IL SISTEMA "I CATENA „ NELLA u SOCIETÀ PER II BONIF1CNE FERRARESI
UNA LEZIONE PER GLI AZIONISTI
H clamoroso dissesto della «Soc. An. per la Bonifica dei Terreni Ferraresi » ha recentemente fornito uno degli esempi più istruttivi e memorabili di quel sistema di « Società a catena », del quale il professor Einaudi ed io ci siamo da lungo tempo e tanto spesso occupati; l'ultima volta ne La Riforma Sociale del gennaio-febbraio 1931.
Nell'intento di continuare a contribuire, nella misura dei mezzi dei quali dispongo, all'educazione del pubblico degli azionisti e dei rispar-miatori italiani, colgo con piacere l'occasione di riassumere e commen-tare brevemente per i lettori de La Riforma Sociale la storia documentata di quel dissesto, nella chiara e bella narrazione che ne ha fatta testé il Comm. Rag. Emilio Punturieri, nel Rapporto da lui presentato al B. Tribunale di Ferrara, nella sua qualità di Commissario Giudiziale nella Procedura di Concordato preventivo della « Soc. An. per la Bonifica dei Terreni Ferraresi» e Società dipendenti (1).
Naturalmente, data l'indole e dato il fine speciale del còmpito che al Rag. Punturieri era stato affidato e che egli ha egregiamente adem-piuto in mezzo alle molte e grandi difficoltà che ben si possono immagi-nare, il suo Rapporto si è dovuto limitare all'indagine rigorosa ed all'ac-certamento positivo dei fatti contabili ed amministrativi che hanno avuto in pochi anni la conseguenza di un disastro enorme, valutato in una perdita complessiva di L. 381.844.035,91 di cui L. 264.681.374,52 rappresentanti l'importo interamente distrutto del capitale e delle riserve delle sei Società che formavano la « catena » delle « Bonifiche Ferraresi», e lo altre L. 117.162.661,39 la perdita da addossarsi ai creditori.
Un'altra storia estremamente interessante da studiare e da scrivere sarebbe quella che avesse per intento di accertare e fare conoscere le cause vere e complesse per cui, in un'epoca nella quale la Bonifica integrale costituisce, con buon fondamento, uno dei capisaldi della politica di ricostruzione economica proseguita dal governo in Italia, è potuta rovinare in modo cosi miserevole un'antica, potente e florida azienda, ohe della bonifica dei terreni ferraresi aveva da lungo tempo
(I) Un grosso volumo di 391 pagine edito da > L'Universale » Tipografìa Poliglotta, Roma, 1931.
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fatto il suo programma, trovandovi la baso sicura di un meritato svi-luppo a vantaggio dei propri azionisti e, nello stesso tempo, a vantaggio generale dell'economia agraria del Paese italiano.
Conviene dare al Rag. Punturieri la giusta lode di non avere trala-sciato nei limiti del suo mandato di mettere in evidenza i precedenti onorati della « Soc. An. per la Bonifica dei Terreni Ferraresi » e la salda posizione che essa aveva saputo acquistare e mantenere sino al giorno nel quale la mala sorte, ed in buona parte, bisogna aggiungere, la stupe-facente incuria e leggerezza dei suoi azionisti la fecero cadere in balìa di un piccolo gruppo di « affaristi » che, con totale dispregio dei doveri del proprio ufficio di Amministratori, con continuata e patente viola-zione dello Statuto e della legge, non pensarono che a valersi del denaro e del credito della Società per i loro sfrenati giuochi di Borsa ed i loro tentativi di arricchimento personale.
Dalle prime pagine del Rapporto del Rag. Punturieri riporto, riassu-mendo, e, per quanto possibile, quasi testualmente, la parte che si rife-risce ai precedenti della a Soc. An. per la Bonifica dei Terreni Ferraresi » sino al malaugurato avvento in essa del Gruppo « Lisi e Compagni ».
