• Non ci sono risultati.

Sulla presunta identità categoriale di articoli determinativi e pronomi clitici 1

6. Il linguaggio figurato

Nella lingua della pubblicità il linguaggio figurato è di fondamentale impor-tanza, soprattutto nell’uso di figure retoriche quali la metafora e vi è un ri-corso costante a forme idiomatiche che possono essere già presenti nella lin-gua, oppure modificate, o inventate ex novo. È noto che nel linguaggio quo-tidiano si ricorre ampiamente al linguaggio figurato, a routines linguistiche, forme cristallizzate, idioms e metafore. Il linguaggio della pubblicità è parti-colarmente ricco di tali figure retoriche che sono quasi tutte utilizzate, anche se in grado diverso. Da una recente ricerca, effettuata su più di duemila pub-blicità da Daniela Terzi (nella tesi Immagini e parole: figure retoriche della

pubblicità, inedita, a.a 2007-8, Facoltà di Lingue e letterature straniere

dell’Università di Udine), che riporta la frequenza delle figure retoriche del discorso pubblicitario, emerge che le figure retoriche di ritmo sono le più presenti nella lingua della pubblicità., 33,90% delle figure retoriche riporta-te). Tali figure di ritmo sono così suddivise: anafora (26,94%), allitterazione (26,20%), ripetizione (16,23%), assonanza (12,18%), antistrofe (7,75%), e-panalessi (3,69%), annominazione (3,32%), anadiplosi (2,95%), diafora (0,74%). Oltre alle figure di ritmo, le altre figure retoriche riscontrate con

M a r i o C a r d o n a 126

maggiore frequenza sono state: domanda retorica (9,89%), isocolon (9,76%), esclamazione (9,26%), sospensione (6,63%), prosopopea (3,88%), paradosso (3%), omoteleuto (2,63%), dialisi (2,13%), antitesi (2%), metafora (2%), an-fibologia (1,50%), apostrofe (1%), flashback (1%), similitudine (1%), sino-nimia (1%), metosino-nimia (0,88%), parosino-nimia (0,88%), anacoluto (0,75%), lito-te (0,75%), onomatopea (0,75%), anastrofe (0,50%), correctio (0,50%), deis-si (0,50%), iperbole (0,50%), deis-sinestedeis-sia (0,50%), riconoscimento (0,38%) apocope (0,37%), enallage (0,37%), omeoarco (0,25%), ossimoro (0,25%), reiterazione (0,25%), aforisma (0,13%).

Conclusioni

Il testo pubblicitario è dunque un testo particolarmente ricco di spunti per la riflessione metalinguistica e in ambito glottodidattico il suo utilizzo con-sente all’insegnante non solo di predisporre delle attività didattiche incentra-te sulla pluralità di codici che esso presenta, ma anche di affrontare in modo ludico e motivante la riflessione su specifici aspetti semantico-lessicali della lingua. A partire dal testo pubblicitario è possibile infatti creare percorsi di-dattici incentrati su diversi aspetti dell’educazione linguistica. Da un lato è possibile lavorare in classe sul rapporto fra i linguaggi verbali, non verbali e iconici presenti nello spot pubblicitario, oppure è possibile analizzare gli a-spetti socio-culturali ed interculturali che la pubblicità, in quanto materiale autentico, presenta nella loro attualità e complessità. Infine la riflessione può essere incentrata sui contenuti linguistici. Sulle varietà di registro, sulle ca-ratteristiche sintattiche, oppure si possono predisporre attività per l’espan-sione lessicale. Sulla base degli obiettivi linguistico-culturali l’insegnante può scegliere il testo pubblicitario che meglio si presta alle sue esigenze. E-gli può sceE-gliere di lavorare su testi monologici o dialogici, può optare per testi narrativi, descrittivi, espositivi, regolativi, argomentativi ecc., al fine di sviluppare le funzioni linguistiche che ritiene opportune partendo da un input come il messaggio pubblicitario che consente di lavorare su segmenti di lin-gua sempre contestualizzati.

Bibliografia

ABRUZZESE A.,COLOMBO F., (a cura di), 1994, Dizionario della pubblicità, Bolo-gna, Zanichelli.

ALTIERI BIAGI M. L., 1979, “La lingua non letteraria”, in DEVOTO G.,ALTIERI BIAGI

M. L., La lingua italiana, storia e problemi attuali, Torino, ERI, pp. 291-322. AMBROSIO G., (a cura di), 2005, Le nuove terre della pubblicità, Roma, Meltemi.

L ’ u s o d e l l a p u b b l i c i t à n e l l a d i d a t t i c a d e l l e l i n g u e 127

APPIANO A., 1996, Comunicazione visiva, Roma, Meltemi.

