2. C ONTESTUALISMO FUNZIONALE E CREATIVITÀ
2.3. I L COMPORTAMENTISMO RADICALE DI S KINNER
2.3.4. Skinner: la costruzione di una teoria
Molti degli scritti di Skinner sono esplicitamente dedicati a delineare i suoi concetti di spiegazione, descrizione e teoria nel contesto di una scienza del comportamento, soprattutto "Current Trends in Experimental Psychology" (1947/1972), "Are Theories of Learning
Necessary?" (1950/1972), "Critique of Psychoanalytic Concepts and Theories" (1956), e "The Right from the Laboratory" (1961/1972). Sebbene sia stato accusato di essere anti teorico o addirittura a-teorico, Skinner in "Current Trends in Experimental Psychology" (1947/1972) esprime chiaramente un punto di vista diametralmente opposto alle accuse che gli venivano mosse. In questo articolo egli sostiene che il comportamento può essere capito in modo soddisfacente andando oltre i fatti in sé, e che quello di cui c’è bisogno è una teoria del comportamento:
Whether particular experimental psychologists like it or not, experimental psychology is properly and inevitably committed to the construction of a theory of behavior. A theory is essential to the scientific understanding of behavior as a subject matter, (p. 302)
Tra gli anni ‘40 e ‘50 del secolo scorso stava diventando sempre più evidente che una teoria del comportamento che unificasse i diversi approcci psicologici non sarebbe mai stata formulata, contrariamente a quanto si andava predicendo.
Il sistema teorico di Hull, che era stato quello dominante fino a quegli anni, cominciava ad arrancare, senza che un modello altrettanto forte ci fosse a sostituirlo. Prendendo spunto da Mach, Skinner ha contribuito al dibattito teorico di quegli anni affrontando questioni scientifiche basilari concernenti sistemi esplicativi meccanicistici e relazionali nell’ambito della psicologia.
Descrizione, osservazione e integrazione. Se anche è fuor di dubbio che tra le intenzioni di Skinner ci fosse quella di formulare una teoria del comportamento, rimane ancora aperta la questione su cosa significhi il termine teoria.
La parola è in sé ambigua, poiché veicola tre significati differenti due dei quali sono speculativi, mentre il terzo è integrativo.
Una teoria può essere semplicemente una congettura, un’ipotesi predittiva o esplicativa, come ad esempio: “in teoria dovrebbe succedere questo e quello”, oppure: “ho una teoria sul perché questo è causato da quello”, in cui chi parla tenta di prevedere un risultato oppure suggerisce una relazione causale tra due eventi.
Diversamente, con il termine teoria si può fare riferimento a un modello che prevede una o più entità ipotetiche, costruite allo scopo di rendere conto di fenomeni ancora inspiegati. In questo caso come nel primo, il termine teoria esprime un’attività di natura meramente speculativa. Infatti qui “teoria” equivale a un tentativo di spiegazione che, almeno nel contesto scientifico, deve essere sottoposto a test sperimentale per stabilire se il modello si adatta ai dati sperimentali.
Il temine teoria può anche essere usato in riferimento a un sistema esplicativo, come nel caso di Skinner, che descrive regolarità, formula principi generali, e integra le uniformità di una
determinata materia. Quest’ultimo tipo di teorie non comportano la stessa necessità di verifica sperimentale, perché sono “guidate dai dati”, cioè derivate dall’osservazione, e non sono costruite prima della sperimentazione.
In tal senso, le teorie integrative non sono speculative: esse descrivono senza fare congetture. In questo tipo di sistema esplicativo i termini teorici non precedono la sperimentazione, ma
derivano da essa. In tali sistemi, la speculazione non ha luogo a livello di spiegazione ma a livello di progettazione sperimentale, nel momento in cui si cerca si scoprire quali variabili, tra tutte quelle presenti in un dato contesto, sono in relazione funzionale tra loro. In questi sistemi non si fa
riferimento a processi o entità che vanno al di là di ciò che viene osservato. Al contrario, le descrizioni implicate nelle spiegazioni sono affermazioni basate su regolarità osservate.
Le fasi di costruzione della teoria. Skinner identifica tre fasi nella costruzione di una teoria integrativa. La prima e forse più importante fase è la definizione dell’oggetto di studio. Il passo successivo prevede lo sviluppo dei termini teorici che esprimano le relazioni interne all’argomento, cioè i termini integrativi.
Quando appaiono nuove regolarità, la costruzione della teoria passa alla terza fase, che consiste nell’aggiunta di altri termini teorici che descrivano le nuove relazioni, di nuovo senza invocare proprietà ipotetiche o non osservabili e aggiungere nulla al dato di base (l’oggetto di studio).
Skinner ha definito con molta attenzione quale sia il suo dato di base, l’oggetto di studio, riassunto nel termine comportamento:
Behavior is that part of the functioning of an organism which is engaged in acting upon or having commerce with the outside world… by behavior, then, I mean simply the movement of an organism or of its parts in a frame of reference provided by the organism itself or by various external objects or fields of force. It is convenient to speak of this as the action of the organism upon the outside world. (Skinner, 1938, p. 6)
In questo estratto Skinner ci dice che l’oggetto di studio della scienza del comportamento, cioè il dato da spiegare, non è costituito da contrazioni muscolari o pressioni di leve, ma dalla relazione tra il comportamento e il mondo su cui l’organismo sta agendo. In altre parole, l’oggetto di studio di Skinner è il comportamento nel contesto in cui avviene.