La costituzione della « Soc. per la Bonifica dei Terreni Ferraresi » risale ad un dipresso all'instaurazione in Italia dei processi meccanici nei lavori di bonifica, già esperimentati con successo in altri Paesi. Un primo tentativo di tali lavori era stato fatto in Italia, con concorso di capitali italiani, e più specialmente torinesi (« Società Italiana dei Lavori Pubblici » finanziata dalla « Banca di Torino » e dalla « Banca U. Geisser »), da una società inglese, la « Ferrarese Land Reclamation Company, Limited », che aveva ottenuto, il 9 gennaio 1872, l'autorizza-zione a svolgere la sua attività in Italia, cioè a prosciugare laghi, fare opere di bonifica, acquistare paludi e terreni nelle vicinanze di Ferrara. Questa Società, italianizzandosi, divenne sul finire del 1872, con capitale di 8 milioni di lire, la « Società Italiana per la Bonifica dei Terreni Ferra-resi », che, purtroppo, nella sua prima fase, ebbe una vita assai movi-mentata e difficile, tanto che nel settembre 1882 ebbe a mettersi in liquidazione, sotto gli auspici della « Banca di Torino ».
Però la deliberazione di liquidazione potè essere revocata nel gennaio 1898, e la Società fu ricostituita sotto la ragione abbreviata di « Società per la Bonifica dei Terreni Ferraresi », col capitale di L. 8.640.000 interamente versato e diviso in azioni da L. 250. Pochi mesi dopo, nel marzo 1898, il capitale fu aumentato a L. 16.000.000, per essere poi nuovamente ridotto a L. 9.200.000 dal 1903 al 1918 per la decisione presa di destinare il ricavato dalla vendita di terreni all'acquisto o annullamento di azioni, ovvero al loro rimborso parziale, con riduzione del valore nominale da L. 250 a L. 200 (deliberazione dell'Assemblea del 21 febbraio 1911).
Il sistema, secondo cui per lungo tempo furono condotti ed amministrati i terreni di proprietà della Società, si può cosi riassumere:
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bonifica idraulica; bonifica agraria; colonizzazione delle terre bonificate e sistemazione razionale delle varie aziende dal punto di vista agricolo; appoderamento e lotizzazione dei terreni; loro vendita.
Seguendo questo indirizzo, per verità non molto coraggioso, ma sicuro e prudente, la Società aveva finito per restringere la sua proprietà fondiaria e ridurla al solo Tenimento di Jolanda Savoia, e cioè ad ima superficie di circa 6525 ettari.
Al 30 novembre 1918, il bilancio della Società si presentava con carattere di ima situazione patrimoniale incrollabile:
Capitale L. 9.200.000; Riserve L. 7.558.728;
Debiti L. 3.719.153, coperti per due volte e mezzo dai crediti e valori L. 12.397.792;
Proprietà fondiaria di ettari 6525, valutata in tutto L. 4.763.453, cioè in ragiono di sole L. 730 per ettaro;
Bestiame, scorte, prodotti vari, impianti, macchine, ecc., ecc., per L. 4.397.337.
L'utile di gestione risultava di L. 1.080.701, pari all'll % del capitale, al 6 % del capitale e riserve.
Questa era la situazione della Società, quando essa nei primi mesi del 1918, passò sotto il controllo di un nuovo gruppo finanziario. Il nuovo Presidente della Società, Comm. Arnaldo Gussi, pose termine alla fase di graduale smobilizzo perseguita dalla precedente Ammini-strazione composta di elementi finanziari torinesi, di cui per molti anni era stato Amministratore delegato il Comm. Avv. Alessandro Marangoni, e spiegò nei tre anni della sua amministrazione un'azione del tutto divergente, orientata verso una nuova espansione territoriale della Società, espansione accompagnata da corrispondenti ed adeguati aumenti di capitale sociale.
F u in questo periodo che la Società acquistò il Tenimento della Mesola, molto corteggiato da altri potenti capitalisti e gruppi finanziari, ed altre minori tenute, e fu aumentato il capitale da L. 9.200.000 a L. 32.700.000, in due successivi aumenti.
