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CONTESTUALIZZAZIONE STORICA. 7.1 Reliquie sacre e reliquie laiche

7.5 I modelli per la didattica

La dissezione è stato il primo strumento per indagare il corpo umano e mostrarlo anche al pubblico dei non addetti ai lavori – pensiamo alle dissezioni pubbliche che ebbero luogo dal medioevo, come quella di Mondino de’ Liuzzi (1275-1326), o quelle tenute nel XVI sec. da Andrea Vesalio (1514-1464) in poi

79 Cfr. G. von Hagens, Body Worlds: The Original Exhibition of Real Human Bodies, a cura di Angelina Whalley, Arts & Sciences Verlag, Nachdruck, 2008.

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e così mirabilmente fissate sulla tela, tra le luci e le ombre della Lezione di

Anatomia del dott. Tulp di Rembrandt (1632).

A fianco delle dissezioni, però, come ripercorso nei paragrafi precedenti, si ricercavano modalità di conservazione dei corpi per finalità scientifiche, con lo scopo di conservare e rendere visibile e duraturo l’intero sistema della vita. Ogni scoperta anatomica andava documentata e se possibile “fissata” dal vero per renderla visibile ai posteri. L’obiettivo era quindi quello di rendere perpetuamente fruibile il corpo umano con la realizzazione di preparazioni naturali che non fossero solo scheletri, che per loro natura si conservano facilmente, ma anche corpi umani interi, privati dell’involucro, dei tessuti, per mostrarne i più reconditi segreti.

Il primo a rendere possibile la creazione di statue umane naturali è stato Swammerdam (1637-1680), che incominciò a realizzare delle iniezioni arteriose con un metodo che pubblica nel 1672 nel compendio al Miraculum naturae sive

uteri muliebris fabrica.80

Ma fu Ruysch, docente di anatomia ad Amsterdam, che perfezionò la tecnica delle iniezioni con cera liquida, riuscendo a mettere in evidenza le più fini ramificazioni del sistema circolatorio. Egli realizzò dei Tableaux composti con resti umani e animali (fig. 9). In queste composizioni, quali i Monti delle vanità, dispose scenograficamente scheletri di feti sopra monti composti da apparenti conglomerati minerali e vegetali, nella realtà parti di arterie iniettate che si fingevano coralli, calcoli al posto delle pietre. I piccoli feti erano atteggiati e avevano fogge che richiamavano lo spirito teatrale e la “meravaglia” seicentesca.81 Il gusto delle vanitas, tanto diffuso nelle nature morte olandesi dell’epoca, si rifletteva naturalmente nelle composizioni della collezione anatomica di Ruysch. I feti erano animati e reggevano strumenti evocativi quali un falcetto, la collana di perle o il fazzoletto in cui piangere (in realtà un tessuto umano) il tutto per rappresentare la miseria hominum nelle più classiche delle iconografie del memento mori, dove si affiancano teschi e oggetti preziosi, simboli della fugacità terrena.

Questa tecnica di esposizione, che voleva rendere a suo modo più gradevole un soggetto di per sé macabro, unisce all’intenzione coreografica un’esplicita funzione pedagogica e moraleggiante e diventa un modello di riferimento per i musei anatomici successivi.

Sono le collezioni dei fratelli Hunter ad essere il vero punto di svolta verso le nuove collezioni con finalità didattiche e con attenzione alla ricerca. Ispirandosi alla collezione Hunter, nacque la collezione di uno dei massimi preparatori di tutti i tempi: Fragonard. Honoré Fragonard (1732-1799), cugino del pittore Jean-Honorè Fragonard, chirurgo e professore prima presso la scuola veterinaria ad Alfort e successivamente alla Scuola di veterinaria di Parigi, realizzò migliaia di preparati anatomici tra cui le statue divenute celebri come “gli scorticati”. Realizzate con finalità didattiche per la scuola di veterinaria di

80 J.Swammerdam, Miraculum naturae, sive, Uteri muliebris fabrica, Lugduni Batavorum, apud Severinum Mhatthaei, 1672.

81 Immagini di queste composizioni si trovano sul catalogo della collezione Ruysch. F. Ruyschii, Thesaurus Anatomicus Primus, Amstelodami, apud Janssonio, Waesbergios, MDCCXXXIX.

