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Sistemi di supporto alla pianificazione nella pianificazione ambientale

LA COSTRUZIONE PROBLEMATICA DELLA DECISIONE PROCESSI AUTOCENTRAT

3.7 Sistemi di supporto alla pianificazione nella pianificazione ambientale

Individuato l’obiettivo /i del Progetto, i confini (spaziali e temporali) del sistema da considerare e il contesto in cui si opera. Per questo occorre individuare : le informazioni disponibili e quelle mancanti; i Portatori d’interesse coinvolti e le loro aspettative, timori e percezioni. Con il loro accordo i Portatori vengono suddivisi in settori, in modo che ogni settore raccolga i Portatori che hanno interessi comuni. Tutto ciò richiede una conoscenza del sistema, che si acquisisce raccogliendo le informazioni disponibili. Si deve quindi analizzare il contesto normativo con studi ideologici, ambientali, economici e sociali progettati e realizzati allo scopo.

Può apparire strano partire da un’esplosione di idee (brain storming), ma anche la vita fa così: accanto ai suoi perfetti meccanismi bio-chimici regolati da ferree leggi, sta l’elemento del disordine, la mutazione genetica, un apparentemente illogico ma indispensabile, strumento per garantire il raggiungimento dello scopo ultimo:perpetuare la vita. D’altra parte come potrebbe esservi un processo partecipato se non si stesse ad Ascoltare attentamente le idee e le proposte degli attori?

A questa prima fase creativa, occorre far seguire una fase di decantazione in cui si chiarisce che cosa si può decidere e cosa no, quale sia l’effettivo spazio decisionale: è, infatti, inutile dibattere appassionatamente aspetti che non sono di competenza del Progetto. Si ottiene in questo modo una lista degli interventi, successivamente questi verranno scomposti in una o più azioni, che costituiscono i “mattoni” con cui si costruiranno in seguito le alternative.

Per valutare e comparare gli effetti delle alternative sul sistema è necessario individuare, assieme ai Portatori d’interesse, un insieme di criteri di valutazione, che riflettano le caratteristiche del problema e i valori che stanno alla base dei giudizi che i Portatori esprimono. I criteri non devono concernere solo gli obiettivi del progetto, ma tutti gli effetti positivi o negativi, a cui i Portatori aspirano o che paventano. In particolare i criteri dello sviluppo sostenibile saranno proposti dalle Agenzie interessate. È opportuno strutturare i criteri in una gerarchia, partendo dagli obiettivi del problema e dettagliandoli man mano. Ogni criterio del livello più basso deve essere tradotto in un indicatore di valutazione, ovvero in una funzione, che permetta di misurare quanto una data alternativa soddisfi quel criterio. Occorre dedicare molto tempo e attenzione all’interazione con i Portatori e all’esame dei loro punti di vista, perché è essenziale che ogni portatore veda riconosciuti i suoi interessi in almeno un indicatore, se ciò non avvenisse la negoziazione fallirebbe. Fase 3- Identificazione del modello del sistema

Per poter quantificare gli effetti che le diverse alternative produrrebbero sugli indicatori se esse fossero implementate bisogna disporre di un modello che descriva le relazioni causa-effetto presenti nel sistema. Tale modello può assumere la forma di un esperto, che in base alla sua esperienza sia in grado di stimare gli effetti che ogni alternativa produce, oppure la forma di un modello matematico.

Fase 4- Progetto delle alternative

Molto spesso, purtroppo, nella pratica le alternative considerate sono solo quelle che l’esperienza dell’Analista e le proposte dei portatori d’interesse suggeriscono. È giusto partire da esse , ma riteniamo sia un errore limitarsi ad esse. Più correttamente, ricordando che un’alternativa è un pacchetto integrato di azioni, vanno considerate tutte quelle alternative che si ottengono combinando, in tutti i modi possibili, le azioni individuate. Spesso il numero di alternative che ne consegue è così elevato che sarebbe impossibile esaminarle tutte nelle fasi successive ed è pertanto necessario selezionare solo quelle “più interessanti”. Fase 5- Stima degli effetti

Identificate le alternative bisogna stimarne gli effetti, cioè stimare i valori che gli indicatori di valutazione assumono in corrispondenza di ognuna di esse. Quando il sistema è dinamico la stima richiede di simulare ogni alternativa su di un orizzonte temporale (orizzonte di valutazione) abbastanza lungo da rendere probabile il manifestarsi anche degli eventi estremi, così da non rischiare di stimare gli effetti dell’alternativa solo in condizioni medie.

