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RIFLESSIONI IN DISORDINE SULLE CRISI

1. — Ho l'impressione che gli economisti attraversino un momento bnono. Da quando siamo in crisi, essi BÌ sentono rivolgere la domanda: quando finirà! e si vorrebbero prognostici, assicurazioni, rimedi. Vi sono taluni, sovrattutto oltre mare, che hanno profittato del momento ed hanno impiantato o meglio lanciato bottega di profezie; e vendono con successo barometri economico-statistici, strumenti di misurazione dell'avvicinarsi od allontanarsi del bel tempo. Tra costoro, vi sono uomini insigni forniti di onestà scientifica ed aiutati da calcolatori esperti; ma le loro previsioni, che sono le sole serie, sono straordina-riamente caute e fanno dire al pubblico che la scienza economica ha fatto fallimento e non serve a nulla. Gli ascoltatori, avidi di certezza,

BÌ attaccano ai mestieranti.

Non ho bottega di barometri; ed, essendo solo, non ho mezzi ed aiuti per far calcoli e fabbricare indici e curve. Leggo ed ammiro i pro-dotti, talvolta elaborati8simi, della fatica altrui. Vorrei soltanto, in questi pochi appunti, comunicare — non agli economisti professionali, i quali sanno ricorrere alle fonti prime, ben più ricche ed informative-e profondinformative-e — ma al pubblico dinformative-ei non tinformative-ecnici, di coloro chinformative-e vivono in quella che si chiama la vita pratica, alcuno riflessioni randagie sulla crisi. Semplici punti d'orientamento; quasi un dizionario ragionato dei significati od aspetti principali che può prendere la crisi.

2. — A differenza del vocabolarista, non disporrò però i significati od aspetti della crisi in ordine alfabetico. Ciò equivarrebbe a dire che non esista un ordine nel mondo economico od, almeno, un ordine nella testa di chi lo contempla e vorrebbe analizzarlo. Un ordine qualunque fa d'uopo, necessariamente, metterlo nelle proprie idee: non si vuole con ciò dire che le idee esposte prima siano più importanti di quelle esposte dopo. Basti constatare che esse certamente differiscono le une dalle altre.

3. — Poiché solitamente, narrando la storia, si comincia dallo clas-sificazioni per epoche, dai grandi avvenimenti secolari per procedere poi alla cronaca minuta quotidiana, comincierò anch'io col dire che la crisi economica presente ha qualche aspetto che la farebbe entrare nel quadro di quelli che sono chiamati « cicli secolari ».

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4. — Come impedire alla mente di riandare alle note curve classiche dei prezzi di Jevons e di Sauerbeck che, principiando dal 1780 ci por-tano sino ai giorni nostri! Dall'indice generale 125 nel 1780 saliamo a circa 200 verso il 1808 per calare di nuovo ad 80 verso il 1850, toccare il 110 verso il 1873, ridiscendere quasi a 60 nel 1896, ed arrampicarsi, attraverso ad un 85 nel 1914, ad oltre 250 nel 1920, per scendere giù giù verso il 100 nel momento presente. Tre punte massime: 200 nel 1808, 110 nel 1873 e 250 nel 1920; quattro minimi: 125 nel 1780, 80 nel 1850, 60 nel 1896 e 100 (minimo!) oggi. Due tra le punte massime, quella del 1808 e l'altra del 1920, poste in mezzo o subito dopo una grande guerra, a tipo davvero secolare; ma la seconda certamente e probabil-mente anche la prima esacerbatrici di un altra punta di minore altezza che si sarebbe verificata ugualmente. Dal 1896 al 1914 i prezzi tendevano a salire, cosi come erano discesi dal 1873 al 1896; la guerra prolungò e rese ripidissima quella tendenza preesistente. Ambe le grandi guerre secolari acutizzarono un processo preesistente attraverso un noto mec-canismo: incremento dei mezzi monetari di pagamento (assegnati e biglietti a corso forzoso) e probabile diminuzione dei beni e servigi da scambiare. Se noi facciamo astrazione da questi fattori spettacolosi di variazione, se per cosi dire togliamo dalle punte di 200 nel 1808 e di 250 nel 1920 la parte dovuta all'influenza monetaria della guerra (dicasi x ed y), noi probabilmente troviamo ancora nn residuo, il quale ci fa dividere il secolo xix ed il primo trentennio del secolo xx in questi periodi:

I. periodo: di discesa dei prezzi: da 200 — * nel 1808 a 80 nel 1850; II. periodo: di ascesa dei prezzi: da 80 nel 1850 a 110 nel 1873. m . periodo: di discesa dei prezzi: da 110 nel 1873 a 60 nel 1896.

