Capitolo II- L’immagine cristiana tra accettazione e diffidenza Da Costantino al V secolo.
2.3 Diffusione delle immagini cristiane e atteggiamenti problematici nella seconda metà del IV secolo.
2.3.3. Le produzioni artistiche come lusso non necessario
Abbiamo visto come l‟apparente ostilità di Asterio contro i soggetti cristologici nell‘Homilia I
in Lazarum si spieghi, con buona probabilità, con l‟intento di esortare i cristiani ad evitare le
manifestazioni eccessive di lusso. Tale esigenza ricorre frequentemente nei Padri, fin dal III secolo, e l‟ambito al quale è più frequentemente applicata è proprio quello delle vesti.
Una testimonianza particolarmente articolata viene da Clemente Alessandrino, il quale nel
Pedagogo, biasima l‟uso di portare vesti preziose e riccamente decorate. Parla delle sete e
delle stoffe intessute d‟oro:
E se pure è necessario scendere a compromessi, si può concedere alle donne in piccola misura, di usare vesti più morbide, purchè solamente si bandiscano via lontano quelle stolte piccole decorazioni e le stravaganti pieghettature nei tessuti e si dia l’addio ai fili d’oro, alle stoffe d’oro e alle sete ricercate321.
Respinge come non necessario l‟uso di tingere le vesti:
Bisogna eliminare anche la tintura dei vestiti, che è cosa lontana dall’utilità e dalla verità e inoltre fa nascere sospetti riguardo alla condotta morale. Non vi è utilità nell’uso di vesti tinte: non hanno alcun vantaggio contro il freddo nè hanno qualcosa in più, rispetto agli altri vestiti, per coprire meglio; hanno in più solo il biasimo. Il fascino dei colori, poi, è un pungolo per gli avidi curiosi e li eccita a un guardare irragionevole. La cosa più idonea, invece, per chi è candido dentro e non adulterato, è di usare vesti candide e non ricercate.
Ma se proprio si deve cercare qualche altro colore, ci si accontenti allora della tintura della verità, cioè di quella naturale. Quanto ai vestiti che assomigliano a mazzi di fiori li si lasci ai deliranti delle orge bacchiche e iniziatiche. Inoltre, come dice il poeta comico, “la porpora e l’argenteria servono agli attori tragici ma non alla vita quotidiana”, e bisogna che la nostra vita sia tutto fuorchè una sfilata da teatro.
321 Clemente Alessandrino, Pedagogo, II, X, 107.3. Testo greco in Clementis Alexandrini Paedagogus / ed. M. Marcovich, cit., p. 133; traduzione italiana in Il protrettico ; Il pedagogo / di Clemente Alessandrino ; a cura di M. G. Bianco, cit., p. 366; Il pedagogo / Clemente Alessandrino, a cura di D. Tessore, Roma, 2005, p. 231
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La tinta di Sardi, quella di uva acerba, il verde chiaro, il rosato, lo scarlatto e infinite altre tinte sono state escogitate con gran zelo dal rovinoso amore dei piaceri322.
Parlando di vestiti che “assomigliano a mazzi di fiori” Clemente potrebbe avere in mente decorazioni vegetali e floreali, alle quali fa riferimento anche altrove:
Ma se, per le donne, bisogna distendere un po’ il rigore, si confezionino per esse abiti lisci e morbidi al tatto, non però ornati di fiorellini per compiacere la vista, come le decorazioni che si fanno nei disegni. Infatti la decorazione si sbiadisce con l’andar del tempo, e i lavaggi, nonchè la tinta con le sue sostanze chimiche logorano la stoffa dei vestiti e la rendono fragile, e ciò non va bene in relazione all’economia familiare323.
Oltre ai motivi puramente ornamentali e alle decorazioni floreali, l‟Alessandrino attesta anche l‟uso di rappresentare animali e forse figure umane in vesti particolarmente pregiate (di porpora intessuta d‟oro):
Tali vestiti servono non a coprirsi, ma a guardarli. Le stoffe intessute d’oro, quelle tinte di porpora, quelle ornate con figure animali – mosse al vento sono indubbiamente una delizia - , e poi i tessuti tinti e profumati di zafferano e gli abiti ricchi e variegati confezionati con pelli preziose e decorati in porpora con motivi animali sono tutte cose a cui bisogna dire addio, insieme alla loro arte324.
