Lo studio, di natura retrospettiva, è stato effettuato su 34 soggetti portati presso l'Ospedale Didattico Veterinario “Mario Modenato” dell'Università di Pisa nel periodo compreso tra maggio 2010 e gennaio 2014.
I soggetti comprendono cani con età comprese tra 5 e 13 anni (media 9,6 ±2,7) mentre le razze rappresentate sono diverse (7 Golden retriever, 4 Labrador retriever, 3 Pastori tedeschi, 1 Cocker sapaniel, 1 Corso, 2 Boxer, 2 Yorkshire , 1 Springer Spaniel, 2 Beagle, 1West Highland W.T., 1 rotwailer, 1 Terrier, 1 Dobermann, 7 meticci).
I criteri di inclusione dei soggetti nella casistica sono stati:
presenza di valutazione citologica epatica da campione prelevato con tecnica FNB (Fine Needle Biopsy) ecoguidata con ago spinale 22G
diagnosi citologica di degenerazione epatica
evidenza di epatopatia di tipo diffuso
Presenza di esami biochimici completi comprendenti parametri di funzionalità e di danno epatico
presenza di diagnosi clinica conclusiva
Almeno due dei preparati citologici sono stati colorati tramite colorazione tipo Romanowsky (Diff Quik®)
Tutti i preparati sono stati successivamente valutati al microscopio ottico e caratterizzati secondo parametri morfologici citologici comprendenti:
Caratteri citoplasmatici : rarefazione citoplasmatica pigmentazioni intracitoplasmatiche vacuolizzazioni citoplasmatiche Caratteri nucleari anisocariosi inclusioni intranucleari vacuolizzazioni intranucleari binucleazioni polinucleazioni
Sostanza extracellulare
amorfa
lamellare
amiloide
necrosi
Presenza di cellule infiammatorie:
neutrofili basofili eosinofili linfociti macrofogi mastociti Presenza di altre cellule
cellule dell'epitelio biliare
cellule mesenchimali
altro
Il preparato citologico per essere considerato idoneo allo studio doveva contenere una quantità di cellule epatocitarie integre e ben colorate tale da poter consentire la valutazione del campione stesso. Tra i diversi preparati allestiti dallo stesso soggetto è stato scelto il campione che maggiormente soddisfaceva a questa esigenza.
Per la valutazione quantitativa ai singoli parametri morfologici sono stati assegnati dei range di riferimento in modo da poter inserire ogni alterazione in una categoria tra:
Lieve
Moderata
1.1 Schema di valutazione delle alterazioni citoplasmatiche
Rarefazione citoplasmatica e inclusioni: Lieve riguardante meno del 30% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Moderata riguardante dal 30% al 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti;Grave riguardante più del 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti.
Pigmentazioni intacitoplasmatiche occupanti fino a 1/3 del citoplasma; occupanti da 1/3 a 2/3 del citoplasma; occupanti più dei 2/3 del citoplasma. Per ognuna delle sottocategorie: Lieve riguardante meno del 30% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Moderata riguardante dal 30% al 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Grave riguardante più del 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti.
1.2 Schema di valutazione delle alterazioni citoplasmatiche
Vacuolizzazioni citoplasmatiche: Microvacuolizzazioni: con vacoli distinti di grandezza inferiore a quella del nucleo della cellula stessa; Macrovacuolizzazioni: con vacuoli distinti di grandezza uguale o maggiore a quella del nucleo della cellula stessa. Per ognuna delle sottocategorie: Lieve riguardante meno del 30% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Moderata riguardante dal 30% al 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Grave riguardante più del 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti.
2.1 Schema di valutazione delle alterazioni ncleari
Inclusioni: Lieve riguardante meno del 30% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Moderata riguardante dal 30% al 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Grave riguardante più del 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti.
Vacuolizzazioni intranucleari: Lieve riguardante meno del 30% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Moderata riguardante dal 30% al 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti; Grave riguardante più del 60% di cellule sul numero di cellule totali presenti.
Binucleazioni: Presenti: se interessavano un numero maggiore del 15% sul totale di cellule presenti
Polinucleazioni: con 3 nuclei; con più di 3 nuclei: presenti
2.2 Schema di valutazione delle alterazioni nucleari
Anisocariosi:Lieve con differenze nella dimensione dei nuclei da 1,5 a 2,5 volte la grandezza del nucleo stesso; Moderata con differenze nella dimensione dei nuclei da 2,5 a 3,5 volte la grandezza del nucleo stesso; Grave con differenze superiori a 3,5 volte la grandezza del nucleo stesso.