Negli ultimi anni il panorama internazionale ha visto la nascita di numerose normative e di strumenti orientati ad introdurre nei processi decisionali delle pubbliche amministrazioni, degli enti preposti alla gestione del territorio, due elementi imprescindibili per garantire la sostenibilità dello sviluppo locale: la dimensione del pubblico e la dimensione ambientale.

In particolare si ricordano la Direttiva 2003/35/CE, sulla partecipazione del pubblico e la Direttiva 2001/42/CE sull’integrazione della dimensione ambientale, volte ad introdurre innovazioni sostanziali nei processi di pianificazione ambientale e territoriale.

La prima introduce, infatti, la necessità di assicurare ai soggetti interessati un ruolo attivo nel processo decisionale, in maniera tale che possano evidenziare le problematiche e le opportunità locali, suggerire nuove idee per lo sviluppo del

territorio ed esprimere il proprio punto di vista, garantendo così un controllo dal basso sul processo.

La seconda reclama un ruolo di maggiore rilievo per le problematiche ambientali tra i criteri per la definizione del piano: poiché gli impatti delle decisioni sull’ambiente possono essere anche molto significativi, la loro analisi approfondita deve diventare una prassi comune nella pianificazione, dalle prime fasi del processo sino al monitoraggio.

Con le finalità di favorire un modello di pianificazione integrata, nel quale si considerano le variabili socio-economiche, territoriali ed ambientali e si attua la partecipazione, ripropone un processo decisionale con un approccio formalizzato e razionale, che poggi sulla comunicazione e l’informazione tra e con i soggetti coinvolti (Guariso e Werthner, 1989).

La pianificazione cerca di affrontare la emergente crisi socio-ambientale ricorrendo a conoscenze e a politiche più sofisticate e partecipate che possono essere raccolte attraverso l’impiego di tecnologie sempre più sofisticate.

Nuove arene di governo e nuovi forum si aprono in cui a mobilitazioni dal basso si tende a sostituire nuove configurazioni istituzionali di governance includenti sempre più soggetti terzi quali mediatori o facilitatori.

Le interazioni, i discorsi di questo nuovo tipo di pianificazione, che alcuni chiamano”strategica” ed altri preferiscono chiamare “interattiva”, “comunicativa”, “collaborativi”, chiedono organizzazioni impegnative e complesse, capaci di dare risposte di ascolto oltre che pratiche.

Sono necessarie organizzazioni che apprendono, nuove “comunità di pratiche”, nuovi saperi di interazione e mediazione linguistica, nuove capacità anche tecnologiche di registrazione di conoscenze, sapienze e volontà sia esperte (concentrate) che comuni( diffuse), nuove capacità contrattuali e di accordo “di campo”. Le rilevanti problematiche socio-ambientali e gli obiettivi che, nella pianificazione spaziale contemporanea, da esse derivano trovano promettenti prospettive nella rapida innovazione tecnologica.

Sempre più di frequente si assume che “comunità di discorso” e “comunità di pratiche” costruiscano lo spazio della pianificazione. Ma l’organizzazione discorsiva, le sue regole, opportunità, le pluralità degli agenti del discorso, sono ancora tutti punti da esplorare. Lo stesso può dirsi delle comunità di pratiche, per le quali le pratiche nelle città sono oggi innovate dalle crescenti transazioni simboliche e dallo smaterializzarsi delle tecnologie. La conoscenza assume sempre più un ruolo centrale nello spazio della pianificazione perché favorisce l’attivazione, la modificazione e l’osservazione delle comunità di pratiche e di discorso.

Strumenti, metodologie e approcci per l’esplicitazione delle conoscenze sia formali che informali rappresentano campi di esplorazione ricchi di sfide e suggestioni ( Borri, 2004). La produzione di nuove conoscenze sia a livello individuale che di organizzazioni complessive, rappresenta ancora un ambito scarsamente conosciuto. Organizzazioni capaci di apprendere costituiscono gli ambienti in cui si realizzano i processi di produzione di nuove conoscenze, si memorizzano le conoscenze in uso o si acquisiscono conoscenze esterne.

Qual è il ruolo del pianificatore nell’ambito del processo di produzione di nuova conoscenza? È di attivatore o di esploratore di “comunità di pratiche e di discorso”? è mediatore o compositore delle differenze? È facilitatore o rilevatore dei processi?