Anche Tertulliano, nel De cultu feminarum, rivolge analoghe esortazioni contro l‟eccessiva eleganza delle donne, pur offrendo una testimonianza meno articolata e dettagliata rispetto a Clemente.
Attesta la diffusione della porpora e fa riferimento non solo alle vesti, ma anche ai tessuti che venivano appesi alle pareti:
322 Clemente Alessandrino, Pedagogo, II, X, 108, 1, 4-5. Testo greco in Clementis Alexandrini Paedagogus, ed. M. Marcovich, cit., pp. 133-134; traduzione italiana in Il protrettico ; Il pedagogo, a cura di M. G. Bianco, pp.367-368; Il pedagogo...a cura di D. Tessore, p. 232
323 Clemente Alessandrino, Pedagogo, II, X, 111.1. Testo greco in Clementis Alexandrini Paedagogus, ed. M. Marcovich, cit., p. 135; traduzione italiana in Il protrettico ; Il pedagogo, a cura di M. G. Bianco, pp.367-368; Il pedagogo, a cura di D. Tessore, p. 235.Anche una curiosa affermazione sulla tunica del Signore ornata di fiori, dettaglio che non ha riscontro nelle Scritture, potrebbe essere interpretata in tal senso: "se qualcuno chiamasse in causa la tunica lunga del Signore, [sappia che] quel suo abito decorato con fiori variegati allude ai fiori della sapienza, alle variegate e immarcescenti Scritture, alle parole del Signore che risplendono dei raggi della Verità": Clemente Alessandrino, Pedagogo, II, X, 113.3. Testo greco in Clementis Alexandrini Paedagogus, ed. M. Marcovich, cit., p. 136; traduzione italiana in Il protrettico ; Il pedagogo, a cura di M. G. Bianco, cit., p. 371; Il pedagogo, a cura di D. Tessore, cit., p. 236; cfr. anche n. 56.
324 Clemente Alessandrino, Pedagogo, II, X, 109.1. Testo greco in Clementis Alexandrini Paedagogus, ed. M. Marcovich, cit., p. 134; traduzione italiana in Il protrettico ; Il pedagogo, a cura di M. G. Bianco, cit., pp. 367- 368; Il pedagogo...a cura di D. Tessore, cit., p. 234.
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Perciò persino i loro servi consumano importanti vesti purpuree. Ma anche le pareti utilizzano a mo’ di pittura drappi tirii, color giacinto e quei veli da re che voi trasformate dopo averli sciolti con fatica. Presso di loro la porpora ha meno valore dell’ocra rossa325.
Attacca l‟uso di tingere le stoffe come contraffazione dell‟opera naturale di Dio:
Quale pregio di vesti, infatti, è giusto, quando proviene da una contraffazione di colori ingiusti? Non piace a Dio ciò che Egli stesso non ha creato; tranne consideare che Egli non fu in grado di far nascere pecore rosso porpora e azzurro cielo. Se fu in grado, allora non volle; pertanto quel che Dio non ha voluto non è lecito che sia inventato. Perciò, non sono ottime per natura quelle cose che non provengono da Dio, creatore della natura.
Dunque, bisogna capire che esse provengono dal diavolo, corruttore della natura.
Infatti non possono essere di altri, se non sono di Dio, poichè è necessario che siano opera di un rivale le cose che non sono di Dio. Ma non c’è altro rivale di Dio al di fuori del diavolo e dei suoi angeli. «Però le materie hanno origine da Dio». Non dall’inizio e di tal fatta sono gli effetti che si celano in tutte. Ci si chiede da dove abbiano origine le conchiglie, da quale disegno provengano e dove ripongano le loro aspettative326.
Le donne cristiane debbono rinunciare alle vesti e agli ornamenti tipici del costume pagano e preoccuparsi piuttosto di quello che è gradito a Dio327.
