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Per spiegare il principio terapeutico dell’esercizio svolto con lo strumento Myback è necessario partire da alcune premesse.

I dischi intervertebrali hanno dei sottili vasi sanguigni che entrano ed escono dal disco nei primi anni di vita e scompaiono verso i 20-30 anni. Il disco intervertebrale, dunque, trae il proprio nutrimento essenzialmente per osmosi dai capillari che lo circondano; allo stesso modo elimina le sostanze di rifiuto.

Questo scambio di fluidi viene attivato dai cambi di pressione all’interno del disco durante i movimenti della colonna nelle attività quotidiane.

In letteratura si trovano riferimenti sull’importanza di eseguire una decompressione della colonna mediante posizioni antalgiche distesi, a gambe flesse, con autotrazione, trazioni, in modo da permettere una decongestione del plesso venoso epidurale ottenuta grazie ad una vera e propria azione di pompa esercitata dalla muscolatura paravertebrale e reidratazione del nucleo polposo (perfusione) sino ad ottenere in presenza di protusioni discali il modellamento del profilo erniario.

Citiamo a questo proposito il pensiero di Faulisi, secondo cui il disco vertebrale, grazie alle sue caratteristiche, conserva la possibilità di riacquistare, se correttamente sollecitato, la sua forma originale e può quindi ripristinare le sue capacità contenitive nei confronti del materiale discale; questo fenomeno viene definito dall’autore con il termine di “rimodellamento” .

Mentre sino a non molto tempo fa era comune credere che un’ernia rappresentasse un processo involutivo irreversibile, oggi invece numerosi studi dimostrano che le ernie, sia cervicali che lombari, possono regredire (Matsubara, 1995; . Komori, 1996; Maigne, 1994). In questi studi le percentuali di riassorbimento sono molto elevate e comunque comprese, a secondo dei casi e della popolazione studiata, tra il 60 e l’80% .

Questo processo di riassorbimento sarebbe possibile grazie all’azione dei macrofagi che attaccano i frammenti del disco intervertebrale danneggiato come fossero dei veri e propri corpi estranei. Anche questo meccanismo di riassorbimento del materiale discale, come quello di rimodellamento del disco intervertebrale, richiede tempi adeguati ed il primo passo, nel senso della risoluzione di una sintomatologia algica dovuta alla compressione di una radice nervosa da parte di un disco protruso o di un’ernia, è quello di favorirne il rimodellamento, od accelerarne il processo di riassorbimento, tramite uno specifico programma di lavoro.

In tal modo, contestualmente alla riduzione della compressione meccanica, sarà possibile ottenere una risoluzione del processo irritativo a carico della radice stessa.

Sostanzialmente i movimenti e le posture che favoriscono il rimodellamento discale ed il riassorbimento erniario sono basate su tutti quei movimenti in grado di far aumentare gli spazi vertebrali, come avviene durante il sollevamento del bacino in posizione supina, permettendo in tal modo un rimodellamento del disco ed un riassorbimento del materiale discale.

I macchinari od attrezzi fisioterapici riscontrati per eseguire questo genere di trattamenti sono di 2 tipi:

• Lettini medici attrezzati con cinghie o altri mezzi in grado di bloccare da una parte la zona superiore del tronco e dall’altra le gambe (Lettino di autotrazione Lind-Nachev; TLA trazione lombare attiva di Tesio), in posizione distesa su un lettino e con vari metodi vengono portate in trazione le vertebre lombari allontanando gradualmente le 2 metà, superiore e posteriore del lettino. In questo modo si ottiene una decompressione dei dischi, che mantenuti per alcuni minuti e ripetuti regolarmente producono effetti benefici in molte patologie lombari.

• In altri casi è richiesta l’assunzione di una postura antalgica con le gambe in flessione che oltre a permettere la decompressione passiva dei dischi vertebrali consente una riduzione

della lordosi lombare; per questo tipo di postura vengono utilizzati cuscini, sgabelli, martinetti a manovella meccanica e tecniche di rilassamento; una situazione analoga è stata ritrovata nella postura della ginnastica medica con particolare riferimento al P.A.L., posizionamento antalgico lombare.

Il Myback_PHISIO rispecchia fedelmente il concetto di postura antalgica lombare utilizzata e conclamata dai P.A.L. sopra menzionati salvo la revisione nel designer e nella progettazione che hanno tenuto conto delle normative in materia di sicurezza e rispetto dei requisiti dei DM in vigore.

La posizione assunta utilizzando il Myback consente una riduzione della pressione esercitata sul disco intervertebrale fino all’80% rispetto alla postura eretta e dunque una reidratazione del nucleo polposo.

La posizione di partenza con gambe flesse a 90° e sostenute dal supporto verticale, cosce flesse sul bacino a 90° e retroversione del bacino pone in accorciamento i retti addominali; la flessione della gamba sulla coscia mette fuori gioco il quadricipite femorale e libera il muscolo ileo-psoas che non è quindi contratto e non ha azione lordotizzante sulla regione

lombare. Inoltre in questa posizione viene favorita l’azione dei due retti addominali che non hanno difficoltà a mantenere il bacino in retroversione e quindi ad appiattire la lordosi lombare.

