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La decisione personale di partire, di emigrare si può trasformare, a volte, da decisione individuale a progetto collettivo di un gruppo sociale come, ad esempio, la famiglia di appartenenza1.

La migrazione diventa, in questo modo, un disegno corale che impegna il singolo per il bene di tutti: è un investimento fatto per migliorare la vita di ognuno. In tale situazione parte un individuo ma la sua decisione è una scelta di gruppo che si inserisce all’interno di una rete più ampia.

Secondo Ambrosini le teorie dei network concepiscono le migrazioni come incluse in reti sociali che attraversano il tempo e lo spazio,

1 Ambrosini M., Delle reti e oltre: processi migratori, legami sociali e istituzioni, Working papers del Dipartimento di studi sociali e politici, Università degli studi di Milano, Milano, 2006

nascono, si sviluppano e infine declinano. Le decisioni soggettive si inseriscono all'interno di gruppi sociali che, a loro volta, mediano tra le condizioni sociali ed economiche determinate a livello macro e i reali comportamenti migratori individuali2.

Nelle interviste raccolte si può notare una differenza sostanziale tra le donne ricongiunte da giovani al nucleo familiare e coloro che sono partite da sole e da adulte: le prime non hanno legami significativi in Marocco e non si sentono investite dalla responsabilità dello sviluppo del progetto migratorio, le seconde, invece, sentono forte la pressione di riuscire nel percorso che le ha portate in Italia e hanno dei parenti a cui inviare mensilmente soldi.

“(..) Noi non andiamo così spesso in Marocco. Per dirti ora sono 3 anni che io non vado giù. A me non importa molto perché la mia famiglia è tutta qui e non mi interessa andare giù (..)” Bouchra

Le rimesse economiche che sono inviate in patria sono la prova che chi è partito non si è dimenticato, non ha “tradito” il mandato iniziale: alcune donne ammettono che, ogni mese, compiono un piccolo sacrificio e inviano costantemente una quota di denaro3. Sono soldi

che sono utilizzati per curare un parente gravemente ammalato o per aiutare l'economia familiare di un nucleo più esteso di persone. L'importo del denaro inviato varia dai 50 € al mese ai 150 € nei casi più impegnativi.

“(..) Mandiamo a casa dei soldi tutti i mesi perché mia suocera ha sempre di

bisogno e quindi mandiamo a casa quasi 150 € al mese. Non ci sono altre possibilità perché ne ha bisogno e quindi non possiamo fare diversamente. Mia suocera è tanto ammalata e ha bisogno di medicine perché non abbiamo la mutua come qua, si deve comprare tutto se si vuole curare. Non è come qua, se io non lavoro ho la mutua che mi copre le spese, là no, lei non lavora è a casa e ci sono delle medicine di cui non può fare senza. E' una bella spese e un grande sacrificio

2 Ambrosini M., Delle reti e oltre: processi migratori, legami sociali e istituzioni, Working papers del Dipartimento di studi sociali e politici, Università degli studi di Milano, Milano, 2006

per noi, dobbiamo pagarle anche l'affitto di là, luce, gas e acqua. Questo lo dobbiamo fare perché è l'ultimo figlio e ha la responsabilità dei suoi genitori (..)” Nadia

C'è una diversità tra le mogli e i mariti appena ricongiunti perché quest'ultimi, in alcune interviste raccolte, sono coloro che inviano denaro al genitore lontano o ad altri parenti. Per realizzare questo chiedono un sacrificio a tutto il nucleo familiare qui in Italia, con un certo disappunto della coniuge.

Altre donne intervistate ammettono che non hanno parenti da aiutare in patria e non lo fanno perché danno priorità ai propri bisogni e a quelli della loro famiglia per vivere qui.

Qualcuna disapprova il comportamento del genitore che, ad esempio, ogni mese invia soldi al fratello in Marocco ma che costui, a suo parere, ne approfitta dell’aiuto: questi parenti lontani sono visti come legami non significativi e quindi non ritengono giusto sacrificarsi per loro.

