal search for moving targets, cit., p. 110; John

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protratta per parecchi giorni furono scattate oltre ventimila inquadrature, che riprendevano il K-129 da ogni angolazione. Dalle immagini fu possibile individuare uno squarcio di oltre un metro, immediatamente dietro la vela, provocato forse dallo scoppio dell'idrogeno rilasciato dalle batterie in fase di ricarica. Vicino al battello posato sul fondo furono fotografati anche i resti di un marinaio sovietico con indosso un equipaggiamento da servizio invernale in esterno, a conferma della tesi secondo cui la crisi che aveva portato alla perdita del “Golf II” aveva avuto inizio mentre il battello si trovava in emersione e aveva provocato l'allagamento progressivo dell'unità.104

Le foto rappresentarono un grande successo, dimostrando l'efficienza del servizio di intelligence della Marina. Furono mostrate al presidente Johnson, ormai alla fine del suo mandato e pochi mesi dopo al suo successore, Richard Nixon e al nuovo segretario di stato, Henry Kissinger. A seguito dell'individuazione del relitto, effettuata a totale insaputa dei sovietici, che non erano neppure riusciti a stabilire con sicurezza la zona nella quale il disastro aveva avuto luogo, la CIA decise di lanciarsi in una delle imprese più costose della storia dello spionaggio militare, ossia il recupero in incognito del sottomarino affondato. A giudizio di molti si trattò di un'operazione priva di un obiettivo valido; il K-129 era un'unità vecchia, a propulsione diesel, che imbarcava missili ormai superati e comunque conosciuti dagli occidentali. Il relitto non nascondeva quindi informazioni che valessero lo sforzo necessario a riportarlo in superficie, se non per la possibilità di rinvenire i codici e le macchine cifranti sovietiche, con le quali la CIA sarebbe riuscita a decifrare con chiarezza tutti i futuri messaggi avversari. Esistevano poi altre ragioni per realizzare un recupero del genere. Persino i servizi segreti hanno esigenze di marketing, di fronte alle quali l'utilità immediata che proviene da un progetto non esaurisce il suo valore di fronte agli organi politici con i quali enti come la CIA si confrontano di continuo.105

Venne quindi affidata a Howard Hughes, il pittoresco personaggio la cui vita romanzata ha costituito il soggetto del film del 2004, The Aviator, la progettazione e la costruzione di un mezzo in grado di recuperare il relitto di un sottomarino da una profondità di oltre 5.000 metri. Ricchissimo, Hughes nella sua vita aveva svolto ogni tipo di attività, oltre a vedersi attribuire storie più o meno complesse con numerose delle più celebri attrici americane degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, come Katharine Hepburn, Bette Davis, Jean Harlow, Ginger Rogers, Lana Turner, Faith Domergue e Ava Gardner. Durante la Seconda Guerra Mondiale intensificò i rapporti con il governo per lo sviluppo di progetti militari, fra i quali spiccava lo Hughes H-4 Hercules, che è tuttora l'aereo con la più grande apertura alare mai costruito. Ottimo pilota, nel 1938 Hughes fece tra l'altro il giro del mondo in aereo in 3 giorni, 19 ore e 17 minuti.106

Al progetto fu dato il nome di Azorian e la nave che venne progettata e realizzata da Hughes appositamente per l'operazione organizzata dalla CIA si chiamò Glomar Explorer e nel 1974 salpò alla volta del Pacifico, sotto la copertura di un esperimento di estrazione di manganese nell'Oceano dove si riteneva si trovasse sparso in noduli sui fondali. Il tentativo di recupero ebbe luogo poco prima che il presidente Nixon fosse costretto alle dimissioni e non ottenne i risultati sperati. Si trattava di una nave da 50.000 tonnellate, lunga 189 metri, con l’intera chiglia apribile e atta a calare

104 John Pina Craven, The Silent War, cit., pp. 164-165.

105 Per un’immagine del relitto del K-129 vedi in Appendice l’Allegato 31. 106 Per un’immagine della Glomar Explorer vedi in Appendice l’Allegato 32.

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un telaio al quale sarebbero stati fissati dei grandi bracci meccanici con lo scopo di afferrare e sollevare il K-129, senza che dall’esterno sia possibile capire che si tratti di un recupero navale.107

L’aggancio di rivelò problematico, la risalita durò giorni procedendo a meno di due metri al minuto, un tempo eterno durante il quale l’equipaggio della Glomar Explorer contemplò seriamente il rischio del ribaltamento o comunque dell’affondamento mentre le poderose gru di bordo recuperavano i cinque chilometri di cavi d’acciaio e tutto ciò che vi era appeso. Quando il relitto si trovò a 1.500 metri dal fondale e ancora a più del doppio dalla superficie tre dei 5 bracci cedettero. Si erano danneggiati durante la fase di cattura, che è bene ricordare che non era mai stata tentata prima e che doveva fare i conti con la pressione esercitata da una colonna di cinque chilometri d’acqua. Il cedimento dei bracci privò di sostegno parte del sommergibile, che si spezzò come d’altronde ipotizzato e previsto in uno scenario del genere. Solo la parte anteriore giunse alla superficie, per una lunghezza secondo alcuni di una dozzina di metri, per altri di oltre il doppio.108

