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Il mercato assicurativo, volumi e principali aree di prodotto Diverse esigenze di protezione?

Roma, 6 dicembre

3. Il mercato assicurativo, volumi e principali aree di prodotto Diverse esigenze di protezione?

Considerato che sul tema della gestione della crisi aleggia inevitabilmente lo spettro della partecipazione dei creditori assicurativi alle perdite - se non addirittura della possibilità di fare distinzioni nell’ampio coacervo degli aventi diritto alle prestazioni assicurative - è bene rammentare che tale mercato è dato da una varietà estremamente diversificata di prodotti accomunati dall’inversione del ciclo produttivo.

La prima macroscopica differenza si rileva fra rami vita e rami danni: le ultime previsioni sulla nuova produzione 2017 ci dicono che ¾ del mercato sarà dato dal settore Vita ed ¼ dal settore Danni.

Il segmento Vita, poi, è quasi integralmente concentrato in prodotti di risparmio con una marginale presenza di prodotti di puro rischio. E’ significativa la differenza fra i prodotti strettamente legati al caso morte o sopravvivenza e quelli a carattere più spiccatamente finanziario, nei secondi una somma rientra sicuramente al contraente con una garanzia di capitale se non – soprattutto in passato – anche di rendimento. Le operazioni di capitalizzazione, alle quali sono abilitate le compagnie, non hanno elementi demografici.

Al Danni contribuisce il comparto auto per più della metà, vi è un apporto significativo dei rami infortuni e malattia nonché del ramo responsabilità civile generale.

Tutto ciò vuol dire che il mercato assicurativo è fatto di imprese che erogano una molteplicità di prodotti di gran lunga differenti sotto il profilo della domanda alla quale rispondono, della struttura del prodotto e dell’attività sottostante necessaria a realizzare l’effettività della promessa assicurativa. L’inversione del ciclo produttivo – con la correlata tematica della stima degli impegni futuri e dell’accantonamento delle somme necessarie a farvi fronte - accomuna tutti gli operatori del mercato.

In realtà più che di industria assicurativa si può più propriamente parlare al plurale di industrie assicurative. La stessa distinzione fra assicurazione danni e vita, con la necessaria separazione sancita da decenni in sede comunitaria (peraltro non completamente attuata per la presenza di preesistenti società miste), accomuna in sé attività ben diverse. Se anche non si voglia vedere in ogni ramo – che mantiene le sue chiare specificità – un’industria separata, è di tutta evidenza la netta diversità fra il comparto auto ed il resto dei rami danni, o fra le coperture destinate all’industria (aeromobili, navi ecc.) e quelle più orientate - anche se non esclusivamente - alla clientela retail. O anche la specificità delle assicurazioni della responsabilità civile, ove il beneficiario – direttamente o indirettamente – è un terzo.

Tutte queste distinzioni aprono la strada a possibili suggestioni in termini di differente partecipazione dei creditori assicurativi alle perdite in caso di crisi, astrattamente possibili ma da ben valutare e ponderare.

Tanti sarebbero gli elementi di cui tener conto.

Il fatto stesso che il nostro ordinamento preveda in alcuni casi l’obbligatorietà dell’assicurazione risponde ad un’esigenza di particolare tutela, implica un giudizio di particolare rilevanza sociale dell’attività stessa e di tutela degli attori a vario titolo coinvolti. Ciò è vero nella responsabilità civile determinata dalla circolazione dei veicoli e dei natanti ma è anche vero per le varie assicurazioni professionali oramai obbligatorie, in primis quella medica. Che dire poi dell’assicurazione obbligatoria per la partecipazione delle opere d’arte a mostre o per quella relativa al volo da diporto?

La presenza di un fondo di garanzia nel settore r.c. auto ma non in altri rami e l’ipotesi di creare meccanismi similari nella r.c. medica dimostrano la possibilità di

ragionare in termini di diversa meritevolezza di tutela. Le differenti soluzioni adottate fra i vari stati dell’UE nell’ambito di operatività dei compensation schemes ne dimostrano, però, la difficoltà e non univocità.

Diversa meritevolezza è testimoniata indirettamente anche dal trattamento fiscale che agevola alcune coperture e non altre e che inoltre – nel suo periodico variare - dimostra come un giudizio di merito possa anche mutare nel tempo e far ritenere preferibile un tipo di copertura assicurativa all’altra.

Anche una verifica storica ci farebbe notare come nel tempo i crediti di assicurazione abbiano ricevuto una tutela diversificata. Si pensi che il T.U. del 1959 prevedeva – in caso di liquidazione – il trasferimento di tutte le polizze vita all’INA, praticamente allo Stato.

Occorrerebbe poi ponderare se trattare i prodotti assicurativi a prevalente connotazione finanziaria diversamente dalle operazioni di capitalizzazione, consentite alle assicurazioni; area ancor più critica nelle ipotesi di risoluzione dei conglomerati finanziari.

Al momento, comunque, ogni ipotesi deve fare i conti con il regime vigente della liquidazione per il quale – allo stato – tutti i creditori di assicurazione concorrono insieme sugli attivi della liquidazione. L’unica preferenza, limitatamente agli attivi posti a copertura delle riserve tecniche, è data ai creditori per sinistri rispetto ai creditori per premi non goduti. L’unica segregazione fra creditori assicurativi è data dagli attivi a copertura delle riserve tecniche per i quali contratti esse sono state costituite e, pertanto, fra gli attivi a copertura dei rami danni rispetto a quelli a copertura dei rami vita - in quelle poche imprese in cui continuano ad esercitarsi le due attività o nei casi in cui è previsto il cd. piccolo cumulo - nonché, nell’ambito dei rami vita, fra ramo III, fondi pensione e altri rami.

Insomma: tanti prodotti diversi, tante possibili gradazioni di meritevolezza con la conseguente difficoltà di individuare un criterio discriminatorio e problemi di armonizzazione nel mercato comune che coinvolgono l’operatività dei compensation

schemes e l’ordine delle priorità nelle liquidazioni.