3. Schema di valutazione delle citoarchitetture e del comparto extracelulare
Sostanza amorfa Scarsa: presente in meno di 5 campi osservati all'ingrandimento di 10x; Moderata: presente da 5 a 7 campi osservati all'ingrandimento di 10x; Abbondante: presente in più di 7 campi osservati all'ingrandimento di 10x.
4.1 Schema di valutazione delle cellule infiammatorie
4.2 Schema di valutazione delle cellule infiammatorie
Macrofagi e Mastociti Rari: 1 ogni 5 campi osservati all'ingrandimento di 10x; Comuni: da 2 a 3 ogni 5 campi osservati all'ingrandimento di 10x; frequenti: più di 3 ogni 5 campi osservati all'ingrandimento di 10x
4.3 Schema di valutazione delle cellule infiammatorie
Neutrofili, basofili, eosinofili e linfociti La valutazione di queste cellule è stata basata su un criterio di posizione all'interno del preparato citologico in quanto la valutazione quantitativa era fortemente influenzata dalla contaminazione ematica del campione e in correlazione con la loro presenza nel torrente circolatorio. Si sono pertanto considerati: Presenti se osservabili un numero maggiore di 3 adiacienti ai cluster di cellule epatocitarie.
5. Schema di valutazione delle altre celule
Cellule fusate e cellule dell’epitelio biliare: Rare: 1 ogni 5 campi osservati all'ingrandimento di 10x; Comuni: da 2 a 3 ogni 5 campi osservati all'ingrandimento di 10x; frequenti: più di 3 ogni 5 campi osservati all'ingrandimento di 10x.
Nel tentativo di realizzare un grading quantitativo delle alterazioni degenerative epatocitarie è stato assenganto ad ogni categoria un punteggio. Successivamente sono stati creati dei range che classificassero l’intero processo patologico in assente, lieve, moderato, grave.
6. Tabella dei punteggi assegnati per ogni classe di alterazione citoplasmatica e nucleare Alterazioni citoplasmatiche: Assenti: punteggio 0 Lievi: punteggio da 1 a 2 Moderate: punteggio da 3 a 4 Gravi: punteggio >4 Alterazioni nucleari: Assenti: punteggio 0 Lievi: punteggio da 1 a 2 Moderate: punteggio da 3 a 4 Gravi: punteggio >4
Ogni soggetto incluso nello studio era in possesso di analisi biochimiche comprendenti i parametri di ALT, AST, ALP e GGT, utilizzati come indici di danno epatico e albumine, proteine totali, fibrinogeno, pT, aPTT, bilirubina, colesterolo, trigliceridi, glicemia, utilizzati come parametri di funzionalità epatica. Nella successiva analisi statistica l'insufficienza epatica è stata considerata presente se il soggetto riportava almeno due parametri di funzionalità alterati, mentre il danno epatico è stato considerato presente quando almeno due dei parametri enzimatici risultavano aumentati del doppio rispetto ai range di riferimento.
range di riferimento Albumina 2.6-4.1 g/dL Proteine totali 5.8-7.8 g/dL Fibrinogeno 100-400 mg/dL PT 5.2-7.6 sec. aPTT 9-20 sec. Bilirubina totale 0.07-0.30 mg/dL Colesterolo totale 120-280 mg/dL Trigliceridi 25-90 mg/dL Glicemia 80-125 mg/dL Urea 15-55 mg/dL ALT 20-70 U/L AST 15-40 U/L ALP 2.0-11.0 U/L GGT 45-250 U/L Analisi statistica
Per l’analisi statistica sono stati utilizzati i test di tabulazione incrociata che consente di valuatre l’idipendenza tra più parametri nonché di calcolarne la frequenza.
Successivamnte è stata condotta l’analisi della varianza che ci consente tramite un ANOVA di stimare l’effetto dei vari fattori nei confronti della distribuzione di un determnato dato. A completamento è stato effettuato il test dei range mltipli per consintire l’identificazione delle medie significativaente differenti dalle altre. Con questo metodo esiste un rischio del 5.0% di
RISULTATI
Nello studio eseguito sono stati inclusi 34 casi con diagnosi citologica di degenerazione epatica di cui riportiamo razza, età e diagnosi clinica nella sottostante tabella.
