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LA COSTRUZIONE PROBLEMATICA DELLA DECISIONE PROCESSI AUTOCENTRAT

3.11 I metodi scenarial

Quando ci si accosta ad una prospettiva a lungo termine l’approccio più consueto è quello di cercare di indagare l’ignoto per determinarne le caratteristiche.- Con questo approccio si ricade nel campo della previsione , campo basato sull’idea che il futuro sia già determinati nei suoi aspetti. Si proiettano, allora, trend passati, assumendo come ipotesi l’assenza di possibili eventi inattesi o modificazioni del

loro percorso. D’altra parte come sottolinea Michel Godet la visione deterministica” risulta decisamente non realistica in ambienti in continuo cambiamento, caratterizzati da fenomeni sempre più complessi e interdipendenti, ambienti nei quali l’enorme incertezza che caratterizza il futuro si riflette in divergenze dai trend attuali” (Godet 1987) e nei quali risulta necessario adottare un approccio che accetti l’esistenza di una molteplicità di futuri possibili e la loro imprevedibilità. Pensare che esistono differenti possibilità in funzione delle diverse opportunità che vengono offerte conduce ad un modello di analisi del futuro che prevede l’esplorazione di salti, discontinuità eventi inattesi pluralità di possibilità. Gli studi e le analisi sui futuri sono finalizzati alla comprensione delle differenti alternative che consentano di fornire un contesto decisionale dal quale emergano opzioni e scelte. Sottolinea Graham May “se non fosse possibile influenzare il corso degli eventi, conoscere ciò che sta per accadere avrebbe un valore decisamente limitato. Invece, nelle situazioni in cui si ha la possibilità di determinare la direzione del futuro, mediante azioni e decisioni intraprese nel presente, prevedere il futuro probabile diviene di vitale importanza perché consente di avere a disposizione differenti alternative fra cui scegliere….”pensare al futuro certamente non garantisce che le nostre azioni abbiano successo, ma fa sì che le possibilità di influenzare il corso degli eventi verso direzioni preferenziali aumentino”(May 1996). Wendel Bell aggiunge che uno dei motivi per i quali indagare i futuri non è solo importante, ma necessario, è l’esigenza di migliorare la saggezza del decision- making e l’efficacia delle azioni umane per mezzo di un pensiero rivolto al futuro più consapevole e flessibile.

E allora necessario che le previsioni siano multiple, condizionali, contingenti, modificabili e incerte (Bell 1997).

I futures studies costituiscono un nuovo campo di ricerca che prevede il pensare in maniera sistematica ed esplicita a futuri alternativi.

I futures studies sono un campo di indagine riccamente interconnesso con molti altri campi di ricerca e ciò comporta che non se ne possano definire i confini in maniera netta e precisa (Slaughter 1996). Secondo Slaughter il guardare al futuro (foresight) è un processo intenzionale di sviluppo della consapevolezza e della comprensione che ha luogo tramite l’esplorazione dei futuri possibili e l’esplicitazione di situazioni emergenti. A tal fine il foresight mira espandere i confini della percezione in almeno quattro modi: valutando possibili conseguenze delle azioni, delle decisioni.; anticipando problemi, prima che essi si verifichino; tenendo conto delle implicazioni presenti di possibili eventi futuri; immaginando aspetti desiderabili di società future (Slaughter 1995). Il futuro piuttosto che essere, in un certo senso, inerte, inavvicinabile e profondamente problematico, origina dalle azioni presenti e in questo senso fornisce agli esseri umani un’ampia varietà di opzioni alternative e dilemmi: alcune di queste possono indagare con le teorie sull’evoluzione, il progresso, il caos, la stabilità, la continuità; ad altre ci si può accostare in maniera più efficace solo attraverso l’uso dell’immaginazione, dell’intuizione, della fantasia.

May in questo senso suggerisce due approcci possibili alla conoscenza del futuro:”possiamo sederci ed aspettare che le cose accadano, cercando di trarre il meglio che possiamo dalle situazioni in cui ci ritroviamo, oppure possiamo usare un approccio più positivo utilizzando le sempre più numerose tecniche di gestione, pianificazione e futuring che abbiamo a nostra disposizione. Il secondo caso corrisponde all’adozione, nei confronti del futuro dinamico e incerto, di un

approccio che May chiama learning process. Accostarsi al futuro come a un processo di apprendimento richiede però una serie di attitudes, fra cui: apprezzare il valore della diversità, rimanere flessibili, riconoscere gli errori che sono inevitabili e necessari, accettare la possibilità di ottenere solo poche soluzioni definitive, ricercare continuamente informazioni, acquisire le nuove idee generate in altri campi, perseguire un approccio partecipativo, considerare le strategie come strumenti di apprendimento e le decisioni come esperimenti piuttosto che come soluzioni finali.(May 1997).

