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La guerra di Ifni-Sahara (1957-1958), “la última guerra colonial” (Correale, 2011), rappresenta un punto di inflessione nella politica coloniale spagnola, poiché determinerà le modalità di costituzione della Provincia no 53.31 Nel 1956, alcune fazioni della Armée de Libération Nationale (ALN) marocchina, dopo aver lottato contro le truppe francesi per ottenere l’indipendenza del Marocco (marzo dello stesso anno),32 non accettano

l’incorporazione alle Forces Armées Royales del Marocco indipendente. Continuano piuttosto la lotta anticoloniale ─ dalla doppia vertente francese e spagnola ─ in Mauritania e in Algeria, prima, e nella regione del Sahara-Ifni, poi. Reclutano giovani militanti delle qaba’il del Sahara spagnolo con l’obiettivo di sradicare la dominazione coloniale dal territorio. Il governo spagnolo, che inizialmente non oppone resistenza all’infiltrazione dei guerriglieri nei propri territori, su pressione della Francia, verrà spinto ad esercitare un controllo maggiore sulla zona. Il 23 novembre del 1957, le truppe dell’ALN attaccano Ifni e, in pochi mesi, l’esercito spagnolo, costretto nella zona costiera, lascerà all’ALN il controllo delle postazioni dell’hinterland sia del Sahara sia di Ifni. La controffensiva ispano-francese avrà luogo nel febbraio del 1958, con l’operazione Teide-Ecouvillon che consente a Spagna e Francia di avere la meglio sugli insorti marocchini e saharawi.33 La guerra terminerà il 24 febbraio dello stesso anno e, il 10 aprile del 1958, firmati gli Accordi di Cintra, Tarfaya sarà ceduta al Marocco mentre Ifni resterà alla Spagna (fino al 1969).

31 Correale (2011) offre una dettagliata rassegna della letteratura inerente al Sahara e Ifni, individuando 36

opere scritte o ristampate tra il 2001 e il 2010, che trattano delle due antiche province spagnole fino al 1975, evidenziando la proliferazione di lavori (23, nello specifico) redatti da militari o ex militari in servizio nelle due regioni.

32 Il 1956 è anche l’anno in cui il leader del partito marocchino Istiqlal, Allal al Fasi, si fa portavoce della

teoria del “Grande Marocco” (Correale, 2017: 44), secondo la quale, le frontiere del regno dovrebbero includere, per diritto legittimo, tutte le terre dominate dai sultani marocchini prima della colonizzazione della regione da parte delle potenze occidentali: l’allora Sahara spagnolo, la Mauritania, il sud-ovest dell’Algeria e il nord-ovest del Mali. Tali rivendicazioni saranno alla base del conflitto tra il Marocco e il Sahara Occidentale.

33 Il 1958 è ricordato dai Saharawi come “el año de la invasión”. Il “calendario” del nomade si discosta

infatti dall’aritmetica dell’anno comunemente inteso, sempre uguale a se stesso. A tal proposito, riferisce Baroja: “Para el nómada, nada casi significa, vitalmente, una referencia escueta al ao tal de la hégira o de la era cristiana. En cambio, el año «el año de la lluvia abundante», el de la hierba de tal o cual clase, el del siroco o el de la sama de las cabras: son de importancia vital: años de su carne o de la carne de la comunidad comprometida” (1955/2008: 504).

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Nel frattempo, onde limitare future spinte indipendentistiche, aggirare le “pressioni decolonizzatrici” delle Nazioni Unite34 e guadagnare il riconoscimento internazionale del

regime franchista, il 10 gennaio del 1958, mediante decreto della Presidencia de Gobierno, Madrid concede ai possedimenti coloniali lo status di “provincia” sotto l’amministrazione della neo-istituita Dirección General de Plazas y Provincias Africanas (ex Dirección General de Marruecos).

Conformemente alla Legge del 19 aprile 1961, il Sahara spagnolo è pertanto equiparato ─ ma non assimilato ─ al resto delle province. Barona, rifacendosi al decreto di cui sopra, enumera tra le motivazioni della provincializzazione del territorio la conformazione geografica e politica della regione, diversa dal resto della Spagna e la distanza considerevole che separa i territori. Oltre all’estensione superficiale del Sahara e usi e costumi della popolazione autoctona (2004: 20-21).