CASO RAZZA Età DIAGNOSI CLINICA
1 Golden retriever 9 Mastocitoma
2 Golden retriever 8 Mastocitoma
3 Labrador retriever 10 Mastocitoma
4 Setter inglese 6 Mastocitoma
5 Golden retriever 12 IBD
6 Meticcio 12 Mastocitoma
7 Coker Spaniel 10 Ipotiroidismo
8 Boxer 10 Mastocitoma
9 Meticcio 10 Carcinoma
10 Pastore Tedesco 12 Mastocitoma
11 Meticcio 11 ipotiroidismo, cushing
12 Golden retriever 12 Mastocitoma
13 Golden retriever 9 Linfoma
14 Pastore Tedesco 8 IBD
15 Meticcio 6 Mastocitoma
16 Dobermann 5 Istiocitoma
17 Labrador retriever 11 Mastocitoma
18 Boxer 8 Mastocitoma
19 Yorkshire 10 Mastocitoma
20 Golden retriever 12 Mastocitoma
21 Terrier 7 Mastocitoma
22 Pastore Tedesco 10 Carcinoma
23 Meticcio 9 Mastocitoma
24 Springer Spaniel 12 Mastocitoma
25 Beagle 10 Emangiosarcoma
26 West Highland W.T 9 Epatite da rame
27 Rottweiler 11 Pancreatite
28 Golden retriever 8 Mastocitoma
29 Yorkshire 10 Mastocitoma
30 Meticcio 12 Mastocitoma
31 Labrador retriever 12 Mastocitoma
32 Labrador retriever 7 Mastocitoma
33 Corso 12 Carcinoma
34 Meticcio 7 Ipotiroidismo
Dei 34 casi inclusi nello studio 27 ( 79,4%) sono pazienti affetti da patologia neoplastica primariamente extraepatica di cui 21 mastocitomi (77,7%), 3 carcinomi (11,11%%), 1 emangiosarcoma ( 3,7%), 1 istiocitoma( 3,7%) e 1 linfoma (3,7%%).
I soggetti colpiti da patologia infiammatoria sono 4 ( 11,76%), mentre le endocrinopatie sono 3 (8,82%). La media delle età dei soggetti è 9,6 anni + 2,7.
Nella tabella che segue sono riportati risultati ottenuto dalla valutazione citologica, dai parametri biochimici e la diagnosi conclusiva per ogni singolo caso.
casi alterazioni citoplasmatiche alterazioni nucleari insufficienza epatica danno epatico Diagnosi
1 grave lieve presente Assente neoplastica
2 lieve lieve Assente Assente neoplastica
3 grave lieve Assente Presente neoplastica
4 moderato lieve Assente Presente neoplastica
5 moderato assenti presente Presente infiammatoria
6 moderato assenti Assente Assente neoplastica
7 moderato assenti presente Assente endocrinopatia
8 moderato moderato Assente Assente neoplastica
9 grave moderato Assente Assente neoplastica
10 lieve lieve Assente Assente neoplastica
11 lieve lieve presente Assente endocrinopatia
12 grave lieve Assente Assente neoplastica
13 grave moderato presente Presente neoplastica
14 grave moderato Assente Assente infiammatoria
15 grave moderato Assente Presente neoplastica
16 moderato lieve Assente Assente neoplastica
17 grave lieve presente Assente neoplastica
18 moderato lieve Assente Assente neoplastica
19 moderato assenti Assente Assente neoplastica
20 moderato grave presente Assente neoplastica
21 moderato assenti presente Assente neoplastica
22 lieve lieve Assente Presente neoplastica
23 moderato moderato Assente Assente neoplastica
24 lieve assenti presente Assente neoplastica
25 lieve assenti Assente Presente neoplastica
26 lieve assenti Assente Assente infiammatoria
27 moderato lieve Assente Assente infiammatoria
28 moderato lieve presente Assente neoplastica
29 moderato assenti Assente Assente neoplastica
30 moderato assenti presente Presente neoplastica
31 lieve lieve presente Assente neoplastica
La tabella mostra che su 34 casi:
21 (61,76%) non presentano insufficienza epatica, mentre 13 ( 38,24%) presentano insufficienza epatica
26 ( 76,47%) non presentano danno epatico,mentre 8 (23,53%) presentano danno epatico 16 soggetti ( 47,06%) presentano alterazioni nucleari lievi, 7 ( 20,59%) moderate, 1
soggetto ( 2,94%) grave. 10 casi ( 29,41%) non presentano alterazioni nucleari
9 ( 26,47%) mostrano alterazioni citoplasmatiche lievi, 17 ( 50%) mostra alterazioni moderate, mentre 8 soggetti ( 23,53%)presentano alterazioni citoplasmatiche gravi
Test di tabulazione incrociata
Nella tabella vengono riportati i valori di P per le singole categorie in rapporto al danno epatico, all’insufficienza epatica e alla diagnosi clinica. Il valore di P considerato
statisticamente significativo è 0,05.
