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3.2 La finanza delle imprese italiane

3.2.3 Il mercato italiano dei corporate bond

L’obiettivo di questo paragrafo è quello di mettere in evidenza, attraverso l’utilizzo di alcuni dati sul sistema finanziario italiano, il grado di sviluppo e le potenzialità di crescita del mercato italiano delle obbligazioni societarie, un mercato che seppure non ancora molto florido – soprattutto se confrontato con quelli di altri sistemi finanziari europei – presenta ad oggi buone possibilità di sviluppo.

Il nostro mercato dei corporate bond è stato di recente protagonista di un acceso dibattito parlamentare7 scaturito dalle vicende tristemente note dei default di imprese come la Parmalat e la Cirio, nonché dal precedente scandalo dei bond argentini, che hanno fatto emergere una delle preoccupazioni fondamentali delle Autorità in materia, ossia quello di salvaguardare le potenzialità di tale mercato, che si rivela ancora fragile ed in forte evoluzione, partendo dal presupposto che esso rappresenta un importante canale di finanziamento per le imprese italiane, addizionale rispetto a quello bancario, e costituisce un aspetto importante nella diversificazione della modernizzazione del sistema finanziario e della diversificazione dei modi di impiego del risparmio nel nostro Paese.

Per dare una idea della portata del fenomeno, la tabella seguente mostra l’entità delle passività finanziarie delle imprese italiane nel 2005, nel tentativo di fornire un maggior dettaglio rispetto a quanto genericamente visto nella figura 1.

Le passività finanziarie delle imprese, alla fine del 2002, ammontavano a 2.241 miliardi di euro circa, di cui l’88,4% sull’interno; in generale, dunque, le passività finanziarie sono aumentate in 3 anni, dal 2002 al 2005, come anche il loro peso sull’interno.

La metà delle passività era rappresentata nel 2002 da capitale di rischio, mentre la restante parte prevalentemente da indebitamento finanziario. Per la copertura del fabbisogno finanziario, le imprese italiane hanno dunque fatto da sempre ampio ricorso al debito bancario, con una pari ripartizione tra scadenze a breve e medio- lungo termine: basta ricordare che nel 2000 i debiti a medio e a lungo termine erano pari al 43% del totale.

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Cfr. a questo proposito il documento conclusivo intitolato “Indagine conoscitiva sui rapporti tra il sistema delle imprese, i mercati finanziari e la tutela del risparmio”, datato 24 marzo 2004, reperibile sul sito www.senato.it.

Tabella 3 - Passività finanziarie delle imprese italiane (milioni di euro e

composizione percentuale)

Consistenze di fine periodo Flussi Composizione % Voci Dicembre 2005 Dicembre 2005 Dicembre 2004 2004 2005 Passività sull’interno 2.388.589 89,2 89,4 63.921 95.475

Debiti a breve termine 316.380 12,5 11,8 -5.249 3.577

di cui: bancari 284.004 11,2 10,6 -6.920 3.227 Debiti a medio e a lungo termine 450.082 16,4 16,8 45.389 46.003 di cui: bancari 356.178 13,1 13,3 35.644 35.088

Titoli 47.371 1,7 1,8 10.340 5.082

di cui: a medio e a lungo

termine

35.721 1,3 1,3 6.701 2.791

Azioni e partecipazioni 1.164.299 42,1 43,6 -8.386 40.736 Debiti commerciali 289.103 11,8 10,8 16.120 -6.378

Altre passività finanziarie 121.354 4,7 4,5 5.707 6.456

Passività sull’estero 283.404 10,8 10,6 15.423 1.363

di cui: debiti commerciali 28.197 1,0 1,1 808 2.056 debiti finanziari 93.567 3,2 3,5 3.084 14.085

di cui: titoli a m/l 13.789 0,6 0,5 2.423 -2.361 azioni e partecipazioni 155.161 6,4 5,8 12.892 -15.314

Totale passività 2.671.993 100,0 100,0 79.344 96.838

Fonte: Banca d’Italia, Relazione annuale sul 2005.

Il basso livello dei tassi d’interesse sta poi favorendo una riconversione dell’esposizione bancaria verso il lungo periodo, processo proseguito anche nel 2005, anno in cui la quota dei debiti finanziari a medio e a lungo termine ha raggiunto il 56% del totale, contro il 43% del 2000.

Alcune analisi condotte dalla Banca d’Italia su un campione di imprese presenti negli archivi della Centrale dei bilanci e della Centrale dei rischi mostrano che il forte aumento del peso dei prestiti a medio e a lungo termine sarebbe ascrivibile per circa un decimo a operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito da parte di imprese in difficoltà; interventi da imputarsi all’instaurarsi di strette relazioni di clientela con le banche.

