• Non ci sono risultati.

2. C ONTESTUALISMO FUNZIONALE E CREATIVITÀ

2.2. I L CONTESTUALISMO FUNZIONALE

2.2.1. Le metafore radice di Pepper

L’osservazione della realtà da un punto di vista totalmente naif, cioè che sia scevro di qualunque preconcetto o griglia di lettura, non è solo di fatto impossibile, ma non darebbe origine ad alcun tipo di conoscenza. Se anche fosse possibile, una tale esperienza della realtà darebbe vita solo ad un insieme di esperienze percettive che l’osservatore non saprebbe come interpretare. Quindi abbiamo bisogno di “occhiali” attraverso i quali osservare la realtà, ed il prezzo da pagare è che il nostro punto di vista è sempre ed inevitabilmente parziale.

Le “visioni del mondo” sono delle “ipotesi” sul funzionamento del mondo di cui lo scienziato si deve dotare al fine di osservarlo e cercare di comprenderlo (Pepper 1942).

Le visioni del mondo differiscono in ampiezza (la quantità di eventi che riescono a comprendere) e precisione (la scarsità di spiegazioni alternative formulate per gli eventi

incorporati); essendo ampiezza e precisione inversamente correlate (Hayes et al. 1988), nessuna visione del mondo può soddisfare appieno entrambi i criteri: inevitabilmente, si guadagna precisione a discapito dell’ampiezza e viceversa.

Altra caratteristica delle visioni del mondo è che sono tra loro indipendenti ed alternative. Certamente possono esser messe a paragone, ma non possono essere messe in diretta competizione. Questo ha alcune importanti conseguenze:

• È illegittimo e inutile usare le categorie di una visione del mondo per criticarne un’altra • Non si può sostenere la validità di una visione del mondo evidenziando i difetti di un’altra • L’eclettismo, cioè incorporare differenti visione del mondo, genera confusione. Le

integrazioni sono possibili sono alla luce di una visione del mondo che fornisca un sistema di categorie concettuali coerente che comprenda le altre.

Seguendo Pepper, le visioni del mondo derivano da “metafore radice” che sono delle

concettualizzazioni di senso comune che servono ad organizzare la realtà in un sistema coerente di categorie.

Pepper individua quattro metafore radice (Tabella 2): meccanicismo, formismo, organicismo e contestualismo. La descrizione degli approcci psicologici in termini della quattro metafore radice li organizza in insieme di proposizioni coerenti.

Integrative

(i fatti sono correlati tra loro per assunto, disposti in ordine chiaro; il caso non è previsto)

<Ampiezza; >Precisione

Dispersive

(i fatti sono correlati tra loro solo quando questo viene dimostrato, non per assunto; il caso esiste)

>Ampiezza; <Precisione

Analitiche

(il tutto è riducibile alle sue parti, e ne è formato)

Meccanicismo Formismo

Sintetiche

(il tutto è più della somma delle parti, le parti derivano dal tutto)

Organicismo Contestualismo

Tabella 2: le metafore radice di Pepper Tabella 2: le metafore radice di Pepper Tabella 2: le metafore radice di Pepper

Meccanicismo. La metafora radice del meccanicismo è la macchina; essa è composta di parti discrete collegate tra loro in modo sistematico; le relazioni tra le parti non cambiano la natura di queste parti, poiché queste esistono indipendentemente da queste relazioni; inoltre, come in ogni macchina, nel sistema deve essere immesso un qualche tipo di energia al fine di ottenere risultati prevedibili.

Secondo questa visione del mondo, l’intero universo è come un enorme meccanismo. La metafora della macchina si estende dall’oggetto conosciuto al soggetto conoscente. Il soggetto conosce il mondo perché ne trasferisce meccanicamente al proprio interno una “copia”. Questa visione epistemologica lascia sia il soggetto che l’oggetto della conoscenza intatti, non cambiati dalla loro relazione. Una cosa è “vera” nella misura in cui la copia interna del soggetto conoscente è fedele a quella esterna dell’oggetto conosciuto, e questa viene valutata tramite

conferma da parte di altri osservatori indipendenti, poiché la corrispondenza tra la copia interna e il mondo esterno non può essere osservata direttamente.

Lo scopo del meccanicista è scoprire di quali parti è composta la realtà e quali relazioni esistono tra queste parti. È dato per assunto che le parti si adattino le une alle altre in un ordine preciso. Il meccanicista quindi cerca di scoprire la vera natura di un evento individuando quale tipo di parte è, e individuando la sua esatta collocazione nel sistema generale (la macchina).