danno epatico insufficienza Diagnosi
rarefazione P 0,7403 P 0,0430 P 0,0619 pigmentazioni P 0,2216 P 0,6305 P 0,2526 macrovacuolizzazioni P 0,4623 P 0,2583 P 0,4932 microvacuolizzazioni P 0,9631 P 0,9238 P 0,0304 alterazioni citoplasmatiche P 0,5479 P 0,9251 P 0,9067 anisocariosi P 0,7056 P 0,4659 P 0,9365 binucleazioni P 0,3026 P 0,3889 P 0,6697 vacuolizzazioni P 0,7592 P 0,6866 P 0,1958 alterazioni nucleari P 0,8393 P 0,2719 P 0,9234 citoarchitetture P 0,4979 P 0,8756 P 0,1130 comparto extracellulare P 0,4778 P 0,5117 P 0,5145 Cellule infiammatorie P 0,0228 P 0,9531 P 0,0040 macrofagi P 0,7957 P 0,3596 P 0,1070
Dalla tabella si evince che esiste una relazione statisticamente significativa tra rarefazione citoplasmatica e insufficienza epatica, tra diagnosi e microvacuolizzazioni e tra diagnosi e presenza di cellule infiammatorie.
Di queste relazioni sono state riportate le frequenze per ciascuna delle categorie quantitative ne e llseguenti tabelle:
danno assente danno presente
cellule infiammatorie
assenti 52,94% 5,88%
linfociti 0,00% 5,88%
mastociti 20,59% 8,82%
neutrofili 2,94% 2,84%
Test delle frequenze : la tabella riporta le percentuali di frequenza con cui si presenta l’alterazione rispetto al danno epatico
insufficienza assente insufficienza presente
rarefazione
Assente 2,94% 14,71%
Lieve 23,53% 2,94%
Moderata 32,35% 17,65%
Grave 2,94% 2,94%
Endocrinopatia infiammatoria Neoplastica Rarefazione Lieve 0,00% 5,88% 20,59% Moderata 2,94% 0,00% 47,06% Grave 0,00% 2,94% 2,94% microvacuolizzazioni Lieve 2,94% 0,00% 32,35% moderata 5,88% 0,00% 5,88% Grave 0,00% 2,94% 5,88% cellule infiammatorie Assenti 8,82% 5,88% 44,12% Linfociti 0,00% 0,00% 5,88% Mastociti 0,00% 0,00% 29,41% Neutrofili 0,00% 5,88% 0,00%
Test delle frequenze : la tabella riporta le percentuali di frequenza con cui si presenta l’alterazione rispetto alla diagnosi clinica
Dalle tabelle si evince che:
alla presenza di rarefazioni citoplasmatiche lievi o moderate ( rispettivamente 23 e 52%) è associata l’ assenza di insufficienza epatica
alla presenza di rarefazioni citoplasmatiche lievi e moderate (rispettivamente 20 e 47%) e alla presenza di microvacuolizzazioni lievi ( 32%) è associata la diagnosi neoplastica. Nel 29% dei casi con presenza di mastociti la diagnosi era neoplastica
Dall’analisi della varianza è risultato statisticamente significativa la distribuzione del fibrinogeno in associazione alle alterazioni citoplasmatiche, alla presenza di necrosi e materiale amorfo ed ai macrofagi.
Nella tabella sottostante riportiamo la media dei valori del Fibrinogeno per ciascuna dele singole classi di alterazione.
