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Michela, la metacognitiva

CAP 4 ANALISI QUALITATIVA

4.1 Studi di caso di tipologia multipla

4.2.1.4 Michela, la metacognitiva

Michela manifestò fin dal primo incontro, una decisione inconsueta nel costruire composizioni e suonarle. Fin dall inizio, quando le chiesi di comporre un brano con solamente 4 suoni e senza battute o durate, lei dopo averlo composto e suonato cominciò a propormi revisioni continue cercando di colmare la

differenza tra quello che credeva di aver scritto e quello che suonando risultava. Infatti, dopo aver suonato il brano che aveva composto mi disse:

L ho fatto bene qui perché lo volevo al contrario si riferisce ad un moto inverso che aveva realizzato . Non lo so. Pensavo che questo qui…

Lo hai scritto tu. Lo cambi se non ti piace. Risuonalo, vedi se ti piace. Lentamente.

Dopo averlo risuonato con risolutezza disse: Questi qui. Questi qui non ce li voglio mettere . Ok. Cambia il finale. Che cosa ci vuoi mettere?

Altre note. Non mi piace come fa alla fine. Dopo averlo cambiato, risuonato ed ascoltato tramite una registrazione audio che avevo fatto prontamente, continuò: Devo spostare questi. Passo cioè da così a così , indicando i suoni da spostare sullo strumento.

Michela spiegherà in seguito quanto si fosse concentrata sul profilo melodico. L andamento e molte delle scelte che aveva fatto all inizio seguivano quest idea di movimento melodico, ma poi suonandole non le piacevano e quindi cambiava le note fino a quando l idea del profilo melodico si accompagnava ad una sua soddisfazione sonora. Mi disse che quelle note che aveva messo sul finale erano qualcosa in più, ma gli davano la sensazione che così fosse meglio, pur non corrispondendo all idea che aveva avuto all inizio.

Quella, in musica, si chiama coda . Perché coda?

Quando il cane corre è l ultima cosa che arriva no? , la feci ridere.

La coda indica una parte di un brano che ha solo quella funzione. Chiudere . Questo stile analitico sarà una caratteristica che non abbandonerà mai e si divertì nel vedere le differenze dei suoi brani quando nelle lezioni successive le portai il suo brano trascritto col computer e sviluppato secondo diverse strategie, una totale novità per lei. Cercò ogni volta di osservare e vedere con interesse quello che ero riuscito ad inventarmi nella lezione successiva, prendendo alcune delle mie strategie, sviluppandole in modi ancora diversi. Anche quando passammo alla seconda parte degli incontri, concentrandoci sull aspetto estrinseco e quindi abbandonando quella parte che si focalizzava sulla struttura, lei mantenne

sempre quella prospettiva ritirandola fuori ogni qualvolta avesse intenzione di spiegarmi qualcosa più nel dettaglio. Un giorno arrivò a spiegarmi tutta la strategia che compiva nel comporre i brani.

Prima decido i suoni e li provo sulla chitarra. Poi li mescolo e quando arrivo all ordine giusto comincio .

Questa risposta arrivò perché avevo notato, a differenza degli altri studenti che Michela invece di scrivere all inizio dello spartito i suoni che avrebbe usato in senso ascendente come una scala li metteva in ordine irregolare. La cosa m incuriosì e le chiesi perché quell ordine così inconsueto così lei parti con la spiegazione.

Per questo il pezzo si chiama Tutto all improvviso (si veda appendice K), perché io sto lì che li suono e poi tutto all improvviso mi viene l idea di come farlo e parto scrivendo l ordine che avevo trovato . Due eventi mi sento di riportare ulteriormente perché li ho trovati densi di riflessione.

)l primo riguarda la volta in cui le portai un brano senza titolo Jingle Bells e le chiesi di analizzarlo senza suonarlo (altrimenti lo avrebbe riconosciuto). Dopo un analisi attenta di quello che lei pensava fossero variazioni di frasi o ripetizioni glielo feci suonare e ridendo disse:

Ma questo è Jingle Bells! È così che è fatto? Certo che è così. Pensavi fosse pi‘ complicato?

Ma davvero è proprio così? chiese di nuovo, incredula. È proprio così .

)o pensavo che ci volessero pi‘ suoni, pi‘ corde .

Molti brani, soprattutto le canzoni, sono spesso fatti con molto meno .

Il secondo evento è stato la direzione del suo brano durante il laboratorio. Notai in quell occasione quanto si fosse innervosita in relazione all esecuzione del suo pezzo da parte degli altri studenti. Questo fatto l aveva convinta che fosse colpa della sua incapacità di dirigere, mentre io avevo notato altri problemi. Gli errori erano dovuti al suo chiedere agli esecutori qualcosa in più, rallentando e/o velocizzando la mano, per far seguire agli studenti, attraverso le sue mani, il fraseggio che riteneva in quel momento giusto: gli studenti non riuscivano a seguire quelle sfumature attenti com erano con gli occhi sullo spartito. Così,

avendo notato questo, nel nostro incontro individuale successivo le feci vedere il video della sua direzione.

Guarda il gesto e guarda anche il tuo sguardo. Praticamente li stai chiamando, ma devi capire che loro non sono abituati a seguire.

)o seguivo lo spartito. Non mi guardavano subito

(ai visto lì? riferendomi ad un punto in cui il suo gesto rallentava e accelerava gradualmente.

Lo facevo apposta perché cioè loro andavano pi‘ veloce e volevo tirarli indietro .

L hai diretti come un direttore professionista . Loro acceleravano .

Cercavi di tirarli indietro e t innervosivi perché loro non ti seguivano. Devi però pure capire che fare una cosa così non è semplice. Farli rallentare pensando che i musicisti seguano perfettamente le tue mani si può fare, ma è difficile. Guarda. vedi stai rallentando lì perché non ti seguivano .

Mi stavano facendo arrabbiare .

)nfatti. Guarda come li guardi sembri dire State attenti che qui state andando via , guarda rallenti anche un po …

Mi soffermai poi nel farle notare che nella parte difficile della direzione al contrario non avesse avuto problemi. Mi riferisco ad una parte del brano di Michela in cui è presente un cambio di metro. Il brano passa da 4/4 a 5/4 con conseguente cambiamento di gesto di direzione (si veda appendice L).

Però pensa, quando stavi nel passaggio tecnico difficile è andato tutto bene qui invece hai pensato non funziona, mentre il tuo gesto invece è stato perfetto. Hai solo sovrastimato le loro abilità nel seguirti. Solo che quando hai sentito l errore hai pensato di esserti sbagliata tu. Invece no. Tu hai fatto giusto. Sono loro che si sono persi. Nei pezzi difficili sei riuscita perfettamente a farti seguire. È solo nella parte finale. L hai cambiata leggermente per facilitarli .

Pensavo non funzionasse questa cosa di rallentare . Ma sì che funziona, scherzi?

Figura 19Michela TTCT Pre e Post

Figura 21Michela AMMA e CCTT Pre e Post