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Alfort – sotto la direzione di Claude Bourgelat – le statue quali “L’uomo con la mandibola” e il “ Cavaliere dell’Apocalisse” (fig. 11) da subito ambirono anche a essere considerate dal suo autore quasi come delle opere d’arte. Entrato in conflitto con Bourgelat, Fragonard venne allontanato dalla scuola di Alfort e cominciò a dedicarsi privatamente all’attività di preparatore, realizzando reperti destinati ai diversi gabinetti esistenti. Con la sua attività accumulò una piccola fortuna trovando anche un ricco mercato presso gli estimatori di “curiosità mondane”. La scuola di Alfort cadde in declino nel periodo rivoluzionario, ma Fragonard cercò di portare avanti il progetto di creare una scuola nazionale di anatomia coerentemente con le sue convinzioni illuministe, espresse in un rapporto per l'Assemblea legislativa del 1792. Il rapporto, all'interno di un progetto organizzativo per l'istruzione pubblica predisposto da Condorcet, proponeva di realizzare “un gabinetto nel quale tutti i saggi d'Europa potessero trovare tutte le discipline dell'anatomia, sia umana che veterinaria, nel più alto grado di perfezione possibile per spingere più avanti le scoperte utili all'umanità sofferente e con le quali i professori nazionali potessero guidare gli allievi allo studio del corpo degli esseri viventi”.82 Nella sua intenzione, la sua perizia in questo campo avrebbe quindi dovuto essere utile per il bene della Nazione, pur non avendo disdegnato un uso ben più commerciale delle sue statue umane artistiche.

Sempre da Hunter, per perfezionare la sua tecnica sulle iniezioni a mercurio, si recò anche Antonio Scarpa (1752-1832) che portò a compimento a Pavia un Museo Anatomico quasi interamente composto da preparazioni naturali con statue umane di mirabile eleganza e complessità, con la sola, chiara ed esclusiva finalità di migliorare la didattica del suo insegnamento.

Il Museo pavese, iniziato da Giacomo Rezia su sollecitazione di Pietro Moscati, trovò compimento con l’arrivo di Scarpa sulla cattedra di Anatomia, che subito mise tra gli obiettivi della sua docenza la volontà di svolgere un’attività didattica pratica, che non si doveva limitare alle dissezioni, ma anche alla realizzazione delle preparazioni.

Fu subito evidente il suo interesse verso la raccolta di una collezione anatomica che fosse il più completa possibile: la sua prolusione Della necessità di perfezionare i

metodi delle preparazioni83 con cui si presentò agli studenti e al mondo accademico in occasione dell’insediamento sulla cattedra di anatomia non lasciava dubbi sul tema.

Nell’orazione illustrava il suo metodo d’insegnamento, che non doveva più impostarsi con lezioni cattedratiche, ma con una lunga successione di dimostrazioni anatomiche destinate ad illustrare i rapporti topografici dei tessuti e degli organi, con particolare riguardo alla fisiologia e all’introduzione alla

82 H.Fragonard, “Textes des rapports adressés en 1792 à l’Assemblée législative per Honoré Fragonard” in C. Degueurce, Honoré Fragonard et ses écorchés. Un anatomiste au Siècle des lumières, pp 147 – 150.

83 “Della necessità di perfezionare i metodi delle preparazioni anatomiche” in A. Scarpa, Opere

del Cav. Antonio Scarpa, prima edizione completa in cinque parti, a cura di Pietro Vannoni, Tip.

Della Speranza, 1838, pp. 537-553. L’orazione è stata pronunciata il 25 novembre 1783 nell’Aula Magna dell’ateneo pavese.

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chirurgia. Gli allievi dovevano ripetere le preparazioni più importanti nelle stanze incisorie al fine di acquistare cognizioni obiettive, fondate sull’esperienza. Entrando nei dettagli delle modalità di realizzazione delle singole preparazioni, si soffermava sulla rappresentazione del sistema circolatorio, citando le belle preparazioni di Ruysch e di Albino, ma criticandole perché a suo parere sembravano più fatte per fare bella mostra negli armadi che per aggiungere nuove cognizioni scientifiche.