Il primo aumento da L. 9.200.000 a L. 18.000.000 fu deliberato il 20 marzo 1919 ed effettuato mediante l'emissione di N. 46.000 azioni date alla pari in opzione ai vecchi azionisti. Il secondo aumento da L. 18.000.000 a L. 32.700.000, deliberato dalla Assemblea degli Azio-nisti il 15 maggio del 1919, fu effettuato mediante emissione al valore nominale di N. 71.500 azioni di cui N. 11.500 coperte con prelevamento dalle riserve e distribuite gratuitamente agli azionisti, in ragione di un'azione nuova ogni otto vecchie, e le residue N. 60.000 azioni date a terzi, in correspettivo di apporto di alcune tenute (N. 54.300 azioni rappresentanti il valore attribuito alla Tenuta della Mesola conferita dallo « Istituto Nazionale di Agricoltura Industria e Commercio » di cui era Presidente lo stosso Comm. A. Gussi.
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Sebbene diretta con spirito di maggiore iniziativa ed audacia, giusti-ficato anche dalle mutate condizioni del generale ambiente economico nell'immediato dopo-guerra, la nuova Amministrazione delle « Bonifiche Ferraresi » non si dipartì dalle buone norme di una saggia gestione dell'impresa; e, per quanto riguarda i criteri seguiti nella conduzione dei terreni, continuò a mostrare la stessa preoccupazione costante della precedente Amministrazione, affidando la terra bonificata ai lavoratori col sistema della compartecipazione ai prodotti, sia per migliorare le condizioni economiche di questi lavoratori, sia per incoraggiarli a tramutarsi a grado a grado in affittavoli, enfiteuti, piccoli proprietari.
« Questi contratti di compartecipazione, — opportunamente osserva il Rag. Punturieri, — nonostante la vivissima opposizione incontrata in alcune classi di lavoratori, poterono reggere a lungo, e ancora durano, benché si sia fatta avanti nel Ferrarese ima nuova forma di patto agricolo, molto antica in altre parti d'Italia, ma quivi, per complesse ragioni, rimasta ancora poco applicata: quella della mezzadria».
Al concetto di aumentare, nei limiti del possibile, la quantità di terreno da darsi ai lavoratori con patto di mezzadrìa, si ispirò l'Ammini-strazione del Comm. Gussi, come dichiarò egli stesso nella seduta di Consiglio del 28 novembre 1918: « L'appoderamento unito alla conces-sione a mezzadrìa è l'ideale conseguibile per il migliore andamento dell'azienda agraria, poiché, mentre da un lato dà ai terreni tutti i valori di cui sono capaci, dall'altro elimina ogni conflitto fra capitale e lavoro, legando il contadino alla terra ». — I buoni risultati dell'Amministra-zione del Comm. Gussi sono messi in evidenza dall'ultimo bilancio delle « Bonifiche Ferraresi », dovuto all'Amministrazione stessa, al 30 no-vembre 1920, che vale la pena di qui riportare nelle sue voci riassuntive:
Attività:
Proprietà fondiaria (Ett. 15468) L. 20.094.180,93 Prodotti e scorte varie. . . » 9 228.162,42 Cassa » 1.876.436,47 Titoli e valori » 8.274.012 — Crediti diversi » 1.583.432,19 Anticipazioni colturali . . . » 1.806.312,30 Impianti mobili » 1.793.110,73 TOTALE E. 44.655.650.04 Passività: Debiti diversi L. 1.601.216,93 Capitale sociale » 32.700.000 — Riserve » 6.720.920,72 L. 41.022.137,65 Utile del 1029 » 3.633.518,39 Totale . . . L. 44.655.650,04
Concludendo a questo punto la parte retrospettiva del suo Rapporto, il Rag. Punturieri giustamente afferma: « Il Comm. Gussi aveva ricevuto, nel giugno 1918, dalle mani del Comm. Marangoni, una situazione patri-moniale incrollabile, e tale, se non più forte, e più sana, la consegnava ai signori Gr. uff. Vicentini e Lisi, tre anni dopo, e cioè nel giugno 1921 ». « Invero, nel giugno 1921, la Società possedeva 15.468 ettari di terreni a L. 1299 per ettaro, e non aveva, si può dire, debiti, perchè le L. 1.601.216,93 figuranti in bilancio erano abbondantemente coperte dal solo denaro in cassa ».