Ruiz Miguel riferisce come la nuova legge regoli un regime giuridico particularizado che regola aspetti quali “el sistema de fuentes que rige en la provincia, la organización judicial, el régimen de la propiedad comunal y tribal, el derecho a la práctica de la religión islámica y de sus usos y costumbres tradicionales, el peculiar régimen local etc.” (1995: 187 - 188). El Ayoun diventa capitale della provincia e agli chiuij membri della Asamblea General del Sáhara ─ organo creato nel 1967, il cui ruolo ormai è meramente consultivo, se si tiene conto che le decisioni ultime sono affidate ai militari del Gobierno General ─ sarà permesso presenziare alle Cortes. Circa il ruolo assunto dalla Asamblea General del Sáhara (o Yemaa) a seguito della provincializzazione del territorio, Barona insiste sulla contraddizione insita nella composizione dell’organo rappresentativo:

Este organismo, además de tener una forma política islámica, permitía a nivel interno, ser el interlocutor de las autoridades españolas con ciertos sectores de la población saharaui. Al no cumplir con las expectativas esperadas y no representar a los saharauis, como mucho sectores de la población esperaban, paulatinamente fue perdiendo el apoyo de importantes grupos sociales, como los estudiantes. Finalmente, se convirtió en el representante de un sector limitado de la población: los chiujs y comerciantes (2004: 29).

A tal proposito, San Martín riferisce circa una strategia di controllo coloniale basata su un sistema di favoritismi, incentivi economici e corruzione, di cui i chiuij sono parte integrante. L’amministrazione spagnola investe alcuni dei chiuij e dei notabili locali di

34 L’articolo XI della Carta delle Nazioni Unite, obbliga gli Stati membri a dichiarare la responsabilità su

eventuali territori “la cui popolazione non abbia ancora raggiunto una piena autonomia” (art. 73) (http://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/ISSMI/Corsi/Corso_Consigliere_Giuridico/Documents/26122_ca rta_ONU.pdf).

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un potere mai avuto prima. Il sistema tradizionale di elezione degli chiuij è pesantemente influenzato dall’instaurarsi di una “relazione speciale” tra l’amministrazione colonial e alcune delle famiglie indigene nell’ottica di promuovere il prestigio e l’influenza dei notabili saharawi “fedeli” al regime (2010: 44).

Nei primi anni ’60, si delinea la struttura amministrativa della provincia sahariana. È necessario cementare la presenza spagnola su tutto il territorio e in ogni ambito. Il linguaggio della relazione tra la madrepatria e la provincia è caratterizzato da una certa ibridicità: lo status coloniale si giustifica adesso nei termini del progresso economico e della missione civilizzatrice della madrepatria motivata dalla peculiarità della società saharawi (Gimeno, 2007: 178 - 182). Obiettivo è dotare il territorio di un’infrastruttura economica sufficientemente stabile che incentivi gli investimenti nel Sahara. In tal senso, la promulgazione della Ley de Hidrocarburos, nel 1958, sancisce l’inizio delle prospezioni petrolifere e l’afflusso di un numero considerevole di compagnie nazionali e straniere. Nel 1963, ha inizio lo sfruttamento dei giacimenti di fosfati di Bu Craa ad opera della ENMINSA.35 Altro settore incentivato dalla Spagna è la pesca, considerata la ricchezza delle risorse ittiche sahariano-canarie. All’economia tradizionale, quindi, si accosta un’economia “moderna”, all’interno di un sistema duale che riflette la dualità della composizione sociale “[un sector] pujante, otro estancado; uno opulento, otro miserable” (Morillas, 1988: 237).