Su questa scia si collocano le testimonianze patristiche che, nel corso del IV secolo, biasimano le vesti riccamente decorate come lusso non necessario.
Un passo di Giovanni Crisostomo rivolge un rimprovero congiunto alla pittura e al ricamo. Le arti che non sono necessarie non dovrebbero essere chiamate tali...così la pittura e il ricamo, che non fanno che portare gli uomini a spese inutili. A che cosa giova che ci siano delle figure sulle pareti o sulle vesti? I sarti e i calzolai che fanno queste cose hanno corrotto un’arte onesta mescolandola con un’attività malvagia, e lo stesso è successo riguardo alla costruzione delle case328.
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Tertulliano, De cultu feminarum, I, 8, 1. Testo latino in Tertullien, La toilette des femmes (De cultu feminarum), Introduction, Texte critique, Traduction et Commentaire de Marie Turcan, Paris, 1971 (Sources Chrétiennes 173): pp. 76-78; traduzione italiana in Opere scelte di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, a cura di C. Moreschini, Torino, 1974 cit., p 87.
326 Tertulliano, De cultu feminarum, I, 8, 2-3. Testo latino in Tertullien, La toilette des femmes, cit., pp. 78-80; traduzione italiana in Opere scelte di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, a cura di C. Moreschini, cit., pp. 87- 88. Cfr. anche Tertulliano, De cultu feminarum, II, 10, 1. Testo latino in Tertullien, La toilette des femmes, cit., p. 144-146; traduzione italiana in Opere scelte di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, a cura di C. Moreschini, cit., p. 101. Tra l‟altro, in II, 10, 4, citando un passo di Isaia in cui il profeta rimprovera la superbia delle donne di Israele, elencando una serie di ornamenti, ricorda ancora le vesti di porpora, assieme alla lunula, un ciondolo di carattere apotropaico a forma di luna crescente, equivalente della bulla maschile, e il botronatum, probabilmente un ornamento a tralci vitinei portato nei capelli. Cfr. Tertullien, La toilette des femmes, cit., pp. 148-150; traduzione italiana in Opere scelte di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, a cura di C. Moreschini, cit., p. 102.
Un passo molto simile si trova in Cipriano, De habitu virginum, XIII, dove il vescovo di Cartagine menziona vesti di porpora intessute d‟oro.
327 Tertulliano, De cultu feminarum, II, 11, 1-3. Testo latino in Tertullien, La toilette des femmes, cit., pp. 152- 154; traduzione italiana in Opere scelte di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, a cura di C. Moreschini, cit., pp. 102-103.
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Gregorio di Nissa, nel De mortuis non esse dolendum, menziona vesti in oro e porpora decorate con figure di animali o scene di guerra:
Qual è l’utilità di un mantello intessuto d’oro, di una veste di porpora, delle elaborate immagini di guerra, di animali o simili, che adornano i manti o di altri vestiti che riflettono l’avarizia di coloro che li hanno confezionati? 329.
Le notizie offerte dai Padri trovano riscontri materiali nell‟ambito dei tessuti tardo antichi giunti fino a noi. La maggior parte degli esemplari proviene dall‟Egitto, dove il clima, analogalmente a quanto abbiamo visto per altre categorie di manufatti, ha garantito una migliore conservazione, anche se ovviamente la produzione e la decorazione di tessuti pregiati doveva essere diffusa in molti alti centri del mondo tardo antico330.
Si potrebbero indicare molti confronti visivi per le varie categorie di stoffe riccamente decorate menzionate dai Padri. Per quanto riguarda la porpora intessuta d‟oro, ricordiamo, ad esempio, alcuni frammenti risalenti al IV-V secolo, conservati al Museo di Cleveland:
Fig. 61, Frammento di lana purpurea intessuta d‟oro, The Cleveland Museum of Art
329 Gregorio di Nyssa, De mortuis non esse dolendum. Testo greco in G. Heil, Gregorii Nysseni opera, vol. 9.1. Leiden: Brill, 1967, p. 47. Traduzione italiana di chi scrive.