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Per spiegare come, nel 1921, la « Società delle Bonifiche Ferraresi » passò sotto il controllo del nuovo Gruppo che la doveva portare alla totale rovina, conviene di rifarci di alcuni anni indietro.
Sui primi mesi del 1918 — come ricorda il Rag. Punturieri — il Gr. Uff. Giuseppe Vicentini, allora Consigliere delegato del « Banco di Roma » ed animatore delle Banche Cattoliche Italiane, ed il Gr. Uff. Gino Lisi avevano costituito una Società di fatto denominata « Combinazione Lisi » avente per obbietta principale ed essenziale la compra-vendita di tenute, ed in via subordinata la loro conduzione.
Questi due audaci ed intraprendenti signori, « combinandosi » a loro volta con alcuni altri amici rivestiti di funzioni subordinate e secondarie, tra queBti specialmente l'Avvocato Dialma Gianni, il Ragio-niere Luigi Forlani ed il Rag. Ercole Bonfiglioli, videro presto il vantaggio che avrebbero avuto, ai fini delle loro private specnlazioni, nell'impa-dronirsi della « Società per le Bonifiche Ferraresi », non già perchè la bonifica dei terreni entrasse per molto nel loro programma, ma perchè molto li invogliava la grandezza dei mezzi che, padroni della potente Società, avrebbero avuto a loro disposizione.
Bisognava però procedere per gradi nell'impresa ambiziosa, ed i Gr. Uff. Lisi e Vicentini cominciarono a costituire gli organi appositi per la scalata che si proponevano di fare a suo tempo.
Cosi fu iniziata e condotta rapidamente a termine una prima serie di Società « a catena », alle quali, per ridurre al minimo le spese di trapasso, i due promotori (quando non comperavano e vendevano per compromessi non registrati) facevano apportare i terreni direttamente dai venditori, che, a loro volta, passavano le corrispondenti azioni al Gr. Uff. Vicentini e Compagni, dietro ricezione del prestabilito prezzo di acquisto dei terreni stessi, prezzo che i soci pagavano con denaro fornito da diverse Banche Cattoliche.
A questo modo furono costituite, nel giro di 15 mesi, le seguenti cinque Società Anonime:
Società imprese e conduzioni agricole, febbraio 1919, capitale
L. 5.000.000, sede Roma;
Società Immobiliare Gino Lisi, giugno 1919, capitale L. 5.000.000,
sede Mirabello Ferrarese, assorbita nel 1927 dalla « Soc. Imprese e Conduzioni Agricole »;
Società Immobiliare Aretina, ottobre 1920, capitale L. 2.000.000,
Sede Roma;
Società Imprese Agricole Romagnole, giugno 1920, capitale
L. 4.000.000, sede Roma, sciolta e liquidata il 30 dicembre 1927;
Società Imprese Venete Agrìcole, maggio 1920, capitale L. 1.250.000
sede Roma, sciolta e liquidata il 31 dicembre 1927.
Rileva il Rag. Punturieri che: « Una privata contabilità esistente negli archivi della Società — intestata « Imprese e Gestioni » — fa nascere il giustificato sospetto che un vero e proprio sindacato, con
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speciali finalità, dovette essere costituito fra vari enti e persone (1) e tutto induce a ritenere che tutti gli intervenuti nei diversi atti costi-tutivi non abbiano mai versato un centesimo dalle loro tasche, nel senso che le azioni, da essi sottoscritte, per contanti, siano state pagate da Istituti di Credito, e principalmente dal « Banco di Roma » e dal « Credito Nazionale » in un primo tempo, dal « Piccolo Credito Novarese », dal « Piccolo Credito di Ferrara » e da altre Banche successivamente.
« Col tempo, e cioè a mano a mano che i sottoscrittori destinavano all'estinzione di questi debiti gli utili da essi realizzati colle conduzioni o colla compra-vendita dei terreni, corrispondenti azioni passavano in loro proprietà ».
A questo Gruppo Vicentini-Lisi passò sulla fine del 1° settembre 1921 la maggioranza delle azioni della « Soc. Bonifiche Ferraresi », e precisa-mente alla predetta « Soc. Imprese e Conduzioni Agricole ».