Al contempo, a partire dalla seconda metà degli anni ’60, si investe nell’edilizia36 e in opere pubbliche volte a facilitare le comunicazioni con gli insediamenti dell’entroterra. Nel 1960 si registra la costruzione di 371 case presso El Ayoun, 228 a Villa Cisneros, in aggiunta ai cinema, centri sportivi, sociali… Entrano altresì in funzione gli aeroporti di entrambi i centri. Misure adottate per far fronte al progressivo aumento dell’immigrazione dalla penisola iberica e alle nuove esigenze e investimenti sul territorio (Barona, 2004: 55). Il tutto accompagnato dall’installazione di nuovi sistemi di comunicazione: telefono, televisione e radio (1966). Si insiste, altresì, nella sedentarizzazione della popolazione

35 Il giacimento, situato a 100 km dalla costa, sarà operativo dal 1969, anno della costituzione della

compagnia Fos Bucraa, che influirà notevolmente sull’economia del territorio. Dai report pubblicati dal Western Sahara Resource Watch (www.wsrw.org), emerge che, nel 1969, i Saharawi impiegati nell’industria di fosfati sono 1.600.

36 José Antonio Rodríguez Esteban e Diego Barrado Timón (2015) riferiscono circa “importantes

actuaciones urbanas con el concurso del Instituto Nacional de la Vivienda (INV) […] las viviendas se agrupan en poblados independientes enclavados en las proximidades […] Las viviendas para los nativos (se entiende por ello a una vivienda de transición entre la jaima y la vivienda europea) tienen una peculiar planta hexagonal (El Aaiún y Villa Cisneros). En cada bloque se agrupan doce viviendas en torno a un patio central en el que podrá quedarse con los animales; de esta forma, el nativo puede vivir en ella sin separarse de su ganado” (http://emam.revues.org/796).

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locale,37 incentivata a stanziarsi nei centri principali: El Ayoun, Villa Cisneros, La Güera e Smara, gli unici nuclei urbani negli anni ’60 (Barona, 2004: 51). Mediante decreto, lo spazio amministrativo si divide in Ayuntamientos, Entidades Locales Menores e Fracciones Nómadas. Evidentemente, l’insediamento della popolazione spagnola e la sedentarizzazione dei Saharawi38 rispondono a chiare strategie di controllo e acculturazione della popolazione nomade. Il Sahara spagnolo, agli occhi dei colonizzatori, si presenta come “espacio estructuralmente infraeconómico cuya mejora tiene que ser exógena” (Cordero, 1962: 14). A tal proposito, insiste l’allora Capo dello Stato Maggiore, Eduardo Munilla Gómez:

Todo pueblo nómada es mucho lo que tiene que evolucionar socialmente. Pero es lógico que se le presente un difícil dilema: el continuar con sus usos, costumbres y tradiciones; o bien, entrar de lleno en el comportamiento y ventajas materiales que les ofrece la nueva concepción de la vida moderna. Por muy sugestiva que resulte esta última, se encuentra por un lado con su ascendencia islámica, recelosa a toda idea o forma de vida que no sea puramente coránica; y por otro con su natural independiente y su escaso apego a todo aquello que sea someterse a reglamentaciones y a normas más o menos estrictas (1974: 146).

Le ripercussioni sociali del processo di assimilazione e acculturazione sono notevoli: ai nomadi si sostituiscono dipendenti salariati subalterni,39 segregati etnicamente e culturalmente all’interno dello spazio urbano coloniale. Munilla Gómez definisce i due nuclei di cui si compone la popolazione nel territorio sahariano: con nativos, si intendono i Saharawi, che, come conseguenza della progressiva sedentarizzazione, si stabiliscono nei nuclei urbani,40 per essere poi assunti nel settore

dell’amministrazione, dell’industria, del piccolo commercio o arruolati nelle forze

37 Secondo quanto riportato da Barona, solo nel 1974 si registrerà un incremento rilevante della

sedenterizzazione della popolazione saharawi, pari a “un 57% aproximadamente en los cuatros principales centros urbanos, sin añadir otros poblados en los que al parecer el nomadismo sólo era interrumpido temporalmente. La población nómada sólo alcanzaba el 17% según cifras oficiales” (2004: 51).

38 Circa le cifre del processo di sedentarizzazione, come sottolinea Bengochea: “Existe cierto debate sobre

el grado de sedentarización de la población saharaui entre los años sesenta y setenta. Queda claro que en este periodo la población que, pocos años antes había permanecido nómada, se iba asentando en los puestos españoles. No obstante, se trata de un proceso muy precario. El gobierno colonial no conocía exactamente cuántos saharauis habitaban la provincia, como prueban las diferentes cifras que dieron los censos entre 1950 y 1974” (2016: 74). Da tenere in considerazione anche il fenomeno del semi-nomadismo: a causa della siccità che colpisce la regione tra il 1963 e il 1975, i Saharawi praticano il nomadismo nelle rare occasioni di pioggia. Ciò incentiva lo stanziamento nei principali centri urbani, il resto del tempo.