330 Sui tessuti tardo antichi provenienti dall‟Egitto, cfr: A. Baginski, A. Tidhar, Textiles from Egypt 4th - 13th Centuries CE, Tel Aviv, 1980; J. Trilling, The Roman Heritage: Textiles from Egypt and the Eastern Mediterranean 300 to 600 AD, The Textile Museum, Washington, 1982; D. L. Carroll, Looms and Textiles of the Copts, First Millennium Egyptian Textiles in the Carl Austin Rietz Collection of the California Academy of Sciences, Seattle, 1988; F. D. Friedman, Beyond the Pharaohs: Egypt and the Copts in the 2nd to 7th Centuries AD, Providence, 1988; . Lafontaine-Dosogne, D. De Jonghe, Textiles Coptes, Musées royaux d‟art et d‟histoire, Brussels, 1989; C. Nauerth, Die koptischen Textilien der Sammlung Wilhelm Rautenstrauch im Stadtischen Museum Simeonstift Trier, Trier, 1989; M. H. Rutschowscaya, Coptic Fabrics, Paris, 1990; M. Martiniani- Reber, C. Ritschard, G. Cornu, B. Raster, Tissus Coptes, vols. 1-2, Musée d‟art et d‟histoire de Genève, Genève, 1991; A. Stauffer, Textiles d‘ Egypt de la Collection Bouvier, Fribourg, Bern, 1991; P. Lang, Spätantike und koptische Wirkereien, Bern, 1992; L. Török, Coptic Antiquities II, Roma, 1993; M. Erikson, Textiles in Egypt 200-1500AD in Swedish Museums Collections, Göteborg., 1997; Sabine Schrenk, Textilien des Mittelmeerraumes aus spätantiker bis frühislamischer Zeit, Gewebeanalysen: Regina Knaller, Riggisberg, 2004.
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I motivi vegetali e animali sono fra i soggetti più frequenti sui tessuti più antichi, riconducibili ad un arco di tempo fra i secoli III-VI.
Si vedano ad esempio due frammenti di arazzo del III-IV secolo, decorati rispettivamente con un albero di melograno e con un arbusto fiorito331; alcuni frammenti con tralci vitinei e frutti nella collezione Abegg di Berna, datati al IV-V secolo332.
Fig. 62, Frammenti di tessuto con tralci vitinei e frutti, Berna, Collezione Abegg
Per quanto riguarda i temi zoomorfi, sono molto frequenti sia le raffigurazioni di animali sia le scene di caccia. Possiamo menzionare un tessuto con scena di caccia, del III-IV secolo, collocato nel Philadelphia Museum of Art333; frammenti di tuniche con animali o scene di caccia, datati al IV-VI, secolo nella collezione Abegg334; un frammento di tunica con due cacciatori datato al V secolo e conservato al Museo di Cleveland:
331 Il primo si trova nel Cooper Union Museum, il secondo in collezione privata. Tutti e due sono stati esposti in una mostra tenutasi a New York nel 1941: cfr. Pagan and Christian Egypt : Egyptian art from the first to the tenth century A.D. : exhibited at the Brooklyn Museum by the Department of Ancient Art, January 23rd - March 9, 1941, New York, Brooklyn Museum, Brooklyn Institute of Arts and Sciences, 1941, catalogo nn. 152-153, p. 55.
332 S. Schrenk, Textilien des Mittelmeerraumes, cit., cat. n. 4, pp. 39-41.
333 Pagan and Christian Egypt n. 181, p. 61. Uomini a piedi e a cavallo, assistiti da cani, cacciano leoni, leopardi e cervi.
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Fig. 63, Frammento di tunica con due cacciatori, The Cleveland Museum of Art
Più rari sono i tessuti decorati con tematiche esplicitamente cristiane.
La maggior parte degli esempi noti con soggetti figurativi cristiani sono in verità un po‟ più tardi dell‟epoca dei Padri, risalendo almeno al VI secolo335
. Così ad esempio il celebre arazzo di Cleveland con la Theotokos in trono fra angeli e medaglioni con gli apostoli (VI secolo)336 o la stola conservata a Worcester, con figure di Cristo, della Vergine e degli apostoli alternate a croci337.
