• Non ci sono risultati.

La licenza GFDL

3. Le licenze per il software Libero e Open Source

3.4 La licenza GFDL

La GNU Free Documentation License (anche detta GNU FDL, o più semplicemente GFDL) è una licenza protettiva ideata dalla FSF appositamente per documentazioni di programmi, manuali, libri di testo e simili. Come la LGPL, è largamente basata nei suoi principi sulla GPL – risultando, tuttavia, troppo farraginosa negli obblighi richiesti, al contrario della licenza madre.

E' possibile dire anche che la GNU FDL è una licenza di tipo copyleft per contenuti liberi.

E' una prassi abbastanza comune fra gli informatici scrivere documentazione relativa allo sviluppo del proprio software: testi di presentazione, commenti, istruzioni tecniche, veri e propri manuali. Come lo stesso Stallman ha fatto notare in molti dei suoi saggi di sensibilizzazione, "il software libero ha bisogno di documentazione libera". Se si pensa al paradosso che si creerebbe se si distribuisse un software sotto GPL con un manuale sotto copyright tradizionale: ogni volta che qualcuno realizzerà delle modifiche al software, sarà costretto a scrivere un nuovo manuale o comunque non potrà integrare quello già esistente. Attualmente, rappresenta una delle licenze più utilizzate nel mondo (assieme al set di licenze Creative Commons) per opere letterarie.

Inizialmente gli sviluppatori del progetto GNU, per far fronte a questa esigenza, pensarono di applicare la GPL anche alla documentazione: ciò è tecnicamente fattibile, ma dobbiamo tener presente che si tratta di una licenza pensata originariamente per il software e in cui si usano concetti e definizioni rivolte al mondo informatico.

Storia

La licenza FDL nasce ufficialmente nel 2000, quando la Free Software Foundation pensò di redigere il testo di una licenza pensata appositamente per la documentazione e per le opere testuali in generale. La prima versione della licenza (1.1) venne rilasciata nel marzo 2000, mentre la seconda versione (1.2) nel novembre 2002. La terza e attuale versione (1.3) fu pubblicata nel novembre del 2008 allo scopo di porre rimedio alla farraginosità che essa presentava.

Essa risulta essere una licenza chiara ed efficace, forse la più comprensibile delle tre licenze GNU proprio per il fatto che non usa concetti tecnico-informatici.

La licenza FDL è stata creata per distribuire la documentazione di software e materiale didattico. Stabilisce che ogni copia del materiale, anche se modificata, deve essere distribuita con la stessa licenza. Tali copie possono essere vendute e, se riprodotte in gran quantità, devono essere rese disponibili anche in un formato che faciliti successive modifiche.

Analizzando più specificatamente questa licenza, è possibile notare che essa contiene alcune clausole il cui senso ricalca a grandi linee quello delle altre licenze opencontent, altre clausole invece risultano piuttosto singolari o comunque interessanti a livello giuridico. In questa sede ci soffermeremo solo su queste ultime, rimandando per la lettura integrale del documento all'appendice.

Nella sezione 1 intitolata “Applicabilità e definizioni” emerge la definizione di copia trasparente, che rispecchia le origini della licenza, in quanto licenza ufficialmente sostenuta da FSF per la documentazione legata al software libero. Con tale definizione i redattori della licenza vogliono evitare il paradosso che la documentazione libera venga distribuita attraverso tecnologie e formati non liberi.

Una copia "trasparente" del documento indica una copia leggibile da un calcolatore, codificata in un formato le cui specifiche sono disponibili pubblicamente, i cui contenuti possono essere visti e modificati direttamente, ora e in futuro, con generici editor di testi o (per immagini composte da pixel) con generici editor di immagini o (per i disegni) con qualche editor di disegni ampiamente diffuso, e la copia deve essere adatta al trattamento per la formattazione o per la conversione in una varietà di formati atti alla successiva

formattazione. Una copia fatta in un altro formato di file trasparente il cui markup è stato progettato per intralciare o scoraggiare modifiche future da parte dei lettori non è trasparente. Una copia che non è trasparente è "opaca".

Più avanti - alla sezione 3 intitolata “Copiare in notevoli quantità” - la licenza approfondisce questo concetto, riferendosi al caso in cui vengano prodotte copie “opache” dell’opera in un numero superiore a 100.

Se si pubblicano o distribuiscono copie opache del documento in numero superiore a 100, si deve anche includere una copia trasparente leggibile da un calcolatore per ogni copia o menzionare per ogni copia opaca un indirizzo di una rete di calcolatori pubblicamente accessibile in cui vi sia una copia trasparente completa del documento, spogliato di materiale aggiuntivo, e a cui si possa accedere anonimamente e gratuitamente per scaricare il documento usando i protocolli standard e pubblici generalmente usati. Se si adotta l'ultima opzione, si deve prestare la giusta attenzione, nel momento in cui si inizia la distribuzione in quantità elevata di copie opache, ad assicurarsi che la copia trasparente rimanga accessibile all'indirizzo stabilito fino ad almeno un anno di distanza dall'ultima distribuzione (direttamente o attraverso rivenditori) di quell'edizione al pubblico.

Alla sezione 4 la licenza prevede una serie complessa e dettagliata di condizioni per una serie altrettanto complessa e dettagliata di diverse modalità con cui apportare modifiche o aggiunte all’opera. A tal proposito è il caso di riflettere su una peculiarità di questa licenza, che è stata spesso oggetto di dibattito: mi riferisco alla possibilità di prevedere delle sezioni non modificabili (invariant section) dell’opera. Si tratta di un espediente che consente all’autore di documentazione informatica di inserire nei suoi testi alcune introduzioni di tipo non tecnico e tendenzialmente “ideologico”, in cui i vari esponenti del free software illustrano ai lettori il senso sociale e pratico del loro progetto, evitando il rischio che sopraggiungano modifiche anche su parti che appunto rispecchiano la personale visione dell’autore originario.