Rilevanti opportunità di sperimentazione e riflessione sono offerte dalla creazione di spazi virtuali di interazione resi disponibili dalle nuove tecnologie che consentono ampia diffusione di tali spazi per il trasferimento e la produzione di conoscenze. Comunque, nonostante i notevoli progressi sono ancora ampiamente problematiche le questioni legate alle forme di rappresentazione delle conoscenze, alle modalità di esplorazione, alle modalità di creazione di eventuali sintesi, alle forme di interazione.

Fase 6-Valutazione delle Alternative

Ogni indicatore misura l’effetto prodotto da un ‘alternativa in unità fisiche. Tuttavia il valore che i Portatori attribuiscono ad una alternativa, in altre parole la soddisfazione che ne ricavano, non è sempre proporzionale al valore assunto dall’indicatore. Per tenerne conto è necessario associare ad ogni valore che l’indicatore può assumere il valore di un indice dimensionale, che esprima la soddisfazione che essi associano a quel valore dell’indicatore. Tramite interviste si identifica una funzione valore che permette di assegnare all’indice un valore in corrispondenza di ogni alternativa.

Fase 7- Comparazione e negoziazione delle alternative

Lo scopo che questa fase vorrebbe raggiungere è l’individuazione di un’alternativa che sia giudicata un compromesso accettabile da tutti i Portatori d’interesse e che non incontri l’opposizione di alcuno.

Ovviamente un alternativa che migliori i valori di tutti i Portatori rispetto all’Alternativa Zero è la soluzione ideale del processo decisionale, ma non è sempre detto che esista. In caso di conflitto irresolubile tra gli interessi dei diversi Portatori la fase si conclude con la ìndividuazione di quelle alternative che riscuotono un largo consenso tra i Portatori e l’elencazione di chi è favorevole e di chi è contrario a ciascuna di esse.

Per raggiungere questo risultato si promuovono innanzitutto una serie di attività, che hanno lo scopo di far conoscere e comprendere ad ogni Portatore d’interesse i punti di vista degli altri e, se esistono gli effetti negativi che le alternative a lui più gradite producono per gli altri. Una volta condivise queste informazioni, il cuore della fase è la ricerca del compromesso mediante una negoziazione tra i Portatori. Fase 8- Mitigazione e compensazione

Se un alternativa gode del consenso della maggioranza dei Portatori d’interesse, ma non di tutti, è importante studiare se mediante misure, cioè azioni, di mitigazione o di compensazione non sia possibile allargare ulteriormente il consenso, soddisfacendo alcuni dei Portatori insoddisfatti. Per questo occorre individuare nuove opzioni di intervento, ossia tipologie di azioni, da includere nell’alternativa, che agiscano in modo specifico sui settori insoddisfatti. Una volta individuate le tipologie occorre quantificare le azioni (Fase 4), stimarne gli effetti(5), valutarli(6) e comparare (7) le alternative così ottenute con le alternative di attrazione precedentemente individuate, per capire se esse producono effettivamente un allargamento del consenso. Si ottiene così un nuovo insieme di alternative di attrazione, che possono, eventualmente, essere esaminate, a loro volta, alla ricerca di nuove azioni di mitigazione che consentano di allargare il consenso. Le alternative ottenute a quel punto sono dette alternative di compromesso e ciascuna di esse è sostenuta da un gruppo di Portatori d’interesse.

Esse vengono presentate nel documento di sintesi dello studio, che riassume l’intero svolgimento del progetto e i suoi risultati.

Fase 9- Scelta politica

Ai decisori politici spetta individuare tra le alternative di compromesso, quella di miglior compromesso, quella cioè che meglio contempera i diversi interessi, o quella su cui riescono ad accordarsi.

In questi spazi virtuali devono supportarsi processi di acquisizione, memorizzazione, uso e trasferimento di conoscenza in riferimento a contesti cognitivi frammentati, conflittuali, incompleti, mutevoli e non uniformi.

Lo schema dell’approccio metodologico proposto è strutturato in tre fasi principali: scoping, elaborazione e attuazione/gestione: questa sequenza viene poi ripetuta a seconda del livello di approfondimenti successivi e si interseca con tre attività di carattere “trasversale”(Partecipazione, Strumenti, Analisi di coerenza).

In molte fasi si pone il problema della descrizione e/o del trattamento dell’incertezza , che può essere prodotta dall’informazione corrotta, insufficiente o scarsa e dagli errori che si commettono inconsapevolmente. Gli effetti prodotti da tutti questi disturbi si combinano tra loro nel generare l’incertezza che affligge i valori degli indicatori che compongono la matrice degli effetti.