Pensando poi in particolare a tessuti con scene cristologiche (e quindi più vicini alla testimonianza dell‟Homilia I in Lazarum di Asterio), si possono ricordare i frammenti di una tunica con storie del Nuovo Testamento, conservata al Field Museum of Natural History di Chicago338 (VII-VIII secolo); o, ancora, i frammenti di clavi con miracoli di Cristo conservati a Copenaghen, Museo Nazionale della Danimarca339
Vi sono tuttavia alcune significative eccezioni che ci consentono di risalire alla stagione dei Padri. Si tratta di due tessuti conservati nella collezione Abegg a Riggisberg, presso Berna,
335 H. Maguire, Garments pleasing to God : the significance of domestic textile designs in the early Byzantine period, in «Dumbarton Oaks papers», 44, 1990, pp. 215-244, in particolare p. 220; Id, "Byzantine domestic art as evidence for the early cult of the Virgin", in Images of the Mother of God : perceptions of the Theotokos in Byzantium, ed. by Maria Vassilaki, Aldershot [u.a.], 2005, pp. 183-193, in particolare p. 185.
336 M.-H. Rutschowscaya, "The Mother of God in Coptic Textiles", in Images of the Mother of God : perceptions of the Theotokos in Byzantium, ed. by Maria Vassilaki, Aldershot [u.a.], 2005, pp. 218-225, pl. 163, 170; Th. F. Mathews ; N. Muller, Isis and Mary in early icons, cit., p. 8
337 H. Maguire, Garments, cit., p. 219, pl. 21.
338 Ibid., p. 220, pl. 25-26. Non si tratta tuttavia di miracoli cristologici: si riconoscono l‟Annunciazione, l‟Adorazione dei Magi e il Battesimo.
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ambedue datati alla seconda metà del IV secolo, inizio del V. Un tessuto dipinto con storie dell‟Antico Testamento340
era verosimilmente esposto in un edificio ecclesiastico, proprio come i drappi che suscitano l‟indignazione di Epifanio, anche se il vescovo di Cipro sembra far riferimento a figure isolate piuttosto che a immagini di carattere narrativo.
Documentano invece l‟uso di indossare sontuose vesti di rappresentanza decorate con scene evangeliche, anche se non si tratta di miracoli cristologici, come nella testimonianza di Asterio, i frammenti di una tunica in seta nei quali sono ripetuti, in strisce sovrapposte, alcuni episodi della vita della Vergine ispirati dai Vangeli apocrifi, fra i quali si riconoscono la presentazione di Maria bambina al Tempio, l‟Annunciazione, la Natività e la lavanda del Bambino, l‟Adorazione dei Magi341
.
Fig. 64, Schema ricostruttivo della decorazione della tunica in seta con storie mariane conservata nella Collezione Abegg di Riggisberg (da Schrenk)
340 S. Schrenk, Textilien des Mittelmeerraumes, cit., cat. n. 15, 15, pp. 65-69; L. Kötzsche, Von der Erschaffung Evas bis zum Zug der Israeliten durch die Wüste : ein bemalter Wandbehang in der Abegg-Stiftung, in «Sitzungsberichte / Kunstgeschichtliche Gesellschaft zu Berlin», 41/42.1992/94(1998), p. 18-22; Ead., Der bemalte Behang in der Abegg-Stiftung in Riggisberg : eine alttestamentliche Bildfolge des 4. Jahrhunderts, Riggisberg, 2004.
341 S. Schrenk, Textilien des Mittelmeerraumes, cit.,cat. n. 62, pp. 185-189; L. Kötzsche, "Die Marienseide in der Abegg-Stiftung : Bemerkungen zur Ikonographie der Szenenfolge", in Begegnung von Heidentum und Christentum im spätantiken Ägypten, Beiträge von: Dietrich Willers, Riggisberg, 1993, p. 183-194; H. Maguire, Byzantine domestic art as evidence for the early cult of the Virgin, cit.
