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Il metodo ALC del Comune di Prato

Come già accennato, sono numerosi i contesti di applicazione del CL (Vianello 2000) e numerosi sono gli ambiti in cui i risultati derivanti dall’utilizzo di questo metodo sono stati più che soddisfacenti. Ad ulteriore prova, si è pensato di citare l’esempio di una realtà simile a quella che presenteremo in questo lavoro, per poter analizzare i punti di forza di questo metodo nonché le differenze rispetto a quello che applicheremo nella nostra sperimentazione. Si tratta infatti di un progetto di applicazione del CL all’interno di classi plurilingui con un duplice scopo: favorire la costruzione di gruppi formati da studenti italiano L1 e L2 per ottenere un clima di lavoro positivo tramite il CL e, attraverso la facilitazione linguistica, promuovere negli alunni non italofoni l’italiano come lingua con la quale studiare. Il contesto del progetto è quello di alcune scuole del comune di Prato, nell’anno scolastico 2012-2013. È necessario citare quasi testualmente le premesse della relazione finale per cogliere meglio le caratteristiche del contesto e le modalità di lavoro.

Il progetto “Implementazione del Portale Integrazione e sua Gestione Sperimentale a Livello Locale” finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali tramite ANCI, nell’anno scolastico

2012-13, vuole integrare i principi dell’Apprendimento Cooperativo e delle metodologie di Facilitazione Linguistica.

Con l’Apprendimento Cooperativo (AC) si è cercato di intervenire sulla costruzione del gruppo e la promozione di un clima positivo di lavoro. Con le metodologie di Facilitazione Linguistica (FL) si è cercato di sviluppare negli alunni non italofoni la “lingua dello studio” e negli alunni italofoni un punto di vista e degli strumenti alternativi per accedere alle conoscenze disciplinari coniugando una visione interculturale alla valorizzazione delle competenze linguistiche sia in italiano come L2 che nelle varie lingue materne degli studenti presenti nelle classi.

L’insegnamento e la facilitazione sono professioni pratico- operative e relazionali. Abbiamo ipotizzato che in un contesto scolastico plurilingue, il contributo degli aspetti relazionali possano fare la differenza nella creazione di un clima di classe positivo. (Gentile 2013:5,6)

Il progetto parte dal presupposto che un lavoro di gruppo senza struttura e senza vincoli cooperativi non può essere considerato un esempio di CL (o di AC, apprendimento cooperativo, come viene definito nella loro relazione). Per rispettare questo vincolo si sono affidati ai già citati principi di Kagan di interdipendenza

positiva, responsabilità individuale, equa partecipazione e interazione simultanea.

La crescita cognitiva e sociale degli studenti è affidata, inoltre, ad attività semplici e di breve durata con obiettivi semplici e circoscritti.

Per quanto riguarda la facilitazione linguistica, la scelta è invece ricaduta su una metodologia di tipo “dialogico bidirezionale”:

[…] compito dell’insegnante non è tanto quello di “insegnare” quanto quello di rendere l’apprendimento possibile. La sua funzione di guida e di consulente prevede che gli allievi assumano un ruolo attivo, siano responsabili ad autonomi, partecipi, capaci di programmazione e di autovalutazione. L’insegnamento diviene così di tipo dialogico e bidirezionale; l’insegnante diviene un animatore, un catalizzatore, un facilitatore dell’apprendimento e organizzatore delle risorse, e diviene egli stesso un discente” (Ciliberti 1994 cit. in Gentile 2013:6)

È quindi in prospettiva dialogica che la facilitazione linguistica agisce con il fine di rimuovere gli ostacoli dell’apprendimento linguistico da parte di parlanti non nativi creando così le condizioni ottimali per stimolare un contesto comunicativo positivo e consentendo un accesso linguistico adeguato in base alle competenze già sviluppate dall’apprendente (Gentile 2013). La figura del facilitatore, in questo progetto, opera a contatto con studenti appartenenti a minoranze immigrate, di prima o di seconda generazione, che presentano esigenze specifiche spesso legate a difficoltà non solo linguistiche ma anche di integrazione. L’importanza della creazione di un clima positivo nella classe e nel contesto scuola è quindi un requisito fondamentale per gli operatori.

Un contesto così assortito dal punto di vista linguistico e culturale ha reso necessario un lavoro di predisposizione studiato dai facilitatori linguistici insieme ai docenti e adattato ai vari studenti. Al facilitatore linguistico è stato dato anche il compito di agevolare la comunicazione con il fine di migliorare le capacità relazionali tra gli studenti che spesso vengono percepiti come “altri”. Per questi motivi il connubio tra apprendimento cooperativo e facilitazione linguistica (in altri termini CL e insegnamento dell’italiano L2), è stato visto fin dall’inizio come un metodo particolarmente efficace. Spesso infatti l’apprendimento cooperativo è stato utilizzato in contesti di insegnamento L2 (McCafferty et al. 2006) predisponendo attività all’interno del contesto della classe di appartenenza. Ciò ha portato alla creazione di quello che viene definito un “modello operativo” che fornisce agli insegnanti una gamma di attività che copre le varie aree disciplinari in grado di coinvolgere tutti gli studenti, italofoni e non italofoni, senza forzature improprie su quelli non italofoni. Questo modello operativo fornisce una serie di indicazioni pratiche articolate in tre macro-fasi:

1. un gioco relazionale che apre l’incontro con la classe e promuove un clima positivo;

2. l’attività didattica finalizzata all’apprendimento di conoscenze e abilità; 3. il feedback che chiude il lavoro e offre agli alunni stimoli riflessivi e di

Questo progetto si è integrato successivamente con il progetto easy.com iniziato il 1 marzo 2015 e finanziato dalla fondazione TIM Italia, sempre per il comune di Prato. L’obiettivo del progetto è stato la facilitazione dell’accesso alle informazioni relative ai servizi comunali per le popolazioni immigrate con il supporto delle nuove tecnologie. Nello specifico si è articolato in una serie di azioni rivolte all’insieme delle comunità immigrate anche attraverso il coinvolgimento delle scuole. La parte più interessante del progetto è quella che nella relazione finale viene definita “Macroazione A: Interventi su Target specifici”.

1. Azione A1 - Comunicazione sui Servizi: Informazioni ai genitori degli alunni migranti: erogazione di informazioni sui servizi scolastici e sociali attraverso una piattaforma di comunicazione che gestisca i diversi canali informativi (web, social network, SMS, Whatsapp) ed i diversi device, in particolare smartphone e tablet.

2. Azione A2 - Comunicazione scuola-famiglia: informazioni erogate dalla scuola ai genitori via smartphone, sia in modalità verbale che iconico- simbolica.

3. Azione A3 - Dialoghi al femminile: erogazione alle donne immigrate (partendo dalle madri degli alunni) di informazioni su corsi di lingua ed altri servizi di cittadinanza attiva, attraverso incontri mirati e messaggi via SMS, Whatsapp, social network.

4. Azione A4 - Lingua per comunicare e per lo studio: predisposizione ed erogazione di specifiche unità didattiche semplificate di lingua, per alunni delle classi di scuola secondaria, primo ciclo di livello A1-A2, attraverso l’uso di strumenti già esistenti (es. Moodle, LIM). Le unità didattiche sono predisposte da esperti in linguistica acquisizionale. L’azione si svolge a stretto contatto con i docenti curriculari e facilitatori linguistici già presenti nelle scuole, su incarico del Comune (Easy.com 2015).

In questa parte del progetto vengono amalgamati CL, insegnamento L2 e nuove tecnologie basate sull’utilizzo di diversi device tra cui dispositivi BYOD. A differenza della sperimentazione protagonista di questo lavoro il progetto di Prato ha però limitato funzione dei BYOD alle comunicazioni tra scuola e famiglia e all’erogazione di unità didattiche studiate ad hoc.

I risultati di questo progetto sono ben riassunti nell’articolo di Tiziana Chiappelli (2016) “Cooperative learning and intercultural education: an

experiment in inclusive methodology for multilingual and multicultural classroom (draft)”. Sono quattro i punti che l’autrice mette in risalto:

1) una conoscenza più approfondita dell’italiano ottenuta attraverso la preparazione degli studenti in maniera cooperativa, la creazione di unità multimediali avvenuta sia in ambiente multimediale sia in classi virtuali; 2) la costruzione e/o il consolidamento di un clima positivo all’interno della classe (sia reale che virtuale) che accetta tutte le differenze con un’attenzione particolare agli aspetti relazionali;

3) una conoscenza più approfondita dei contenuti specifici del programma della materia in questione;

4) un miglioramento delle capacità di utilizzo dei programmi per l’educazione online e per la preparazione di mappe concettuali (Chiappelli 2016:4);3

Risultati e progetto sembrano essere un ottimo esempio di come venire incontro alle esigenze che la situazione sociale moderna presenta parallelamente all’evoluzione tecnologica protagonista di questo periodo. Le numerose diversità che si presentano all’interno delle classi attuali non consentono una gestione analoga a quella utilizzata nelle classi omogenee di pochi decenni fa. Insegnamento e gestione della relazione all’interno di scenari così assortiti devono evolversi e far fronte alle nuove richieste del mercato della didattica, nonché favorire l’integrazione e un clima positivo all’interno della classe. I frutti di questo progetto sembrano dimostrare che un approccio mirato che tenga conto delle necessità dei singoli studenti e dei loro tipi di apprendimento possa rispondere a queste richieste.

I risultati positivi ottenuti dal progetto di Prato grazie all’apprendimento cooperativo sono un ulteriore conferma dell’efficaci di questo approccio. Tuttavia per avere una visione completa dell’argomento è necessario prendere in

3 Trad. mia.

considerazione anche eventuali punti deboli del CL. Nel prossimo paragrafo verranno presentate alcune delle critiche e delle contraddizioni del CL che metteranno in luce qualche punto debole ma che, soprattutto, ci aiuteranno a capire come risolvere alcune criticità legate al suo utilizzo. Per quanto riguarda le nuove tecnologie e nello specifico l’utilizzo del BYOD sarà necessaria un’analisi più approfondita che viene lasciata al capitolo successivo.