Non si ricercano soluzioni, ma si organizzano questi studi in modo che l’esperienza di nuovi modi di pensare possa essere trasferita ai pianificatori e ai decision makers (Khakee 1985).

Non esiste un unico metodo per la costruzione di scenari, ma piuttosto una varietà di metodi (dai più semplici ai più sofisticati). L’analisi di scenario cerca di ideare futuri possibili e di esplorare i percorsi che portano ad essi, per poter chiarire quali siano le possibili azioni da intraprendere nel presente e quali le loro possibili conseguenze.

Nelle esperienze di costruzione di scenari condotte sinora con la mediazione del computer spiccano, comunque, alcuni aspetti positivi e negativi che vale la pena scorrere criticamente e sinteticamente.

Innanzitutto, sicuramente l’uso di un software ad hoc è utile per strutturare scenari con istanze robuste e credibili, giacchè l’interazione anonima migliora la libera espressione di idee, opinioni e timori. Inoltre lo strumento informatico consente un processo costruttivo in tempo reale:ne riviene un database immediato e facile da leggere egestire per le azioni del policymaking. Rispetto poi ai tradizionali brainstorming vis à vis, gli stakeholders possono interagire senza il filtro del facilitatore umano, garantendo più fedele aderenza alle istanze rappresentate.( Selicato,2004)

Un primo aspetto negativo è rappresentato, invece, dalla presenza del computer stesso: un mezzo freddo e non stimolante che può difficilmente sostituire le interazioni calde, informali, simpatetiche tra umani, come spesso rilevato( Sillince e Saeedi 1999).

Questa circostanza ha determinato nei casi di studio molti effetti secondari negativi, specialmente dopo il primo intrigante impatto:monotonia e noia nel rispondere, scarso coinvolgimento, bassa attenzione.

Altro aspetto negativo del software è legato ad un carattere che tipicamente manca nelle routine automatiche, specialmente se paragonato alle interazioni tradizionali: il controllo di processo. Infatti, mentre in una sessione tradizionale tra stakeholders le istanze emergono durante un processo continuo e sotto il controllo di facilitatore e stakeholders, nelle routine automatiche i processi sono spesso invisibili, ed esiste il rischio di nascondere alcuni step.

La migliore soluzione attualmente utilizzata è la continua ibridazione con il controllo umano, oppure con altri software complementari che interferiscano nel processo. Gli scenari e le previsioni sono futuri per la mente. Forniscono informazioni, identificano pericoli e opportunità, e soprattutto sviluppano l’immaginazione. Al contrario le visioni sono futuri per il cuore (Puglisi 1999). Nelle visioni convergono le aspirazioni della gente e le opportunità per singoli individui e gruppi di tirar fuori i propri desideri riguardo al futuro. La prospettiva di far raggiungere il consenso sull’aspetto che deve avere il migliore dei mondi può sembrare scoraggiante, ma è

il primo importante passo verso la costruzione di una relazione fra le aspirazioni condivise e le relative possibili azioni.

Raggiungere il consenso può apparire ancora più difficile in contesti politici e sociali particolarmente vivaci, ma la reale natura dei processi di visionino è definire quella dei futuri come un’arena neutrale. Solitamente per la costruzione delle visioni si lavora in cinque fasi: identificazione dei problemi, dei successi del passato e dei desideri per il futuro, identificazione degli obiettivi e delle risorse disponibili per raggiungerli.

I tentativi di democratizzare la pianificazione del futuro possono essere visti come un passo avanti significativo nella breve storia della futures research, sebbene essi presentino non poche difficoltà. Ma, indipendentemente dal particolare percorso metodologico scelto,i futures studies rappresentano un campo il cui apporto di idee e principi non è più possibile trascurare.

Il futuro è sicuramente la direzione verso la quale ci si muove quando si pensa agli strumenti oggi a disposizione per la pianificazione del territorio.

CAPITOLO 4