Nel troncone recuperato dal mare vennero rinvenuti i corpi di sei marinai russi, ai quali gli statunitensi dettero onorevole sepoltura in mare. Come ci si poteva aspettare, dall'analisi delle parti rinvenute del relitto la CIA non venne a sapere niente di cui non fosse già a conoscenza. Ugualmente, l'operazione dette i suoi frutti, anche se in modo imprevedibile. Negli anni Ottanta, in tempi di distensione e di crisi definitiva dell'URSS, il presidente Ronald Reagan consegnò al leader sovietico Mikhail Gorbaciov la cassetta video contenente la registrazione delle esequie dei marinai russi del K-129 celebrate dai loro colleghi statunitensi, ottenendo un notevole successo nel rafforzamento dei propri rapporti personali con il capo del blocco sovietico e nella crescita del processo di avvicinamento dell'Unione Sovietica all'Occidente. 109

La Glomar Explorer terminò a quel punto la sua prima missione, i suoi costi di gestione restarono mostruosi e ogni tentativo di sollecitare offerte per un suo impiego andò a vuoto. Solo nel 1997 sarà riesumata dall’inventario e trasformata finalmente in una vera trivella navigante, ovviamente capace di raggiungere profondità da record. Dal 1998 ha ripreso il mare e ancora oggi sta trivellando i fondali del Golfo del Bengala sotto la bandiera di Vanuatu.

Nonostante la segretezza che circondava il progetto Azorian, verso il 1974 cominciarono a trapelare informazioni. Il primo a venirne a conoscenza fu il noto giornalista, del New York Times, Seymour Hersh. Tuttavia, l'allora direttore della CIA, William Colby, persuase Hersh a non divulgare le informazioni che aveva raccolto almeno fino a quando tutta la faccenda non si fosse conclusa. Hersh, forse perché distratto dallo scandalo Watergate, accettò anche se continuò a raccogliere materiale a riguardo. Nonostante tutte le precauzioni prese dalla CIA, sempre più giornalisti cominciarono a venire a conoscenza del progetto Azorian che erroneamente chiamavano progetto Jennifer. Nel 1975, nonostante le insistenze della CIA, il “Los Angeles Times” pubblicò il primo articolo al riguardo seguito quasi subito dal “New York Times” e da altri giornali. Tuttavia, lo scopo di questi articoli non era quello di rivelare le operazioni segrete in atto, quanto quello di denunciarne gli abusi e gli sprechi. Questi articoli si inserirono infatti in un contesto più ampio che

107 Tom Clancy-John Gresham, Submarine: A Guided Tour Inside a Nuclear Warship, cit., p. 162. 108 Sergio Valzania, Guerra sotto il mare, cit., pp. 136-138.

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portò all'apertura di numerose inchieste governative sull'operato dell'agenzia che subì un netto ridimensionamento negli anni successivi.

Tutt'oggi la maggior parte del materiale riguardante il K-129 è ancora top secret. Quasi tutte le foto e i filmati sono ancora interdetti al pubblico e solo nel 2010 sono stati declassificati alcuni documenti riguardo al progetto Azorian. Qualche foto del relitto è stata tuttavia concessa al regista Michael White per la realizzazione di un documentario sul recupero del sottomarino stesso.

Dopo la scomparsa del K-129, i sovietici ammisero di non avere alcuna idea su cosa fosse accaduto al battello e lo dichiararono disperso. Quando si cominciarono a pubblicare i primi articoli sul progetto Azorian, capirono finalmente quale sorte fosse toccata al battello ma, insieme alla CIA, fecero pressioni perché la vicenda avesse meno risalto possibile. Infatti, per la Marina e l'Unione Sovietica, già era umiliante perdere un sottomarino senza sapere dove fosse, in più sarebbe stata una pessima pubblicità il fatto che gli Stati Uniti avessero trovato per primi il relitto e avessero addirittura provato a recuperarlo e che i migliori ufficiali dello spionaggio sovietico non avessero sospettato di nulla fino a che la vicenda non fosse apparsa sui giornali.

Come scrisse il quotidiano “Izvestia” nel 1992, un ufficiale dell'intelligence sovietica aveva avvertito i suoi superiori sui sospetti che nutriva sulla Glomar Explorer ma, dopo qualche ricognizione affrettata e infruttuosa nei pressi del cantiere statunitense, venne ignorato. In più, ancora come riporta l'”Isvestia”, i sovietici avevano anche ricevuto un biglietto anonimo presso la loro ambasciata di Washington in cui si faceva cenno ad un tentativo di recupero del K-129 ma anche questo messaggio venne dimenticato sotto un mare di scartoffie nell'ufficio del comandante in capo della Flotta del Pacifico.

In seguito alla perdita del K-129, i sovietici istituirono due commissioni d'inchiesta volte a determinare eventuali responsabilità dell'equipaggio o di equipaggiamento potenzialmente difettoso. Nessuna delle due commissioni riuscì a giungere ad una conclusione definitiva se non che l'equipaggio era reputato in piena efficienza e comandato da uno dei migliori ufficiali della flotta del Pacifico. Per questo, la versione ufficiale afferma che l'affondamento è stato dovuto al superamento della profondità massima consentita dopo aver imbarcato acqua a causa di una valvola difettosa dello snorkel. Nel corso degli anni, sono state formulate diverse ipotesi alternative per