Avendo definito il suo oggetto di studio, Skinner è passato allo sviluppo dei termini per definire le relazioni tra comportamento e contesto. Ad esempio, condizionamento ed estinzione descrivono la modificazione del comportamento in funzione di eventi che avvengono nel suo contesto. Comportamento operante fa riferimento a un qualunque comportamento emesso da un organismo che produce un effetto, e operante fa riferimento a una classe di risposte che che ha un particolare effetto.
A questo proposito occorre notare che ai fini sperimentali o esplicativi, la topografia del comportamento non riveste alcuna importanza; un operante descrive una regolarità nella relazione tra un comportamento e il suo contesto, e classifica i comportamenti in base a questa relazione. Quindi è possibile che comportamenti del tutto diversi dal punto di vista della topografia possano assolvere tutti alla medesima funzione.
Skinner ha anche sviluppato i termini che descrivono le relazioni tra le condizioni di partenza e le conseguenze del comportamento.
Stimolo discriminativo fa riferimento ad alcuni aspetti delle condizioni iniziali in cui un operante ha luogo, che sono legati funzionalmente all’operante.
Analogamente, rinforzatore fa riferimento all’effetto di una certa conseguenza sul
comportamento. Una conseguenza rinforzante è quella che dà forma o mantiene un operante. Anche in questo caso, la proprietà intrinseche dell’oggetto sono meno importanti della relazione funzionale che quei termini descrivono. Una luce rossa non è uno stimolo discriminativo perché è rossa, ma perché è in relazione funzionale con un operante. Similmente, le caramelle sono descritte come rinforzatori solo se danno forma a un comportamento o lo mantengono, non perché sono dolci.
Nella seconda fase della costruzione del suo sistema teorico, Skinner ha sviluppato i termini integrativi necessari a esprimere le relazioni osservate all’interno del suo oggetto di studio. Questi termini sono derivati dallo stesso oggetto di studio e non fanno riferimento a entità che vanno oltre quelle riscontrate empiricamente. La relazione tra stimoli discriminativi, operanti e rinforzatori possono essere espresse in funzione di tempo, frequenza di risposta, frequenza di rinforzo, disponibilità di alternative, presenza di comportamento verbale, e così via.
È con l’identificazione di nuove relazioni che i concetti della terza fase emergono; ad esempio, Skinner aveva osservato che la frequenza di rinforzo e la frequenza di risposta erano correlate attraverso numerosi contesti; per integrare queste nuove osservazioni, conia quindi nuovi termini. Intervallo variabile, intervallo fisso, rapporto fisso, rapporto variabile, rinforzo
differenziale (o concorrente) di basse frequenze, sono tutti termini che descrivono in che modo gli schemi di rinforzo sono in relazione con la frequenza del comportamento. I termini della terza fase emergono dalla seconda fase, senza cambiare nulla dei dati di base.
Nessuna parte del sistema esplicativo di Skinner è inventata o modificata per adeguarsi ai dati. Il comportamento viene spiegato descrivendo le dipendenze funzionali che presentano i dati, invece che invocare entità ipotetiche non osservabili. Skinner dichiara infatti che:
[a theory] has nothing to do with the presence or absence of experimental confirmation. Facts and theories do not stand in opposition to each other. The relation, rather, is this: theories are based upon facts; they are statements about organizations of facts. (Skinner, 1947/1972, p. 302)
I termini teorici del suo sistema esplicativo sono derivati empiricamente (cioè derivano dall’osservazione) e non reggono o cadono per conferma sperimentale. E nemmeno il sistema teorico nel suo insieme regge o cade per conferma sperimentale, poiché solo le regolarità osservate vanno a formare la parte linguistica del sistema.
Come Mach, anche Skinner era preoccupato dal modo in cui alcune tecniche interpretative (le teorie) dessero attenzione alla struttura, alla funzione o all’attività delle entità ipotetiche usate di volta in volta come spiegazione. Nel contesto di tali approcci, la persona perde importanza a favore dell’entità ipotetica che dovrebbe spiegarne il comportamento. L’opposizione di Skinner al pensiero meccanicistico sottostante questo genere di teorie (alle quali ci riferiamo come modelli o modelli teorici) era basato sul un concetto di causazione del tutto analogo alle dipendenze funzionali di cui parlava Mach; e come lui, Skinner non interpone alcuna struttura o meccanismo mediatore per integrare le nozioni di causa ed effetto.
Gli organismi, umani o no, non sono macchine che richiedono collegamenti e strutture. Sono organismi biologici che agiscono in un contesto che influenza il loro comportamento e sul quale hanno effetto, e vengono cambiati dalla loro esperienza in quel contesto. Come Mach, Skinner rifiuta l’analogia della macchina come strumento descrittivo del comportamento degli organismi nel mondo.
Skinner si opponeva all’uso di termini che non derivassero dall’osservazione, e lo faceva per ragioni pratiche. I modelli teorici necessitano di test sperimentali per stabilire quale, tra tutti, meglio si adatta ai dati osservativi; per questa ragione costituiscono uno spreco di energie e di risorse. I dati ottenuti dai test di verifica del modello sono considerati validi solo se si conformano alle predizioni dedotte dal modello. In caso contrario il modello viene rifiutato, oppure viene sottoposto ad ampie modifiche che conducono ad altre sperimentazioni, ma i dati in quanto tali sono utili solo nella misura in cui evidenziano i problemi del modello.
Il continuo processo di sperimentazione solitamente conduce all’abbandono di un modello a favore di un altro, e il passaggio a un modello nuovo questo rende inutile gran parte della ricerca che era stata dedicata alla verifica sperimentale di quello vecchio.