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La licenza BSD modificata

3. Le licenze per il software Libero e Open Source

3.5 La licenza BSD modificata

La licenza BSD è una licenza software permissiva. Il nome deriva dal fatto che la licenza BSD originale (detta anche licenza BSD con 4 clausole) fu usata per distribuire il sistema operativo Unix Berkeley Software Distribution (BSD), una revisione libera di UNIX sviluppata presso l'Università di Berkeley.

Storia

La BSD ha le sue radici, negli anni d’oro della scienza informatica, in un progetto che potrebbe essere considerato addirittura come precedente al progetto GNU. L’acronimo BSD si riferisce alla Berkley Standard Distribution, ovvero la versione di Unix sviluppata negli anni 70 dalla prestigiosa università californiana con il modello di libera condivisione tipico dell’epoca. Quando poi (alla fine degli anni 80) la compagnia produttrice di software AT&T decise di commercializzare Unix ci fu un’inversione di tendenza e ovviamente le nuove versioni del sistema operativo contenevano codice BSD inframmezzato da codice proprietario.

Dunque gli sviluppatori originari della BSD separarono il proprio codice dal resto del sistema operativo; si impegnarono poi a ’riempire i buchi’ e, una volta trasformata la BSD in un sistema operativo completo e indipendente, iniziarono a ridistribuirla sotto una nuova singolare licenza rilasciata dalla University of California (appunto la BSD license). Costoro dopo qualche anno (nel 1993) si

organizzarono nel "FreeBSD Project" con lo scopo di coordinare lo sviluppo del software e di rilasciarne le versioni aggiornate. La prima versione (1.0) risale al 1993, mentre nel 1999 si era già giunti alla versione 3.0.

Caratteristiche della licenza

La licenza BSD garantisce le quattro libertà fondamentali enunciate da Stallman, e perciò si qualifica come licenza per il software libero. A differenza della GPL, però, non è basata sul permesso d'autore. Chi modifica un programma coperto da licenza BSD lo può quindi distribuire sotto qualunque licenza, anche proprietaria e in forma non aperta.

La GPL riflette l'idea della cooperazione: chi dispone di certe libertà non può limitarle per altri. La BSD si avvicina invece al concetto di dono liberale, non imponendo alcuna restrizione a chi riceve il software, ossia rinunciando a proteggere perpetuamente le libertà dei programmi.

Si tratta di una licenza piuttosto asciutta, senza componenti ideologiche o programmatiche e parti esemplificative, i cui termini risultano sintetici e essenziali e la cui applicazione si risolve nell’inserimento di una breve nota standard da inserire nei file che s’intendono tutelare con la licenza. La nota (detta ’template’, ovvero ’sagoma’) deve riportare il nome di chi detiene il copyright (owner), l’organizzazione a cui egli appartiene e l’anno di realizzazione. Il testo della licenza prosegue poi specificando che, del software così tutelato, sono permesse la ridistribuzione e l’utilizzo in forma sorgente o binaria, con o senza modifiche, ma solo se vengono rispettate tre condizioni:

1. Le ridistribuzioni del codice sorgente devono mantenere la nota sul copyright riportata qui sopra, l’elenco delle condizioni e la successiva avvertenza.

2. Le ridistribuzioni in forma binaria devono riprodurre la nota sul copyright riportata qui sopra, l’elenco delle condizioni e la successiva avvertenza nella documentazione e/o nell’altro materiale fornito con la distribuzione. 3. Il nome dell’autore non potrà essere utilizzato per sostenere o promuovere

prodotti derivati da questo software, senza un previo apposito permesso scritto dell’autore.

Infine si trovano gli avvertimenti (disclaimer) sull’assenza di garanzia e sullo scarico di responsabilità, che ricalcano grossomodo lo schema dei loro corrispondenti all’interno della GPL. Un attento osservatore dell’Opensource come strategia commerciale qual è Brian Behlendorf cristallizza in modo efficace e colorito lo spirito della BSD: "Ecco il codice, fateci quello che volete, non c’interessa; solo, se lo provate e lo vendete, datacene credito".

Le disposizioni appena riportate si riferiscono alla cosiddetta “licenza BSD modificata”. In origine, la licenza conteneva una clausola in più, che obbligava l’utente a "dare esplicito riconoscimento all’Università [Berkeley] nelle eventuali inserzioni pubblicitarie previste per i programmi derivati".

La Free Software Foundation, tuttavia, si era subito opposta a questa norma, arrivando a definirla «the obnoxious advertising clause», “l'odiosa clausola pubblicitaria”. Quali motivi erano alla base di un giudizio tanto negativo? Inizialmente, la licenza BSD era usata solo per la Berkeley Software Distribution, e ciò non causava alcun problema. Diversamente dalla GPL e della LGPL, però, il testo della licenza BSD è ritenuto di pubblico dominio, quindi non è obbligatorio riprodurlo parola per parola («verbatim»). I programmatori, perciò, poterono sostituire “Università della California” con il proprio nome. Ciò generò un gran numero di licenze, che richiedevano un numero altrettanto elevato di riconoscimenti. Il fatto diveniva fonte di difficoltà nei casi in cui molti programmi venivano uniti, come può succedere ad esempio per un sistema operativo o per qualsiasi progetto al quale lavorano numerose persone.

Questo ingombrante effetto portò nel 1999 l'università californiana a decidere di eliminare tale clausola dalla licenza. Da allora esistono due versioni della licenza BSD: quella “originale” e quella “modificata”. È improprio parlare semplicemente di “licenze di tipo BSD” (“BSD-style”), poiché con tale espressione non è chiaro il riferimento all'una o all'altra versione della licenza BSD.

La licenza BSD modificata è compatibile con la GNU GPL: ciò significa che è possibile combinare in un unico programma un modulo rilasciato sotto la licenza BSD e uno sotto la GPL. Più in generale, due licenze si dicono compatibili se entrambe possono essere soddisfatte allo stesso tempo.

Applicazioni

Data la sua natura poco restrittiva, la licenza BSD è rinvenibile in molti moduli di software proprietari, oltre che essere rappresentata da una distribuzione Unix. A tal proposito gli esempi più calzanti sono:

✔ MacOS X (contiene software licenziato BSD): è il sistema operativo sviluppato da Apple Inc. per i computer Macintosh, nato nel 2001 per combinare le note caratteristiche dell'interfaccia utente del Mac OS originale con l'architettura di un sistema operativo di derivazione Unix. ✔ FreeBSD: è un sistema operativo libero di tipo UNIX, derivato dalla

Distribuzione Unix dell'Università Berkeley, e disponibile per numerose piattaforme.

✔ NetBSD: è un sistema operativo Unix-like derivato da BSD UNIX altamente portabile, gratuito, disponibile per molte piattaforme. Il suo design pulito e le sue caratteristiche avanzate lo rendono idoneo a ambiti sia produttivi sia di ricerca. È completamente disponibile in forma sorgente ed ha una ricca dotazione di applicazioni.