39 Ai Saharawi non è concesso di raggiungere posizioni lavorative di rilievo e, conseguentemente, accedere

a salari degni (Laschi, 2007: 36).

40 A tal proposito, Elisa Benítez, maestra presso Villa Cisneros dal 1961 al 1971, riferisce circa una certa

reticenza da parte delle famiglie saharawi alla sedentarizzazione incentivata dal Governo spagnolo: “Los saharauis también eran muy cerrados: el Gobierno español les ofrecía viviendas con todos los servicios para que salieran de sus jaimas y usaban el salón para alojar las cabras” (intervista a Elisa Benítez, 18/05/2016).

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militari. Nel giustificare l’ingerenza spagnola nello spazio socio-economico saharawi, Munilla Gómez riporta:

De los nómadas se podrán sacar buenos guerreros y buenos comerciantes, pero difícilmente sabios o artistas [...] afortunadamente, los nómadas van tomando cada vez más en serio lo relacionado con su promoción cultural, pues han llegado a la convicción de que la misma repercute en el nivel social y prestigio ante sus hermanos de raza, de que la preparación profesional permite alcanzar puestos de trabajo en mejor remunerados, y de que, en el futuro, los que cuenten con niveles culturales más altos han de tener más oportunidades en la ocupación de puestos en la Administración [...] (1974: 181).

Gli europeos, gli Spagnoli della penisola, si dividono in due gruppi: chi è di stanza nella provincia per un periodo limitato (funzionari civili e militari, tecnici e lavoratori temporanei), e coloro che trascorrono nel Sahara lunghi periodi (commercianti, lavoratori fissi…). Tra gli europeos si annoverano cittadini spagnoli di regioni diverse, per quanto produttori e commercianti canari costituiscano il nucleo più numeroso. Baroja si sofferma sulla distinzione tra gli alloggi destinati agli europeos, i “medios huevos blancos” e i meno attraenti gruppi di tende della popolazione locale che si rifacevano più al modello africano della moderna bidonville41 (Baroja, 1955/2008: 506). La relazione socio- economica tra i due gruppi è, contrariamente a quanto sostenuto dalla retorica franchista, squilibrata. Condivisibile è pertanto l’osservazione di Gimeno, secondo il quale è evidente l’articolazione economica asimmetrica e dipendente tra madrepatria e colonia (2007: 14). Circa le ripercussioni del cambiamento socioeconomico imposto con la provincializzazione della regione, insiste Bachir Lehdad Dadda:

[los saharauis] ahora se veían cercados, en el lugar de sus camellos y cabras, encerados entre cuatro paredes, vigilados… Sus vidas ya no les pertenecían pues pasaban a depender, desde entonces, de una partida de nacimiento, de un papel duro y pequeño con su fotografía pegada en una esquina y con sólo cuatro posibilidades: alistarse en el ejército de la metrópolis, trabajar diez y hasta doce horas bajo los órdenes y control de un capataz en una obra, abrir un ‘negocio’ con el poco dinero que pudieran sacar del ganado o simplemente vivir de unos cuantos kilos de harina, unos litros de aceite, dos o tres pilones de azúcar […] y quizás algo de arroz y pasta y tres o cuatro vasos de hierba de té verde, que no daban ni para una semana […] [los beduinos] Lo habían perdido todo (2013: 30).

41 Emblematico è il caso del quartiere de Casas de Piedra, a El Ayoun, dove risiede la maggioranza dei

Saharawi. Riferisce Barona: “El malestar de sus residentes provenía principalmentede las difíciles condiciones en que se encontraba el barrio: falta de alcantarillados, agua corriente y de recogida de basura […] Otro motivo de descontento en el Barrio, es la falta de trabajo para la gente joven […] A esto se sumaba un gran número de niños sin escolarizar y la carestía de los productos de primera necesidad” (2004: 59).

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