• Non ci sono risultati.

1.2 La traduzione audiovisiva

1.2.1 Modalità di risonorizzazione

Fra le principali modalità di risonorizzazione o revoicing citiamo anzitutto il doppiaggio, quale forma di traduzione preferenzialmente adottata in Italia nell’ambito del cinema e della televisione.26 Il doppiaggio è anzitutto definibile come:

una complessa attività di risonorizzazione di testi filmici che, preservando i segni visivi non verbali del testo originale, sostituisce determinati segni verbali acustici di una lingua con i segni verbali acustici di un’altra lingua, in modo tale che questi ultimi siano sincronizzati ai movimenti facciali, gestuali e prossemici visibili del personaggio sullo schermo.

Si tratta, pertanto, di un tipo di traduzione interlinguistica o isosemiotica in cui il testo passa attraverso diverse fasi di elaborazione e continui travasi, come del resto la stessa sceneggiatura di partenza, dalla forma scritta a quella orale, per essere rimodellato e perfettamente reinserito nel contesto polisemiotico di

26

In Italia, il doppiaggio è di gran lunga la modalità preferita di traduzione coprendo il 98% del mercato, seguita da Francia (90%), Spagna e Germania (80%), rispetto ai paesi del Nord Europa che preferiscono invece la sottotitolazione (Paolinelli 1994: 152). Le motivazioni per la scelta dell’una o dell’altra modalità sono da ricondurre a cause storiche, culturali ed economiche. Per un primo censimento audiovisivo dell’Europa si rimanda a Luyken et al. (1991), mentre un utile modello di indagine sociologica relativo alle macro-norme operanti nella selezione delle varie modalità è quello di Karamitroglou (2000).

origine.27 Così Rossi (2002) riassume la sequenza delle diverse fasi che l’attività comporta:

trascrizione>traduzione>adattamento||doppiaggio>testo orale di terzo livello>versione definitiva del film tradotto.

Osserviamo che, in questo caso, il termine “adattamento” designa la fase finale del processo di doppiaggio, successiva all’attività di traduzione scritta, finalizzata alla realizzazione della sincronia. La sincronizzazione del dialogo con i movimenti articolatori e gestuali dei personaggi si effettua valutando di volta in volta la rilevanza dei vincoli presenti: vincoli che possono essere formali e di contenuto, la cosiddetta content synchrony, secondo Fodor (1976: 10), oppure derivanti dalla particolare tessitura del testo filmico e, quindi, dall’interazione dei due canali, ovvero da micro e macro-segni di ordine semiotico (Chaume 1998: 21).28

Sempre nell’ambito della risonorizzazione, è opportuno ricordare la modalità del voice-over riguardante la:

sovrapposizione di segni verbali appartenenti a una lingua diversa sui segni verbali del testo originale che permangono tuttavia in maniera udibile sullo sfondo.

Contrariamente al doppiaggio, tale modalità non presuppone che la voce risonorizzata segua fedelmente i movimenti articolatori. Quello che più spesso accade nel voice-over è che vi sia uno scarto tra dialoghi originali e dialoghi sovrimpressi tradotti ed è per questo che spesso si fa riferimento a tale modalità

27

Il doppiaggio, che nasce con il passaggio dal muto al sonoro (il primo film ad essere doppiato è stato The Jazz Singer di Alan Crosland nel 1927), è sinonimo dunque di trucco, inganno, simulazione, com’è nell’etimo della parola “doppio”, e può essere considerato come un’ulteriore convenzione, una tecnica fra quelle che già servono a comporre il messaggio filmico originale, connaturata al linguaggio cinematografico stesso, in quanto non fa altro che aggiungere un livello ulteriore di finzione a testo, artificio ad artificio (Bollettieri Bosinelli 1994: 25).

28

Il processo di doppiaggio sopra descritto non è universalmente condiviso. Esistono pratiche diverse che caratterizzano i diversi paesi europei che ne fanno uso. Per un confronto specifico al riguardo si rimanda a Chaume (2007). Si rinvia invece a Paolinelli e Di Fortunato (2005) per la descrizione delle condizioni professionali in cui operano oggigiorno i dialoghisti/adattatori in Italia.

come forma di semidoppiaggio (half-dubbing). Il voice-over è attualmente impiegato, perlopiù in televisione, per la traduzione di documentari e reportage in cui la narrazione è lineare e gli scambi conversazionali ridotti al minimo.29

Analoghe nel processo al voice-over, ma per strategie di trasposizione forse più vicine alla sottotitolazione, sono le tecniche della narrazione e del commento libero, che prevedono la sovrimpressione sul testo audio-video originale della voce di un commentatore in un’altra lingua, il cui compito è illustrare i dialoghi e le immagini ritenuti di più difficile intelligibilità, semplificandoli in base ai fini stessi della narrazione. Tale modalità è molto utilizzata, come il voice-over, nella traduzione di reportage, nella cronaca giornalistica e in quella sportiva. Infine, limitatamente alla sfera televisiva (interviste in diretta), e a volte nell’ambito dei film festival, anche l’interpretazione simultanea trova spazio nel panorama della traduzione audiovisiva (Gambier/Gottlieb 2001; Gambier 2003).

Concludiamo, in prospettiva intralinguistica, citando la descrizione audiovisiva (audio-description), una modalità che si caratterizza come forma di traduzione essenzialmente intersemiotica, prevedendo:

la sostituzione di determinati segni visivi non verbali di tipo gestuale, prossemico e iconico e di segni verbali scritti con una serie di segni verbali orali.

In tale processo, i dialoghi sono preservati nella loro autenticità ma integrati con una serie di battute, a commento di informazioni reperibili solo tramite il canale visivo, allo scopo di rendere il testo audiovisivo accessibile nella sua completezza a un pubblico con disabilità visive. Si ha, pertanto, una riduzione del doppio supporto originale al solo canale audio, con la voce fuori campo che supplisce alla mancata fruizione del canale visivo andandosi a inserire perfettamente negli spazi vuoti lasciati dal dialogo e dalla colonna sonora. Come vedremo per la sottotitolazione per sordi, l’eterogeneità del pubblico e i diversi gradi di disabilità possono determinare scelte e strategie diverse di trasposizione (Gambier 2003:

29

Dati i costi relativamente bassi di produzione, la tecnica del voice-over è stata molto utilizzata in passato anche come tecnica di trasposizione cinematografica, soprattutto in alcuni paesi dell’Europa orientale, quali Polonia, Russia, Ucraina e Bielorussia.

176-177; Benecke 2004). Nata in America nel corso degli anni ‘70, in Europa si è solo recentemente imposta come una delle avanguardie della ricerca e della formazione in ambito audiovisivo (Diaz-Cintas et al. 2007). In Italia, è però tuttora limitato sia lo studio che l’applicazione pratica, di fatto ancora pressoché inesistente, eccezion fatta per alcune rari contributi (cfr. Pini 2005).