Sarebbe troppo lungo seguire per filo e per segno la documentazione che si legge nel Sapporto del Rag. Punturieri dei modi coi quali il Gran Uff. Lisi si fece dare ripetutamente dalle Società che formavano un semplice duplicato della sua azienda personale il mandato di acquistare dei « pacchetti » di azioni delle « Bonifiche Ferraresi », azioni che poi dava a riporto a vari Istituti del Gruppo delle Banche Cattoliche, in modo speciale alle già nominate « Banche del Piccolo Credito di Novara e di Ferrara », alla « Banca Cattolica Vicentina », ecc., ecc.
Non poche di queste operazioni o manipolazioni finanziarie diedero luogo a delle perdite gravissime, ma si era trovato il modo di annullare
semplicemente le perdite con un tratto di penna, passandone il corre-8pettivo in aumento della proprietà fondiaria dell'una o dell'altra delle Società del Gruppo!
Scrive il Rag. Punturieri a pag. 19 del suo Rapporto: « Questo metodo semplice e facile di sanare aritmeticamente le perdite, iniziato sotto la Presidenza Vicentini, fu quello preferito e seguito con costanza in tutte le future , consimili e forse più gravi circostanze ».
Grazie a queste fortunate « manovre », nel secondo semestre del 1921, la « Soc. Imprese e Conduzioni Agricole » possedeva — per modo di dire — la maggioranza azionaria della « Soc. Bonifiche Ferraresi » (135.000 azioni su 163.000); ma, sulla fine dell'anno, tale maggioranza, perdendovi ben L. 10.125.000, essa passava alla consorella «Soc. An. Gino Lisi », che aveva L. 10.000.000 di capitale sociale, di cui L. 1.400.000 in contanti ed il residuo formato con conferimenti di immobili ! ! !
Una costatazione del Rag. Punturieri deve essere qui ricordata: « Il proprietario vero ed effettivo del pacchetto di maggioranza della « Soc. Bonifiche Ferraresi », alla fine del 1921, non era quindi la « Società Gino Lisi » — come non lo era stata poco prima la « Soc. Imprese e Conduzioni Agricole » — ma erano le Banche che, auspice ilGr. Uff.
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tini, dopo avere finanziato le operazioni di acquisto di azioni e poi di aumento del capitale sociale, prendevano le azioni stesse a riporto od a garanzia dei loro crediti ».
QueBta constatazione del Rag. Punturieri fotografa esattamente la situazione reale in cui la « Soc. Bonifiche Ferraresi » si trovava quando nel 1921 la Società stessa passò sotto il controllo e l'Amministrazione del Gruppo Lisi-Vicentini; ed a buona ragione, anticipando le conclusioni definitive della sua indagine, il Rag. Punturieri a questo punto soggiunge: « Tale situazione — ecco la realtà vera — si perpetua con alterne vicende da giugno 1921 a luglio 1930, allorché il continuo tracollo del titolo mise il riportato (Gr. Uff. Gino Lisi) nella condizione di non potere più far fronte alle enormi differenze ».
« Alle differenze di borsa il Gr. Uff. Gino Lisi fece fronte fino a quando furono completamente esauriti, non solo i fondi sociali, sui quali egli mise liberamente e forse incoscientemente le mani, ma tutte le più svariate e diverse fonti di credito, alle quali egli — in proprio, ovvero quale Presidente o Amministratore — potè ricorrere ed attingere fino all'ultimo istante, coll'ardentissima brama di salvare sè e la Società che, nella realtà vera, tutte le altre assommava: la « Società per la Bonifica dei Terreni Ferraresi ».
Il mio assunto non essendo quello di seguire il Rag. Punturieri negli accertamenti delle individuali responsabilità contabili ed amministrative a cui è dovuto il dissesto delle « Bonifiche Ferraresi », ma solo quello di ricavare da questo dissesto, e più specialmente dal Rapporto suo, cosi chiaro e documentato, un insegnamento a sperato futuro vantaggio dei capitalisti e risparmiatori italiani, io potrei benissimo terminare a questo punto il mio articolo.
Credo tuttavia opportuno, di continuare a riassumere il più breve-mente possibile la storia della « Soc. An. Bonifiche Ferraresi » anche dopo che se ne fu impadronito il Gruppo Lisi-Vicentini.