DISCUSSIONI
In questo studio le alterazioni citologiche del parenchima epatobiliare non sono risultate statisticamente correlate alla presenza di danno epatico, né in termini qualitativi né in quelli quantitativi. Questo risultato può essere associato a diverse motivi primo fra tutti il polimorfismo, sia qualitativo che quantitativo, di risposta ai diversi insulti patologici da parte degli epatociti. La valutazione della presenza di danno epatico attraverso le alterazioni enzimatiche deve inoltre tener conto del fatto che essi sono parametri aspecifici e suscettibili di variazioni significative sotto l'influenza di molti fattori.
Come riportato da Webster, benché spesso gli enzimi sierici quali ALT, AST, ALP e GGT siano sensibili per l'identificazione del danno epatico l'interpretazione è ostacolata dalla loro mancanza di specificità, inoltre il ruolo centrale del fegato nel metabolismo e la sua elevata perfusione ematica fanno si che esso sia estremamente sensibile al danno secondario. Quindi esistono parecchie condizioni cliniche in cui si potrà avere un aumento degli enzimi epatici senza che sia presente un danno epatobiliare significativo. (Webster 2008)
Inoltre, la valutazione dei livelli enzimatici, così come la citologia, è da considerasi un test di tipo statico che rispecchia una certa condizione un un determinato momento che spesso può tempisticamente non coincidere con la reale situazione microscopica e metabolica dell'organo stesso.
Lo stesso campionamento può essere causa di errori, in quanto il prelievo tramite FNB ecoguidato permette la valutazione solo di poche cellule e, sebbene la tecnica utilizzata in questo studio, una FNB ecoguidata in casi di lesioni diffuse, abbia consentito di avere campioni di buona qualità, è implicito che il campione è rappresentativo solo di una piccola parte di parenchima epatico. In uno studio del 2003 Bonfanti dimostrò l'elevata percentuale di campioni non rappresentativi (14%) prelevati tramite FNA ecoguidato, a causa dell'elevata variabilità rispetto alla zona di campionamento.
In conclusione il tentativo di creare uno score delle degenerazioni a carico delle cellule epatiche è risultato pertanto inefficace nella valutazione del danno epatico.
In base ai risultati ottenuti in questo studio si può considerare statisticamente significativa l'assenza di insufficienza epatica in associazione alla rarefazione citoplasmatica epatocitaria.
Questo dato risulta perfettamente in accordo con quanto riportato in bibliografia secondo cui la degenerazione idropica rappresenta la prima manifestazione di alterazione cellulare in risposta ad un qualsiasi agente patogeno. Secondo Meyer (2001) la degenerazione idropica rappresenta la forma più precoce e lieve di sofferenza cellulare istologicamente dimostrabile. A causa della velocità dell'insorgenza della lesione citologica l'assenza di incapacità funzionale associata ad essa è facilmente comprensibile.
Nello studio è emersa una certa associazione tra la presenza di rarefazioni citoplasmatche epatocitarie e la diagnosi clinica di neoplasia. Benchè il valore di P sia dello 0,06 e quindi non significativo statisticamente, abbiamo ritenuto rilevante sottolinearlo in quanto probabilmente un numero maggiore di casi avrebbe permesso di ottenere un risultato all'interno della significatività.
Il rilievo di rarefazione può essere spiegato come una risposta precoce al cambiamento omeostatico del tessuto epatico a causa dal processo neoplastico presente in un distretto corporeo. Sebbene la neoplasia non coinvolga direttamente il parenchima epatico i cambiamenti a livello sistemico possono ripercuotersi indirettamente sul fegato. Basti pensare alle numerose possibili sindromi paraneoplastiche che si possono verificare in corso di neoplasia, nonché alla risposta infiammatoria. Il rilascio nel circolo sistemico di tutti i fattori citochimici prodotti dalle cellule neoplastiche può da solo contribuire in modo determinante ad alterare il microambiente epatico e provocare l'insorgenza di quella che come precedentemente ricordato, rappresenta una delle prime alterazioni morfologiche a carico degli epatociti.