IV. periodo: di ascesa dei prezzi: da 60 nel 1896 a 250 — y nel 1920. V. periodo: di disoesa dei prezzi da 250 — y nel 1920 a 100 (minimo!) oggi. 5. — Sui primi tre periodi c'è tutta ima letteratura. A tanta distanza di tempo e fuori delle polemiche talvolta astiose del tempo, è difficile sottrarsi all'impressione che il mondo sia stato allora condotto alla pro-sperità nei tempi di ascesa e sia stato travagliato dalla depressione nei tempi di discesa dei prezzi da forze cieche ed arcane, BU cui l'uomo non ha avuto, non ha potuto o non ha saputo aver presa. Non fu forse caso o fatalità che nella prima metà del Becolo xrx non si scoprissero miniere importanti d'oro o d'argento o nuovi metodi economici di estrarre e lavorare minerali preziosi e ohe perciò la velocità di incremento della massa monetaria esistente nel mondo — e tengasi pure conto della soprastruttura cartacea retta successivamente dalla moneta metallica — seguisse a stento la velocità d'incremento della massa dei beni e servigi da scambiare! E non fu perciò casuale e fatale che, attraverso ad oscillazioni e riprese e ricadute dovute alla interferenza di tanti altri fattori, i prezzi cadessero ai minimi verso la metà del secolo xix! Fu forse qualcosa di diverso dal caso o dal fato a fare scoprire nello

stesso anno 1848 le miniere d'oro dell'Australia e della California; gran fatto che parve miracoloso agli nomini del tempo, ohe popolò il conti-nente nuovissimo e raddoppiò gli Stati Uniti e fa l'inizio di un flusso crescente di oro il quale crebbe via via la massa monetaria e specie dopo il 1860 spinse i prezzi all'insù, fino ai massimi del 1873! Poi le miniere d'oro si esauriscono. Ad nna ad nna le nazioni occidentali abbandonano o accantonano a còmpiti minori l'argento. La massa monetaria rico-mincia a crescere con ritmo lento, più lento del ritmo d'ascesa della produzione. Ricomincierà la discesa dei prezzi. Gli uomini della mia età, nati intorno agli anni di punta massima dei prezzi, ricordano di aver cominciato a studiare cose economiche quando tra il 1890 e il 1900 dappertutto si parlava di depressione. Tutto calava: i prezzi dì merci, di derrate, di terreni, di case. Calava anche il saggio di interesse, sicché un economista di grido aveva profetizzato la soluzione automatica della questione sociale per il giorno in coi il Baggio d'interesse fosse disceso a zero ed i capitalisti fossero per forza divenuti dei filantropi. Anche allora, sovrattntto verso il 1894-1896, quando sofie banchine del porto di Genova fi frumento, schiavo di dazio, si vendeva a 12 lire il quintale, BÌ faceva un gran discorrere delle cause della crisi, e questa si chiamava depressione, perchè pareva non dovesse aver fine. In Inghil-terra si conducevano inchieste, divenute classiche tra gli economisti.

Ad nn tratto, la tendenza si rivolta. In nn paese deserto dell'Africa meridionale, nel Witwatersland transvaaliano, un pastore trova una pepita d'oro. La voce si diffonde. Turbe di cercatori si precipitano nel novello Eldorado e sorge una grande industria mineraria, la quale rico-mincia a inondare il mondo d'oro. Come sottrarsi all'impressione che il rivoltamento della tendenza dei prezzi dopo il 1896, ohe la salvezza dalla lunga depressione ventennale sia dovuta a 8. M. fi Caso o Fato, largitore al mondo del più esteso, duraturo e fecondo territorio aurifero mai scoperto!

Da qualche tempo anche il Transvaal dà segni manifesti di stasi, Be non di esaurimento. Le aggiunte ohe le miniere d'oro forniscono allo

stock monetario del mondo non tengono testa all'incremento della

pro-duzione. I prezzi dal 1920 in poi, attraverso a momentanee ponte, hanno una manifesta tendenza a diminuire. Di nuovo si parla di depres-sione. La curva della depressione non sarà volta costantemente all'ingiù. Cominciata nel 1920, ebbe già nna interruzione fra fi 1924 e fi 1929, sicché per fi momento si ebbe l'illusione di avere superato fi capo delle tempeste. La nuova caduta del 1929 ci ha già portati a livelli di prezzi vicinissimi a quelli dell'ante-gnerra. È possibile, anzi probabile ohe si abbia più o meno presto una seconda ripresa. Se tuttavia nulla di nuovo interviene, dopo una sosta la caduta ricomincierà.