Tale storia, dal giugno 1921 al 20 agosto 1930, è divisa dal Rag. Puntu-rieri in due periodi contrassegnati ciascuno dalla persona che tenne la Presidenza del Consiglio di Amministrazione; il Gr. Uff. Vicentini sino al gennaio 1926; e poi, sino alla catastrofe del 20 agosto 1930, il Gr. Uff. Gino Lisi.
I fatti amministrativi più salienti del periodo Vicentini furono: 1° aumento del capitale sociale da L. 32.700.000 a L. 100.000.000; 2° acquisto di azioni « Bonifiche »;
3° mutui di bonifica ed operazioni di credito agrario; 4° aumento della proprietà fondiaria.
Durante la Presidenza Vicentini avvenne anche il trasferimento da Milano a Ferrara della sede amministrativa della « Soc. Bonifiche Ferraresi » (la sede legale continuò a rimanere a Torino), per il fatto che tutto il lavoro bancario della Società si era concentrato nel « Piccolo
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Credito di Ferrara ». Questo Istituto era divenuto il finanziatore — diretto o indiretto, reale od apparente, — del Gruppo acquirente il pacchetto di maggioranza delle azioni delle « Bonifiche Ferraresi ».
Anche i nuovi aumenti di capitale deliberati dopo il 1921 — in più riprese da L. 32.700.000 a L. 100.000.000, furono sottoscritti sempre dal « Piccolo Credito di Ferrara » a nome e per conto di un preteso Sinda-cato che altro non era se non la « Combinazione Lisi e Compagni », nelle varie sue forme ed incarnazioni.
Il Rapporto del Rag. Punturieri è esauriente nella dimostrazione che queBti aumenti di capitale si riducevano per lo più ad abili giuochi di bussolotti, ed a scambi di azioni delle varie Società formanti il Gruppo « a catena ». Cosi, ad es., in occasione dell'aumento da 60 a 85 milioni, le 125.000 nuove azioni delle « Bonifiche Ferraresi » erano state emesse e collocate al valore nominale, e cioè a L. 200 caduna, mentre il loro
corso in borsa si aggirava sulle L. 500 (ottobre 1924).
Il « Piccolo Credito di Ferrara », sottoscrittore, aveva saldato l'importo delle predette N. 125.000 azioni in L. 25.000.000 con la cessione di N. 49.350 azioni della « Società Imprese e Conduzioni Agricole » del valore nominale di L. 49.350.000.
La differenza di L. 24.350.000 — tra il valor nominale delle dette N. 49.350 azioni (L. 49.350.000) ed il prezzo di emissione delle N. 125.000 azioni « Bonifiche Ferraresi » (L. 25.000.000) — non rappresentava altro che il sopraprezzo delle azioni « Bonifiche », emesse al valore nominale soltanto ed esclusivamente per non mettere in evidenza un sopraprezzo soggetto all'imposta di Richezza Mobile.
Ancora un ultimo rilievo fatto dal Rag. Punturieri sul modo in cui terminò la fase dell'Amministrazione del Gr. Uff. Vicentini.
« Stranissima e forse eloquente coincidenza: il 22 dicembre 1925 due Banche Cattoliche assumevano impegni (verso le Società del Gruppo) per L. 92.500.000: ed un mese dopo il loro animatore, il Gr. Uff. Vicentini, si dimetteva da Presidente e da Amministratore della « Società Bonifiche Ferraresi » e da tutte le altre Società dipendenti e controllate. La maggio-ranza azionaria — coll'irreparabile fardello di riporti e forse con qualche nuovo gravoso onere — passava sulle sole spalle del Lisi, insieme coll'illu-sione di essere egli unico proprietario dei terreni delle Società costituenti il Gruppo detto delle « Bonifiche Ferraresi ».
« In realtà i proprietari erano e rimanevano le Banche e gli agenti di cambio che avevano e continuavano ad avere a riporto lo azioni della disciolta Combinazione Lisi ».
Dopo l'uscita del Vicentini, il Lisi riunì nella sua persona la doppia carica di Amministratore delegato e di Presidente della « Soc. Bonifiche