BALLARDINI B., 1998, La morte della pubblicità, Roma, Castelvecchi.

BARTHES R., 1964, “Rhétorique de l’image”, in Communication , n. 4, (tr. it. “Reto-rica dell’immagine”, in L’ovvio e l’ottuso, Torino, Einaudi, 1985).

BARTHES R., 2002, Elementi di semiologia, Torino, Einaudi.

BECCARIA G. L., (a cura di), 1994, Dizionario di linguistica, Torino, Einaudi. BENUCCI A., 2007, “Lingue straniere e pubblicità: pubblicità televisiva e insegna-mento dell’italiano”, in CARDONA M., (a cura di), Vedere per capire e parlare. Il

testo audiovisivo nella didattica delle lingue, Torino, UTET Università.

BERRUTO G., 1987, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Firenze, La Nuo-va Italia.

BETTETINI G., 1996, L’audiovisivo. Dal cinema ai nuovi media, Milano, Bompiani. CALABRESE S., 2004, Il potere della parola, Udine, Forum.

CARDONA G. R., 1974, La lingua della pubblicità, Ravenna, Longo.

CARDONA M., (a cura di), 2007, Vedere per capire e parlare. Il testo audiovisivo

nella didattica delle lingue, Torino, UTET Università. CASADIO C., 1996, Itinerario sulla metafora, Roma, Bulzoni.

CASTAGNOTTO U., 2000, Come ci adesca la pubblicità, Torino, Rosenberg & Sel-lier.

CESERANI G. P., 1988, Storia della pubblicità in Italia, Bari, Laterza.

CHIANTERA A., 1989, Una lingua in vendita: l’italiano della pubblicità, Firenze, La Nuova Italia.

CODELUPPI V., 2000, Pubblicità, Bologna, Zanichelli.

CODELUPPI V., 2002, La pubblicità. Guida alla lettura dei messaggi, Milano, Franco Angeli.

CORTI M., 1974, “Per una nuova prospettiva nello studio del linguaggio pubblicita-rio”, in Italiano d’oggi. Lingue letterarie e lingue speciali, Trieste, Lint.

DE LISO G., 2002, Creatività e pubblicità. Manuale di metodologie e tecniche

crea-tive, Milano, Angeli.

DE MAURO T., 1967, “Un linguaggio subalterno”, in Sipradue, n. 12, pp. 5-8. DE MAURO T., 1996, “Un linguaggio subalterno”, in BALDINI M., a cura di), Le fan-taparole. Il linguaggio della pubblicità, Roma, Armando, pp. 51-55.

ECO U., 1968, La struttura assente, Milano, Bompiani.

EIRE A. L., 1998, La retórica en la publicidad, Madrid, Arco Libros. FLOCH J. M., 1992, Semiotica, marketing e comunicazione, Milano, Angeli.

KÖVECSES Z., 2005, Metaphor in Culture: Universality and Variation, Cambridge, Cambridge University Press.

LOMBARDI M., (a cura di), 1998, Il nuovo manuale delle tecniche pubblicitarie. Il

senso e il valore della pubblicità, Milano, Angeli.

LOMBARDI M., 2003, “La pubblicità”, in FABRIS G., La comunicazione d’impresa, Milano, Sperling & Kupfer Editori.

MEDICI M., 1986, La parola pubblicitaria. Due secoli di storia fra slogan, ritmi e

wellerismi, Venezia, Marsilio.

MIGLIORINI B., 1963a, Saggi sulla lingua del novecento, Firenze, Sansoni. MIGLIORINI B., 1963b, Lingua contemporanea, Firenze, Sansoni.

M a r i o C a r d o n a 128

PERUGINI M., 1994, La lingua della pubblicità, in SERIANNI L.,TRIFONE P., a cura di), Storia della lingua italiana, Torino, Einaudi, II, pp. 599-615.

PITTÈRI D., 2002, La pubblicità in Italia, Bari, Laterza.

Polesana M. A., 2005, La pubblicità intelligente. L’uso dell’ironia in pubblicità, Mi-lano, Angeli.

PRIULLA G., 2002, Vendere onnipotenza: metafore pubblicitarie, tecnologie, miti del

XIX secolo, Bari, Dedalo.

RAIMONDI E., 2002, La retorica d’oggi, Bologna, Il Mulino.

SOBRERO A., 1993, “Lingue speciali”, in SOBRERO A., (a cura di), Introduzione

all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Bari, Laterza, II, pp. 237- 277.

TESTA A. M., 1988, La parola immaginata, Parma, Pratiche Editrice.

G

UGLIELMO

C

INQUE