Nella seconda parte del lavoro, verrà proposto un “micro-modello” di microsimulazione statico di tipo tax-benefit, con lo scopo di analizzare che impatto avrà sul benessere delle famiglie italiane l’istituzione dell’imposta IMU (Imposta Municipale Unica) per l’anno 2012. Per questo motivo, si ritiene opportuno presentare brevemente ma con particolare attenzione i modelli di microsimulazione fiscale (Mmsf).
I modelli di microsimulazione fiscale sono stati ideati intorno agli anni ‘80 per permettere di compiere tutta una serie di analisi che non era possibile fare con i grandi modelli di equilibrio macroeconometrico a disposizione; ad esempio non era possibile analizzare gli effetti redistributivi delle riforme fiscali, costruire le condizioni di desiderabilità delle riforme fiscali e misurare gli effetti di benessere consecutivi a cambiamenti nel sistema di prelievo e della spesa pubblica. Inizialmente sono proliferati soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra, poi, verso metà degli anni ’80, sono arrivati anche nel nostro paese, portando con loro grande novità e suscitando non poco interesse fra gli analisti.
Marenzi e Pozzi (1992) analizzano i Mmsf e il loro utilizzo per studiare gli impatti redistributivi del prelievo fiscale. Li definiscono come modelli istituzionali che si basano su micro-dati facenti parte di un campione rappresentativo dell’intera popolazione, da un lato ricostruiscono il processo di formazione di prelievi e benefici per ciascun soggetto e dall’altro aggregano i risultati per unità rappresentativa che solitamente è la famiglia.
Le autrici hanno riscontrato in tali modelli una serie di caratteristiche imprescindibili:
la base informativa è costituita da un campione di micro-dati il più possibile rappresentativo dell’intera popolazione e sufficientemente ricco di informazioni concernenti la situazione economica e sociodemografica dei singoli soggetti del campione da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo;
la quantificazione delle forme di prelievo e di spesa pubblica relative a ciascun soggetto;
l’aggregazione dei benefici dei singoli soggetti a livello di un’unità più rappresentativa del benessere sociale, cioè la famiglia;
- 39 -
la possibilità di simulare regimi alternativi a quelli esistenti in modo da fare confronti costruttivi e utili;
i risultati delle simulazioni effettuate possono essere utilizzati per costruire indici che valutino il benessere, la povertà e la redistribuzione.
Come tutti i modelli, anche quelli di microsimulazione fiscale, presentano vantaggi e limiti; Marenzi et al. (1992) espongono determinati aspetti di questi modelli come vantaggi o limiti.
Con i Mmsf è possibile valutare la distribuzione del carico fiscale e dei benefici della spesa relativi a una distribuzione di soggetti che riproducono le caratteristiche della popolazione, ma anche analizzare gli impatti distributivi di prelievi e spese esistenti e di loro riforme non solo per il singolo contribuente, ma con riferimento all’insieme di rapporti di entrata e uscita tra cittadini e amministrazioni e rispetto all’intero reddito dell’unità rappresentativa. Questo per quanto riguarda i vantaggi. Parlando di limiti e problemi invece, è più facile trattare l’aspetto impositivo piuttosto che quello della spesa, poiché mancano micro-dati sui consumi individuali e sono più affidabili i risultati per alcune imposte che per altre forme di prelievo. I Mmsf stimano soprattutto l’impatto distributivo immediato dei prelievi e dei benefici in equilibrio parziale; ciò è dovuto al fatto che non sono incorporate nel modello le reazioni di comportamento degli operatori e questo può comportare una sottostima degli effetti delle riforme, anche se a volte la loro inclusione può risultare rozza se i parametri delle funzioni di reazione sono assunti dall’esterno. I Mmsf valutano prevalentemente gli effetti distributivi del prelievo e della spesa in termini di variazione del reddito netto delle famiglie, facendo ricorso a scale di equivalenza che riescono a perequare i redditi in termini di benessere.
L’esperienza italiana nei modelli di microsimulazione fiscale è iniziata, come già detto, all’incirca verso la metà degli anni ’80. Gli studi svolti hanno riguardato principalmente tre aspetti del prelievo: analisi della struttura e di riforme dell’Irpef, analisi degli effetti delle proposte di armonizzazione fiscale europea, analisi degli impatti dell’intero sistema fiscale, utilizzando come database l’indagine Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane e la rilevazione Istat sui consumi delle famiglie.
Per implementare un Mmsf è necessario seguire tre fasi: 1) analisi preliminare dei dati campionari;
- 40 -
2) determinazione del debito teorico di imposte e contributi per singoli percettori o singole famiglie;
3) aggregazione dei risultati in capo all’unità familiare.
È importante sottolineare che è necessario seguire queste fasi proposte da Marenzi et al. (1992) non solo per implementare i Mmsf, ma qualsiasi modello di microsimulazione che tratti le politiche fiscali e di redistribuzione.
L’analisi preliminare dei dati campionari consiste in un esame parziale di rappresentatività del campione statistico, utilizzato come base di dati per il modello. Confrontando il campione con l’intera popolazione di contribuenti, emergono tutta una serie di problematiche come la carenza delle fonti di riferimento, perché non coprono le informazioni necessarie e sono spesso poco aggiornate. Inoltre, le definizioni e classificazioni non sono confrontabili in modo immediato, perché non c’è corrispondenza tra i soggetti del campione e della popolazione, inoltre, spesso, si assiste ad una sovrastima campionaria per i lavoratori dipendenti e ad una sottostima per quelli autonomi.
Per determinare le singole imposte e contributi, è necessario seguire in maniera dettagliata la legislazione tributaria vigente e si procede alla ricostruzione della base imponibile relativa alle singole imposte e contributi, così facendo è possibile determinare il debito teorico a carico del contribuente. Il problema sta nel fatto che i redditi monetari rilevati dalle indagini campionarie, come ad esempio l’indagine della Banca d’Italia, sono al netto delle imposte, ecco perché è necessario provvedere alla loro lordizzazione, cioè dal reddito netto si risale al reddito lordo applicando l’aliquota legale. Il modello permette il calcolo dettagliato della singola imposta individuo per individuo o famiglia per famiglia, tenendo conto dell’evasione fiscale, abbattendo gli importi per un fattore che la rappresenta.
Alla fine, è fondamentale eseguire l’aggregazione per unità familiare, cioè riportare a livello di famiglia, considerata l’unità rilevante dell’analisi, l’onere complessivo di imposte e contributi calcolati per ciascun soggetto.
Come sottolineano bene le autrici, non c’è dubbio che i modelli di microsimulazione fiscale siano indispensabili per valutare le riforme fiscali ed è opportuno che se ne sviluppino diversi, con caratteristiche differenti, per poter così confrontarne i risultati e verificarne l’attendibilità.
- 41 -