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METODOLOGIA DELL’INDAGINE

VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO NELLE TINTOLAVANDERIE ARTIGIANE

5. METODOLOGIA DELL’INDAGINE

Il percorso seguito si è articolato in fasi successive di seguito riportate:

• ricerca delle aziende presenti nel territorio di competenza utilizzando come fonti le infor-mazioni della camera di commercio, di internet e degli elenchi telefonici, con verifica tra-mite questionario postale: sono state ottenute informazioni da 104 aziende. Le aziende che rispondevano ai criteri di presenza di lavaggio a secco sono state 59 (56,7 %). Delle 59 aziende sono state estratte, utilizzando come criterio la distribuzione per classe di addetti, 17 aziende (29%), che sono state oggetto dell’indagine;

• preparazione di una scheda di valutazione del rischio elaborata in base alla letterratura esi-stente sul comparto;

• effettuazione del sopralluogo;

• programmazione ed effettuazione di campionamenti ambientali e biologici secondo una pro-cedura definita e preparazione di una nota informativa per gli addetti con indicazioni sul significato del monitoraggio e sul campionamento a cui sarebbero stati sottoposti;

• invio al datore di lavoro della relazione tecnica relativa all’indagine effettuata;

• invio ai lavoratori dei risultati personali dei campionamenti ambientali e biologici.

6. RISULTATI

6.1 Descrizione del campione

Nelle 17 aziende oggetto dell’indagine, svolta nel 2000-2006, lavoravano 52 addetti, di cui 40 donne (77%) e 12 uomini (33%). Nella fascia di addetti tra 2 e 4 lavoravano complessivamen-te 28 persone, 22 donne e 6 uomini, mentre nella fascia di addetti oltre 5 il numero comples-sivo di lavoratori era 22, di cui 16 donne e 6 uomini.

Anche in insediamenti nuovi non è stata prevista la separazione tra le fasi più a rischio. Le con-dizioni microclimatiche rimangono precarie e anche gli spazi generalmente sono molto ridotti, dato l’ingombro del materiale presente (capi da lavare e stirare).

E’ presente nel campione un ricambio continuo del personale: vengono utilizzate persone molto giovani al primo lavoro o persone più anziane che integrano il bilancio familiare a part-time o come lavoro occasionale; questa organizzazione comporta una difficoltà nel controllo sanita-rio e anche dell’informazione (es. gravidanza in lavoro a rischio) e formazione. Il lavoro a turni deriva dalla necessità di utilizzare gli impianti per circa 12-14 ore. Dal punto di vista dell’e-sposizone ciò può comportare un maggiore accumulo nell’ambiente degli inquinanti.

Le macchine presenti sono state acquistate prevalentemente dopo il 1990, anche se 5 aziende avevano inziato l’attività prima del 1985. Tutte le macchine sono a ciclo chiuso, sia il tempo di deodorizzazione che di distillazione sono programmati e vengono svolti in automatico.

6.2 Indagine ambientale

Sono stati effettuati i campionamenti in 19 aziende (17 del campione e 2 di un’altra zona), per almeno tre giornate; complessivamente sono stati realizzati 246 campioni, di cui 82 in posta-zione fissa e 164 personale. I campionamenti hanno avuto la durata del turno di lavoro e tutti gli addetti delle aziende sono stati campionati. I campionamenti in postazione fissa, eseguiti per avere informazioni relative all’inquinamento degli ambienti di lavoro, sono stati collocati sempre sopra l’oblò delle macchine di lavaggio a secco.

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La tabella 1 mostra la media aritmetica e la media geometrica con le relative distribuzioni dei dati (DS e DSG), evidenziando valori analoghi per i risultati dei campionamenti in postazione fissa e personali. E’ interessante notare come anche il range per le due tipologie di campiona-mento sia uguale.

Tabella 1: Analisi descrittiva dei risultati dei campionamenti personali e in postazione fissa

Campionamenti personali Campionamenti in postazione fissa

numero misure 164 82

media aritmetica 33,1mg/mc 38,6 mg/mc

deviazione standard (DS) 35,9 mg/mc 38,9 mg/mc

media geometrica 21,9 mg/mc 25,7 mg/mc

deviazione standard geometrica (DSG) 2,4 3,0

minimo 1,9 mg/mc 2,0 mg/mc

massimo 282,1 mg/mc 272,6 mg/mc

Il superamento del valore TLV-TWA1è stato verificato in 4 (1,6%) dei 246 campionamenti effet-tuati, di cui due campionamenti personali e due in postazione fissa.

6.3 Monitoraggio biologico

Il monitoraggio biologico, relativo alla determinazione dell’acido tricloroacetico (TCA), è stato eseguito campionando le urine di fine turno fine settimana.

Nella tabella 2 è riportata l’analisi descrittiva dei campionamenti relativi al dosaggio nelle urine di fine turno dell’acido tricloroacetico. Il dati evidenziano come il valore medio, espres-so come media geometrica, è circa 1/3 del BEI2, pari a 3,5 mg/l. Il range dei valori misurati mostra dati inferiori al limite di riferimento di 0,2 mg/l e superiori al BEI, di conseguenza è evidente una grande variabilità confermata anche dal dato della DSG che è uguale a 3.