Questo obiettivo viene perseguito con un modello teorico, costruito in base a dei fatti osservati. Tuttavia la corrispondenza tra il modello teorico ed i fatti a partire dai quali il modello è stato costruito, non può essere usato come prova dell’adeguatezza del modello stesso. Lo stesso fatto non può esser usato sia per costruire un modello sia per confermarlo. Così la validità del modello viene verificata confrontandolo con una varietà fatti implicati dal modello stesso, seguendo il metodo ipotetico deduttivo. Più le derivate e indirette sono le predizioni formulate, maggiore sarà il loro potere confermatorio.

Formismo. La metafora radice del formismo è la similarità, intesa come la ricorrenza di forme riconoscibili.

I formisti non danno per assunto che i fatti siano organizzati in modo sistematico, e per questo non necessitano di ipotizzare delle “forze” di qualche genere che li spieghino. Se tutti i fatti venissero integrati da una serie di principi formisti, questi fatti formerebbero necessariamente un sistema, e il formismo comincerebbe ad avere qualche caratteristica del meccanicismo. Nel

formismo la legge causale non è altro che un ponte tra un insieme di particolari ed un altro, in altre parole è la forma che spiega i fatti. Come nel meccanicismo, nel formismo il criterio di verità è la corrispondenza, ma in questo caso è la spiegazione più semplice ad essere la più adeguata.

Organicismo. la metafora radice dell’organicismo è il processo di sviluppo organico, come quello che avviene nei sistemi viventi. In tali sistemi, il cambiamento è dato per assunto, mentre la stabilità deve essere spiegata. Le versioni dell’organicismo che fanno uso di un modello di sviluppo a stadi ne sono un esempio. All’interno di questi, è previsto che una persona si muova da uno stadio a quello successivo in modo ordinato e prevedibile. Per spiegare l’attuale stadio di sviluppo di una persona, dobbiamo quindi spiegare quali sono le regole che governano il cambiamento.

Nell’organicismo, il tutto non è una somma delle parti che lo compongono; al contrario, il tutto è l’unità di base e le parti che lo compongono non hanno significato se non vengono prese nel suo contesto.

L’organicismo è teleologico, cioè assume l’esistenza di uno scopo o un fine: “La struttura raggiunta o realizzata è sempre l’ideale al quale puntavano i passi progressivi del processo” (Pepper 1942, p. 281).

Il criterio di verità dell’organicismo è la coerenza. Quando una rete di fatti interrelati

convergono ad una conclusione, è la coerenza di quella rete di fatti a rendere la conclusione “vera”. Ogni contraddizione nella comprensione deriva dall’incompleta conoscenza dell’intero processo organico.

A livello epistemologico, l’organicismo adotta il costruttivismo. Il soggetto conoscente costruisce il mondo: non è né conosciuto direttamente né meccanicamente trasformato.

Contestualismo. Questa prospettiva è quella che riveste la maggiore importanza per gli scopi del presente lavoro, così verrà descritta in maggiore dettaglio. La metafora radice del

contestualismo è l’atto in divenire in un contesto.

L’assunto a priori del contestualismo è che un evento prende significato solo alla luce del contesto presente e storico cui avviene: l’oggetto di studio è l’atto nel suo contesto.

All’interno di questa prospettiva, il concetto di similarità tra gli eventi basato sulle loro proprietà formali perde significato, perché questa somiglianza si dovrebbe basare sull’evento avulso dal contesto in cui ha avuto luogo, e questo uscirebbe dagli assunti di questo approccio.

All’interno della cornice contestualista, quello che può rendere gli eventi simili tra loro può essere solo la loro relazione con il contesto (la loro funzione); cioè, vengono considerati

appartenenti alla stessa classe gli eventi che portano alle stesse conseguenze.

Quindi il concetto di similarità formale viene sostituito da quello di similarità funzionale: per quanto andare coltivare un orto e andare al ristorante siano comportamenti dissimili a livello formale, producono entrambi lo stesso risultato, cioè “nutrirsi”, quindi dal punto di vista contestualista verranno considerati funzionalmente equivalenti.

All’interno di questa prospettiva, assume grande rilevanza il problema della distinzione tra l’atto e il suo contesto. In effetti accade che lo stesso evento possa essere considerato, a seconda degli interessi del ricercatore, atto o contesto.

Questa circostanza è la conseguenza del carattere dispersivo del contestualismo (si veda Tabella 2): le parti, essendo derivate da un tutto, possono esserlo in qualunque modo. Questo espone alla possibilità di esperire il contesto come evento, a sua volta da leggere nel quadro di altri contesti, scivolando così in una regressione infinita.

Tuttavia questo non accade mai, perché l’analisi contestualista è sempre diretta a uno scopo, e quindi l’analisi viene mantenuta al livello che consente il raggiungimento di detto risultato.

Questo è quello che prende anche il nome di criterio pragmatico di verità: una certa analisi è vera nella misura in cui si rivela utile al raggiungimento di uno scopo.

È importante notare che il contestualismo non specifica nulla in merito alla valutazione degli obiettivi stessi, che vengono formulati dal ricercatore e presi come assunti di partenza.