• Non ci sono risultati.

La letteratura del Sahara Occidentale: la parabola della poesia saharawi fra

Il presente capitolo mira a offrire una panoramica della letteratura saharawi, in prosa e in versi, ripercorrendone la parabola evolutiva, soffermandosi, in un primo momento, sulla tradizione orale in hassania per poi passare alla contemporaneità della produzione in spagnolo, che si avvale già del supporto scritto e della diffusione mediante i new media.

All’approccio compilativo accosteremo l’elemento sperimentale risultato del lavoro sul campo: la raccolta bibliografica si accompagna, infatti, alle interviste realizzate presso i campi di rifugiati di Tindouf, in Spagna e per via telematica, ai referenti di entrambe le vertenti letterarie, hassani e spagnola.

La letteratura, in particolar modo la poesia, si presenta non solo come sintesi della storia, della geografia e delle esperienze del popolo ma soprattutto come modus vivendi insito nell’idiosincrasia saharawi: “cuando nació el primer o la primera saharaui, la poesía ya estaba ahí […] si tuviésemos memoria para recordar las primeras palabras que escuchamos al nacer […] lo más seguro es que sería un verso” (Abdelfatah in Hasnaui, Abdelfatah, Moreno, López, 2010: 205). Il retaggio culturale beduino si manifesta nella poesia popolare orale estemporanea, memorizzata e diffusa all’interno dello spazio della jaima e del frig, passa di bocca in bocca in occasione dei frequenti spostamenti, si appropria poi dello spazio pubblico di matrimoni, eventi commemorativi e concerti,161 recitata e musicata in seguito all’incorporazione della musica hawl.162

Nel trattare la produzione poetica in hassania ci avvarremo del percorso generazionale già delineato da Bahía Awah (2009, 2010 e 2015), scandito da tre momenti: la Primera Edad de Oro (fine XVIII – inizio XIX secolo), la Segunda Edad de Oro (XIX secolo) e la Tercera Edad de Oro (XX secolo).

161 Bulahi Jalifa, “La marcha formidable de una nación”, in Dirección General de Bellas Artes y Archivos

de España (1990), Saharauis: vida y cultura tradicional del Sahara Occidental: [exposición], Museo Nacional de Etnología, Madrid: Ministerio de Cultura, Dirección General de Bellas Artes y Archivos, p. 22.

162 Per un approfondimento circa la musica hawl vedasi Awah (2009), Deubel (2010), AA. VV. (2016b),

90

Se la letteratura orale si presenta, di per sé, come “una obra sentida por todos, comprometida con todos y aunque fue inventada por algunos individuos especialmente dotados, inmediatamente es tomada y modelada por el conjunto de la tribu, de la nación” (Haidar, 2006b: 359), nel ripercorrere le tre tappe, assisteremo a un progressivo politicizzarsi del mezzo poetico, di pari passo con il sorgere della coscienza nazionale: il canto intimo alla regione di Tiris, geografia mistica del Sahara Occidentale lascerà pertanto spazio alla ribellione comune contro l’imposizione coloniale, prima, e alla rivendicazione dell’identità saharawi innanzi alle pretese dell’invasore marocchino, poi (Gimeno, Pozuelo, 2010). Il poeta, “visionario” assurgerà a mentore e guida della nazione, sostenendo la retorica politica del Fronte POLISARIO: i “poeti nazionali” fungeranno da animatori delle masse su più fronti e canali mediatici, fomentandone l’affiliazione al movimento di liberazione e riunendo in una sola voce le aspirazioni e necessità dei singoli. La stasi del rifugio algerino, poi, incentiverà la riflessione sulle nuove dinamiche sociali e sulla necessità di perpetuare la memoria storica e geografica e sensibilizzare le nuove generazioni.