Il problema sorge se si dà un’interpretazione rigorosa e rigida della sezione 5 (“Combinazione di documenti”), secondo la quale gli autori delle opere derivate, oltre a non poter modificare le “invariant section”, non possono nemmeno toglierle e soprattutto non possono attingere dall’opera sezioni (importanti ma quantitativamente minori) senza riportare l’intero apparato di “invariant section”.

Si può combinare il documento con altri pubblicati con questa licenza, seguendo i termini definiti nella precedente sezione 4 per le versioni modificate, a patto che si includa l'insieme di tutte le sezioni non modificabili di tutti i documenti originali, senza modifiche, e si elenchino tutte come sezioni non modificabili della combinazione di documenti nella licenza della stessa, mantenendo tutti i limiti alla garanzia.

E’ giusto poi ricordare che la licenza FDL si basa sul concetto originario di copyleft: è perciò persistente (come nel caso dell’opzione “Share Alike” nelle licenze CC) e tutte le modifiche effettuate devono essere a loro volta rilasciate sotto la stessa licenza. Ciò viene subito puntualizzato nel preambolo:

Questa licenza garantisce il "copyleft": questo significa che i lavori che derivano dal documento originale devono essere ugualmente liberi.

Interessante anche il fatto che la licenza dedichi un’apposita sezione alle traduzioni (sezione 8). Tradizionalmente infatti le traduzioni vengono considerate come normali modifiche dell’opera originaria; più volte però si è notata la necessità di far rilevare alcune differenze di fondo fra una traduzione letterale, puramente linguistica di un’opera e una sua rielaborazione in altra lingua. La licenza FDL, tuttavia, con questa sezione si allinea alla posizione tradizionale specificando solo alcuni concetti.

La traduzione è considerata un tipo di modifica, di conseguenza si possono distribuire traduzioni del documento nei termini della sezione 4. impiazzare sezioni non modificabili con traduzioni richiede un particolare permesso da parte dei detentori del copyright, ma è possibile includere la traduzione di parti o di tutte le sezioni non modificabili in aggiunta alle versioni originali di queste sezioni.

In questa sezione 8 è inserita anche la clausola che si riferisce alla traduzioni della licenza stessa. Come prassi per le licenze rilasciate da Free Software Foundation, si indica quale unico testo ufficiale quello originale in inglese.

È possibile includere una traduzione di questa licenza, di tutte le avvertenze del documento e di tutti i limiti di garanzia, a condizione che si includa anche la versione originale in inglese della licenza completa, comprese le avvertenze e limitazioni di garanzia. In caso di discordanza tra la traduzione e la versione originale inglese di questa licenza o avvertenza o limitazione di garanzia, prevale sempre la versione originale inglese.

Infine è il caso di sottolineare che la licenza FDL consente sempre lo sfruttamento commerciale dell’opera e non esiste in questa licenza un’opzione “non commercial”. Questo è infatti il testo tratto dalla sezione 2 della licenza:

Si può copiare e distribuire il documento con qualsiasi mezzo, con o senza fini di lucro, purché tutte le copie contengano questa licenza, le note di copyright e l'avviso che questa licenza si applica al documento, e che non si aggiungano altre condizioni al di fuori di quelle della licenza stessa. Non si possono usare misure tecniche per impedire o controllare la lettura o la produzione di copie successive alle copie che si producono o distribuiscono. Si possono comunque accettare compensi per la copiatura. Se si distribuiscono un numero sufficiente di copie si devono seguire anche le condizioni della sezione 3.

Alle stesse condizioni sopra menzionate si possono prestare copie e mostrarle pubblicamente.

Lo svantaggio della GFDL è nella sua estrema farraginosità, che la rende adatta per le pubblicazioni via Internet, ma molto meno per le pubblicazioni cartacee – e completamente inadatta per qualsiasi altro mezzo di espressione non testuale. Le inadeguatezze e la complessità della licenza furono accentuate dal crescente successo delle licenze Creative Commons.

Infine, degna di nota, è la sezione 11 che è stata aggiunta nella licenza, in base alla quale qualsivoglia "sito per la collaborazione massiva multiautore" licenziato in GFDL può rilicenziare i propri contenuti con licenza CC-by-sa, se questi rispettano i seguenti due criteri:

a) non è presente alcuna limitazione così come prevista dalla licenza GFDL; b) sono stati pubblicati per la prima volta con licenza GFDL su tale sito

prima del 1° novembre 2008.

Il rilicenziamento era comunque permesso solo entro una ristretta finestra temporale, ossia entro e non oltre il 1° agosto 2009. La limitata possibilità temporale era dovuta al fatto che tale modifica era stata prevista, nei fatti, solo ed

esclusivamente per la WFM – che decise infine di sfruttare, in seguito ad una consultazione con le comunità dei vari progetti a cui fa capo.

Applicazioni

Nel caso della licenza FDL non si parla di applicazioni ma di documenti: si va dai manuali tecnici a vere e proprie opere letterarie.

L'esempio di maggior nota è Wikipedia, un'enciclopedia multilingue collaborativa, online e gratuita, nata con il progetto omonimo intrapreso da Wikimedia Foundation (WFM), un'organizzazione non a scopo di lucro statunitense. E' la più grande raccolta di documentazione ad aver utilizzato questo tipo di licenza fino al passaggio a Creative Commons, avvenuto nel giugno 2009.