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II Programmi Urbani Complessi negli anni '

I. LE SCALE DI INTERVENTO: URBANISTICA, INSEDIATIVA,

EDILIZIA

i.1 - Mutate condizioni al contorno

Sul fi nire degli anni Ottanta del 900 il legislatore prese atto dell'ina- deguatezza degli ordinari strumenti urbanistici nel rispondere alle mu- tate esigenze della città contempora- nea rispetto a quelle che ispirarono la stesura della "legge urbanistica" risalente al governo Mussolini (leg- ge del 17 agosto 1942, n.1150) e suc- cessive modifi che ed integrazioni. Iniziava a radicarsi la consapevolez- za della sostanziale trasformazione in atto nei processi di sviluppo ur- bano che per la prima volta vedevano un rallentamento della crescita de- mografi ca ed una concreta diversifi ca- zione delle forme insediative.

In quegli anni il "miracolo econo- mico" si era esaurito e i maggiori centri abitati, che vedevano la con- centrazione dei due terzi della po- polazione nazionale, che erano cre- sciuti in maniera disordinata senza una adeguata dotazione di servizi e che erano stati caratterizzati da

spreco e da abusivismo edilizio, non necessitavano più di piani di svi- luppo quantitativo ma iniziavano ad avere serio bisogno di programmi di trasformazione qualitativa.

Nel contesto descritto gli strumen- ti ordinari di pianifi cazione urbani- stica, effi caci nella zonizzazione del territorio e nella disciplina, entro perimetri ben precisi, delle modali- tà d'intervento su terreni ed immobi- li, risultavano troppo rigidi, sta- ticamente predeterminati, per poter fronteggiare le nuove, più comples- se, dinamiche e diversifi cate proble- matiche relative alla pianifi cazione territoriale ed urbanistica.

Un'ulteriore criticità che iniziò a farsi sentire in quel periodo fu la sempre minore disponibilità econo- mica del soggetto pubblico che con sempre maggiore diffi coltà riusciva ad attuare quanto previsto nei propri piani che rimanevano, data anche la scarsa incentivazione nella mobili- tazione di risorse private, "belle idee" ostiche da realizzare.

i.2 - La necessità di nuovi strumenti

È nella situazione d'emergenza de- scritta che iniziò un profi cuo dibat-

tito su quali potessero essere gli strumenti più effi caci per riqualifi - care, recuperare, reimpiegare il pa- trimonio esistente, nel rispetto, tra l'altro, della sempre maggiore atten- zione rivolta alla tutela dell'am- biente e all'ottimizzazione del con- sumo delle risorse esauribili.

I "programmi complessi" iniziarono a prendere forma attraverso le "Norme per l'edilizia residenziale" del 1978 (legge del 5 agosto 1978, n.457) con le quali venne introdotto nella pra- tica ordinaria di pianifi cazione il concetto di "recupero". Attraverso la legge in oggetto, che con l'arti- colo IV prevedeva nei Piani Regolato- ri Generali l'indicazione delle zone in cui si rendevano necessarie opere di recupero sul patrimonio esistente e che semplifi cava l'attuazione degli stessi piani affi dandone l'approvazio- ne al solo consiglio comunale e non più anche alla regione, non si per- venne all'estesa ed ambita riquali- fi cazione in quanto le attenzioni e le sempre scarse risorse pubbliche venivano concentrate prevalentemente su interventi immobiliari puntuali e diffi cilmente sul contesto urbano.

È nel corso degli anni Novanta che vennero alla luce, uno dopo l'altro,

gli strumenti costituenti la famiglia dei "programmi urbani complessi". I provvedimenti in oggetto, ognuno at- tivato in maniera diff erente, condi- videvano essenzialmente i medesimi macro obiettivi di:

• riqualifi cazione dei contesti urba- ni più congestionati e maggiormente degradati aspirando ad una maggiore integrazione di funzioni e ad una complessiva articolazione dei pro- getti;

• sviluppo, anche attraverso l'intro- duzione di forme concorsuali, della progettualità comunale, delle tec- niche e delle modalità d'interven- to;

• analisi e controllo degli eff etti che gli interventi avrebbero prodotto sull'ambiente e sulla società;

• crescita e semplifi cazione delle re- lazioni tra pubblico e privato. È in seguito alla condivisione di in- tenti su esposta che detti strumenti non dovevano essere colti come espe- rienze isolate ma come un insieme or- ganico.

Una rifl essione più approfondita può essere compiuta in merito alle ra- gioni che portarono, all'interno dei "programmi complessi", all'adozione di strategie capaci di incentivare

l'intervento dei privati.

La partecipazione privata, opportu- namente disciplinata mediante regole e condizioni, oltre che all'integra- zione delle scarse risorse economiche pubbliche, doveva servire a superare la cronica diffi coltà da parte dell'I- talia ad accedere ai fondi europei e quella, altrettanto grave, di non essere in grado di spenderli effi ca- cemente qualora ottenuti, criticità entrambe conseguenti alla lunghezza delle pratiche amministrative e alla debolezza dei progetti.

L'attuazione di programmi coordinati pubblico-privati aveva lo scopo di far evolvere la città, da luogo fi si- co in cui realizzare gli interventi, in luogo sociale nel quale diversi interpreti, con diff erenti interessi, collaborano per un fi ne comune.

Gli strumenti urbanistici apparte- nenti alla famiglia dei "programmi complessi" che, da un punto di vi- sta operativo, colmavano il "vuoto" lasciato tra gli ordinari strumenti di pianifi cazione e i progetti delle specifi che opere, possono essere sud- divisi in due macro gruppi:

A)Del primo facevano parte qua-

gli strumenti che si ponevano quale obiettivo quello di promuovere forme

concertative e/o di partenariato uti- li alla realizzazione di politiche di carattere edilizio-urbanistico, con- trollate e gestite da attori istitu- zionali, capaci di riqualifi care il patrimonio esistente e di salvaguar- dare i valori del tessuto urbano; tra questi è possibile menzionare:

• Programmi Integrati d'Intervento • Programmi di RIqualifi cazione Urbana • Programmi di Recupero Urbano

• Contratti di Quartiere

• Programmi di Riqualifi cazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Ter- ritorio

• Società di Trasformazione Urbana

B) Del secondo facevano parte que-

gli strumenti che si ponevano qua- le obiettivo quello di incentivare azioni armonizzate e coordinate per l'attuazione di iniziative di carat- tere economico-produttivo, struttu- rate a livello territoriale, utili a rilanciare, ricollocare o far spe- cializzare comparti in regresso o in ritardo di sviluppo; tra questi è possibile menzionare:

• Intesa Istituzionale di Programma • Accordo di Programma Quadro

• Patto Territoriale • Contratto di Programma • Contratto di Area