Dove ci arresteremo! Nel 1848 fummo salvati dalle scoperte aurifere della California, dell'Australia, nel 1896 da quella del Transvaal, ossia dal Caso. Siamo noi stavolta sicuri dell'avvento del Salvatore! Quando

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verrà! Dopo 23 anni dalla punta dei prezzi (1920), ossia nel 1943! Sarebbe la ripetizione del Transvaal. O dopo 40 anni (1808-1848), come fa all'epoca dell'Australia o della California! Chiaramente questi progno-stici non hanno nessun valore. Pnò darsi che il Caso venga in nostro aiuto domani stesso o fra un secolo o mai.

6. — Posto il problema in tal modo, è evidente che oggi gli nomini si debbano sentire e si siano sentiti impazienti di essere cosi abbando-nati in balla di nna forza misteriosa, intorno a cui nulla si pnò prevedere, la quale ci trascina in sua balla, ora dandoci l'illusione enforistiea di un universale arricchimento ora accasciandoci in nn pessimismo sconsolato, purtroppo germogli ante dalle rovine spesso immeritate dei tempi di prezzi calanti. L'ideale di alcuni teorici solitari, la moneta stabile, la moneta a potenza d'acquisto costante, ha l'onore di essere discusso nei consessi dove si radunano i consiglieri ascoltati degli uomini di governo. Fa rabbia sapere ohe gli uomini sono menati pel naso dàlia Dea Fortuna, la quale, facendo scoprire miniere d'oro, ne eccita lo spirito di intrapresa per la speranza di godere dei profitti derivanti dal rialzo dei prezzi o, rendendo vane le ricerche dei minatori, ne attutisce la volontà di lavoro per lo scoraggiamento del vedere i costi di produzione ognora superiori ai prezzi calanti; ed è naturale si aspiri alla eliminazione di quell'inutile fattore di rischio che è la variazione della potenza di acquisto della moneta.

7. — È vero ohe taluni economisti osservano non essere quel rischio infecondo; poiché il verificarsi periodico di periodi di depressione dei prezzi è salutare per la eliminazione delle imprese malsane o imperfette, per la Bpinta alla riduzione dei costi, per l'impulso alle nuove invenzioni risparmiatrici. Ma è agevole rispondere che non BÌ vogliono eliminare tutte le oscillazioni cicliche dei prezzi; ma solo quelle che derivano dal fattore incontrollabile e cieco delle casuali abbondanze o scarsità auree. Sempre vi saranno alternanze di crisi e di prosperità dovute ad altre ragioni; e sempre avranno modo di agire le benefiche forze che portano alla eliminazione dei disadatti. Non si vede motivo di conti-nuare a lasciare sassistere, accanto ai cidi brevi, di cui si dirà poi, anche questi prolungati, persistenti, lunghi cidi dovuti a cause monetarie, da cui gli uomini da sè non possono uscire, qualunque sia la buona volontà che essi mettono a perfezionarsi ed a ridurre i costi. Anzi quanto piò essi fanno Bforzi verso la riduzione dei costi, tanto più la loro situazione peggiora; poiché la velodtà di incremento della produzione vieppiù cresce di fronte ad nna massa stazionaria o lentamente crescente di medio monetario.

8. — È vero anohe che taluni sociologia vedono negli alternanti deprezzamenti e negli apprezzamenti monetari il mezzo provvidenziale

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-per eliminare le classi vecchie, viventi di redditi fissi, incapaci di appor-tare sangue vivo alla società e per esalappor-tare ceti giovani, nuovi, tratti dagli strati rozzi della popolazione. Anche qui la risposta pare evidente. Supposto che la circolazione delle classi dirigenti sia utile o necessaria, vi sono tante altre maniere per cui le olasBi nuove possono prendere il posto delle classi vecchio e decadenti, che davvero non si vede la necessità di ricorrere allo stregone aureo, la cui azione è cieca, colpisce a caso, nei momenti che possono essere sfavorevolissimi al raggiun-gimento di quegli scopi che la circolazione delle classi dirigenti si dice raggiunga.

9. — Tutto sommato, la somma dei danni derivanti dalla instabilità monetaria pare superiore alla somma dei vantaggi.