In associazione alla diagnosi neoplastica è stata riscontrata la presenza significativa di microvacuolizzazioni citoplasmatiche. Secondo alcuni autori la differenziazione citologica tra rarefazione e microvacuolizzazione irregolare del citoplasma non sarebbe così netta tanto da parlare di degenerazione idropico-vacuolare. Spesso per la valutazione specifica delle vacuolizzazioni si rende necessario l'utilizzo di specifiche colorazioni che permettono di identificarne il contenuto. Nel nostro studio non sono state condotte ricerche più approfondite in merito al contenuto dei vacuoli e la distinzioni tra rarefazioni microvacuolizzazioni è stata effettuata tramite la valutazione soggettiva della morfologia della cellula. Ciò nonostante il riscontro di microvacuolizzazioni lievi in corso di neoplasia risulta plausibile se consideriamo questa alterazione legata a fenomeni di alterazione dell'ambiente cellulare, come già riferito precedentemente in merito alle rarefazioni citoplasmatiche.
Nell'interpretazione dei dati raccolti abbiamo valutato le possibili relazioni esistenti tra le categorie di alterazione citologica e i singoli valori biochimici di funzionalità epatica e i valori enzimatici rappresentativi di danno epatico. Il test statistico ha rilevato una significatività tra i valori sierici di fibrinogeno e il grado di degenerazione citoplasmatica presente nel preparato citologico. In particolare si evince un significativo incremento del fibrinogeno in corrispondenza ad alterazioni citoplasmatiche classificate moderate secondo il nostro score quantitativo. L'aumento del fibrinogeno può essere interpretato come conseguenza ad un fenomeno infiammatorio acuto o sub-acuto presente.I Watson ripota che in caso di danni tissutali e/o infiammazioni il sistema immunitario produce una risposta di fase acuta, modificando la concentrazione plasmatica di alcune proteine, tra cui il Fibrinogeno che subisce un innalzamento. (Watson, Bunch 2010)
La presenza di un processo infiammatorio importante, può giustificare in modo soddisfacente la presenza di alterazioni morfologiche del citoplasma epatocellulare.
Diversi studi in medicina umana hanno dimostrato la correlazione tra processi degenerativi epatici e la presenza di elevati valori di citochine infiammatorie. Hukeland riporta uno studio condotto su 47 pazienti in cui correla l'elevata concentrazioni di CCL 2 a fenomeni degenerativi epatici.
Un ulteriore studio ha dimostrato che l'incremento dell'interlochina 17, prodotta in corso di processi infiammatori, aumentava la severità del danno epatico nei pazienti epatopatico. (Ji-Yuan Zhang 2009)
All'ipotesi dell'origine infiammatoria degli elevati valori di fibrinogeno si associa anche la relazione statisticamente significativa della presenza di necrosi e sostanza amorfa all'interno dei campioni citologici. Non è raro all'interno di quadro flogistico il ritrovamento di aree di necrosi caratterizzate dalla presenza di aggregati di materiale amorfo e detriti cellulari. (Ramaiah 2002) L'impossibilità di associare altri parametri biochimici alle alterazioni citologiche può essere giustificata sia dalla quantità limitata di campioni esaminati sia dalla aspecificità della risposta epatocitaria al danno morfologico presente, oltre che dall’aspecificità degli stessi enzimi markers di danno epatico.
Conclusioni
In base ai risultati ottenuti possiamo affermare che in questo studio non è stato possibile associare ne qualitativamente ne quantitativamente i fenomeni degenerativi al danno epatico e all'insufficienza epatica. Tuttavia è emersa una relazione tra fibrinogeno e alterazioni citoplasmatiche moderate che secondo la nostra interpretazione può essere associata agli effetti del fenomeno infiammatorio sull’epatocita. Benchè questa considerazione necessiti di un maggior approfondimenti, con studi mirati alla ricerca di correlazioni tra infiammazione e alterazioni morfologiche epatocitarie, è comunque da ritenersi un dato potenzialmente utile nella valutazione citologica dei campioni epatici in coso di fenomeni degenerativi. Sebbene lo studio abbia come difetto l’esiguo numero di casi, esso ha portato ha risultati interessanti che potrebbero essere approfonditi e chiariti in studi successivi.
Nel complesso possiamo affermare che la valutazione morfologica delle alterazioni citologiche epatiche presenta ancora delle difficoltà interpretative, confermando l’importanza della valutazione completa del quadro clinico dell’animale. Ciò induce all’importante considerazione che il fegato dovrebbe essere sempre attentamente indagato in tutte le sue espressioni e che l’esame citologico può in modo utile inserirsi nel processo diagnostico della patologia.
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