• Non ci sono risultati.

METODI DI PROVA

Nel documento Parte 2 CLASSIFICAZIONE (pagine 159-166)

2.3.0 Generalità

Salvo disposizioni contrarie nel capitolo 2.2 o nel presente capitolo, i metodi di prova da utilizzare per la classificazione delle merci pericolose sono quelli descritti nel Manuale delle prove e dei criteri.

2.3.1 Prova d’essudazione degli esplosivi da mina di tipo A

2.3.1.1 Gli esplosivi da mina di tipo A (N° ONU 0081), se contengono più del 40% d’esteri nitrici liquidi,-devono soddisfare, oltre alle prove indicate nel Manuale delle prove e dei criteri, la seguente prova d’essudazione.

2.3.1.2 L’apparecchio per la prova d’essudazione degli esplosivi da mina (Figure da 1 a 3) si compone di un cilindro cavo, di bronzo. Questo cilindro che è chiuso da un lato con un piatto dello stesso metallo, ha un diametro interno di 15,7 mm e una profondità di 40 mm. Sulla superficie laterale sono praticati 20 fori da 0,5 mm di diametro (4 serie di 5 fori). Un pistone di bronzo, cilindrico per una lunghezza di 48 mm e alto in totale 52 mm, deve potere scivolare nel cilindro disposto verticalmente; questo pistone, di diametro 15,6 mm, è caricato con 2.220 g, al fine di produrre una pressione di 120 kPa (1,2 bar) sulla base del cilindro.

2.3.1.3 Si forma, con una quantità da 5 a 8 g d’esplosivo da mina, un piccolo cilindro lungo 30 mm e di diametro 15 mm, lo si avvolge con tela molto fine e lo si pone nel cilindro; lo si colloca sotto il pistone e la sua massa di carico, affinché l’esplosivo da mina sia sottoposto a una pressione di 120 kPa (12 bar). Si annota il tempo occorrente per fare comparire le prime tracce di gocce oleose (nitroglicerina) all’esterno dei fori del cilindro.

2.3.1.4 L’esplosivo da mina si considera come soddisfacente se il tempo che occorre prima dell’apparizione dei trasudamenti liquidi è superiore a 5 minuti, avendo fatto la prova a una temperatura compresa tra 15°C e 25°C.

Prova di essudazione degli esplosivi da mina Dimensioni in mm

Fig. 1: Carico a forma di maniglia, massa 2220 g, capace di essere sospeso sul pistone di bronzo

Parte

1Parte 2

Parte

3

Parte

4

Parte

5

Parte

6

Parte

7

Parte

8

Parte

9

Fig. 2: Pistone cilindrico di bronzo, misure in mm

Fig. 3: Cilindro cavo di bronzo, chiuso da un lato; vista in pianta e sezione verticale Figure da 1 a 3:

1. 4 serie di 5 fori di Ø 0,5 2. rame

3. placca di piombo con incavo centrale nella faccia inferiore 4. 4 aperture, circa 46 x 56 ripartite regolarmente sulla periferia

Parte

1Parte 2

Parte

3

Parte

4

Parte

5

Parte

6

Parte

7

Parte

8

Parte

9 2.3.2 Prove concernenti le miscele di nitrocellulosa della Classe 1 e Classe 4.1

2.3.2.1 Al fine di determinare i criteri della nitrocellulosa, deve essere eseguita la prova di Bergmann-Junk o la prova su carta violetto metilico come da Appendice 10 del Manuale delle prove e dei criteri (vedere il capitolo 3.3, disposizioni speciali 393 e 394). Se c'è dubbio sul fatto che la temperatura di accensione della nitrocellulosa sia considerevolmente superiore a 132 °C nel caso della prova di Bergmann-Junk o superiore a 134,5 °C nel caso della prova su carta violetto metilico, la prova della temperatura di accensione descritta al punto 2.3.2.5 dovrebbe essere eseguita prima di eseguire queste prove. Se la temperatura di accensione delle miscele di nitrocellulosa è superiore a 180 °C o la temperatura di accensione della nitrocellulosa plastificata è superiore a 170 °C, la prova di Berg-mann-Junk o la prova su carta violetto metilico possono essere eseguite in sicurezza.

2.3.2.2 Prima d’essere sottoposti alle prove del 2.3.2.5 qui di seguito, i campioni devono essere asciugati per almeno 15 ore, a temperatura ambiente, in un essiccatore da vuoto prowisto di cloruro di calcio fuso e granulato; la materia deve essere disposta in uno strato sottile; a tale scopo le materie che non sono né in polvere né fibrose devono essere macinate, o grattate, o tagliate in pezzi di piccole dimensioni.

