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La scelta di fare il ricongiungimento non è banale e se, anche tra le intervistate c'è chi sostiene di averla fatta un po' “per gioco”, inconsapevolmente, poi ci si rende conto che ci sono delle conseguenze che non si possono affrontare con un atteggiamento leggero.

“(..)È stata una cosa abbastanza inconscia, non sapevo quello che facevo, l'ho preso quasi come un gioco. Solo che alla fine ci sono delle conseguenze. (..)” Rama

Il ricongiungimento diventa una scelta che cambia profondamente la vita di chi lo compie: ci sono delle dinamiche familiari nuove, c'è una

persona o più soggetti, a cui vanno, soprattutto all'inizio, molte attenzioni per aiutarli nei primi momenti dell'arrivo e dell’inserimento nel contesto italiano.

Le donne intervistate, per la maggioranza, sono 12 su 14, hanno riunito a sè il marito mentre, solo in 2 ricongiungono una la madre, rimasta vedova, e l'altra entrambi i genitori. Chi chiama il marito decide di farlo perché spinta dalla voglia di cambiare la propria vita, si sposa e ricongiunge il familiare in Italia in un momento particolare dell'esistenza: è una scelta che fa quando ha raggiunto una certa stabilità nel percorso migratorio e si è ben inserita nel nuovo contesto. Si possono fare delle distinzioni nelle varie storie raccolte: c'è chi è arrivata qui sola, si sposa in Marocco, e richiede, poi, per motivi familiari il coniuge in Italia, non appena ha i requisiti economici e abitativi adeguati in conformità con la normativa italiana.

Altre intervistate sono arrivate nel nostro paese in giovane età per opera del ricongiungimento fatto da uno dei genitori. Queste ragazze conoscono o ricontattano il futuro marito direttamente in Marocco, celebrano le nozze al paese d'origine e poi lo ricongiungono.

Penso che una scelta del genere sottolinea la voglia di mantenere un rapporto profondo con la propria terra d'origine, con le proprie radici. Infatti, sebbene siano ben inserite nel contesto italiano non cercano il consorte nel paese d'immigrazione, tra le relazioni che qui hanno, ma preferiscono intessere legami con persone residenti nella terra nativa dei propri genitori. È interessante sottolineare questo aspetto perché è un modo per avere ancora un rapporto stretto con le proprie origini, assicura che il coniuge rispecchi determinate caratteristiche, che sia adeguato a determinati canoni di rispetto delle proprie tradizioni culturali e religiose.

La situazione appena evidenziata rispecchia molto la modalità di migrare delle persone dal Marocco: all'inizio, negli anni '80-'90, infatti,

sono gran parte tutte partenze di maschi celibi che arrivano in Italia da soli1.

Piano piano iniziano i ricongiungimenti familiari delle mogli, nascono i figli in terra di emigrazione e le famiglie si ingrandiscono, o vengono ricongiunte interi nuclei dal Marocco composti da numerosi figli.

Negli anni, poi, questi minori crescono, diventati adulti, ritornano in Marocco per sposarsi con il coniuge scelto e iniziano ad operare i ricongiungimenti familiari. Ma, rispetto al passato, ci sono molte donne tra costoro e aumentano il numero di mariti ricongiunti e che soggiornano in Italia con un permesso per motivi familiari.

Dall'altra parte, arrivano, novità rispetto al passato, anche donne marocchine nubili e sole che scelgono la via dell'emigrazione come momento di riscatto perché hanno bisogno di emanciparsi e sognano un futuro migliore rispetto a quello che potrebbero avere nel loro paese.

Altre volte é la famiglia d'origine che le spinge a partire, soprattutto, per motivi economici e di lavoro: perché il nucleo ha bisogno di maggiori risorse per mantenere tutti i membri. La scelta dei parenti talvolta cade su di loro preferendole ai figli maschi, come nel caso di Saadia, costretta a partire e a lasciare l'università per volere dei genitori.

La madre e il padre decidono così perché valutano che una donna, rispetto al maschio, ha più possibilità di trovare lavoro in Italia, facendo la collaboratrice domestica.

Sono donne che giungono nel nostro paese e, dopo pochi anni, nei quali cercano una certa stabilità economica ed abitativa, si sposano in Marocco con un connazionale e operano, a loro volta, il ricongiungimento familiare.

Tali figure femminili sono giovani, non sposate e non hanno vincoli parentali per cui possono essere un valido investimento per la famiglia che decide di farle partire, perché hanno la possibilità di trovare un

1 Rinaldini M., Le famiglie marocchine, in Tognetti Bordogna M., Famiglie ricongiunte. Esperienze di

lavoro che le può far riscattare e migliorare, così, la condizione economica propria e del nucleo familiare che in patria le aspetta e chiede il ritorno di quanto investito2.

Queste marocchine, inoltre, non operano ricongiungimenti familiari di minori e potrebbe avere un significato ben preciso: sono tutte giovani e anche i nuclei familiari sono di recente costituzione.

