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La Licenza Pubblica Mozilla (LPM)

3. Le licenze per il software Libero e Open Source

3.7 La Licenza Pubblica Mozilla (LPM)

La Mozilla Public License (MPL) è una licenza open source e free software. La versione 1.0 fu sviluppata da Mitchell Baker quando lavorava come avvocato alla Netscape Communications Corporation e la versione 1.1 quando era alla Mozilla Foundation. La MPL è stata concepita come una versione ibrida di una Licenza BSD modificata e la GNU General Public License.

Storia

Quando la Netscape decise di diffondere il sorgente del suo prodotto di punta, dovette fare i conti con una situazione abbastanza diversa da quella in cui si trovava il progetto GNU: quest'ultimo infatti aveva degli intenti propagandistici e no-profit che non potevano armonizzarsi invece con la realtà di una grande azienda. Bisognava quindi "liberare il sorgente" senza però rendere il software un effettivo software libero, nel senso voluto dalla Free Software Foundation, dato che non si voleva precludere la possibilità di inframmezzarlo con codice di natura proprietaria; bisognava anche appurare se qualcuna delle licenze già comparse sul mercato fosse stata adeguata al tal fine.

Per prima cosa, quindi, vennero consultati esperti di informatica, diritto e marketing, prendendo in esame le caratteristiche delle licenze GPL, LGPL e BSD. La prima venne subito esclusa per la sua rigidità nel proibire la contaminazione con codice di derivazione proprietaria e per il cosiddetto problema dell' "effetto virale" di questa sua rigidità; la seconda, in quanto versione più aperta e permissiva della sua "sorella maggiore", poteva essere più appetibile, "ma conteneva ancora troppi tranelli della GPL"; la BSD pur nella sua semplicità ed elasticità, fu però giudicata insufficiente allo sviluppo del progetto.

Dato che non erano disponibili licenze adatte allo scopo, fu deciso di stilare una nuova apposita licenza che, a detta dei loro promotori, si sarebbe posta come un primo tentativo di compromesso fra i criteri giuridico ideologici del software libero tradizionale e lo sviluppo a livello aziendale di software a sorgente aperto. Il 5 marzo 1998, quindi, nacque la Netscape Public License (NPL).

La NPL con una certa contraddittorietà, riservava alcuni privilegi al detentore originario dei diritti nella distribuzione del codice sorgente: dava a Netscape il privilegio di porre sotto un'altra licenza le modifiche fatte al suo software, in modo che l'azienda poteva tenere come private quelle modifiche, approfittarne per migliorare il software e rifiutarsi di ridistribuire il risultato. Per di più, a Netscape veniva riservata anche la possibilità di redigere versioni aggiornate della NPL, alla stregua di quanto faceva la FSF con la GPL (con la differenza che la FSF era un'organizzazione no-profit e non un'impresa con interessi economici).

Tale scelta non riscosse molto successo: per tale ragione, il 21 marzo 1998 venne diffusa una nuova licenza dal nome Mozilla Public License (MPL), libera da quei privilegi che avevano generato tante critiche.

Il codice derivato da questa nuova versione poteva essere sotto MPL (o sotto ogni altra licenza compatibile) e quindi poteva essere inserito (in grado variabile) all'interno di un pacchetto di software commerciale. In questo modo il Progetto Mozilla è riuscito finalmente ad assecondare il duplice intento di diffusione a sorgente aperto e di proficua strategia aziendale.

Caratteristiche della licenza

La MPL è stata realizzata per regolare l'uso di Firefox, Thunderbird e tutti gli altri software editi dal gruppo, anche se è utilizzabile liberamente per tutelare qualsiasi software open source: quindi, è stata scelta anche per altri progetti indipendenti. La licenza è gratuita, mondiale, non esclusiva e soggetta ad asserzioni di proprietà intellettuale da parte di terzi. Il software può essere liberamente usato, modificato e distribuito, secondo i termini della licenza.

Fondamentalmente, si tratta di una via di mezzo fra i requisiti molto rilassati previsti dalla famiglia di licenze BSD e le più stringenti limitazioni inerenti la disponibilità del codice sorgente anche per i progetti derivati imposte da GPL. I programmi tutelati da MPL possono essere legalmente integrati all'interno di progetti più ampi, anche se poi questi dovessero essere distribuiti solamente nel

formato binario. Tale possibilità è offerta anche dalle licenze BSD, ma espressamente proibita da GPL. Contrariamente alle BSD però, MPL introduce una precisazione: si tratta di una clausola incentrata sul concetto di "modifica". MPL richiede che tutti i file che contengono parti di codice estrapolate da programmi da essa tutelati siano resi disponibili anche nel formato testuale, e secondo gli stessi termini. Tutti i file che compongo il progetto derivato, ma sono realizzati ex novo, possono invece rimanere privati.