La pressione nell’essiccatore deve essere inferiore a 6,5 kPa (0,065 bar).

2.3.2.3 Prima d'essere asciugata come prescritto al 2.3.2.2 qui sopra, la nitrocellulosa plastificata deve esse-re sottoposta a una pesse-re-asciugatura in un forno ben ventilato, a 70°C, finché la perdita di massa per quarto d’ora non sia inferiore allo 0,3% della massa iniziale.

2.3.2.4 La nitrocellulosa debolmente nitrata deve essere prima sottoposta ad asciugatura preliminare come prescritto al 2.3.2.3 qui sopra; l’asciugatura deve essere eseguita mediante una permanenza d’alme-no 15 ore in un essiccatore provvisto di acido solforico concentrato.

2.3.2.5 Temperatura d’accensione (vedere 2.3.2.1)

a. La temperatura d’accensione è determinata riscaldando 0,2 g di materia contenuta in una provetta di vetro immersa in un bagno di lega di Wood. La provetta è posta nel bagno quan-do questo raggiunge 100°C. La temperatura del bagno è quindi elevata progressivamente di 5°C il minuto;

b. Le provette devono avere le seguenti dimensioni:

lunghezza 125 mm

diametro interno 15 mm spessore della parete 0,5 mm

e devono essere immerse a una profondità di 20 mm;

c. La prova deve essere ripetuta tre volte, annotando ogni volta la temperatura alla quale si produce un’accensione della materia, vale a dire: combustione lenta o rapida, deflagrazione o detonazione;

d. La temperatura più bassa rilevata nelle tre prove indica la temperatura d’accensione.

2.3.3 Prove concernenti i liquidi infiammabili delle classi 3, 6.1 e 8

2.3.3.1 Determinazione del punto d’infiammabilità

2.3.3.1.1 Per determinare il punto d’infiammabilità dei liquidi infiammabili possono essere utilizzati i seguenti metodi:

Norme internazionali:

ISO 1516 (Determination of flash/no flash — Closed cup equilibrium method) ISO 1523 (Determination of flash point — Closed cup equilibrium method) ISO 2719 (Determination of flash point — Pensky-Martens closed cup method) ISO 13736 (Determination of flash point — Abel closed-cup method)

ISO 3679 (Determination of flash point — Rapid equilibrium closed cup method) ISO 3680 (Determination of flash/no flash — Rapid equilibrium closed cup method)

Parte

1Parte 2

Parte

3

Parte

4

Parte

5

Parte

6

Parte

7

Parte

8

Parte

9

Norme nazionali:

American Society for Testing Materials International, 100 Barr Harbor Drive, PO Box C700, West Conshohocken, Pennsylvania, USA 19428-2959:

ASTM D3828-07a, Standard Test Methods for Flash Point by Small Scale Closed-Cup Tester ASTM D56-05, Standard Test Method for Flash Point by Tag Closed-Cup Tester

ASTM D3278-96(2004)e1. Standard Test Methods for Flash Point of Liquids by Small Scale Close-dCup Apparatus

ASTM D93-08, Standard Test Methods for Flash Point by Pensky-Martens Closed-Cup Tester * Association française de normalisation, AFNOR, 11, rue de Pressensé, F-93571 La Plaine SaintDenis Cedex:

French standard NF M 07 - 019

French standards NF M 07 - 011 / NF T 30 - 050 / NF T 66 - 009 French standard NF M 07 - 036

Deutsches Institut far Normung, Burggrafenstr, 6, D-10787 Berlin:

Standard DIN 51755 (flash-points below 65°C)

State Committee of the Council of Ministers for Standardization, RUS-113813, GSP, Moscow, M-49 Leninsky Prospect, 9:

GOST 12.1.044-84

2.3.3.1.2 Per determinare il punto d’infiammabilità di pitture, colle e prodotti viscosi simili contenenti solventi, possono essere utilizzati solo apparecchi e metodi di prova che siano appropriati alla determinazione del punto d’infiammabilità di liquidi viscosi, conformemente alle seguenti norme:

a. ISO 3679:1983;

b. ISO 3680:1983;

c. ISO 1523:1983;

d. Norme Internazionali EN ISO 13736 ed EN ISO 2719, Metodo B.