Un tale andamento sarebbe di supporto all'analisi migratoria tipica del Marocco: è da pochi anni che le donne partono e scelgono la via dell'emigrazione come autrici delle proprie scelte, non sono più solo donne al seguito del marito che le ricongiunge3. Sono figure femminili

nuove, che si discostano dalla “tradizione”: scelgono la via della partenza per un altro paese, decidono dove andare a vivere, quale attività lavorativa fare, quando sposarsi e il tempo e la modalità del ricongiungimento.

Preferiscono far arrivare in Italia il coniuge e, una volta sistemati, costruiscono la loro nuova famiglia: questo spiega le nascite di tutti i minori in Italia.

Come detto sopra la gran parte delle intervistate ha ricongiunto il marito in Italia ma ci sono varie tipologie di percorsi migratori.

Una prima modalità è l'arrivo nel nostro paese in tenera età, quando ancora minorenne si è ricongiunte dal padre, insieme alla madre e al resto del nucleo familiare. Una volta diventate adulte, queste ragazze, scelgono di trovare il coniuge nella terra da dove sono partite ma che hanno abbandonato da molto tempo. Decidono il futuro marito o tra conoscenti d'infanzia o tra vecchi vicini di casa o sono parenti di amici che riescono a contattare e a conoscere tramite internet o contatti telefonici.

“(..)Mio marito lo conosco da quando eravamo piccoli, poi ci siamo fidanzati e abbiamo scelto di sposarci.(..)” Bouchra

2 Sayad A., La doppia assenza. Dalle illusioni dell'emigrato alle sofferenze dell'immigrato, Cortina, Milano, 2002 3 Rinaldini M., Le famiglie marocchine, in Tognetti Bordogna M., Famiglie ricongiunte. Esperienze di

“(..)Io ho scelto di sposarmi con un ragazzo che viveva in Marocco, l'ho conosciuto con internet, o meglio è il cugino di una mia cara amica. Abbiamo iniziato a parlare con internet finché ci siamo conosciuti meglio e poi abbiamo deciso di sposarci.(..)” Ghizlane

Per queste donne c'è una precisazione da fare: molte volte è la famiglia stessa che decide, per la futura sposa, l'uomo che diventerà loro marito. Nelle interviste compare una sorta di tacito consenso, un adeguarsi al volere dei genitori per il bene della famiglia.

Questo è, per esempio, molto evidente nelle parole di El Hadia che racconta che, dopo alcuni fidanzati italiani e cristiani, che non si sarebbero mai convertiti all'Islam, i genitori le hanno proposto un matrimonio con un ragazzo scelto nella stessa città marocchina da dove sono partiti.

“(..)Il mio è stato un matrimonio familiare, diciamo, ma non del tutto perché comunque ci conoscevamo e abbiamo deciso anche noi. E' stata anche una nostra scelta.(..)” Rama

“(..)Devo dire che prima di lui ho avuto vari fidanzati italiani, ma mia mamma e mio papà non erano d'accordo soprattutto perché loro non avevano la voglia di convertirsi all'Islam. Quindi per me era un grosso grosso problema. Non avrei mai potuto sposarmi con loro. Omar è un ragazzo che conosco da tanti anni, è un ragazzo che andava bene anche ai miei, anche loro lo conoscevano da tanto tempo. Era il nostro vicino di casa, nella casa vecchia di Agadir. (..)” El Hadia

E' evidente che per costoro, arrivate da piccole, l'influenza della famiglia d'origine è molto forte. Uno dei genitori impone la propria idea di matrimonio e di marito, la ragazza, alla fine, se ne fa una ragione, anzi, sembra quasi che giunga ad una condivisione di quanto richiesto dal padre o dalla madre.

Per queste donne l'influenza della famiglia d'origine è importante e questo legame è così forte forse perché vivono ancora con i genitori e qualcuna è mantenuta da loro.

Nelle interviste raccolte, ad esempio, sono queste ragazze che, sposandosi in tenerà età, useranno la casa paterna come alloggio per la richiesta del ricongiungimento familiare.

Questa a maggior conferma del rapporto solido e profondo che le lega al nucleo familiare d'origine e la fatica che fanno a diventare indipendenti e autonome.

Alcune di loro affermano di utilizzare la casa paterna per la domanda del ricongiungimento familiare per l'impossibilità di reperire un appartamento in affitto nel mercato immobiliare perché reputate soggetti poco affidabili in quanto donne di origine straniera e sole senza una famiglia accanto4.

Diversa situazione riguarda le marocchine arrivate qui senza il nucleo familiare d'origine o giunte perché una “figura ponte” ha preparato loro la strada per la partenza e l'arrivo in Italia. Sono donne più grandi, giovani adulte, che si ritrovano nel percorso migratorio alcune per proprio volere e altre per costrizione da parte della famiglia lasciata in Marocco.

Ma ad un certo punto della loro storia migratoria si vede proprio un profondo cambiamento e, nonostante che ci sia qualcuno che le vuole controllare, o vuole scegliere per loro, si nota un'inversione di atteggiamento, quasi a volersi ribellare e iniziano ad autodeterminare la loro vita. Scelgono la città in cui abitare, il lavoro che intendono fare e alla fine decidono anche il momento del matrimonio e l'uomo da sposare.