Altro tassello che contribuisce a completare il quadro della produzione in hassania è la narrativa breve dei cuentos saharawi ─ recentemente raccolta e diffusa in spagnolo (Awah, Moya, 2016; Haidar, 2006a, 2006b e 2013) ─, tramandati oralmente di generazione in generazione. Alla funzione ludica si accompagnano quella didattica ed educativa: gli animali antropomorfizzati, protagonisti degli arwayat o racconti notturni destinato al pubblico infantile, riassumono vizi e virtù tutt’oggi presenti nella società saharawi, fungendo da monito e insegnamento anche per gli adulti.

Per quanto riguarda la letteratura contemporanea in spagnolo, questa si inserisce nel contesto di un ordine coloniale prossimo a essere smantellato, dell’esodo algerino e dei successivi “tempi dell’esilio saharawi” (Gómez Martín, 2011, 2013 e 2016), trascorsi a cavallo fra Cuba e la penisola iberica. Ancora una volta, l’unico tentativo di sistematizzazione della produzione letteraria contemporanea è offerto dalla classificazione generazionale di Bahía Awah (2009, 2012, 2015), che distingue tra la Generación de la vanguardia (fine anni ’60 e primissimi anni ’70); la Generación del exilio (anni ’80 e ’90) e la Generación de la Amistad Saharaui (dal XXI secolo a oggi). Ci atterremo pertanto alla ripartizione della materia proposta, pur evidenziando i limiti connessi all’artificiosità del modello.

Lo spagnolo dei Saharawi, assurgendo a lingua identitaria, in un primo momento (1966- 1972), si fa portavoce su carta stampata del vincolo esistente tra nativos ed europeos,

91

assimilando apparentemente l’approccio orientalistico imposto dal regime coloniale. Con l’affermarsi del movimento rivoluzionario e il profilarsi della coscienza nazionale (1973), invece, rivendicherà un’identità propria, recuperando l’elemento idiosincratico hassani e rispecchiando poi le aspirazioni dei Saharawi, nel post-abbandono, occupazione marocchina, esodo e impasse attuale.

La condizione esistenziale del poeta, vittima della “schizofrenia dell’esilio” (Segarra, 1997) fa sì che la poesia si configuri come spazio necessario di auto-riconoscimento e auto-affermazione, accogliendo l’interrogativo in merito all’identità molteplice dell’autore: l’io, al margine di due o più Paesi, di più tradizioni culturali, di due lingue, si definisce per somma e non differenza di tutti gli elementi che lo hanno plasmato (Maalouf, 1998: 11-12).

Il verso contemporaneo saharawi nasce quindi come una necessità intima e, al contempo, si presenta come strumento di rivendicazione delle aspirazioni e diritti di un intero popolo (e di un progetto nazionale), nel quale il poeta si dissolve e riconosce riproponendo, nello spazio testuale, una “multi-biografia”: “los temas [de esta poesía] […] tienen el sello del destierro y de la guerra, como todo lo que rodea a los saharauis. Son versos de arena, de sangre y de sudor, de sed y de espejismos, pero también de sueños y esperanzas” (Abdelfatah in Hasnaui, Abdelfatah, Moreno e López, 2010: 206).

Sulla stessa linea, la prosa in spagnolo è la riproposizione delle vivenze dell’autore che si riconosce nel noi comunitario: all’esperienza cubana, algerina, spagnola (con e senza documenti) si accosta lo sguardo alla tradizione di una memoria storica da recuperare e preservare.

Una riflessione a sé stante sarà dedicata alla produzione delle autrici saharawi, prestando quindi attenzione all’affermarzione della donna-artista (Hasnaui, 2015) ─ parallela alla rivendicazione del ruolo della donna in ambito sociopolitico ─ nel contesto del movimento rivoluzionario, per poi estendere le considerazioni alla contemporaneità dell’estetica femminile saharawi.

Infine, tratteremo della relazione tra la nuova estetica della produzione contemporanea saharawi in spagnolo, il mezzo radiofonico e i new media, valutandone l’impatto sulla diffusione e accessibilità dei contenuti sia da parte del pubblico sia delle future generazioni di autori sahrawi.

92