Il ponto difficile sta nel tradurre in realtà il postulato della moneta stabile. La difficoltà maggiore non è quella di trovare la soluzione tecnica. Ci sono al mondo tanti valorosi economisti, tanti uomini peritissimi di moneta e di banca che non si può immaginare essi non siano capaci di trovare nna soluzione atta ad essere scritta in una convenzione interna-zionale e ad essere ratificata in testi legislativi dei paesi aderenti. Non pare impossibile, a cagion d'esempio, di cominciare a mutare, ribassan-dola, quella proporzione del 40% o del terzo adottata in molti paesi come minima riserva metallica contro i biglietti, la quale fa oggi dire a tanti ohe d'oro ce n'è fin troppo e ohe esso è scarso solo perchè lo BÌ sterilizza nelle sacristie delle banche di emissione. Costoro, che pur combattono la teoria della connessione fra quantità d'oro e prezzi, in realtà ne sono aperti fautori, poiché sostengono che i prezzi non ribasserebbero o non aumenterebbero se le banche sapessero fare uso più sapiente delle riserve auree, diminuendo, nei tempi di ribasso, la proporzione delle riserve ai biglietti od aumentandola nei tempi di rialzo. Trovare una soluzione tecnica per far variare elasticamente la quantità di bigUetti e di moneta bancaria (assegni e giro-conti) cosi da rendere la velocità di incremento o di decremento dei mezzi di pagamento suppergiù uguale, a parità di altre condizioni, alla velocità di incremento o di decremento dei beni e servigi scambiabili non ò problema apertamente insolubile.

10. — È invece difficilissimo:

— trovare gU uomini atti ad applicare queUa soluzione. I gover-natori degli istituti di emissione sono uomini come gli altri. Soggetti olle medesime passioni ed agli Btessi sentimenti. L'abbondanza del metallo giallo ha una virtù esilarante sugU uomini in genere e perciò anche sui governatori delle banche. Perchè immaginare che essi mettano su mutria lnnga e sterilizzino l'oro, quando l'oro sta mettendo gU uomini in aUe-griaf Perchè supporre che, essendo gli uomini inclinati al pessimismo per la scarsità dell'oro, essi diventino ilari ed allarghino i rubinetti della carta fiduciaria e del credito! Si dice: i governatori metteranno le

mani sull'oro all'origine prima che esso abbia agito sull'animo degli altri nomini. Decideranno anche quant'oro debbano acquistare quelle donne indiane che hanno la mala abitudine di mettersi addosso tanta parte dell'oro nuovo, quanto gli orefici, quanto gli indoratori e così via! Governatori fabbricati in questo modo per ora non li vedo. Speriamo nascano;

— trovare governatori sordi alle lusinghe ed agli ordini dei loro governi. Principio essenziale del sistema della moneta stabile è che essa sia fatta variare in quantità al solo scopo di renderne costante la potenza d'acquisto. Ma poiché a tale scopo bisogna farla « variare » in quantità, é aperta la porta alle variazioni determinate da altre cause, per es., dai bisogni del tesoro di tale o tale altro Stato. Ed allora addio costanza, stabilità e tutto il resto. Meglio l'oro, con tutte le sue stravaganze;

— persuadere i popoli a mettersi d'accordo per una concordata politica monetaria. La fondazione della banca per i regolamenti interna-zionali è stato nn gran passo su questa via. Grande e nel tempo stesso di portata per ora indefinita. Appena si comincia a discorrerne sul serio, tntti mettono bastoni nelle ruote. L'oro, che é ima gran stupida cosa, improvvisamente diventa segnacolo e vessillo di nna lotta furibonda tra le nazioni esasperate dalla paura di perderlo. Cominciò la Francia a guatare in cagnesco gli Stati Uniti che, si diceva, avevano troppo oro. Ed ora tutti gridano: ohibò, come mai la Francia ha riserve auree cosi grosse! La parola d'ordine è la cattiva distribuzione dell'oro, qnasiccbè l'oro non avesse l'abitudine di andarsene per conto suo, verso dire-zioni a cui lo spingono forze economiche incoercibili, che Ricardo chiari a suo tempo e la cui forza non è venuta meno dopo nn secolo. Se a regolare la distribuzione a equa » dell'oro nel mondo ci si mettono le conferenze internazionali, ne avremo per nn pezzo rintronate le orecchie e miracolo sarà che non si arrivi ad un parapiglia universale. Scendere in guerra per rendere la moneta stabile sarebbe davvero un colmo e Dio ce ne scampi e liberi.