Tabella 2: Analisi descrittiva dei risultati dell’acido tricloroacetico urinario

Acido Tricloroacetico urinario

ASSICURAZIONE E PREVENZIONE: DAL CONFRONTO UN PERCORSO CONDIVISO

1 Threshold Limit Value - TWA, Valore limite di soglia-media ponderata nel tempo, definita dall’American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH). Per il PCE il TLV-TWA-8 è pari a 170 mg/mc.

2 Indicatore Biologico di Esposizione, individuato dalla ACGIH. Per il PCE l’indicatore biologico nelle urine è un metabolita, l’acido tricloroacetico.

La Figura 5 riporta una distribuzione delle misure di TCA per le seguenti classi: valori inferiori o uguali il valore di riferimento (0,2 mg/l); valori compresi tra il valore di riferimento e il BEI (3,5 mg/l); valori superiori al BEI.

La Figura evidenzia come la prevalenza delle misure (85,7%) rientrano tra i valori di riferi-mento e il BEI, mentre il 6,4 % delle misure supera il BEI.

7. CONCLUSIONI

Nel 2005 il comparto delle tintolavanderie conta in Toscana quasi 2000 aziende, con un totale di 4300 addetti, di cui il 75% è donna. L’esame dell’andamento delle malattie pro-fessionali e degli infortuni nel periodo 1995-2005 in Italia e in Toscana ha messo in evi-denza, relativamente alle tecnopatie, un incremento delle denunce negli anni 2003-2004 per l’aumentata richiesta di riconoscimento delle malattie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico; l’85% delle malattie si manifesta tra i 35 e i 64 anni. Per quanto concerne gli infortuni si registra una diminuzione a partire dal 2002, a livello nazionale, ed a partire dal 2000 a livello regionale.

I risultati dell’indagine condotta nello specifico comparto delle lavanderie a secco evidenziano quanto segue:

• tutti gli addetti sono professionalmente esposti a PCE indipendentemente dalla mansione;

• i dati del monitoraggio ambientale (postazioni fisse e personali) e biologico mostrano un’e-levata variabilità di esposizione fra i soggetti. Tale dato essendo confermato anche analiz-zando le singole ditte evidenzia una variabilità intrinseca alla tipologia di lavoro. I deter-minanti possono essere: variazione giornaliera dei carichi di lavoro dovuto alla domanda, grado di manutenzione delle macchine, eventi accidentali piuttosto frequenti;

• riguardo al superamento dei limiti di esposizione abbiamo due determinazioni di supera-mento del TLV-TWA e quattro di superasupera-mento del BEI. Tutte le determinazioni sono di sog-getti diversi e lavoratori di ditte diverse. Il superamento del BEI indica un accumulo nella settimana dell’assorbimento del PCE.

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Figura 5: Distribuzione della concentrazione dell’acido Tricloroacetico (TCA) nei campioni di urine esaminati.

Questa informazione evidenzia che l’esposizione a Percloroetilene può essere ancora elevata nel comparto, anche in presenza di misure di prevenzione e protezione adeguate.

Dall’analisi delle aziende del campione sono emerse criticità relative alla organizzazione del lavoro, all’elevata variabilità del turnover e la presenza di lavoro sommerso. Questi elementi determinano una difficoltà nella formazione e informazione dei lavoratori. La prevalenza fem-minile rinforza la necessità della tutela della gravidanza con una particolare attenzione a que-sto comparto da parte dei servizi.

Per gli aspetti strutturali è stato rilevato una mancanza di adeguata aereazione o una scorret-ta progetscorret-tazione dell’estrazione ed immissione dell’aria.

L’indagine si è svolta dopo dieci anni dalle ultime indagini di comparto, il ciclo è rimasto ana-logo e in tutte le aziende sono presenti macchine abbastanza recenti, con sistema di deodo-rizzazione a ciclo chiuso. Quindi i punti critici evidenziati nelle indagini precedenti sono supe-rati, attualmente i problemi riguardano la mancanza di una manutenzione programmata, i tempi di deodorizzazione non corretti (per interventi arbitrari rispetto all’impostazione della macchina ed alla tipologia di capi), l’applicazione di procedure non corrette nella fase di puli-zia dei filtri (DPI non usati). In particolare appare importante la periodicità della manutenzio-ne ordinaria e straordinaria, soprattutto per quanto riguarda l’integrità delle guarnizioni e l’ef-ficienza del sistema di deodorizzazione.

BIBLIOGRAFIA

Concise International Chemical Assessment Document 68 TETRACHLOROETHENE World Health Organization 2006 http://www.inchem.org/documents/cicads/cicads/cicad68.htm#6.3

ASSICURAZIONE E PREVENZIONE: DAL CONFRONTO UN PERCORSO CONDIVISO