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Secondo Henry Maguire i motivi rappresentati sui tessuti tardo antichi, paleocristiani e protobizantini avevano principalmente un valore apotropaico: con essi si intendeva tenere lontani gli spiriti malvagi ed attrarre fortuna e prosperità342. Le decorazioni vegetali e le figure di animali, che abbiamo visto molto comuni nell‟arte tessile, secondo il parere dello studioso sono da interpretare in tal senso, in quanto collegabili alla vitalità e alla fertilità della natura343.
I Padri potevano assumere atteggiamenti diversi di fronte a simili pratiche riconducibili all‟ambito della magia e della superstizione. In generale essi condividevano la credenza in una capillare presenza degli spiriti malvagi nella realtà quotidiana. Invitavano tuttavia a combattere l‟operato dei demoni con armi cristiane, e non facendo ricorso ad amuleti e rituali pagani. Giovanni Crisostomo, in un passo del Commentario sull‘Epistola ai Colossesi,
Homilia VIII, 5, critica le donne di Costantinopoli perchè portano amuleti pagani con iscritti i
nomi dei fiumi e molte altre cose simili344. Per contro, nel Contra Judaeos et Gentiles esalta la croce come dono miracoloso, che può essere rinvenuto sui letti e sulle vesti e che protegge i corpi dai demoni345.
Sembra dunque legittimo pensare che il patriarca di Costantinopoli biasimasse non tanto l‟uso degli amuleti, quanto piuttosto la loro natura pagana: era preferibile affidarsi a simboli cristiani, e in particolare a quello salvifico per eccellenza, la croce.
In altri casi i Padri potevano non condividere l‟uso della croce o di altri simboli cristiani nella sfera del magico e della superstizione. Girolamo, ad esempio, è molto critico verso le donne che indossano reliquie della croce, dando prova più un'ingenua devozione che di una reale conoscenza di Dio346.
Secondo Maguire non solo la croce, ma anche le immagini di carattere più esplicitamente cristiano avevano una funzione apotropaica e profilattica. Così, ad esempio, le raffigurazioni di santi nell‟atteggiamento della preghiera, delle quali parla, senza alcuna notazione di biasimo, Teodoreto di Cirro347.
Ma anche le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento obbedivano a simili intenti, anche se a prima vista potrebbero apparire più lontane dalla sfera della magia e della superstizione. Questo doveva essere vero in particolare per i miracoli cristologici, come quelli menzionati da
342
H. Maguire, Garments pleasing to God, cit., pp. 215 ss. 343 Ibid., pp. 216-218.
344 PG 62, 358; H. Maguire, Garments pleasing to God, cit., p. 218. 345
PG 48, 826 H. Maguire, Garments pleasing to God, cit., p. 218.
346 Girolamo, Commentaria in Evangelium Matthaei, XXIII, 6: PL 26, 175; H. Maguire, Garments pleasing to
God, cit., p. 218.
347 Teodoreto di Cirro, De Providentia Oratio, IV: PG 83, 617 D; H. Maguire, Garments pleasing to God, cit., p. 219.
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Asterio, in quanto in essi si richiamava apertamente il potere di Cristo guaritore e taumaturgo348. Secondo Maguire una conferma di ciò si trova in un' osservazione del vescovo di Amasea, che, criticando coloro che indossano queste vesti preziose, rileva che essi stoltamente credono di fare cosa gradita a Dio, di attrarre cioè in tal modo il suo favore349. È possibile che, in alcuni casi, il carattere magico e apotropaico dei motivi e delle figure rappresentate sulle stoffe abbia preoccupato i Padri, suscitando in essi il timore di vedere perpetuate in ambito cristiano delle pratiche superstiziose pagane.
Nei passi che abbiamo considerato, tuttavia, i padri non parlano di una funzione di questo tipo, mentre criticano i tessuti riccamente decorati come inutile ostentazione di lusso.
A suscitare il biasimo è soprattutto la dispendiosità di manufatti preziosi che non si addicono agli ideali di ascetismo e povertà del cristianesimo. Un‟esigenza di correzione morale e non l‟ostilità per le immagini è alla base di un atteggiamento critico che investe senza distinzioni motivi decorativi, scene di vita quotidiana, soggetti pagani e cristiani. Questo può avvenire anche quando non c‟è un‟ostilità di principio contro le immagini; tanto è vero che troviamo