11. — Tuttavia, pessimista del tutto non sono. Qualcosa si farà nel senso di rimediare alle sorprese più grosse dell'oro. Si riuscirà a renderlo sempre meno padrone del mondo. Un po' a caso, alla maniera sua medesima; a pezzi e bocconi, per iniziativa di governatori di banche di emissione più lungimiranti,- per accordi personali e non scritti tra i tre o quattro governatori dotati di capacità più larga di visione degli interessi economici mondiali, forsanco per prepotenza di qualcuno più forte degli altri e capace di imporsi a tutti. I popoli lasceranno fare chi vorrà fare; poiché essi si sono oramai disabituati dal vedere e toccare le monete d'oro. Queste stanno diventando nn mito. Presto non avrà più importanza sapere se la riserva aurea é del 50 o dell'80 o del 30% dei biglietti. Ovvero, la proporzione dell'oro ai bigUetti, che sola ha nna certa risonanza nel pubbUco, rimarrà alta o varierà poco, BÌ farà

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variare la proporzione degli assegni o moneta bancaria ai bigUetti, che è proporzione ognora più importante e di cui nessuno nel grosso pnbbUoo si interessa.

12. — Le osservazioni sin qui fatte, occorre dirlo, non sono però queUe che più interessano il medio uomo economico vivente nel momento presente. L'industriale, il commerciante, l'agricoltore, il consumatore non usa guardare a tanta distanza di tempo, come richiedono i cieU lunghi monetari. Un periodo di ribasso di prezzi ohe comincia nel 1873 e finisce nel 1896 od nn altro ohe cominciò nel 1920 e finirà chissà quando è troppo lungo per interessare la gente che vive e fa calcoU di giorno in giorno. Probabilmente, a sentirmi parlare di erisi « cominciata nel 1920», i più meravigUeranno, essendo opinione comune che dal 1920 in qua, di erisi ce ne siano state due; dal 1920 al 1923 e dal 1929 (autunno) al ; separate da un periodo di grande prosperità. I più non vedono i cicU lunghi e BÌ preoccupano esclusivamente dei cicU brevi. I cicli lunghi creano sempUcemente un'atmosfera misteriosa di sentimenti pessi-misti od ottipessi-misti; sono o dovrebbero essere oggetto di considerazione per studiosi, per dirigenti di istituti centrali e per uomini di governo. L'uomo economico concreto BÌ interessa di eicU più brevi.

13. — Di cieli più brevi che si sovrappongono a quelU lunghi, ohe convertono la linea retta discendente fra il 1920 e U 1930 in una linea ondulata, discendente in generale, ma cosparsa di picchi e di avvalla-menti minori, ce ne sono di varia specie.

14. — Una specie è ancora monetaria e si riferisce aUe variazioni particolari della moneta cartacea nazionale innestata suUe variazioni generaU deU'oro. Cosi, ad esempio, il ribasso dei prezzi che si sarebbe manifestato in una certa misura a causa del rincaro dell'oro, fu accen-tuato dopo il 1920 in Inghilterra dalla particolare rivalutazione sino alla pari antica della lira sterlina in confronto all'oro. Due rincari che si 'som-marono. Del pari, si sommarono in Italia il rincaro generale dell'oro e il rincaro particolare della lira rispetto all'oro in conseguenza della prepa-razione e dell'attuazione della stabilizzazione al tipo 3,66. Invece in Francia e nel Belgio il rincaro generale dell'oro fu in parte eliso dalla svalutazione particolare del franco. Giova osservare però che i cicli monetari di questa specie non sono a ripetizione. Quando la moneta nazionale è stata attaccata all'oro ad un certo rapporto, essa non varia più. Ci sono soltanto da superare gli attriti di adattamento al tipo scelto. Superati questi, le sole variazioni cicliche possibili restano quelle dell'oro.

15. — Altre specie di cicli sono dovuti a cause non monetarie. Guerre, pestilenze, carestie, siccità ed altri fatti di questo genere producono

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variazioni senza fine nell'assetto economico. Pare difficile ricondurre, sebbene taluno l'abbia tentato, queste cause a uniformità periodiche. Sta di fatto però che nei cieli nna certa periodicità esiste. Da Juglar che ne scrisse verso la metà del secolo scorso ad oggi c'è tutta una letteratura. D professore Persons, della Università di Harvard, ha pubblicato (1) nna tra le più recenti cnrve delle oscillazioni cicliche brevi: