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Quale grammatica per l’insegnamento?

4. Una grammatica rifondata

Il tipo di insegnamento della grammatica presentato nella sezione preceden-te, è molto diverso da quello che troviamo nei libri di testo, forse richiede un livello di attenzione, astrazione, appropriatezza maggiore, ma a fronte di un piccolo sforzo supplementare presenta a mio parere notevoli vantaggi.

Innanzitutto arricchisce la preparazione personale di chi studia inserendo nel curriculum in modo trasversale una disciplina cardine nella cultura del secolo scorso che è rimasta sostanzialmente assente nel corso scolastico de-gli studi (e sembra destinata a rimanervi, a giudicare dalla recentissima ri-forma della scuola superiore). Trovo che dare nozioni aggiornate di lingui-stica teorica, è altrettanto formativo che dare nozioni aggiornate di logica, biologia, chimica, fisica, ecc. e a maggior ragione nell’ambito dei licei di ti-po umanistico. Essere a conoscenza dei propri meccanismi cognitivi mette chi studia in condizione di controllare maggiormente la propria produzione sia nei registri formali della lingua madre, che nelle lingue straniere, sia nella comprensione del testo delle lingue classiche, che nell’interazione quotidiana

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con parlanti dell’italiano L2 o con parlanti di altre varietà italiane, permette di non sentirsi mai incompetenti nella propria lingua anche quando questa è leggermente diversa dal registro formale normato cui si vuole tendere, rende consapevoli delle microvariazioni tra dialetti vicini e di conseguenza più tol-leranti rispetto ad “accenti” diversi dal nostro, sia per provenienza regionale diversa, sia verso chi ha una L1 diversa dall’italiano, infonde rispetto e cu-riosità verso culture diverse espresse in lingue del tutto incomprensibili che all’orecchio ingenuo sono spesso motivo di derisione, scandalo, sospetto, dettati unicamente dalla totale mancanza di conoscenza dei principi di fone-tica, prosodia, anche in persone altrimenti colte. Per farla breve, attribuisce alle varietà locali il giusto peso di appartenenza culturale, scevra da immoti-vati complessi di superiorità e alle varietà allofone di qualunque tipo una pa-ri dignità e interesse.

Migliora la prassi e la metodologia di chi insegna, perché permette di at-tribuire agli “errori” di chi impara il valore positivo di stadio intermedio di acquisizione, di percorso fatto verso una meta non ancora raggiunta, piutto-sto che di fallimento nel mettere in pratica la prescrizione indicata o di cadu-ta in una prassi erracadu-ta. L’insegnante di icadu-taliano che troverà scritto nel tema A

me mi piace … non avrà la sensazione che chi scrive “non sa l’italiano” ma

scrive in dialetto o peggio ancora in una forma di italiano sbagliata, ma saprà che chi scrive ha semplicemente adottato il registro parlato in modo erroneo e indicherà all’allievo/a che quando si fa un tema si usa un linguaggio forma-le che, dove possibiforma-le (e non invece in qualunque caso) cerca di non ripetere il pronome. Quindi A me piace è più adatto al registro formale, mentre per evitare di scrivere A me mi hanno convocato (che è comunque corretto da ogni punto di vista, ma risulta per motivi non del tutto giustificati “poco ele-gante”) potremmo scrivere Io sono stata convocata oppure Hanno convocato

me. L’insegnante di inglese che trova o sente frasi come It is clear the fact that English is difficult farà notare che l’inglese permette sì un soggetto

po-stverbale nel caso in cui questo sia una frase, ma se la frase è contenuta in un sintagma nominale (the fact) l’intero costituente vale come un’espressione nominale e dunque non può essere posticipata. Si congratulerà tuttavia per l’inserimento di it che mostra come chi ha detto o scritto una frase del genere abbia acquisito la proprietà dell’inglese di lingua a soggetto obbligatorio e abbia quindi abbandonato la proprietà di soggetto nullo dell’italiano.

Infine la grammatica rifondata permetterà sia a chi insegna, sia a chi ap-prende, di considerare la grammatica come uno strumento di analisi empirica e teorica della lingua e non un patrimonio storico-culturale fatto di norme e proibizioni, esclusivo di classi sociali elette, che allontana chi non lo possie-de fin dalla nascita e nello stesso tempo è tenuto a distanza da chi non riesce ad esserne partecipe. Questo principio, d’altronde, è ampiamente trattato nel-la bibliografia delnel-la scuonel-la glottodidattica che si rifà a Giovanni Freddi, ri-portata nel contributo di Balboni a questo volume, cui si rimanda.

Q u a l e g r a m m a t i c a p e r l ’ i n s e g n a m e n t o ? 193

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