Anche la LPM inizia con una serie di definizioni. La più importante è quella di “modifiche”: allo scopo della licenza si intendono tali, tutte le aggiunte o le sottrazioni dalla struttura o dalla sostanza del codice, originale o modificato in precedenza. Quando il codice si compone di una serie di file, una modifica è:

1) ogni aggiunta o sottrazione di contenuti da un file contenente il codice originale o già modificato;

2) ogni nuovo file contenente parti del codice originale o modificato.

La definizione di “licenziatario” contiene il concetto di “ente legale” identificato in modo sostanzialmente identico alla licenza Apache.

Due principi sono alla base della sezione riguardante le concessioni dello sviluppatore iniziale.

 Non è onesto che qualcuno crei una modifica per la quale ha un brevetto, renda la modifica disponibile gratuitamente secondo i termini della licenza e in seguito cerchi di far pagare i diritti sul brevetto.I

 diritti che i contributori vantano sui brevetti devono essere protetti in modo coerente con lo scopo della licenza.

Il codice sorgente di ogni modifica che si crea o alla quale si contribuisce deve essere reso disponibile mediante lo stesso supporto o mezzo di comunicazione usato per la versione eseguibile. In questo secondo caso, il codice sorgente deve rimanere disponibile per almeno un anno (sei mesi per le modifiche successive). Anche se non gestisce direttamente il mezzo di distribuzione elettronica, l'autore della modifica deve assicurarsi che il codice sorgente resti a disposizione.

Non è richiesto che le modifiche siano inviate anche alla Fondazione Mozilla, o ad altre organizzazioni o soggetti.

Il codice modificato deve contenere un file riportante i cambiamenti e la rispettiva data. Deve essere incluso un avviso ben evidente del fatto che il codice deriva, direttamente o indirettamente, da quello originale fornito dallo sviluppatore iniziale, il cui nome deve comparire:

• nel codice sorgente;

• nella versione eseguibile, in ogni avviso o documentazione che descrive l'origine o la proprietà del codice.

Se un contributore viene a conoscenza di contestazioni sulla proprietà intellettuale, deve includere nella distribuzione un file di testo chiamato “legal”, che descriva la pretesa e il soggetto che l'ha avanzata in modo che il ricevente sappia a chi rivolgersi.

L'uso del software in caso di contestazioni sulla proprietà intellettuale non è stato proibito perché spesso le dispute legali sono in evoluzione, poco chiare o di portata geografica limitata. La Fondazione Mozilla ha preferito perciò imporre la semplice comunicazione, in modo che gli sviluppatori sappiano a quali diritti sulla proprietà intellettuale è soggetto il codice per decidere, di volta in volta, se desiderano affrontare le questioni legali sul software.

Se una particolare legislazione o la decisione di un tribunale rendono impossibile conformarsi a uno o più termini della LPM, si deve comunque cercare di seguire i termini nella massima misura consentita. Le limitazioni devono inoltre essere descritte nel file “legal” e incluse in ogni distribuzione del codice sorgente.

La Fondazione Mozilla ha acquisito dalla Netscape i diritti sulla pubblicazione di nuove versioni della LPM. Anche se il codice è pubblicato sotto una determinata versione della licenza, l'utilizzatore può scegliere di utilizzare i termini di una versione successiva. Ciò è conforme allo spirito del software libero: impedire che delle libertà già concesse possano venire meno.

Chiunque è libero di scrivere e usare una versione modificata della licenza, che può essere applicata solo a codice che non è già coperto dalla LPM. Per evitare confusioni, la nuova licenza non deve contenere parole come “Mozilla”, “MozPL”, “Netscape”, “MPL” e simili, oppure deve fare altrimenti notare che la licenza è diversa dalla LPM e dalla licenza pubblica Netscape.

Due paragrafi in lettere maiuscole ricordano con dovizia di particolari l'assenza di ogni garanzia o responsabilità.

I diritti garantiti dalla licenza cessano se l'utilizzatore non segue i termini per 30 giorni dal momento in cui si accorge della violazione, come pure in alcuni casi conseguenti dall'avvio di una causa giudiziale riguardante la violazione di un brevetto.

Lo sviluppatore iniziale può permettere l'uso di parti del codice secondo altre licenze. La licenza contiene il modello di testo da usare in ogni file coperto dalla LPM, utilizzabile anche per specificare la licenza alternativa.

Alcune delle complesse restrizioni imposte dalla LPM la rendono incompatibile con la GNU GPL. Tuttavia, ciò non succede quando la GPL – o una licenza con essa compatibile – è indicata come alternativa secondo quanto appena esposto.

Applicazioni

La MPL è la licenza della Mozilla Application Suite, di Mozilla Firefox, di Mozilla Thunderbird e di altro software Mozilla. Inoltre, è stata adattata da altre società come licenza per i loro programmi: tra le più famose si possono ritrovare

la Sun Microsystems, la Common Development and Distribution License con OpenSolaris (versione open source del sistema operativo Solaris 10).