Criticava anche alcune modalità di preparazioni a lui contemporanee, aborrendo “come sommamente difettosa” l’abitudine di realizzare degli alberi arteriosi (o anche nervosi) asportati dal corpo e distesi su tavolette. Egli invece proponeva un metodo “più vantaggioso e più perfetto” per renderle più utili per l’insegnamento, che consisteva nel separare prima muscoli e visceri dai vasi, prepararli separatamente, ricollocando i vasi, una volta iniettati, nella loro sede “col naturale andamento, permettendo che gli serva di sostegno l’ordinaria compagine delle ossa”84 quindi in sostanza apriva la strada e anticipava la realizzazione presso il suo gabinetto di statue angiologiche intere, che avrebbero ben presto visto la luce.

Le statue ancora oggi conservate nel Museo Anatomico pavese – presso l’Istituto di Anatomia Umana Normale – e risalenti alla direzione di Scarpa - fanno parte proprio della sezione di Angiologia con la dicitura “Cadaveri interi injettati e preparati a secco (statue)”85 (Fig.10). L’intento didattico era quello di seguire l’albero arterioso o venoso in tutte le sue principali diramazioni, collocato su un corpo intero.

Le statue, come tutti i preparati presenti nel Museo, servivano da compendio all'insegnamento del corso di studi di Anatomia, non solo perché venivano attentamente osservate durante le lezioni teoriche, ma anche perché il realizzarle era un utile esercizio per i futuri medici e chirurghi, in accordo con le indicazioni del Piano di Studio e di Disciplina dell’Università di Pavia:

“Le lezioni non dovranno essere pomposi Discorsi Cattedratici, ma una descrizione, e simultanea ispezione delle parti del corpo umano, fatta su i Cadaveri; dovranno indirizzarsi i scolari colla frequente dissezione, e colle più delicate preparazioni di taglio, o di injezioni, le quali […] gioveranno a renderli capaci d’operare da se stessi.”

I preparati quindi avevano una doppia funzione didattica: servivano da un lato a esercitare le mani del chirurgo e a renderlo fermo nelle esecuzione delle preparazioni, a fargli conoscere dall’interno il corpo umano e tutti i suoi sistemi vitali. Dall’altro le migliori tra le preparazioni avevano la possibilità di essere esposte anche nel Museo, diventando un modello di riferimento tangibile e continuamente consultabile dagli studenti e anche, saltuariamente, dal pubblico più vasto. Le aperture straordinarie previste per gli studenti e per il pubblico svolgevano un’importante funzione pedagogica, portando a contatto di un pubblico più vasto i progressi della scienza medica, allontanando la popolazione da superstizioni, cialtroni e curatori.86

84Ibid. Scarpa, Della necessità…, op.cit., 1838, p. 553.

85 G.Zoja, Il Gabinetto di Anatomia normale della R. Università di Pavia, Tip. Succ. Bizzoni, 1895, pp. XXIII-XXIV

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Le preparazioni anatomiche e le statue cominciarono dal XVIII sec. a riempire i gabinetti anatomici italiani ed europei, inizialmente come frutto di azioni di privati, ma sempre di più, tra la fine del Settecento e l’Ottocento, come parte fondamentale dell’azione dei governi e delle istituzioni accademiche. Nei musei italiani sono conservate altre statue anatomiche, oltre a quelle pavesi, di solito prevalentemente afferenti alla sezione di Angiologia, come nel caso del Museo Anatomico di Pisa, fondato nel 1832 ad opera di Tommaso Biancini, dove sono conservate le statue angiologiche per la dimostrazione della circolazione e dei vasi sanguigni. 87 Nel Museo Anatomico di Napoli, dove la collezione dei preparati a secco comprende 417 pezzi, fanno mostra due corpi essiccati e con l'albero vascolare iniettato: il primo è collocato su un piedistallo di legno seduto in una posa statuaria classica; il secondo, invece, è in piedi e mostra per intero il complesso intreccio dei vasi sanguigni, iniettati con due diverse sostanze coloranti per differenziare le arterie dalle vene.