“(..)Una volta mio papà mandava spesso soldi in Marocco, ma ora basta, sinceramente non ne abbiamo nemmeno noi per vivere. In più non ci sono più i miei nonni ma solo i fratelli di mio papà che ormai hanno la loro vita indipendente. Una volta ha provato ad aiutare un suo fratello ma poi ha visto che continuava a chiedere soldi senza finire e quindi ha smesso. Non poteva mantenere anche la loro famiglia. Alla fine mio papà lavorava, lavorava e mio zio invece mangiava, mangiava (..)” Rama

Anche le modalità di visita e di ritorno al paese sono una dimostrazione del legame che unisce chi è emigrato e chi è rimasto in patria4.

Ad esempio alcune donne, ricongiunte da giovani, raccontano che i loro genitori stanno progettando di ritornare definitivamente in Marocco, dove incominciare un'altra vita anche un po' in conseguenza delle difficoltà economiche, dopo la crisi del lavoro.

4 Sayad A., La doppia assenza. Dalle illusioni dell'emigrato alla sofferenza dell'immigrato, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002.

“(..)Attualmente torniamo circa una volta all'anno in Marocco, non è più come una volta quando i viaggi erano molto più frequenti. I miei genitori sono gran parte dell'anno in Marocco, non riescono più a stare qui (..)” Hayat

Molte donne ammettono che in Marocco vanno, soprattutto, per passare le vacanze un po' perché hanno un periodo di ferie limitato durante l'anno e quindi ne approfittano per tornare, e un po' perché il biglietto aereo è costoso e non posso permettersi tanti viaggi.

Alcune intervistate tornano in ferie in Marocco perché lì hanno una casa e quindi la possibilità di alloggiare senza spese ulteriori, o come nel caso di Ghizlane che, non avendo lavoro qui a causa della crisi, si sono trasferiti per lunghi periodi in Marocco visto che hanno l'abitazione disponibile e in questo modo spendono meno che restare qui.

“(..) Per dirti ora che non abbiamo lavoro andiamo spesso in Marocco per lunghi periodi. Abbiamo la nostra casa di là e la vita non costa così tanto.. così resto, soprattutto io con i bambini, molti mesi a casa.. qui costerebbe tanto di più..(..)” Ghizlane

12.3 CONCLUSIONI

A volte, dietro la partenza di un soggetto c’è un progetto e un impegno collettivo:una famiglia, un gruppo sociale investe risorse e speranze nell'emigrazione del soggetto prescelto.

Ogni percorso migratorio si inserisce all'interno di una rete che collega la terra d'origine e il nuovo contesto, unisce i parenti lasciati e i contatti che hanno aiutato nell'inserimento nella società d'arrivo .

Investiti di questo ruolo e questa responsabilità le persone immigrate devono dimostrare che non si dimenticano dell'impegno e lo fanno attraverso l'aiuto economico, con invio di rimesse al paese d'origine e con viaggi che aiutano a consolidare il legame.

Non per tutti è lo stesso perché chi è partito per primo sente forte questo impegno e concretamente vi risponde. Al contrario, chi è stato ricongiunto da piccolo, non ha scelto in prima persona di emigrare, non avverte questa responsabilità e le richieste d'aiuto che provengono da chi è rimasto, sono vissute con una certa insofferenza: portano via le risorse necessarie alla vita qui e il Marocco è visto come un luogo dove trascorrere dei giorni di vacanza.

13 CAPITOLO

IMPATTO CRISI ECONOMICA

13.1 PREMESSA

Nel presente capitolo, ho analizzato come la crisi economica abbia influito sulle vite delle donne intervistate, sul ricongiungimento che hanno realizzato e sul loro progetto migratorio.

Attraverso l'analisi di come hanno affrontato gli eventi critici, ho voluto approfondire quali sono le risorse che hanno attivato, a quali persone o servizi hanno chiesto aiuto e ricevuto un sostegno.

Infine, ho esaminato come immaginano il loro futuro: se hanno speranza in un miglioramento o se, invece, hanno una visione pessimista e progettano di trasferirsi altrove.