L’allungamento della scadenza del debito delle imprese, secondo la stessa Banca d’Italia (2006), è poi in gran parte riconducibile ad una convergenza verso la

composizione preminente negli altri paesi industriali; a ciò ha contribuito anche il calo del livello e della variabilità del tasso di inflazione nella nostra economia. A fronte di tale allungamento della scadenza del debito, ha fatto seguito, dal lato dell’offerta, un maggiore ricorso degli intermediari creditizi alla provvista sul mercato obbligazionario.

Se confrontate poi con le altre imprese appartenenti ai principali paesi industrializzati, le nostre imprese appaiono complessivamente meno indebitate: nel 2004 infatti il rapporto tra debiti finanziari e PIL era più basso rispetto a quanto registrato nell’area dell’euro e negli Stati Uniti, rispettivamente di tredici e sei punti percentuali (cfr. tabella 4). Tuttavia, le grandi imprese italiane quotate sono ancora caratterizzate da un grado di indebitamento più elevato di quelle dei principali paesi industriali.

Dalla stessa tabella 4 emerge poi che le differenze tra la struttura finanziaria delle imprese italiane e quella delle imprese localizzate negli altri paesi dell’area dell’euro non sono particolarmente significative.

Nell’area euro è maggiore il peso della componente dei debiti a medio e a lungo termine, mentre il leverage si attesta su valori analoghi. La differenza sostanziale tra l’Italia e i paesi anglosassoni riguarda in particolare il ricorso al mercato obbligazionario: in questi ultimi la raccolta di fondi sul mercato obbligazionario rappresenta circa il 10% delle passività totali delle imprese, contro un valore inferiore al 3% nel nostro paese, che si mantiene da questo punto di vista superiore alla sola Spagna (nel 2004, 2,6% in Italia contro lo 0,5% della Spagna).

È comunque indubbio che nell’ultimo decennio il ricorso al finanziamento tramite emissione di obbligazioni sia notevolmente accresciuto, contribuendo a colmare quel divario che ha tradizionalmente caratterizzato il nostro sistema finanziario rispetto a quello degli altri paesi europei: esso è infatti passato dall’1,1% del 2000 al 2,6% del 2004.

Tabella 4 – Composizione delle passività finanziarie delle imprese.

Per memoria Passività Finanziarie Paesi e Anni Titoli Prestiti Azioni

Debiti Commerciali

e altre pass. di cui: debiti

finanziari

Attività Finanziarie

Quote percentuali sul totale In rapporto al PIL

Francia 1995 6,6 30,6 41,1 21,7 1,89 0,70 1,32 2000 5,0 17,9 65,3 11,8 3,55 0,81 2,50 2004 6,8 21,6 58,2 13,3 3,19 0,91 2,30 Germania 1995 2,8 40,4 43,8 13,0 1,14 0,49 0,69 2000 1,5 34,9 51,8 11,9 1,75 0,64 1,11 2004 3,1 36,9 46,2 13,9 1,51 0,60 0,88 Italia 1995 1,4 40,3 35,9 22,4 1,27 0,53 0,63 2000 1,1 29,1 54,8 15,0 1,84 0,55 1,00 2004 2,6 31,4 48,5 17,5 1,80 0,61 0,93 Spagna 1996 2,5 22,8 47,1 27,6 1,94 0,47 1,14 2000 1,0 22,5 52,3 24,2 2,90 0,61 1,62 2004 0,5 27,7 47,7 24,0 3,11 0,82 1,85 Area dell’euro 1995 3,7 35,8 42,2 18,3 1,42 0,56 0,85 2000 2,9 26,9 57,2 12,9 2,36 0,70 1,47 2004 4,2 30,5 50,7 14,7 2,16 0,74 1,38 Regno Unito 1995 6,2 23,1 62,5 8,1 2,18 0,64 0,79 2000 7,9 21,3 65,9 4,8 2,99 0,87 1,27 2004 10,3 30,9 53,7 5,1 2,45 1,01 1,28 Stati Uniti 1995 9,4 14,2 56,7 19,7 2,36 0,56 0,75 2000 8,9 12,8 58,4 19,9 3,05 0,66 1,15 2004 10,4 14,9 54,1 20,6 2,64 0,67 1,12

Fonte: Banca d’Italia, Relazione annuale sul 2005. I dati sono relativi alla fine dell’anno.