L’azione svolta dalla macchina myback attraverso il sollevamento passivo degli arti inferiori, fino ad ottenere l’assenza di gravità nella regione lombare, determina un’azione di allungamento della catena muscolare posteriore e fa si che la colonna priva di resistenze e trazioni muscolari, tenda al riallineamento ed al ripristino delle corrette distanze vertebrali, attraverso la mobilizzazione delle articolazioni interapofisarie posteriori e l’azione sui dischi con modificazione dei rapporti nucleo-anulus,o del materiale erniario con le strutture nervosi adiacenti. Si può quindi parlare di effetto meccanico del myback. A tale meccanismo si somma quello riflesso, infatti durante l’esecuzione dell’esercizio con questa apparecchiatura si determina la modificazione e/o riattivazione dei riflessi artromuscolari mediante le forze compressive che si esercitano sul segmento mobile, senza utilizzare movimenti dolorosi. Particolarmente importante è poi il meccanismo vascolare, infatti, essendo il sistema venoso del rachide ampiamente anastomotico e senza valvole, la pressione intra-addominale e quella esercitata sul segmento mobile esercitano un azione di pompaggio sulle vene epidurali, con la risoluzione degli edemi e dei fenomeni algo-congestizi sviluppatosi nel loro territorio esercitando una decongestione del plesso venoso epidurale ottenuta grazie ad una vera e propria azione di pompa esercitata dalla muscolatura paravertebrale e con conseguente reidratazione del nucleo polposo (perfusione).

Il trattamento con Myback per la sua metodologia esecutiva ed interazione tra paziente e strumento è associabile a meccanismi d’azione propriocettivi. Il mantenimento di una posizione antalgica, non abituale, del corpo nello spazio fa sì che i segnali gravitazionali vestibolari (riferimento geocentrico) vengano comparati nel sistema nervoso centrale con informazioni propriocettive (riferimento egocentrico) inusuali. Il raggiungimento lento e graduale di una certa posizione antalgica, poi mantenuta, attiva i riflessi propriocettivi. Grazie ad una disattivazione della tensione nella catena cinetica posteriore e ad un graduale detensionamento dei quadricipiti e degli ileopsas si consente di:

- decontrarre la muscolatura lombare; - recuperare il sovraccarico vertebrale; - recuperare la compressione articolare;

- una rapida reidratazione dei dischi (nucleo polposo).

La situazione sopra descritta fa del Myback uno strumento “flessibile” indicato nelle seguenti situazioni:

- preventivo come esercizio di stretching muscolare e scarico lombare;

- trattamento fisioterapico specifico per la decoattazione ed estensione/flessione vertebrale (lombare) a fronte di un problema di origine meccanico accertato;

- inserito in protocolli di lavoro RPG (riprogrammazione posturale globale), ginnastica antalgica, medica, posturale e backschool.

- Facilitatore del lavoro manuale come pre-trattamento fisioterapico, chinesiologo, chiropratico per la distensione della muscolatura lombare.

In ambito preventivo, ad esempio dopo ogni fine allenamento, gara, oppure dopo posture fisse mantenute per un tempo eccessivo, è consigliabile rimanere in posizione di scarico con bacino rialzato dal lettino ad una altezza di 4-5 cm per un tempo variabile da 2 a 10 minuti nelle seguenti modalità:

- esecuzione di n. tre (3) serie di 2 minuti con intervalli di riposo di 30” tra una trazione e l’altra (esercizio consigliato per chi non tollera la pressione sul cavo popliteo).

- esecuzione di una serie di 8-10-15 minuti consecutivi ricordando di sollevare il bacino di pochi cm (2-3) ed aumentare progressivamente sino a 4-6 cm (l’altezza di un pugno).

È fondamentale prima di iniziare qualunque trattamento riabilitativo una visita medica accurata possibilmente accompagnata da esami strumentali.

Il myback può essere utilizzato senza supporto lombare nei casi di :

• iperlordosi lombare

• spondilolisi o spondilolistesi; • stenosi del canale spinale;

• riduzione della mobilità in flessione

Sollevando gradualmente il bacino dal piano di appoggio si ottiene una valida posizione antalgica in flessione che riduce la pressione sulle faccette articolari.

L’utilizzo del supporto lombare è indicato nei casi di:

• protrusione o ernia discale;

• riduzione o rettificazione della lordosi lombare; • cifosi lombare;

• riduzione della mobilità in estensione; • postumi di frattura del corpo vertebrale.

Il sostegno lombare permette di acquisire una valida posizione antalgica in estensione che riduce la pressione sui dischi intervertebrali.

Raggiunta la posizione del “non dolore” si consiglia di rimanere nella posizione per un tempo progressivo variabile da 8 a 10 min o comunque finché non si manifesta il minimo disagio. Questo tipo di esercizio può essere ripetuto in diverse serie secondo il protocollo di lavoro stabilito.

In alcuni casi potrebbero manifestarsi intorpidimento del cavo popliteo ed un leggero formicolio sui diti dei piedi causato dalla pressione esercitata dagli appoggi.

Quando si manifestano queste situazioni si consiglia un lavoro ad intervalli di 2 minuti; 30” di pausa ripetendo l’esercizio in 3/5 ripetizioni anziché in 8-15 minuti consecutivi.

L’utilizzo ad intervalli regolari di 2 minuti non ne diminuisce gli effetti antalgici e di decompressione discale lombare ma ne attenua l’eventuale fastidio sul cavo popliteo .

Il myback non può essere utilizzato in tutti i pazienti, ci sono infatti delle controindicazioni relative ed assolute:

- Fase acuta;

- Tumori, spondilodisciti, disciti, ascessi vertebrali, fratture vertebrali recenti; - Ernie discali espulse e migrate;

- Scoliosi strutturali; - Gravidanza;

- Sciatica paralizzante;

- Sindrome della cauda equina; - Osteoporosi grave;

- Protesi di anca e/o del ginocchio;

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