2.3.3.1.3 Le norme elencate al 2.3.3.1.1 devono essere utilizzate solo per intervalli di punti d’infiammabilità specificati per ciascuna norma. Per scegliere una norma si devono esaminare le possibilità di reazioni chimiche tra la materia e il porta-campione. Fatti salvi i requisiti di sicurezza, l’apparecchio deve essere sistemato in un luogo privo di correnti d’aria. Per ragioni di sicurezza, per i perossidi organici e le materie autoreattive (anche chiamate materie “energetiche”) o per le materie tossiche, si deve utilizzare un campione di volume ridotto, di cima 2 ml.

2.3.3.1.4 Quando il punto d’infiammabilità, determinato mediante un metodo di non equilibrio, risulta essere di 23°C ± 2°C o di 60°C ± 2°C, esso deve essere confermato per ogni intervallo di temperatura median-te un metodo d’equilibrio.

2.3.3.1.5 In caso di contestazione sulla classificazione di un liquido infiammabile, deve essere accettato il valore di classificazione proposto dallo speditore se, durante una controprova di determinazione del punto d’infiammabilità, si ottiene un risultato che non si discosta più di 2°C dai limiti (23 °C e 60 °C rispettivamente) fissati al 2.2.3.1. Se la differenza è superiore a 2°C, si deve procedere a una seconda controprova e si deve ritenere valido il più basso tra i valori ottenuti in entrambe le controprove.

* N.d.T.: Alle norme ISO sopra indicate corrispondono le seguenti norme nazionali UNI:

UNI EN ISO 1516:2005 (Determinazione del punto di infiammabilità passa/non passa - Metodo dell'equilibrio in vaso chiuso) UNI EN ISO 1523:2005 (Determinazione del punto di infiammabilità - Metodo dell'equilibrio in vaso chiuso) UNI EN ISO 2719:2005 (Determinazione del punto di infiammabilità - Metodo Pensky Martens in vaso chiuso) UNI EN ISO 13736:2008 (Determinazione del punto di infiammabilità - Metodo Abel in vaso chiuso) UNI EN ISO 3679:2005 (Determinazione del punto di infiammabilità - Metodo rapido all'equilibrio in vaso chiuso)

UNI EN ISO 3680:2005 (Determinazione del punto di infiammabilità del tipo passa/non passa - Metodo rapido all'equilibrio in vaso chiuso)

Parte

1Parte 2

Parte

3

Parte

4

Parte

5

Parte

6

Parte

7

Parte

8

Parte

9 2.3.3.2 Determinazione del punto iniziale di ebollizione

Per determinare il punto iniziale di ebollizione dei liquidi infiammabili possono essere utilizzati i seguen-ti metodi:

Norme internazionali:

ISO 3924 (Petroleum products — Determination of boiling range distribution — Gas chromatography method)

ISO 4626 (Volatile organic liquids — Determination of boiling range of organic solvents used as raw materials)

ISO 3405 (Petroleum products — Determination of distillation characteristics at atmospheric pres-sure)

Norme nazionali:

American Society for Testing Materials International, 100 Barr Harbor Drive, PO Box C700, West Conshohocken, Pennsylvania, USA 19428-2959:

ASTM D86-07a, Standard Test Method for Distillation of Petroleum Products at Atmospheric Pressure ASTM D1078-05, Standard Test Method for Distillation Range of Volatile Organic Liquids

Altri metodi accettabili:

Metodo A.2 così come descritto nella Parte A dell’Allegato al Regolamento della Commissione (CE) N. 440/2008 17

2.3.3.3 Prova per determinare il tenore di perossido

La determinazione del tenore di perossido in un liquido si deve fare come in seguito:

Si versa in un matraccio di Erlenmeyer una massa “p” (di circa 5 g, pesata con una precisione di 0,01 g) del liquido da titolare; si aggiungono 20 cm3 d’anidride acetica e circa 1 g di ioduro di potassio solido polverizzato; si agita il matraccio e, dopo 10 minuti, lo si scalda a 60°C per 3 minuti.

Dopo averlo lasciato raffreddare per 5 minuti, si aggiungono 25 cm3 d’acqua. Si lascia a riposo per mezz’ora, poi si titola lo iodio liberato per mezzo di una soluzione decinormale d’iposolfito di sodio, senza addizionare un indicatore; la completa decolorazione indica la fine della reazione. Se “n” è il numero di cm3 di soluzione d’iposolfito necessari, la percentuale di perossido (espressa come H202) che contiene il campione è ottenuta dalla formula: : (17 n) / (100 p).

2.3.4 Prova per determinare la fluidità

Per determinare la fluidità delle materie e miscele liquide, viscose o pastose, si applica il seguente metodo.

2.3.4.1 Apparecchio di prova

Penetrometro commerciale secondo la norma ISO 2137:1985 con un’asta guida di 47,5 g ± 0,05 g;

disco forato di duralluminio con fori conici, avente massa di 102,5 g ± 0,05 g (vedere figura 1); reci-piente di penetrazione destinato a ricevere il campione avente diametro interno da 72 mm a 80 mm.

2.3.4.2 Procedura di prova

Si versa il campione nel recipiente di penetrazione almeno mezz’ora prima della misura. Dopo avere chiuso ermeticamente il recipiente, lo si lascia a riposo fino alla misura. Si scalda il campione nel recipiente di penetrazione, chiuso ermeticamente, a 35°C ± 0,5°C, poi lo si pone sul piatto del pene-trometro poco prima della misura (al massimo 2 minuti). Si applica allora la punta S del disco forato sulla superficie del liquido e si misura la profondità di penetrazione in funzione del tempo.

17 Regolamento (CE) N. 440/2008 della Commissione, del 30 maggio 2008, che istituisce dei metodi di prova ai sensi del regolamento (CE) N.1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) (GU L 142 del 31.5.2008, pagg. 1-739 e L143 del 3.6.2008, pag. 55)

** N.d.T.: Alle norme ISO sopra indicate corrispondono (salvo che per la ISO 4626) le seguenti norme nazionali UNI :

UNI EN ISO 3924:2010 (Prodotti petroliferi - Determinazione della distribuzione dell'intervallo di ebollizione - Metodo gascromatografico) UNI EN ISO 3405:2011 (Prodotti petroliferi - Determinazione delle caratteristiche di distillazione a pressione atmosferica)

Parte

1Parte 2

Parte

3

Parte

4

Parte

5

Parte

6

Parte

7

Parte

8

Parte

9

2.3.4.3 Valutazione dei risultati

Una materia è pastosa se, una volta che la punta S e stata sistemata sulla superficie del campione, la penetrazione indicata dal quadrante di misura:

a. è inferiore a 15,0 mm ± 0,3 mm, dopo una durata di carico di 5 s ± 0,1 s, oppure b. è superiore a 15,0 mm ± 0,3 mm, dopo una durata di carico di 5 s ± 0,1 s, ma dopo un

nuovo periodo di 55s ± 0,5 s, la penetrazione supplementare è inferiore a 5 mm ± 0,5 mm.

NOTA: Nel caso di campioni aventi un punto di scorrimento, è spesso impossibile ottenere una superficie a livello costante nel recipiente di penetrazione e, di conseguenza, stabilire chiaramente le condizioni iniziali di misura per il contatto con la punta S. Inoltre, per alcuni campioni, l’impatto del disco forato può provocare una deformazione elastica della superficie, che, nei primi secondi, dà l’im-pressione di una penetrazione più profonda. In questi casi, può essere appropriato valutare i risultati secondo la precedente lettera (b).

Parte

1Parte 2

Parte

3

Parte

4

Parte

5

Parte

6

Parte

7

Parte

8

Parte

9 2.3.5 Classificazione delle materie organometalliche delle classi 4.2 o 4.3

In funzione delle loro proprietà come determinate secondo le prove da N.1 a N.5 del Manuale delle prove e dei criteri, Parte III, sezione 33, le materie organometalliche possono essere classificate nelle classi 4.2 o 4.3, secondo il caso, conformemente al diagramma di decisione della figura 2.3.5.

NOTA 1: Le materie organometalliche possono essere assegnate ad altre classi, secondo il caso, in funzione delle loro altre proprietà e della tabella dell’ordine di preponderanza dei pericoli (vedere 2.1.3.10).

NOTA 2: Le soluzioni infiammabili con composti organometallici in concentrazioni tali che non sono spontaneamente infiammabili o, a contatto con l’acqua, non sviluppano gas infiammabili in quantità pericolosa, sono materie della classe 3.

Parte

1Parte 2

Parte

3

Parte

4

Parte

5

Parte

6

Parte

7

Parte

8

Parte

9

Nel documento Parte 2 CLASSIFICAZIONE (pagine 159-166)

Outline

Documenti correlati